dylandave.wordpress.com
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lunedì 19 gennaio 2009
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fate in modo che resti “privato”
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Appena terminato di vedere questo film mi è subito venuto il desiderio di scrivere una bella letterina al caro signor Emidio Greco, nonchè il regista di questo film. Se di regia si vuole parlare. Vorrei esprimere tutta la rabbia che mi ha suscitato, per il falso intellettualismo che intende esprimere con questa sua “opera”. Perchè secondo me dietro al “L’Uomo privato” non c’è proprio nulla. Non c’è Intellettualità, non c’è il concettualismo di cui tanti critici parlano e non c’è neanche l’ombra di una regia o di una fotografia anche sufficiente. Per non dilungarsi poi sugli attori : lui una maschera di cera senza il minimo realismo umano, e la giovane studentessa (Myriam Catania) una isterica senza senso ottima più che a recitare ad urlare.
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Appena terminato di vedere questo film mi è subito venuto il desiderio di scrivere una bella letterina al caro signor Emidio Greco, nonchè il regista di questo film. Se di regia si vuole parlare. Vorrei esprimere tutta la rabbia che mi ha suscitato, per il falso intellettualismo che intende esprimere con questa sua “opera”. Perchè secondo me dietro al “L’Uomo privato” non c’è proprio nulla. Non c’è Intellettualità, non c’è il concettualismo di cui tanti critici parlano e non c’è neanche l’ombra di una regia o di una fotografia anche sufficiente. Per non dilungarsi poi sugli attori : lui una maschera di cera senza il minimo realismo umano, e la giovane studentessa (Myriam Catania) una isterica senza senso ottima più che a recitare ad urlare. E verrebbe da chiedersi perchè l’ Istituto Luce, che ha finanziato questo film, non abbia conservato i suoi soldi per finanziare qualche altra buona sceneggiatura italiana magari di qualche giovane con migliori e più coerenti idee. Una regia che spessissimo rasenta anche il ridicolo in montaggi di scene perfettamente senza alcun senso logico o anche surreale. Perchè neanche se il signor Greco avesse deciso dare un’ impronta surreale al suo film credo che questo lo avrebbe salvato dalla noia mortale che il suo prodotto finale suscita nello spettatore. Insomma in poche parole se vi capitasse tra le mani l’ Uomo Privato di Emidio Greco fate si che resti davvero un segreto , un oggetto “Privato” tra le vostre mani, nella speranza che entri a far parte ben presto del vostro dimenticatoio cinematografico.
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bryan_finley
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mercoledì 24 febbraio 2021
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interessante ma freddo
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Una notevole e rigorosa struttura narrativa è alla base di questo interessante film di Emidio Greco. È fedele a se stesso in quanto non si discosta dalle sue altre opere più conosciute, da "L'invenzione di Morel" a "Una storia semplice", in quanto i film di Greco sono sempre curati come scenografia e come dialoghi. Qua forse l'eccessiva caratterizzazione del personaggio principale, un notevole Tommaso Ragno, lo rende un po' antipatico: a volte quella eccessiva sicurezza, unita al modo di fare scontroso seppure elegante, infastidisce. In particolare il breve dialogo con la commessa nel negozio di cravatte e il lungo interrogatorio dal Commissario sono "sopra le righe": lui sa di essere bello, affascinante, interessante, c'è proprio bisogno di mostrarsi così sicuro di sé e mettere in imbarazzo una donna (la commessa) che è indubbiamente attratta da lui o di far sentire un "nulla" un uomo (il commissario) che sta solo facendo il suo lavoro? Il momento forse più irritante è quando il professore, spiazzato dalla visita in commissariato e dal fatto che il ragazzo suicida lo stesse spiando e pedinando da qualche tempo, sente il bisogno di recarsi da una sua ex-fidanzata per essere rincuorato.
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Una notevole e rigorosa struttura narrativa è alla base di questo interessante film di Emidio Greco. È fedele a se stesso in quanto non si discosta dalle sue altre opere più conosciute, da "L'invenzione di Morel" a "Una storia semplice", in quanto i film di Greco sono sempre curati come scenografia e come dialoghi. Qua forse l'eccessiva caratterizzazione del personaggio principale, un notevole Tommaso Ragno, lo rende un po' antipatico: a volte quella eccessiva sicurezza, unita al modo di fare scontroso seppure elegante, infastidisce. In particolare il breve dialogo con la commessa nel negozio di cravatte e il lungo interrogatorio dal Commissario sono "sopra le righe": lui sa di essere bello, affascinante, interessante, c'è proprio bisogno di mostrarsi così sicuro di sé e mettere in imbarazzo una donna (la commessa) che è indubbiamente attratta da lui o di far sentire un "nulla" un uomo (il commissario) che sta solo facendo il suo lavoro? Il momento forse più irritante è quando il professore, spiazzato dalla visita in commissariato e dal fatto che il ragazzo suicida lo stesse spiando e pedinando da qualche tempo, sente il bisogno di recarsi da una sua ex-fidanzata per essere rincuorato. Lei (Catherine Spaak) all'inizio è sorpresa, poi gli dice: "Ti ricordi? Quando stavamo insieme ti dissi che tu eri nato per rendere felici le donne!". Questa frase è un po' fastidiosa ma aiuta a capire come il protagonista sia diventato così, cioè con un equilibrio perfetto e di fatto inscalfibile fino al... primo piccolo intoppo. Infatti non è uno scherzo per lui trovarsi prima all'obitorio e poi in commissariato, il suo rientro a casa dopo gli avvenimenti non è più lo stesso. Il salotto non è più la "zona franca" di prima. Bellissima la scena dell'incubo dove lui si accorge di indossare un vestito senza tasche, né sulla giacca e né sui pantaloni. Forse un sogno premonitore di ciò che nel giro di poco gli sta per succedere. Certo uno come lui, abituato a essere desiderato dalle donne così facilmente, non pensa che una studentessa isterica possa causargli tutti questi guai. Lui non deve essere coinvolto a livello sentimentale. È per questo che il suo rapporto con la giornalista (Vanessa Gravina, grandiosa nel monologo di circa cinque minuti) è perfetto. Si vedono di tanto in tanto, fanno buon sesso e poi addirittura lei gli racconta i succosi retroscena di una festa a cui lui non aveva partecipato. Una donna perfetta per lui! Invece non va bene che la sua giovane amante di Pisa lo cerchi insistentemente in albergo, tanto che alla signorina della reception dice: "Non mi passi telefonate, vorrei riposare". Un personaggio davvero unico, elegante e affascinante ma troppo altezzoso. Comunque un buon film, da vedere e commentare con gli amici... e le amiche!
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venerdì 1 marzo 2013
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un uomo spiato...
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Emidio Greco non si smentisce e con questo film dimostra una volta in più la sua passione per il cinema lento, pensato, curato nei minimi dettagli. Mai una scena troppo veloce, ogni sequenza è studiata e raccordata con le altre seguendo una narrazione logica. Il protagonista (Tommaso Ragno) è un giovane professore bello, affascinante, elegante, ovviamente molto colto che ha raggiunto un equilibrio invidiabile, granitico, chiuso in se stesso lasciando la porta aperta solo a un numero ristretto di amici (e amiche...) selezionati. Amante della buona musica e delle cravatte, si concede molte avventure sentimentali che comunque non scalfiscono minimamente la sua condotta esistenziale. La realtà la scansa, o pensa in ogni caso di "plasmarla" secondo i suoi bisogni.
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Emidio Greco non si smentisce e con questo film dimostra una volta in più la sua passione per il cinema lento, pensato, curato nei minimi dettagli. Mai una scena troppo veloce, ogni sequenza è studiata e raccordata con le altre seguendo una narrazione logica. Il protagonista (Tommaso Ragno) è un giovane professore bello, affascinante, elegante, ovviamente molto colto che ha raggiunto un equilibrio invidiabile, granitico, chiuso in se stesso lasciando la porta aperta solo a un numero ristretto di amici (e amiche...) selezionati. Amante della buona musica e delle cravatte, si concede molte avventure sentimentali che comunque non scalfiscono minimamente la sua condotta esistenziale. La realtà la scansa, o pensa in ogni caso di "plasmarla" secondo i suoi bisogni. Possiede anche una bella vettura, una Alfa Romeo sportiva da veri intenditori ed è un buon guidatore, anche se usa spesso il treno. Il suo equilibrio viene intaccato ad un certo punto da un fatto inquietante. Un giovane si suicida per motivi inspiegabili e lui convocato in commissariato perchè il ragazzo in questione aveva anche lui una storia con una delle sue amanti ma in più lo spiava, lo teneva sotto controllo, seguendolo e filmandolo a sua insaputa. Il momento in cui l'equilibrio del protagonista si incrina è chiaramente la visione del CD dedicato a lui, intitolato appunto "L'uomo privato", con tanto di capitoli, fotografie e filmati. Ad un certo punto si alza di scatto dalla sedia sconcertato, fuma una sigaretta ma è chiaramente turbato. Non è un caso che cerchi subito un incontro con una sua ex-amante (Catherine Spaak) per essere ascoltato e... consolato. Si fida molto di lei, forse ha contato un pò più delle altre, che lo ascolta e gli ricorda quanto lui sia fortunato con le donne, anche se il loro rapporto è finito da quindici anni. Una donna, un'amante ma anche una vera amica. Un primo episodio sgradevole si vede già con Silvia, la sua giovane amante (anche del ragazzo suicida) che avviene per strada, in auto, in un bar, tanta è la rabbia che la giovane manifesta per il loro rapporto sempre "contato" in ore, mezze giornate, a volte venti minuti. Dopo questo incontro lui ha un incubo dove in un attimo viene sbeffeggiato al ristorante e le persone lo guardano con distacco e disprezzo. Il protagonista ride molto poco, usa un linguaggio risoluto molto conciso e questo può farlo apparire snob e sfuggente, ma è comunque sempre gentile anche con persone un pò invadenti, come il commissario di polizia. Divertente il dialogo con la giovane commessa (Giorgia Wurth) ma una delle sequenze migliori del film è senza dubbio lo splendido monologo (cinque minuti) della sua amica giornalista (Vanessa Gravina) in camera da letto, dove gli racconta un aneddoto molto frivolo che lui si è perso forse per pigrizia nel partecipare a una festa. Un dettaglio adesso molto curioso e in un certo senso un "filo logico" che accomuna due pellicole di Emidio Greco. In "L'invenzione di Morel" del '74, forse il suo lavoro più conosciuto, si nota come la dialettica e il tono di voce del Dottor Morel (John Steiner) siano in pratica identiche a quelle del protagonista di questo film (Tommaso Ragno) bravissimo nell'interpretare questo uomo "solo" per propria scelta e comunque compiaciuto del proprio stile di vita. - di "Joss" -
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wally4ever
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lunedì 27 febbraio 2012
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renderlo pubblico è stato un errore delittuoso
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Film didascalico con velleità didattico/evangeliche in cui il protagonista mantiene con ammirevole dedizione sempre la medesima espressione (una sorta di trisma tetanico) a metà fra l'annoiato e il supponente. Come se tutto questo non bastasse, il film (mi procura l'asma definirlo così) è massacrato da una regia che indulge compiaciuta nella esibizione di inutili culi femminili e di lungaggini soporifere a scopo riempitivo (vedi il dialogo privo di spessore e pathos tra lui e Silvia) e da una recitazione scolastica al punto che gli attori nemmeno per un istante ci consentono di dubitare che stiano leggendo. Perchè definire thriller questa sconcertante sequela di luoghi comuni in cui tutto passa in secondo piano di fronte all'evidente brana di incensare il protagonista? E ancora, perchè non dare subito la soluzione del mistero? Il giovanotto boccoluto si è suicidato per la noia di dover apparire in questa sconclusionata pubblicità di AD.
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Film didascalico con velleità didattico/evangeliche in cui il protagonista mantiene con ammirevole dedizione sempre la medesima espressione (una sorta di trisma tetanico) a metà fra l'annoiato e il supponente. Come se tutto questo non bastasse, il film (mi procura l'asma definirlo così) è massacrato da una regia che indulge compiaciuta nella esibizione di inutili culi femminili e di lungaggini soporifere a scopo riempitivo (vedi il dialogo privo di spessore e pathos tra lui e Silvia) e da una recitazione scolastica al punto che gli attori nemmeno per un istante ci consentono di dubitare che stiano leggendo. Perchè definire thriller questa sconcertante sequela di luoghi comuni in cui tutto passa in secondo piano di fronte all'evidente brana di incensare il protagonista? E ancora, perchè non dare subito la soluzione del mistero? Il giovanotto boccoluto si è suicidato per la noia di dover apparire in questa sconclusionata pubblicità di AD.
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