Roberto Nepoti
La Repubblica
Articolata su due piani temporali, una storia di famiglia sullo sfondo della tragedia aerea che, nel maggio del 1949, costò la vita alla squadra del Torino. Nello stesso anno, un giovane dirigente britannico della Federcalcio arriva in Italia, investito del compito di organizzare un incontro tra la nazionale inglese e il Grande Torino. Il giovanotto s'innamora di una connazionale, che non lo ricambia preferendogli un tifoso italiano della celebre compagine calcistica.
Nella Torino dei nostri giorni, il manager editoriale Valentino Motta perde il padre; turbato nel profondo, comincia a cercare la mitica tromba che, durante le partite più combattute, serviva da incitamento alla squadra. Incontra un vecchio compagno di fede sportiva del padre (Giorgio Albertazzi); poco a poco cambia pelle e dà una svolta alla propria vita. In tutto ciò, il Grande Torino si vede solo in brevi immagini di repertorio; ciò che interessa a Verdecchi sono, piuttosto, i percorsi individuali dei personaggi e l'esito delle indagini di Valentino sul "misterioso" trombettiere degli stadi.
Ora e per sempre è un film benintenzionato, beneducato e scritto in corretta calligrafia; un po' punito dall'evidente esiguità del budget produttivo, che nuoce alla ricostruzione d'epoca. Se in qualche momento i diversi piani temporali s'intrecciano, convivendo nella stessa sequenza, luci e sintassi sono prossime a quelle della tv. Che, per la cronaca, ha in programma una fiction sul Grande Torino.
Da La Repubblica, 26 febbraio 2005
di Roberto Nepoti, 26 febbraio 2005
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