L'amante inglese

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Un film di Catherine Corsini. Con Sergi López, Aladin Reibel, Michèle Ernou, Berta Esquirol, Daisy Broom, Alexandre Vidal, Bernard Blancan.
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Titolo originale Partir. Drammatico, durata 85 min. - Francia 2009. - Teodora Film uscita venerdì 5 marzo 2010. MYMONETRO L'amante inglese * * 1/2 - - valutazione media: 2,83 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Acquista »
   
   
   

lo amo non posso fare altrimenti, è successo Valutazione 4 stelle su cinque

di angelo umana


Feedback: 110710 | altri commenti e recensioni di angelo umana
sabato 6 marzo 2010

“L’attrazione, la passione, le conseguenze” dice la locandina del film. Una delle conseguenze è un colpo di fucile sparato in una bella abitazione della Languedoc (F), lo stesso colpo con cui il film comincia e finisce. Tra l’inizio e la fine ci sono sei mesi della vita di un’elegante donna sui 45-50 anni, con due figli adolescenti ed un marito medico; famiglia benestante e dalla vita che scorre su binari apparentemente dritti, scontati. Questa donna, Suzanne, è Kristin Scott-Thomas (Il paziente inglese, Ti amerò per sempre, oltre a un ruolo minore in Quattro matrimoni e un funerale) che come sempre sa dare intensità e sofferenza – questa quando occorre - ai suoi personaggi. Il miglior apprezzamento su questa attrice l’ho sentito dall’addetto tuttofare del piccolo cinema d’essai dove il film veniva proiettato: “Se anche ci fossero 10 film con K.S.T., con piccole variazioni nel suo ruolo, andrei a vederli tutti”. “Partir” è il titolo originale che in spagnolo (siamo nel sud della Francia, vicino alla Spagna catalana) significa rompere, dividere, distruggere o caso mai – dal francese – fuggire, andarsene. Nella versione italiana è stato grossolanamente intitolato L’amante inglese (forse nell’intenzione dei titolatori italiani la parola amante attrae più spettatori). Invece nel film c’è rottura di quei binari soliti su cui tante coppie sono avviate, vite senza più storia, scontate. C’è la fuga dal prevedibile, ricerca di nuovi volti, luoghi e ambienti nuovi, come il rimescolamento di ingredienti che trovano la loro giusta collocazione. C’è il bisogno di una passione, anche rinunciando al benessere, allo status sociale e alle sicurezze. Trova, Suzanne, questa passione in un operaio spagnolo, uscito di galera, papà di una bambina che ama tanto; egli frequenta casa loro per una ristrutturazione. Bravissime la regista e l’attrice a mostrarci l’interesse per l’altro che sale, la passione che invade. Il marito reagisce come molti mariti farebbero, col ricatto dei soldi, i “vuoi distruggere ciò che abbiamo costruito” con i “non ce la farai mai senza di me”, con “hai scopato con lui, quante volte, dove l’avete fatto?”. Non riesce ad accettare i sommessi e ineluttabili “non posso fare altrimenti” o “è successo” della donna. C’è ben altro che un’ “amante”: c’è la condizione di una donna che assolve il suo ruolo di oggetto di lusso acquisito e posseduto, di preparare i pasti e tirar su i figli e, ancora più avvilente, di corpo da usare per i bisogni fisiologici del marito … . Un colpo di fucile rompe questa prigione.

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ginspa domenica 7 marzo 2010
troppo rumore intorno a questo film
91%
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9%

Storia di un infortunio coniugale per nulla singolare vissuto in modo mediocre da un uomo banale. Storia di donna annoiata e insoddisfatta travolta assieme ad un uomo segnato dalla vita da una passione che non sfugge ai canoni più scontati: dallo sguardo che è già arresa, alla stretta convulsa, alla gioia dei corpi, agli affanni che la passione divorante comporta. Solo qua e là qualche lampo di grande intensità. Primo fra tutti il lieve sorriso della donna di fronte all'ingiunzione dell'amante (ingiunzione, del resto, da lei stessa sollecitata)di andarsene. In quel breve sorriso di lei, subito spento per far posto allo smarrimento, c'è la consapevolezza che tutto è ormai segnato per sempre. Niente parole, nessun gesto troppo marcato che venga a sottolineare questa consapevolezza. [+]

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marco tognato martedì 9 marzo 2010
si, bene
69%
No
31%

bravo (Gino Spadon), sono un pochetto d'accordo con te. "chiò nonostànt" nulla mi dissuaderà dal credere, fermamente credere che questo film sia inutile (no, lo so che i film non devono essere "utili", lo so; no, non mi tacciare di utilitarismo, sento già i tuoi "j'accuse!" che mi fischiano nelle orecchie!); inutile, intendo, all'arricchimento emotivo e/o spirituale e/o culturale che uno spera sempre di trovare in un film che vede al cinema (altro discorso si potrebbe fare sui film che si vedono alla tiviù, dove le esigenze sono assai spesso parecchio diverse). Mamma mia che noia! Ma mica noia "bella" come poteva essere lo squisito tedio (vuoto esistenziale ma che pullula di vivacità estetica nella scelta dei quadri e del montaggio) di Antonioni. [+]

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