La fabbrica di cioccolato |
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Un film di Tim Burton.
Con Johnny Depp, Freddie Highmore, Helena Bonham Carter, David Kelly, Deep Roy.
continua»
Titolo originale Charlie and the Chocolate Factory.
Fantastico,
Ratings: Kids,
durata 106 min.
- USA, Gran Bretagna 2005.
uscita venerdì 23 settembre 2005.
MYMONETRO
La fabbrica di cioccolato ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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La vera dolcezza risiede nei valori
di Fede SlevinFeedback: 1608 | altri commenti e recensioni di Fede Slevin |
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mercoledì 7 ottobre 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Willy Wonka, il più grande cioccolatiere di tutti i tempi, indìce un misterioso concorso: i fortunati cinque vincitori avranno l'onore di visitare la famigerata fabbrica con la promessa di un grande premio finale... Che cos'è La Fabbrica di Cioccolato? Un sofisticato ribaltamento di ruoli, in cui l'unico vero bambino è l'eccentrico titolare Willy Wonka, con la sua fantasia, il desiderio per i dolci e i capricci tipici di un bambino qualunque. Qualunque, appunto, perchè anche Charlie rappresenta il lato infantile della vita e il gusto di saper sognare ad occhi aperti ed emozionarsi per ogni cosa, proprio come un bambino, ma in un certo senso egli fa da contraltare ad una spensieratezza fine a se stessa, mettendo in scena una personalità davvero matura e rispettosa, incarnando forse il personaggio ideale, quel giusto ibrido tra senso della realtà e spirito fanciullesco. E gli altri visitatori? Niente di più che icone, stereotipi della società portati all'estremo (e già qui si riconosce il tocco di Burton) tra i quali spicca anche qualche evidente peccato capitale pronto a ritorcersi contro il suo misero impersonificatore all'interno della dantesca fabbrica, in cui ognuno paga i propri vizi finendo nel girone corrispondente. Tra cascate di cioccolato, colori da réclame e gusti ai limiti della fantasia, la narrazione viene scandita da brevi intermezzi musicali, così apparentemente senza senso eppure così aspri (nonostante il dolce regni incontrastato) nel criticare una società vuota e priva di valori; valori che sembrano non mancare a Charlie, il quale si troverà, sul finale, a servire l'assist vincente per la morale di chiusura. Per concludere, parlando di stile, si potrebbe pensare che il fosco ed inquietante Tim Burton sia scemato per venire incontro alla narrazione di Dahl, ma il prodotto rafforza più che mai l'espressionismo allucinato dell'autore cinematografico che semplicemente sostituisce il grigio con colori da diabete, offrendo lo stesso destabilizzante risultato. Pregevole l'omaggio in stile post-moderno a Kubrick in cui il megalite, la coscienza, viene posto qui al pari di una tavoletta di cioccolato per il cioccolatiere Willy. Depp ancora una volta magistrale nei panni che gli si addicono di più.
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