g. romagna
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lunedì 16 agosto 2010
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the departed
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Boston. Billy Costigan (DiCaprio) e Colin Sullivan (Damon) si arruolano nella polizia. Il primo ha origini familiari che affondano, per via paterna, nella delinquenza, il secondo è un brillante laureando in legge. Quest'ultimo viene subito nominato sergente a capo della squadra anticrimine con il compito di indagare sul potente mafioso locale Frank Costello (Nicholson). Costigan viene invece malvisto dai dirigenti per via delle sue origini; tuttavia, sfruttando proprio queste, essi riusciranno a riciclarlo: dovrà riuscire a lavorare come socio di Costello fungendo da infiltrato della polizia. Anche il mafioso ha un intruso nelle forze armate: si tratta proprio di Sullivan. Mentre Costigan rischia la propria vita per incastrare Costello e riuscendo a sviare tutti i sospetti sulla propria condizione di talpa, Sullivan insabbia tutto dal vertice.
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Boston. Billy Costigan (DiCaprio) e Colin Sullivan (Damon) si arruolano nella polizia. Il primo ha origini familiari che affondano, per via paterna, nella delinquenza, il secondo è un brillante laureando in legge. Quest'ultimo viene subito nominato sergente a capo della squadra anticrimine con il compito di indagare sul potente mafioso locale Frank Costello (Nicholson). Costigan viene invece malvisto dai dirigenti per via delle sue origini; tuttavia, sfruttando proprio queste, essi riusciranno a riciclarlo: dovrà riuscire a lavorare come socio di Costello fungendo da infiltrato della polizia. Anche il mafioso ha un intruso nelle forze armate: si tratta proprio di Sullivan. Mentre Costigan rischia la propria vita per incastrare Costello e riuscendo a sviare tutti i sospetti sulla propria condizione di talpa, Sullivan insabbia tutto dal vertice. Ma Sullivan non sa che Costigan è la talpa. Anche nella polizia emerge la voce che ci sia un infiltrato in divisa, e Sullivan, per sviare qualsiasi sospetto e scoprire a sua volta l'infiltrato tra i malavitosi, mette a pedinare il capitano Queenan quando sta per incontrarsi con lui. Il capitano finisce ucciso dagli uomini di Costello, Costigan la scampa. Sullivan entra in possesso dei documenti di Queenan, e scopre che si pensa che Costello sia in realtà un informatore dell'FBI da loro protetto. A questo punto, temendo per la propria incolumità, lo incastra e lo uccide in una retata. Portato in trionfo, propone una medaglia al merito per Costigan, il quale però viene casualmente in possesso di un foglio che prova che Sullivan era la talpa del mafioso... Un susseguirsi di colpi di scena a non finire per 140 minuti di azione e coinvolgimento al cardiopalma. Una vicenda emozionante e ben sviluppata come poche altre ed in cui a dominare è il tema del rovesciamento radicale della realtà che appare e dei comuni schemi logici della società borghese, stavolta però (contrariamente a Shutter Island) in maniera palese ed esplicita sin dalle prime fasi della pellicola. Cast straordinario con un DiCaprio sempre più bravo ed un Nicholson che, seppur perduto in buona parte lo smalto di gioventù (qualcuno ha detto Shining o Cuculo?), si conferma carismatico e "riempi-schermo" come al solito. Non è la prima volta che Scorsese affronta il tema della malavita di stampo italico ed irlandese, ma mai con un'opera di così ampio respiro e con un intreccio così raffinato e carico di contorni polizieschi, per quanto decisamente sui generis. Uno dei capolavori assoluti dell'ultimo decennio, e probabilmente il miglior Scorsese di sempre.
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marvelman
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sabato 3 luglio 2010
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geniale da infarto
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Se volete vedere il grande MARTIN SCORSESE è qui che dovete guardare mica Shutter Island!!! E' qui che sprizzano violenza, volgarità, spari, sangue e la concretezza del genere poliziesco e gangster misto alla regia perfetta di Scorsese!!! Attori superlativi, situazioni paradossali, dialoghi infiammanti, realismo da cinema d'autore...il capolavoro del grande Martin è qui che si tocca e si sente assieme alle musiche dei Murphys e a tutte le altre grandi pellicole da toro scatenato fino a gangs of new york! Questi sono i film che segnano il cinema anche se purtroppo chi si ferma alla critica prevaricata della violenza non può apprezzare appieno film del genere perchè non è in grado di avere un approccio adeguato al cinema.
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Se volete vedere il grande MARTIN SCORSESE è qui che dovete guardare mica Shutter Island!!! E' qui che sprizzano violenza, volgarità, spari, sangue e la concretezza del genere poliziesco e gangster misto alla regia perfetta di Scorsese!!! Attori superlativi, situazioni paradossali, dialoghi infiammanti, realismo da cinema d'autore...il capolavoro del grande Martin è qui che si tocca e si sente assieme alle musiche dei Murphys e a tutte le altre grandi pellicole da toro scatenato fino a gangs of new york! Questi sono i film che segnano il cinema anche se purtroppo chi si ferma alla critica prevaricata della violenza non può apprezzare appieno film del genere perchè non è in grado di avere un approccio adeguato al cinema...
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frankl92
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lunedì 3 maggio 2010
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the departed
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Bello, non è mai noioso, coinvolge lo spettatore senza mai fargli prevedere cosa può accadere.
Meglio di Gangs of new york, più prevedibile e narrativo; e meglio anche quasi bello come quei bravi ragazzi.
The Departed appare come un film poliziesco, ma in realtà è tutt'altro. Attraversa tematiche diverse e si allontana dalla classica drammaticità
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il recensore
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lunedì 3 maggio 2010
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capolavoro
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Mi esprimo con una sola frase questa volta :
l'oscar signori e signore,parla da solo
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algorad
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giovedì 22 aprile 2010
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originale doppia infiltrazione
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Una doppia infiltrazione in un film di Martin Scorsese, ben strutturato e dagli inaspettati eventi. Due ruoli magistralmente interpretati, con un ancora più sorprendente Di Caprio, la cui eccellente interpretazione espressiva è all'apice della sua maturità artistica. La storia viene vissuta dallo spettatore in una continua suspance di situazioni incalzanti. Ennesima lotta fra il bene e il male, raffigurata da due infiltrati con ruoli opposti: Matt Damon è Sullivan, il cattivo infiltrato nella polizia, mentre Leonardo di Caprio è Costigan, il buono infiltrato nella banda di Costello, il boss interpretato da un sempre più mefistofelico Jack Nicholson. Peccato per il crudo finale, che comunque rispecchia la più probabile conclusione della vicenda.
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joker91
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giovedì 8 aprile 2010
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capolavoro
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un film fantastico,scorsese resta e rimane un maestro in questo genere.
un cast unico capitanato da un mostro sacro come jack nicholson che non ne sbaglia mai una,leonardo di caprio ormai è grande come attore e si vede,walberg da antologia e ottimo anche damon.
un film vincitore di 4 oscar tra cui film e regia che con gli anni sarà destinato a rimanere come del resto toro scatenato,godfellas ed taxi driver
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danilodac
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venerdì 26 marzo 2010
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the departed- l'assenza del bene
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Indissolubilmente legato ad una propria idea di cinema, Scorsese arriva al suo 23° lungometraggio rimanendo coerente a sé stesso.
Attraverso una sceneggiatura che potrebbe far invidia persino a Raymond Chandler (Il grande sonno), tratta dal film giapponese “Infernail Affairs”, il film assume tuttavia un’identità narrativa semplice, lineare, scorrevole.
La storia di Sullivan (Matt Damon), infiltrato della mafia nella polizia di Stato, e quella di William Costigan (L. Di Caprio), poliziotto con la missione di intrufolarsi nella banda criminale di Frank Costello (Jack Nicholson), risulta indispensabile a Scorsese per potersi addentrare in quel complesso groviglio di significati che il sottotitolo italiano lascia intravedere.
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Indissolubilmente legato ad una propria idea di cinema, Scorsese arriva al suo 23° lungometraggio rimanendo coerente a sé stesso.
Attraverso una sceneggiatura che potrebbe far invidia persino a Raymond Chandler (Il grande sonno), tratta dal film giapponese “Infernail Affairs”, il film assume tuttavia un’identità narrativa semplice, lineare, scorrevole.
La storia di Sullivan (Matt Damon), infiltrato della mafia nella polizia di Stato, e quella di William Costigan (L. Di Caprio), poliziotto con la missione di intrufolarsi nella banda criminale di Frank Costello (Jack Nicholson), risulta indispensabile a Scorsese per potersi addentrare in quel complesso groviglio di significati che il sottotitolo italiano lascia intravedere.
A differenza degli altri suoi film ambientati nel mondo della malavita, legati ad una scelta stilistico-narrativa esemplare nel cercare di trasformare la descrizione in una vera e propria chiave di lettura del film, l’ultima pellicola del regista americano ha un punto di forza: una dimensione etica. Nel suo travagliato “vagabondaggio” morale W. Costigan si trova davanti ad un bivio: poliziotto o criminale? La risposta sta in una frase pronunciata da Costello nell’abbagliante e trascinante prologo del film: “Quando hai davanti una pistola carica, qual è la differenza?
Attraverso un’impietosa analisi della (a)moralità umana, Scorsese punta i riflettori sulla poetica dei contrasti e degli scambi, in cui l’unico punto fisso è l’assenza del bene.
Collocandosi all’interno del genere poliziesco, è qualcosa di più: è una sfilata di personaggi travolti dalla virulenza del male. In un universo comandato da Costello, quasi tutti soccombono alla perfida realtà della vita; qualsiasi strada ognuno scelga è sbagliata.
Velato da un atroce e turbante pessimismo, ha una carta vincente: la messa in scena. La sceneggiatura è superbamente organizzata, ma le sue maggiori qualità sono altre: magistrale direzione degli interpreti, atmosfera e una secca e concisa lucidità di sguardo. E’ il raro caso di un film d’autore perfettamente allineato con la migliore tradizione del cinema hollywoodiano. Scorsese è sì un narratore di razza, ma contemporaneamente anche un energico visionario della realtà.
Dramma gangsteristico o tragedia morale? Forse tutti e due.
Tra momenti di lucido realismo alternati a passaggi di forte tensione lirica, si arriva ad un finale pessimistico ma giusto. Anche se la “giustizia non è di questo mondo”, “The departed” ne ha una tutta per sé.
Attraverso una tipica recitazione da Actor’s Studio, L. Di Caprio offre una performance così ricca di sfumature recitative e psicologiche da tenere testa persino all’intramontabile Nicholson. Da notare soprattutto il fascino figurativo della pellicola, dovuto in gran parte a due abituali e fedeli collaboratori di Scorsese: la fotografia di Michael Ballhaus e il montaggio della veterana e pluripremiata Thelma Schoonmaker.
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giofredo'
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venerdì 5 marzo 2010
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film discreto : ma attori sopra le righe
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Un soggetto molto stridente ma contemporaneo;
attori sospesi quasi sulle righe( forse troppo ),a demarcare a tratti,quanto l'inaspettivita' puo' essere fatale, in un gioco dove la legalita' si confonde, fino a detronizzare l'iniquo del loro operato dal resto del bene.
Ottima la colonna sonora, ove un mix tra musica irlandese pop - roccheggiante e una fisarmonica da voce assoluta, ne enfatizza ancora di piu', il lento e assurdo coinvolgimento dei futuri defunti.
giofredo?
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scorsese_bari
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giovedì 25 febbraio 2010
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the departed: piccolo capolavoro...
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La prima volta che vidi "The Departed", qualche anno fa, ne rimasi abbsatanza colpito: era un bel film, ma nulla di più. Alla cerimonia degli Oscar, si diceva, in quell'occasione Scorsese avrebbe stravinto, ma non per i meriti artistici della pellicola, bensì per omaggiare la carriere - straordinaria - del regista. Dopo qualche tempo lo rividi e la mia considerazione aumentò notevolmente. Mi resi conto solo allora che "The Departed" ha un merito disconosciuto: essere un po' la sintesi dei film precedenti di Scorsese. Mi spiego. Il protagonista dell'opera, Leonardo Di Caprio, interpreta un poliziotto che si infiltra in una banda criminale di Boston. Il suo antagonista, Matt Damon, è un poliziotto corrotto e al servizio del boss interpretato da Jack Nicholson, che in realtà è un agente dell'FBI.
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La prima volta che vidi "The Departed", qualche anno fa, ne rimasi abbsatanza colpito: era un bel film, ma nulla di più. Alla cerimonia degli Oscar, si diceva, in quell'occasione Scorsese avrebbe stravinto, ma non per i meriti artistici della pellicola, bensì per omaggiare la carriere - straordinaria - del regista. Dopo qualche tempo lo rividi e la mia considerazione aumentò notevolmente. Mi resi conto solo allora che "The Departed" ha un merito disconosciuto: essere un po' la sintesi dei film precedenti di Scorsese. Mi spiego. Il protagonista dell'opera, Leonardo Di Caprio, interpreta un poliziotto che si infiltra in una banda criminale di Boston. Il suo antagonista, Matt Damon, è un poliziotto corrotto e al servizio del boss interpretato da Jack Nicholson, che in realtà è un agente dell'FBI. Il fiolm gioca molto, oltre che sui colpi di scena, anche sullo scontro tra "essere" e "apparire". Ciò che appare in "The Departed" non è reale. Tutta questa storia mi sembra troppo simile a precedenti personaggi scorsesiani quali, ne cito solo due, Travis ("Taxi Driver") e La Motta ("Toro Scatenato"). Il primo, che è il prodotto del suo ambiente, è un individuo al limite della follia e, alla fine del film, farà una strage. Il secondo, La Motta, col suo comportamento animalesco si allontana dalle sole persone di cui ha veramente bisogno. Ma tanto il primo quanto il secondo non sono altri che una e solo una faccia della medaglia. Travis fa una strage e i giornali lo dipingeranno come un eroe: il suo gesto, verrebbe quasi da giustificarlo, considerato il degrado morale della metropoli in cui vive. Il suo gesto, certamente folle, è quasi giusto. Apparentemente può sembrare il "cattivo della situazione", in realtà sottrae una minorenne al degrado sociale. Per quanto riguarda La Motta, è certamente un personaggio con cui non vorrei aver nulla a che fare: prende a pugni la moglie, fa a botte col fratello nonostante assistano alla scena i figli di quest'ultimo, sul ring si trasforma in un animale selvatico... Tuttavia la vera vittima è lui stesso: vittima di un carattere che lo porta all'autodistruzione, ma non sa come uscirne. Il colpevole, insomma, diventa la vittima. Ebbene "The Departed" è tutto questo: lo scontro tra una realtà, deformata e "sporca", e l'essenza.
Detto ciò, mi sorprende il fatto che Scorsese, nonostante non sia più giovanissimo, continui ad evolversi, usando una tecnica sempre nuova e una narrazione serrata e avvincente.
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catilina
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giovedì 11 febbraio 2010
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quel ratto sul balcone
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"Non voglio essere un prodotto del mio ambiente, voglio che il mio ambiente sia un mio prodotto." E la parole di Frank Costello sono una profezia: chi l' azione la fa davvero in the Departed, con essa impone le sue scelte a chi gli sta intorno.
Un poliziotto infiltrato e uno corrotto si fanno il doppio a vicenda, e il boss Costello tiene la loro vite in mano e fa il gran burattinaio come sempre. In punto di morte, tradito da un suo pupazzo, non sembrerà poi tanto deluso, il boss: è la vecchiezza, è la fatalità con cui lui più che ogni altro ha sempre dovuto confrontarsi.
Billy Costigan è un incasinato, di quelli che se non si suicidano diventano eroi. Fare il poliziotto è per lui un ultimo tentativo per restare in vita.
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"Non voglio essere un prodotto del mio ambiente, voglio che il mio ambiente sia un mio prodotto." E la parole di Frank Costello sono una profezia: chi l' azione la fa davvero in the Departed, con essa impone le sue scelte a chi gli sta intorno.
Un poliziotto infiltrato e uno corrotto si fanno il doppio a vicenda, e il boss Costello tiene la loro vite in mano e fa il gran burattinaio come sempre. In punto di morte, tradito da un suo pupazzo, non sembrerà poi tanto deluso, il boss: è la vecchiezza, è la fatalità con cui lui più che ogni altro ha sempre dovuto confrontarsi.
Billy Costigan è un incasinato, di quelli che se non si suicidano diventano eroi. Fare il poliziotto è per lui un ultimo tentativo per restare in vita. Egli pensa alla disciplina, ma l'ispettore Queenlan e il sergente Dignam si rivelano psicologi attenti. Fare l' infiltrato per incastrare Frank Costello, se non è certo l'ambizione di Billy, è un compito dove può sfruttare le sue qualità, anzi la sua vera natura al meglio, e servire la Legge. Che poi Legalità e Dovere siano, come sempre in Scorsese, vane illusioni, si scopre solo alla fine.
Il doppio di Billy è Colin Sullivan, studente modello e quindi poliziotto perfetto, protetto da un angelo custode che è Costello.
E il boss tiene le fila del dramma, le sue preoccupazioni si traducono sempre in azione, la trama tutta ha il ritmo della sua sfrenata esistenza.
Proviene da Costello l' impulso che spinge tutti verso la risoluzione finale, la morte. L'ossessione del tradimento è comune alla Legge quanto alla Mafia, è la Sorte che fattasi reale da il nome alla pellicola. Intenti con ogni energia a non farsi scoprire, Billy, Colin e lo stesso Costello recitano, recitano per ingannare gl'altri e sé stessi. Coloro che plasmano l'ambiente in cui vivono; quelli che quasi oracoli danno notizie che saranno fatali per chi ascolta; si rivelano essi stessi fanciulli governati da una fatalità crudele, che al termine della vita, beffarda quanto sanguinaria, li nasconde nella menzogna. Il parallelo tra Billy e Colin sembra ripetersi sino in fondo, l'eroe perduto e il falso eroe. Ma la caduta del palco che già aveva fatto precipitare Costello preannunziava la rinascita della menzogna. Una famelica giustizia coinvolge tutti, e il boss e il giusto e il traditore muoiono tutti allo stesso modo. Un colpo a bruciapelo come te l'insegnano all'Accademia, col cervello retroespulso, così non ti sporchi. Quando ti trovi una pistola in faccia non importa essere un giusto o un peccatore. E questo Costello lo sapeva, e ce l'aveva detto nella sequenza d'apertura.
Non mai introspezione psicologiga fu così strettamente connessa con la trama, ed è la dolce psichiatra Madeleine, incapace nel suo lavoro, che col far la puttana di Sullivan e di Billy fa emergere su lo schermo l'arroganza impotente dell'uno e la fragilità dell'altro. Un'ironia amara si nasconde nelle manie d'onnipotenza di Costello; non un dio, ma certo il più saggio di tutti i disperati personaggi del mondo di Scorsese.
Id erat demonstrandum, la pellicola si conclude, come un sillogismo, con la conferma dei presupposti che Costello aveva dichiarato in principio. Le fondamenta del potere son la forza delluomo; e come vien meno l'attenzione, conclude il sergente Dignam, ti prende la morte. E c'è posto solo per un gran ratto sul balcone.
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