stefania resta
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domenica 15 luglio 2007
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fragili sguardi
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Caleidoscopico vibrare di immagini e di colori che ricordano per magmaticità e inquietudine le tele di Bacon, ecco cos’è Inland Empire, un’esperienza di smarrimento.
La trama appare esile e tutto sommato secondaria rispetto alla vertigine dei percorsi nei meandri della mente della protagonista, l’attrice Nikki Grace impersonata dall’amata Laura Dern. In questo labirinto psichico la realtà si infrange, si arresta e si disperde più e più volte. Lo spettatore, rapito e a volte come stordito dalla forza dei contenuti, alcuni quasi incomprensibili, altri di immediata lettura, solo al termine della pellicola riuscirà a comprendere una parte dei tanti reconditi rimandi. Opera altamente simbolica, alchemica e misterica è questo capolavoro di Lynch per la presenza di una certa numerologia, di rimandi cifrati, di stanze che si aprono e che si chiudono così come si aprono e si chiudono i legami fra esse.
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Caleidoscopico vibrare di immagini e di colori che ricordano per magmaticità e inquietudine le tele di Bacon, ecco cos’è Inland Empire, un’esperienza di smarrimento.
La trama appare esile e tutto sommato secondaria rispetto alla vertigine dei percorsi nei meandri della mente della protagonista, l’attrice Nikki Grace impersonata dall’amata Laura Dern. In questo labirinto psichico la realtà si infrange, si arresta e si disperde più e più volte. Lo spettatore, rapito e a volte come stordito dalla forza dei contenuti, alcuni quasi incomprensibili, altri di immediata lettura, solo al termine della pellicola riuscirà a comprendere una parte dei tanti reconditi rimandi. Opera altamente simbolica, alchemica e misterica è questo capolavoro di Lynch per la presenza di una certa numerologia, di rimandi cifrati, di stanze che si aprono e che si chiudono così come si aprono e si chiudono i legami fra esse. Molti frammenti compongono la narrazione che solo a fatica e con dolore trovano una loro parziale e incompleta ricomposizione. L’allucinosi della protagonista, così come rappresentata da Lynch, è come se fosse contenuta nella realtà o che la realtà contenga la sua allucinosi: tutto è vicino e distante, sfocato e nitido, alla stessa Nikki come allo spettatore. Quasi non esistono scarti tra questi due piani, seppure di fatto ve ne siano. E’ un piano temporale ontico quello in cui Lynch fa scorrere le sue visioni, perennemente presente seppure dislocato nel passato e nel futuro della vita della protagonista. E’ un imperio del Tempo psichico eraclideo quello di cui si dispiega questo film, troppo sofisticato per ricorrere agli abusati flashblack o flashforward. Tutto è e nello stesso tempo non è, comprese apparizioni/sparizioni, voci, suoni e colori.
Oltre alla raffinata architettura filmica con Inland Empire ci troviamo ci fronte ad una ricchezza davvero unica per profondità e varietà di temi: dall’eterno feminino (dalla sessualità alla maternità), al tema del segreto, all’incomunicabilità/spaesamento (in alcuni passaggi alcuni personaggi parlano in polacco, una lingua incomprensibile dalla protagonista), nonché alla meta riflessione sul cinema, sul rapporto tra realtà e finzione. Della storia vera e propria si può dire poco: siamo a Hollywood e la protagonista è un’attrice (che morirà sul Sunset Boulevard, in cui si consumerà la scena più commuovente) che sta girando un film, “On High in blue tomorrows”. Al di là di quanto detto non si può andare con il linguaggio perché il senso di vertigine delle visioni non lo permettono. Ad avallare quanto detto fin qui sono le parole dello stesso Lynch quando ha detto che: “ogni volta che inizio un film è come se entrassi in un universo ignoto. E vorrei che anche il pubblico provasse la stessa cosa. Non deve avere paura di fare uso dell’intuito e di vivere un’esperienza sconosciuta. Ognuno di noi ha il dono del linguaggio, ma il cinema va al di là delle parole. Lasciarsi andare al cinema è come lasciarsi andare alla musica”.
E’ da questa consapevolezza che lo spettatore deve partire prima e dopo aver fatto esperienza di un’opera come questa, oscura sotto molti aspetti, ma altresì capace di inusitate rivelazioni.
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riccardo
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giovedì 12 luglio 2007
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allucinogeno
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Lynch non crea un film che deve essere semplicemente guardato, piuttosto vissuto, percepito, avvertendone gli effetti sulla propria mente. Lo spettatore fluttua, come in un sogno, tra le colorate o cupe scene, non ordinate secondo un senso logico, bensì confuse, sparse, ripetitive. Si rimane quasi ipnotizzati e non si segue alcuna trama....si fissa solo lo schermo, le luci stroboscopiche lì riflesse. Una bozza di storia l'abbiamo solo all'inizio: un'attrice viene presa per la parte della protagonista in un film che si scoprirà essere un remake; ma c'è un mistero riguardo a quest'ultimo....i protagonisti furono assassinati. Nikki, l'attrice, parte così per Hollywood, non senza ricevere prima la visita della nuova e inquietante vicina.
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Lynch non crea un film che deve essere semplicemente guardato, piuttosto vissuto, percepito, avvertendone gli effetti sulla propria mente. Lo spettatore fluttua, come in un sogno, tra le colorate o cupe scene, non ordinate secondo un senso logico, bensì confuse, sparse, ripetitive. Si rimane quasi ipnotizzati e non si segue alcuna trama....si fissa solo lo schermo, le luci stroboscopiche lì riflesse. Una bozza di storia l'abbiamo solo all'inizio: un'attrice viene presa per la parte della protagonista in un film che si scoprirà essere un remake; ma c'è un mistero riguardo a quest'ultimo....i protagonisti furono assassinati. Nikki, l'attrice, parte così per Hollywood, non senza ricevere prima la visita della nuova e inquietante vicina. Partono, una volta cominciate le riprese del film, sequenze d'immagini che disorientano lo spettatore, che non distingue più la realtà dalla finzione....Nikki a volte interpreta la protagonista, a volte s'incarna in lei, in un gioco confusionario e "allucinogeno" che non può non lasciare il segno. Uscire dalla sala, è come risvegliarsi dopo un lungo incubo, abbandonare un mondo, in cui si è rimasti imprigionati per tutta la duarata della pellicola. Il film è stato girato con una telecamera digitale semiprofessionale e la regia è dunque poco soddisfacente. L'eccessiva durata ( 172 min.) a tratti si fa sentire. Grande interpretazione di Laura Dern.
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samir
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martedì 26 giugno 2007
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un esperienza sconevolgente
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secondo me inland empire e un capo lavoro di david lynch...ma e un cinema per poche gente ...ho notato che ce un collegamento sconvolgente tra inland empire e mullholland drive...e quasi la stesa storia sola che qui si tratta di una doppia vita del attrice tra il passato e il presente ..quello che non sono riuscito a capire e la disturbante presenza dei cognili ..in breve la presenza de questi preziosi animale (faceva prendere in giro se stesso :ho un segreto .....che ore sono li risponde la conilieta
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fabio
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domenica 24 giugno 2007
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ma quale film?
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Una cagata pazzesca.
Prima di realizzare un film non bisogna assumere droghe!!
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matteoduranti
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domenica 3 giugno 2007
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l'impero di lynch
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Ogni volta che leggo una recensione di INLAND EMPIRE mi stupisco di come tutti scrivano (sia in lato positivo che negativo) che non ci sia una storia.
Beh, io credo che in INLAND EMPIRE una storia ci sia.
In Polonia abbiamo la storia di una donna sposata con un uomo violento. La storia di un'altra donna sposata che non può avere figli. La storia di come la prima donna abbia una relazione extraconiugale con il marito della seconda. La storia di come rimanga incinta dell'amante. La storia di come il marito picchiandola le uccida il figlio. La storia di come la donna si dia alla prostituzione. La storia di come il marito le uccida l'amante. La storia di come alla fine la donna uccida la moglie dell'amante.
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Ogni volta che leggo una recensione di INLAND EMPIRE mi stupisco di come tutti scrivano (sia in lato positivo che negativo) che non ci sia una storia.
Beh, io credo che in INLAND EMPIRE una storia ci sia.
In Polonia abbiamo la storia di una donna sposata con un uomo violento. La storia di un'altra donna sposata che non può avere figli. La storia di come la prima donna abbia una relazione extraconiugale con il marito della seconda. La storia di come rimanga incinta dell'amante. La storia di come il marito picchiandola le uccida il figlio. La storia di come la donna si dia alla prostituzione. La storia di come il marito le uccida l'amante. La storia di come alla fine la donna uccida la moglie dell'amante.
E poi c'è la storia di come la donna resti prigioniera in una stanza d'hotel in attesa che qualcuno paghi per lei il debito della sua azione.
Ed ecco quindi Susan Blue pronta a pagare il debito. Ecco Billy Side, l'amante di Susan. Ecco il marito della donna tornare sotto forma di Fantasma ("il male era nato" come anticipa l'inquietante Grace Zabriskie). Ecco l'amante morto tornare come marito di Susan (Smithy), anche lui in procinto di pagare il debito del tradimento, visto che questa volta è lui quello tradito e che non può avere figli. Ed ecco la donna morta tornare in cerca di vendetta come Doris Side.
La storia sembra ripetersi, ma come dicono i conigli, qualcosa è diverso questa volta. Susan verrà uccisa da Doris. Susan pagherà il debito della ragazza polacca.
E che Nikki Grace altro non sia che il parto della mente delirante di Susan a questo punto è solo un dettaglio (come potrebbe altrimenti un'attrice ignorare che il film che sta per girare finisca con un omicidio e che suo marito è un attore del film?).
INLAND EMPIRE gioca con lo spettatore allo stesso modo di Mulholland Drive. Un inizio ingannevole in cui viene mostrata una realtà fittizia infarcita di elementi reali (Susan in versione Nikki gira un film che altro non è che la vita di Susan). E una seconda parte dove i continui salti nel tempo (e questa volta nello spazio) confondono le idee rendendo la realtà più onirica della finzione.
Il DV è in questo caso fondamentale. L'uso quasi amatoriale del digitale nella prima parte del film altro non fa che dare un aspetto documentaristico alla finzione, rendendola appunto "reale" ad una prima e disattenta visione.
INLAND EMPIRE si gioca tutto nei dettagli. Il ricorrente Axxon N, lo show radiofonico più lungo della storia (se non sapete di che parlo ringraziate i traduttori del film che hanno interpretato a modo loro la primissima battuta del film pronunciata da Lynch stesso). Il "Chi è questa?" che serve a puntare l'attenzione sulla morte in Polonia della donna interpretata da Julia Ormond. La fotografia che vira verso il sepia delle scene in Polonia poco prima che Laura Dern vada a liberare la ragazza perduta. E molti altri ancora.
Lynch fornisce tutti gli elementi per risolvere il "mistero". Ma di sicuro non li serve in un piatto d'argento. Lo spettatore nei film di Lynch deve avere un ruolo attivo. INLAND EMPIRE non vuole essere un film intelligente. INLAND EMPIRE richiede solo intelligenza da parte dello spettatore. E questo è il problema principale del film: lo spettatore purtoppo ultimamente preferisce che gli altri siano intelligenti al posto suo.
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fulvio
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lunedì 21 maggio 2007
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lynch ritorna sulla terra.
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Alcune sue opere precedenti hanno suscitato emozioni sincere, originali, sbalorditive. Cuore selavggio e Strade perdute affascinavano non poco, mostrandoci un autore capace di evolvere da un film all'altro. E' probabile che le sorgenti più abbondanti siano destinate ad esaurirsi e che anche il nostro amato Lynch si sia perso nel suo astruso labirinto mentale. Sembra faccia fatica, ma di certo in quest'ultima sua performance, "Inland Empire", le ossessioni e il suo magico ed inquietante mondo onirico prendono decisamente il sopravvento generando solo tanta irritante confusione. La totale assenza di un pur labile tessuto logico non ha mai rappresentato un limite nel talentuoso regista. Ma il prezzo pagato era sempre ben compensato da inebrianti associazioni visive e musicali, che consentivano molteplici interpretazioni finali.
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Alcune sue opere precedenti hanno suscitato emozioni sincere, originali, sbalorditive. Cuore selavggio e Strade perdute affascinavano non poco, mostrandoci un autore capace di evolvere da un film all'altro. E' probabile che le sorgenti più abbondanti siano destinate ad esaurirsi e che anche il nostro amato Lynch si sia perso nel suo astruso labirinto mentale. Sembra faccia fatica, ma di certo in quest'ultima sua performance, "Inland Empire", le ossessioni e il suo magico ed inquietante mondo onirico prendono decisamente il sopravvento generando solo tanta irritante confusione. La totale assenza di un pur labile tessuto logico non ha mai rappresentato un limite nel talentuoso regista. Ma il prezzo pagato era sempre ben compensato da inebrianti associazioni visive e musicali, che consentivano molteplici interpretazioni finali. Ora, penso, abbia il toccato il fondo palesando preoccupanti timori di rinnovamento. Quasi tre ore di sofferenza per dire nulla, credo siano eccessivi. Peccato!
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piernelweb
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sabato 19 maggio 2007
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la fine dei sogni
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Da Eraserhead a Strade Perdute fino a Mulholland Drive l'evoluzione del cinema Lynchiano che ambisce alla sua vetta massima, il summa di una carriera: INLAND EMPIRE. Purtroppo quest'ultimo lavoro del maestro americano si rivela invece un tonfo di inaspettate proporzioni; in relazione alle ambizioni e alle intenzioni certamente il suo peggior film. Se questa volta la frammentazione onirica non dà spazio a reinterpretazioni plausibili, (tutte possibili ma nessuna convincente) a dar fastidio in verità è principalmente la noncurante arroganza dell'autore che si sente un Re mida del cinema capace di trasformare in sequenze da antologia un qualunque suo personale stato emotivo. Per i primi 45 minuti (i migliori) si risente l'universo di Strade Perdute, poi il film deraglia completamente, diventando un'interminabile susseguirsi di situazioni e ambientazioni, ripetitivamente insopportabili, che invece di alimentare e far condividere lo stato di angoscia della protagonista diventano uno stillicidio di noia e non sense.
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Da Eraserhead a Strade Perdute fino a Mulholland Drive l'evoluzione del cinema Lynchiano che ambisce alla sua vetta massima, il summa di una carriera: INLAND EMPIRE. Purtroppo quest'ultimo lavoro del maestro americano si rivela invece un tonfo di inaspettate proporzioni; in relazione alle ambizioni e alle intenzioni certamente il suo peggior film. Se questa volta la frammentazione onirica non dà spazio a reinterpretazioni plausibili, (tutte possibili ma nessuna convincente) a dar fastidio in verità è principalmente la noncurante arroganza dell'autore che si sente un Re mida del cinema capace di trasformare in sequenze da antologia un qualunque suo personale stato emotivo. Per i primi 45 minuti (i migliori) si risente l'universo di Strade Perdute, poi il film deraglia completamente, diventando un'interminabile susseguirsi di situazioni e ambientazioni, ripetitivamente insopportabili, che invece di alimentare e far condividere lo stato di angoscia della protagonista diventano uno stillicidio di noia e non sense. Lo stesso Lynch ha più volte ammesso di essere partito da uno script basato su pochi elementi per poi lasciarsi andare all'improvvisazione e alle idee che giorno dopo giorno maturava sul set. Questa genesi a dir poco azzardata si riflette in maniera evidente sulla narrazione (o sulla non narrazione) che in conclusione non conduce da nessuna parte e che non ha nulla da dire. In più, incoraggiato dal low-budget del digitale in bassa qualità (in alcune sequenze la qualità video è simil-amatoriale), Lynch allunga drammaticamente la durata di IE fino alle 3 ore circa snervando e infastidendo oltre ogni limite. La Dern è brava ma ben presto affonda nel suo personaggio "annaspando nel vuoto senza storia, senza centro, senza parole" e la sua mimica diviene una involontaria e ridicola caricatura del dolore e dell'orrore. "Lasciate che sia il film a guardare voi" ha detto Lynch; troppo comodo mi sembra. Da dimenticare in fretta. Orribile.
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sergio l. duma
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giovedì 17 maggio 2007
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viaggio psichico nel caos apparente
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L'apparente illogicità del film è spiegabile se ci si abbandona all'intuizione, vero e proprio filo di Arianna che ci consente di aggirarci nell'impero interiore di Nikki Grace: una donna che sta per recitare in un film e che si confronta con differenti aspetti della sua personalità: moglie infedele in Polonia, che ha perso figlio e marito, per colpa del suo sé negativo (il Fantasma); prostituta che si aggira nelle strade di L.A.; attrice famosa pronta a tradire il secondo marito durante il remake di un film che porta sfortuna. O forse, più semplicemente, le tre personalità sono solo possibili ruoli che potrebbe interpretare, rinchiusa in una prigione interiore in cui realtà e finzione, oggi e domani si intrecciano, mentre il suo lato più umano (la Donna Perduta) osserva altre versioni di sé stessa davanti a un televisore, con una soap interpretata da conigli che funge da passaggio dimensionale verso altri mondi interiori (come i corridoi set, o il buco sulla seta provocato da una sigaretta accesa).
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L'apparente illogicità del film è spiegabile se ci si abbandona all'intuizione, vero e proprio filo di Arianna che ci consente di aggirarci nell'impero interiore di Nikki Grace: una donna che sta per recitare in un film e che si confronta con differenti aspetti della sua personalità: moglie infedele in Polonia, che ha perso figlio e marito, per colpa del suo sé negativo (il Fantasma); prostituta che si aggira nelle strade di L.A.; attrice famosa pronta a tradire il secondo marito durante il remake di un film che porta sfortuna. O forse, più semplicemente, le tre personalità sono solo possibili ruoli che potrebbe interpretare, rinchiusa in una prigione interiore in cui realtà e finzione, oggi e domani si intrecciano, mentre il suo lato più umano (la Donna Perduta) osserva altre versioni di sé stessa davanti a un televisore, con una soap interpretata da conigli che funge da passaggio dimensionale verso altri mondi interiori (come i corridoi set, o il buco sulla seta provocato da una sigaretta accesa). E tutto questo sotto l'occhio vigile e implacabile di personaggi demiurgici: la vicina di casa e l'ascoltatore silenzioso (un produttore? o una rappresentazione dell'inconscio della protagonista?) Questo è ciò che sono riuscito a decodificare dopo aver assistito all'ultimo capolavoro lynchiano. Avrei molto altro da dire ma so che lo spazio è limitato. Cosa aggiungere? Che Lynch è un genio.
Sergio L. Duma.
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enrico
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domenica 22 aprile 2007
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inguardabile
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Mediocre è dire poco, è un film ridicolo. Mai visto neinte di più brutto, noioso e stupido, non merita neppure il tempo in una minima recensione.
Mi spiace solo che su questo sito sia "consigliatissimo", questo toglie molta credibilità a tutte le altre recensioni presentate.
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(di bionico)
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commentator cortese
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domenica 15 aprile 2007
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siamo sempre lì
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Riecco Lynch, col suo tema del doppio, il simbolismo, lo stream of consciousness, i dialoghi e le atmosfere ad alta tensione, gli stacchetti musicali anni 50, etc etc etc..... e soprattutto l'irrisolutezza della tanta carne messa al fuoco. Questo film non aggiunge proprio niente alla cinematografia di Lynch, lo fa in ben 3 ore e con già alle spalle parecchie pellicole di identica materia e similissima forma. L'assenza di novità concettuali comincia a diventare un (grosso) problema, e la sensazione è che Lynch raschi il fondo del barile per convincerci forse che "ha messo assieme i pezzi" e ha realizzato IL capolavoro lynchiano. La sensazione finale non è questa, ma molto più banalmente di (stra) deja vu.
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Riecco Lynch, col suo tema del doppio, il simbolismo, lo stream of consciousness, i dialoghi e le atmosfere ad alta tensione, gli stacchetti musicali anni 50, etc etc etc..... e soprattutto l'irrisolutezza della tanta carne messa al fuoco. Questo film non aggiunge proprio niente alla cinematografia di Lynch, lo fa in ben 3 ore e con già alle spalle parecchie pellicole di identica materia e similissima forma. L'assenza di novità concettuali comincia a diventare un (grosso) problema, e la sensazione è che Lynch raschi il fondo del barile per convincerci forse che "ha messo assieme i pezzi" e ha realizzato IL capolavoro lynchiano. La sensazione finale non è questa, ma molto più banalmente di (stra) deja vu. Con The Straight Story pensavo questo regista avesse ancora qualcosa da dirci, dopo Inland Empire mi tornano molti, ma molti dubbi al riguardo. In una parola: inutile.
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