Bubble

Un film di Steven Soderbergh. Con Debbie Doebereiner, Dustin James Ashley, Misty Wilkins, Omar Cowan, Laurie Lee Drammatico, durata 73 min. - USA 2005. uscita venerdì 12 maggio 2006. MYMONETRO Bubble * * * - - valutazione media: 3,09 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Pietà per il mostro della porta accanto

di Paolo D'Agostini La Repubblica

Figura chiave del cinema Usa dell'ultimo quindicennio il 43enne Steven Soderbergh è cineasta dalla personalità e dai risultati sorprendenti. Capace di alternare prestazioni sofisticate e brillanti, proprie di un artista colto e intellettuale —dall'esordio di Sesso bugie e video tape (1989) fino al raffinato esercizio di stile umoristico nel collettivo Eros — ad altre piene invece di corpo e potenza, e di visceralità. Come il bellissimo Traffic e come quest'ultimo Bubble. Che, per l'impassibile quanto dolente rappresentazione dell'America degli ultimi, dell'America depressa, lontana dalla ricchezza e dal potere, fa tornare in mente quell'eccezione — quel gioiello — nel cammino artistico dì David Lynch che fu Una storia vera. Con un modo narrativo asciuttissimo ed ellittico il film introduce rapidamente lo spettatore in un ambiente di vite faticose vissute tra fabbrica e Case-roulotte in periferiche e anonime tristezze: ma le cose, i volti e i luoghi parlano da sé, senza sottolineature o condiziona-menti di alcun genere.
Il giovane operaio Kyle e la più attempata Martha hanno stabilito tra loro una corrente di simpatia. Meglio: la donna, sola con il vecchio padre malato, si sfoga mangiando e dedicando attenzioni apparentemente materne e innocentemente invadenti al ragazzo. Ma compare, in fabbrica e nell'orizzonte di Kyle, una ragazza madre di nome Rosé, la sua è un'esistenza altrettanto triste e precaria ma in più oppressa dal bisogno.
Sta di fatto che, pur facendo buon viso a cattiva sorte e lo Capiamo da tanti piccoli segnali, Martha è contrariata. Ma l'escalation che segue non si può raccontare così, in modo asettico. Va "vissuta" nella visione del film e nel suo progredire attraverso una serie di microspostamenti emotivi, assurdamente sproporzionati all'esito tragico. Che sgorga dalla serata in cui Rose chiede a Martha di fare da babysitter alla sua bambina, per consentirle di uscire con Kyle.
La tristezza e il grigiore strazianti di panorami umani ed esistenze che sembrano non aver diritto ad alcuna aspettativa, e tanto meno a un briciolo di felicità, sono raccontati e rappresentati (immaginiamo un diverso modo, possibilissimo, di mettere in scena lo stesso materiale) con una sobrietà controllatissima, sorvegliatissima. Che è un grande pregio. Svetta sugli altri interpreti Debbie Doebereiner ché dipinge nella sua Martha un mostro dal volto umano da ricordare.
Da La Repubblica, 12 maggio 2006


di Paolo D'Agostini, 12 maggio 2006

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