Alessandra Levantesi
La Stampa
La sorgente del fiume di Theo Angelopoulos, primo capitolo di una trilogia che intende abbracciare il Secolo Breve, iniziando a Odessa nel 1919 per finire a New York ai giorni nostri, è uno di quei film fatti per mettere in crisi una giuria. Da un lato, come ignorare un’opera che si impone su tutte le altre in competizione per la sua innegabile qualità di grande cinema d’arte? E tuttavia, come non tener conto che, soprattutto nella seconda parte di questo film lungo tre ore, l’ispirazione cala e allora, sempre sul filo di un’impeccabile maestria formale, dalla poesia si passa al poeticismo? Il progetto della trilogia, ambizioso anche in termini economici - per il primo episodio si sono costruiti ben due villaggi, uno sul lago di Kerkini, poi sommerso da un’inondazione, e l’altro nel porto di Tessalonica destinato a restare - è di ripercorrere la storia della Grecia. [...]
di Alessandra Levantesi, articolo completo (2570 caratteri spazi inclusi) su La Stampa 13 febbraio 2004