
Ritorna l'energica interpretazione di Lando Buzzanca.
di Alessandra Giannelli
Le passioni del commissario Vivaldi
Chissà perché, ma quando si pensa a questa serie, un ritorno per la fiction Rai dal 2005 quando aprì interessanti dibattiti, si fa fatica a pensare Federico Vivaldi come un personaggio televisivo, talmente è impetuosa, nelle vesti del commissario, l'interpretazione di Lando Buzzanca, attore dal grande spessore (da schiavo in Ben Hur ad interprete di film del calibro di Divorzio all'italiana per poi "degenerare" nel cinema erotico degli anni Settanta, fino ad arrivare a I Viceré di Roberto Faenza), spesso manifestamente schierato a livello ideologico, ma nei riguardi del quale, dal punto di vista recitativo, non abbiamo nulla da eccepire. Anche questa volta ci troviamo a Trieste (girato tra aprile e settembre 2008 per un totale di 24 settimane) e questa location rende il racconto ancora più intenso: certi panorami, certe architetture sono in sintonia col carisma di Vivaldi e le sue passioni. Quelle umane, lavorative, con cui deve ancora far pace, come il fatto di accettare che suo figlio Stefano (Giovanni Sifoni) sia omosessuale o che la sua storia matrimoniale con Laura, interpretata da Caterina Vertova (attrice impegnata in teatro, al cinema e in televisione; in quest'ultima, interprete di molte fiction di successo, come Commesse), sia in crisi.
Professione e vita privata
Ideatore, sceneggiatore, ma anche regista della serie che andrà in onda su Rai Uno in sei puntate il prossimo autunno, è Luciano Odorisio, che ha recentemente girato Il sangue e la rosa. Nuove storie, appunto, di quest'uomo di vecchio stampo, conservatore quindi, che però lo stesso Buzzanca definisce ironico. Sicuramente più anziano rispetto ai poliziotti della televisione, Vivaldi somiglia al Maigret di Gino Cervi che continua, anche in questa edizione, a soffrire per la sua situazione familiare, dispiaciuto per non poter avere un nipotino. Sebbene conosciute le dinamiche del racconto, assisteremo a come Vivaldi proverà, coi suoi limiti, a risolvere. Vivaldi vecchia maniera, ma anche impulsivo e coraggioso, che non si arrende mai sia che abbia a che fare con un'indagine, piuttosto che con suo figlio Stefano, tra l'altro poliziotto anche lui. Questa volta si parte dalla morte improvvisa e misteriosa del professor Sangermano, ordinario di Fisica dell'Università di Trieste, che darà il via ad una serie di nuove indagini e di scoperte al pari passo con la riapertura di un vecchio caso, quello del rapimento di Irene Ferrer. Insomma, la vita professionale di Vivaldi metterà di nuovo in pericolo i suoi legami affettivi: sia col collega Salvatore (Luigi Maria Burruano), sia con la ex moglie (nella vita della quale spunterà un uomo, un gallerista, Giulio Zorzi, interpretato da Angelo Molinari). Sullo sfondo della città friulana, il carattere e la personalità del protagonista che, oltre ad essere un commissario, è prima di tutto un padre e un uomo e deve fare i conti, quotidianamente, con i suoi limiti. Dai toni, e i ritmi, non così incalzanti come i classici serial polizieschi, la narrazione si concentra molto sull'uomo e da lì parte per poi svelare una serie di rapporti riuscendo a toccare i sentimenti dello spettatore.