Lo scafandro e la farfalla

Un film di Julian Schnabel. Con Mathieu Amalric, Emmanuelle Seigner, Marie-Josée Croze, Anne Consigny, Patrick Chesnais.
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Titolo originale Le scaphandre et le papillon. Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 112 min. - Francia 2007. - Bim Distribuzione uscita venerdì 15 febbraio 2008. MYMONETRO Lo scafandro e la farfalla * * * 1/2 - valutazione media: 3,79 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   
mario scafidi martedì 19 febbraio 2008
schnabel il migliore Valutazione 5 stelle su cinque
83%
No
17%

La vita, nonostante tutto. Jean Dominique Bauby (Mathieu Amalric), capo redattore della rivista “Elle”, viene colpito improvvisamente da sindrome "locked-in". il rarissimo morbo costringe il malato, vigile e psichicamente presente, all’interno di un corpo interamente paralizzato. Solo la palpebra dell’occhio destro di Jean Do si muove, e con quella impara a comunicare. Al capezzale di Bauby accorrono le sue donne (tra queste la musa di Roman Polanski Emanuelle Seigner ), qualche amico, il padre malato (Max Von Sydow), ed i tre figli. Un film bello in maniera insopportabile. Non può nemmeno dirsi che “Lo Scafandro e la Farfalla” sia un film unico nel suo genere. È unico e basta, esiste il cinema, l’altro cinema, ed esiste “Lo Scafandro e la Farfalla” che è un’esperienza emotiva a sé stante. [+]

[+] mi trovi daccordo (di matteo78)
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la contessa scalza lunedì 25 febbraio 2008
il senso della vita Valutazione 4 stelle su cinque
86%
No
14%

Non ci sono molte parole e molte cose da dire su " Lo scafandro e la farfalla", se non che è un film che tutti dovremmo vedere per capire la vita. Il film è un'esperienza toccante dal primo minuto, un esperienza che come spettatore vivi dal corpo del protagonista, seguendo il suo percorso di solitudine e dolore, un percorso intenso e toccante che ti porta a capire che la nostra esistenza non sono le cose che ci circondano ma che la vita siamo noi stessi con i nostri sentimenti e con i nostri ricordi. La storia è quella vera di Jean-Dominique Bauby, caporedattore di Elle France, un uomo in carriera circondato da donne bellissime e da una vita decisamente chic e glamour. Quando Jeando (come lo chiamano gli amici) viene colpito dalla Locked-in-syndrome la sua vita si piega improvvisamente e drasticamente alla malattina, una malattina che lo vede paralizzato dalla testa ai piedi con la sola facoltà di battere una palpebra. [+]

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leonardo masieri lunedì 19 maggio 2008
un corpo che non c'è piu'ma una mente che viaggia Valutazione 5 stelle su cinque
78%
No
22%

Jean Dominique Bauby (Mathieu Amalric) è colpito dalla locked in syndrome che dopo un ictus lo costringerà per il resto dei suoi giorni a vivere immobile,su un letto di un ospedale della provincia francese. Bauby riesce in condizioni disastrose ad oltrepassare la mutezza del suo corpo ( lo scafandro appunto ) con l'unica parte del corpo che reagisce al suo cervello, l'occhio; con un battito di ciglia ( la farfalla dell'immaginazione che nasce e spazia in un mondo a se stante)riuscirà, grazie alle sue splendide donne, a scrivere un libro. Schnabel ha creato, come se avesse dipinto un quadro, un capolavoro, ricorrendo ad una tecnica mista di flash back, di viaggi della mente e dell'occhio della camera che è veramente l'occhio da cui vede ( male ) il protagonista. [+]

[+] bravo!! (di elfie)
[+] complimenti (di silvia)
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gianfri venerdì 9 maggio 2008
la sofferenza attraverso gli occhi di chi muore Valutazione 4 stelle su cinque
75%
No
25%

Lo scafandro e la farfalla Una storia forte raccontata in questo film; un uomo di successo viene colpito da un ictus e rimane completamente paralizzato anche se il cervello funziona come prima e solo il movimento della palpebra dell’occhio sinistro permette di comunicare con il mondo esterno. Il significato si condensa nella frattura tra ciò che era prima e ciò che non è più. La verità che si svela dopo, del tipo la mancanza dopo la morte di qualcuno a cui non si era riusciti a manifestare tutto l’amore. Tutto si ferma per l’uomo paralizzato e allora intorno a lui cominciano a girare degli affetti, quello “nuovo” del le terapeute che devono insegnargli a comunicare e si dedicano a lui con assoluta dedizione, quello della ex moglie, dei suoi bambini, dell’amante del vecchio papà novantenne. [+]

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great steven martedì 10 maggio 2016
troppo sopravvalutato: è la noia a prevalere. Valutazione 2 stelle su cinque
67%
No
33%

LO SCAFANDRO E LA FARFALLA (FR/USA, 2007) diretto da JULIAN SCHNABEL. Interpretato da MATHIEU AMALRIC, PATRICK CHESNAIS, EMMANUELLE SEIGNER, MARIE-JOSéE CROZE, ANNE CONSIGNY, NIELS ARESTRUP, MAX VON SYDOW, EMMA DE CAUNES
Jean-Dominique Bauby è uno stimato giornalista e padre di famiglia che lavora per la rivista Elle. Un giorno, mentre percorre in automobile una strada di campagna con uno dei figli, accusa un malore. Si risveglia dopo un lungo coma in un letto d’ospedale, e scopre una sconvolgente verità: un ictus gli ha paralizzato completamente il corpo e ha scollegato il suo cervello dal sistema nervoso centrale. [+]

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davidestanzione martedì 7 settembre 2010
schnabel,pittoricopioniere svelatore di soggettive Valutazione 0 stelle su cinque
50%
No
50%

JeanDo(minique) Baby, giornalista, padre di due figli, piomba in quella che (convenzionalmente) è ritenuta la buia cecità (dimezzata, per sua fortuna) del coma, la “non vita vissuta”, la paralisi motoria avviluppante (ma cosciente) che la medicina definisce “sindrome locked-in”. Persa la funzionalità del corpo e dell’occhio destro, a Jean Do rimane a disposizione esclusivamente la palpebra sinistra, mobile leva salvifica che assurge  a (suo) ultimo, estremo, vincolo comunicativo col mondo esterno, alieno e “altro” dalla sua corporalità straziata, un mondo sbadatamente sbiadito che ‘va’, a suo modo pulsante, a suo dire perfetto, comunque imperterrito nel suo caotico andirivieni. [+]

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intra giovedì 5 gennaio 2012
liberta interiore Valutazione 4 stelle su cinque
50%
No
50%

Jean-Do, redattore capo della prestigiosa rivista Elle, colpito da un ictus a soli 42 anni, rimane paralizzato dalla testa ai piedi, e incapace di comunicare con il mondo esterno, pur conservando una mente lucida. Solo la palpebra del suo occhio sinistro riesce ancora a muoversi. Da questo battito di ciglia riparte la rinascita del protagonista che, a poco a poco , si lascia alle spalle la disperazione e l'autocommiserazione, scoprendo che se pur prigioniero di un corpo immobile, e' ancora libero di ricordare e di immaginare; a tal punto che, grazie al suo occhio sinistro, riesce a dettare lettera per lettera, parola per parola, la sua autobiografia. Un film coinvolgente,sconvolgente, ma soprattutto poetico e originale per come e' stato trattato il tema della malattia, non assomiglia a nessuno dei film "ospedalieri" fatti fino ad oggi. [+]

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gabriellaprezioso mercoledì 21 marzo 2012
scafandri e farfalle Valutazione 5 stelle su cinque
0%
No
0%

Mi sono trovata catturata dai pensieri di Jean-Do, nel buio della mia stanza ascoltavo ciò che gli altri non udivano, ho guardato il mondo anche io come lo vedeva lui, come nei sogni, quando parli e nessuno ti sente. L'immaginazione e la memoria sono davvero poche delle cose che salvano in qualunque caso, quello che desidereremmo fare e non abbiamo fatto e soprattutto potremmo non fare mai perchè va al di là delle nostre reali possibilità contingenti, e quello che ab fatto, quello che da sapore a giorni diversi, una nota di colore nei momenti bui, la testimonianza di esserci. Non ho piu dormito tutta la notte, ho guardato la mia camera come non l'avevo mai vista, ho cambiato il posto dove dormo solitamente per vedere se a destra si scorgesse qualcosa di diverso, ed era diverso, anche solo per il fatto che la luce dell'abat-jour allungava ombre diverse. [+]

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mattbirra lunedì 12 maggio 2008
resistere all'impensabile Valutazione 4 stelle su cinque
40%
No
60%

Conservare quello che di umano resta in noi. Attaccarcivisi con ogni nostra residua forza.Quello che di umano resta in noi. L'eco nella mente di Jean-Do si prolunga in una domanda, "Cos'è che di umano resta ancora in me?", e la domanda resta sospesa nel vuoto, nell'impossibilità di attingere ad altro che alla vista e all'udito, alla memoria e all'immaginazione, ai minimi termini e ai minimi sensi, perchè si ha un corpo paralizzato e non si può fare altro che "prolungare" la vita, così come si prolunga l'eco di una domanda. Eppure è una storia vera. E proprio per questo, ancora più impensabile. Ancora più improponibile l'identificazione per lo spettatore. Sembra il sogno di un letterato bigotto e intorpidito che sogna, si proprio questo è il suo sogno: essere curato, coccolato e nutrito, avere chi legge i libri per te, e tu li fermo ad ascoltare, a fare solo lo sforzo di immaginare, come se immaginare non richiedesse alcun sforzo e non fosse il nostro corpo, la sua forza e la sua vigoria, la sua vita e la sua tensione, il suo dolore e la sua frustrazione a far nascere in noi il fiore irripetibile dell'immaginazione, la forza avvolgente del pensiero, l'apertura imperiosa della vita. [+]

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lore64 venerdì 6 aprile 2018
immonda schifezza Valutazione 1 stelle su cinque
0%
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Perfetto esemplare di arte degenerata, che in una società degna di questo nome andrebbe compensato col rogo della pellicola e il manicomio pel regista. Invece di raccontare una storia il film, perfettamente in linea colla tendenza dell'epoca, ci propina un'ammuina di sporiferi quadretti di vita quotidiana senza il minimo tentativo di approfondire la natura della malattia, la possibilità di un percorso riabilitativo, ma anche, più semplicemente, la personalità del malato e i suoi sentimenti dinanzi alla tragedia che va vivendo. Una e dico una volta il protagonista dice di voler morire dopodiché pare aver superato subitamente e per incanto ogni dubbio e ogni tormento, e il film diventa tutto (e soltanto) uno sfarfallamento (come dice il titolo) - di una noia e di una prolissità allucinanti - di pensieri e situazioni in libertà prive di qualsiasi nesso logico appena sostenuto. [+]

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