marta scattoni
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martedì 23 aprile 2013
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un inedito sguardo sulla paura dell' "altro"
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Un inedito e lucidissimo sguardo sulla paura, l'ignoranza, il pregiudizio che esplodono in una realtà dove quasi nessuno riesce a preservare la propria innocenza. Un originale affresco della difficile convivenza razziale negli U.S.A. dei giorni nostri, attualissimo anche per qualsiasi altro paese moderno aperto, volente o nolente, alla globalizzazione.
"Crash, contatto fisico" è un film del 2004, diretto da Paul Haggis, che ha meritatamente vinto tre Premi Oscar nel 2006 (film, sceneggiatura originale, montaggio) insieme ad altri prestigiosi riconoscimenti; la vicenda è l'incontro – scontro tra una pluralità di vite in un arco limitato di tempo (non più di un paio di giorni).
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Un inedito e lucidissimo sguardo sulla paura, l'ignoranza, il pregiudizio che esplodono in una realtà dove quasi nessuno riesce a preservare la propria innocenza. Un originale affresco della difficile convivenza razziale negli U.S.A. dei giorni nostri, attualissimo anche per qualsiasi altro paese moderno aperto, volente o nolente, alla globalizzazione.
"Crash, contatto fisico" è un film del 2004, diretto da Paul Haggis, che ha meritatamente vinto tre Premi Oscar nel 2006 (film, sceneggiatura originale, montaggio) insieme ad altri prestigiosi riconoscimenti; la vicenda è l'incontro – scontro tra una pluralità di vite in un arco limitato di tempo (non più di un paio di giorni). Il titolo dell'opera trova la sua spiegazione nella frase pronunciata dal personaggio del poliziotto di colore Graham Waters (Don Cheadle) all'inizio del film, appena dopo un tamponamento; il personaggio riflette sul fatto che nel tipo di società in cui vive, le persone riescono a non ignorarsi, ad incontrarsi e ad interagire solo attraverso eventi in qualche modo traumatici, attraverso lo scontro.
Nella vicende l'incontro – scontro avviene, in modo più o meno diretto, tra diversi gruppi di personaggi, ciascuno rappresentativo di un microcosmo sociale: I poliziotti bianchi (quello razzista afflitto dalle sofferenze del padre e dai problemi economici che non gli consentono di farlo curare adeguatamente e quello giovane animato da buone intenzioni e da uno spiccato senso della giustizia), i giovani rapinatori neri (quello più ingenuo e quello cinico), la coppia benestante di bianchi (lui dirigente della polizia e futuro deputato, lei frustrata e sola) con la loro domestica messicana, la coppia benestante e apparentemente integrata di neri, la famiglia di un immigrato iraniano, la giovane famiglia di un immigrato sudamericano, una coppia di cinesi (marginale) ed infine altri due poliziotti che lavorano in squadra (lui, G. Waters, nero con madre anziana e depressa a causa della delinquenza del figlio minore, lei bellissima poliziotta sudamericana).
All'interno della storia ci sono diversi momenti, fortemente commoventi, che potremmo chiamare di 'redenzione', certo numericamente assai inferiori rispetto a quelli di 'caduta', altrettanto toccanti: la protagonista di uno di questi momenti è la figlia del negoziante iraniano che, lavorando in ospedale ed essendo costretta ad assistere alla morte di tante persone a causa dell'uso spropositato di armi da fuoco, riesce ad evitare un'idiozia del padre legata proprio all'idea di sfogare la propria rabbia attraverso un'arma senza rendersi conto delle terribili ed irreparabili conseguenze che tale sfogo può avere. Altro straordinario momento di 'redenzione' è quello che vede protagonista il poliziotto razzista (Matt Dillon), che il giorno prima, con la scusa di una perquisizione, molesta la giovane moglie nera (Thandie Newton) di un regista di colore (quest'ultimo a sua volta poi protagonista di una scena memorabile) ed il giorno dopo la salva in extremis dalla macchina capovolta ed in fiamme in cui si trovava intrappolata dopo un incidente.
Terribile, soprattutto in ragione del fatto che lo spettatore è consapevole della rettitudine morale del ragazzo, è invece il momento di caduta del giovane poliziotto bianco.
Infine c'è la buona azione del giovane e cinico rapinatore di colore,interpretato dal rapper Ludacris, alla quale segue la scena finale del film, incorniciata dal lento cadere di candidi fiocchi di neve: un altro tamponamento multirazziale che ha come esito un litigio quasi comico (o che perlomeno, nella tristezza generale trasmessa dal film, riesce a strappare un sorriso) tra personaggi che parlano americano ognuno con un inflessione linguistica diversa, accusandosi sommariamente ("tu cinese..!!", "ma che cinese, sono coreano!" oppure "tu messicano...!" "ma se sono del Salvador!" ecc...) l'uno con l'altro di appartenere ad una nazionalità diversa dalla propria.
Da vedere per capire meglio in che mondo stiamo vivendo e quali siano realmente i problemi ed i pregiudizi con cui abbiamo il dovere di confrontarci.
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kondor17
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martedì 5 febbraio 2013
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un noir da vedere
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Ho rivisto questo film ieri, dopo molto tempo. L'ho voluto rivedere perchè merita. Merita la superba recitazione di tutti gli attori, la regia, il montaggio, ma soprattutto la splendida sceneggiatura. Film che travolge, sconvolge e trascina, affascinante nell'ambientazione e nelle riprese, un noir con le cadenze del thriller; non sai mai cosa ti apetta la scena successiva, non sai più chi è il buono e chi il cattivo. La pistola caricata a salve che salva la bambina, il molestatore che si erge ad eroe, il novellino che non sopporta la violenza e che uccide per sbaglio... un film che mette a nudo l'intolleranza, la stupidità, il razzismo, di e da qualunque razza e colore provenga, in quel crogiolo multiecnico e violento che è da sempre la città degli angeli.
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Ho rivisto questo film ieri, dopo molto tempo. L'ho voluto rivedere perchè merita. Merita la superba recitazione di tutti gli attori, la regia, il montaggio, ma soprattutto la splendida sceneggiatura. Film che travolge, sconvolge e trascina, affascinante nell'ambientazione e nelle riprese, un noir con le cadenze del thriller; non sai mai cosa ti apetta la scena successiva, non sai più chi è il buono e chi il cattivo. La pistola caricata a salve che salva la bambina, il molestatore che si erge ad eroe, il novellino che non sopporta la violenza e che uccide per sbaglio... un film che mette a nudo l'intolleranza, la stupidità, il razzismo, di e da qualunque razza e colore provenga, in quel crogiolo multiecnico e violento che è da sempre la città degli angeli. E proprio di angeli (e demoni) si parla. Angeli (e demoni) che sono dentro di noi, con noi, tra di noi e che, nonostante tanti mali da cui siamo circondati, continuano a far del bene e a salvare tante vite. Film duro, ma positivo, in quanto comunica speranza. Un autentico affresco d'autore. Bravi indistantamente tutti. Chi non l'ha visto, perde.
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arnaco
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martedì 15 gennaio 2013
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ottimismo pessimista
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Leggendo le recensioni mi ha colpito la presenza di due giudizi contrastanti: da un lato quello di inutile buonismo, dall'altro quello di pessimismo senza speranza. Il fatto che tutte le storie del film (tranne quella del giovane delinquente nero) si ricompongano in una sorta di lieto fine sembrerebbe avvalorare l'accusa di buonismo. Ma ripensandoci mi sono convinto del contrario. Ad esempio il poliziotto razzista salva la vita di una automobilista nera, a rischio della propria. Buonismo? Certamente la vita umana è un valore assoluto, ma anche la dignità umana lo è e non è detto che il poliziotto lo abbia capito. Infatti non lo si vede andare a scusarsi con la signora nera la cui dignità ha calpestato, palpeggiandola volgarmente di fronte al marito.
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Leggendo le recensioni mi ha colpito la presenza di due giudizi contrastanti: da un lato quello di inutile buonismo, dall'altro quello di pessimismo senza speranza. Il fatto che tutte le storie del film (tranne quella del giovane delinquente nero) si ricompongano in una sorta di lieto fine sembrerebbe avvalorare l'accusa di buonismo. Ma ripensandoci mi sono convinto del contrario. Ad esempio il poliziotto razzista salva la vita di una automobilista nera, a rischio della propria. Buonismo? Certamente la vita umana è un valore assoluto, ma anche la dignità umana lo è e non è detto che il poliziotto lo abbia capito. Infatti non lo si vede andare a scusarsi con la signora nera la cui dignità ha calpestato, palpeggiandola volgarmente di fronte al marito. Altro esempio, il negoziante iracheno spara a bruciapelo ad una bambina(nera) che però rimane illesa perchè la pistola era caricata a salve (a sua insaputa). Poi decide di non tenere più armi (per sempre?) non perchè si sia convinto razionalmente che non si deve uccidere, specialmente i bambini, ma perchè è convinto di avere assistito a un miracolo, che la bambina sia un angelo, anzi il suo angelo custode (buonismo fideista). Ancora, il giovane poliziotto bianco, animato da buoni sentimenti finisce con l'uccidere il giovane delinquente nero, armato solo della statuetta di un santo (ancora buonismo fideista?). La moglie del procuratore (lui è filonerista solo per motivi elettorali) abbraccia la cameriera messicana proclamandola la sua migliore amica, solo dopo che la sua migliore amica si è dimostrata un pezzo di merda (sic!). Infine la madre del devoto (a lei) detective nero gli preferisce il figlio delinquente arrivando ad incolparlo della sua morte. E via dicendo. Per concludere, l'elemento che accomuna i diversi episodi è la considerazione, se non buonista per lo meno ottimista, che i pregiudizi razziali, e più in generale i contrasti umani, possano essere superati mediante un rapporto di comunicazione. Purtroppo, ed ecco prevalere il pessimismo, in una grande città, come LA, un rapporto (contatto) umano si instaura solamente per un incidente, stradale o di altra natura. Altrimenti, solitudine di massa.
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ashtray_bliss
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sabato 29 settembre 2012
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ritratto dell'america oggi: razzista e ostile.
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Un film che magnetizza, un film duro e di forte impatto emotivo. Un affresco sull' America odierna. Una America che si regge su pregiudizi e discriminazioni raziali onnipresenti. Stereotipi che si alimentano continuamente e provocano soltanto scontri (crashes) tra le persone. Intolleranza, odio, misantropia e cinismo che regna in ogni angolo della citta' degli angeli. Persone comuni, normali, alle quali basta un evento singolo e minimo per scatenare tutto il proprio rancore e la propria rabbia contro gli altri. E cosi che avviene col negoziante persiano che crede perennemente di essere preso in giro e viene scambiato per un Arabo (presunto fondamentalista) e la scusa della vandalizzazione del suo negozio lo portera' a sfiorare una strage.
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Un film che magnetizza, un film duro e di forte impatto emotivo. Un affresco sull' America odierna. Una America che si regge su pregiudizi e discriminazioni raziali onnipresenti. Stereotipi che si alimentano continuamente e provocano soltanto scontri (crashes) tra le persone. Intolleranza, odio, misantropia e cinismo che regna in ogni angolo della citta' degli angeli. Persone comuni, normali, alle quali basta un evento singolo e minimo per scatenare tutto il proprio rancore e la propria rabbia contro gli altri. E cosi che avviene col negoziante persiano che crede perennemente di essere preso in giro e viene scambiato per un Arabo (presunto fondamentalista) e la scusa della vandalizzazione del suo negozio lo portera' a sfiorare una strage. Poi ci sono due giovani afro-americani malavitosi (Ludacris, Tate) che vedono razzismo e pregiudizi ovunque, e dove non esistono, li creano da se stessi pur di giustificare le loro azioni. Perche' i due vivono di rapine ed estorsioni a scapito dei bianchi, credendosi cosi dalla parte del giusto. C'e' un poliziotto, Ryan (Matt Dillon), che affronta un dramma personale per via di un padre malato al quale vengono negate le cure e i farmaci, e trova modo di sfogare tutta la sua rabbia, sotto forma di odio raziale, molestando una donna afroamericana (Thandie Newton) la quale-per uno strano scherzo del destino- si ritrovera' a salvare qualche ora dopo. E poi c'e' Jean Cabot (Sandra Bullock) moglie del procuratore Rick alla quale viene rubata l'auto (dai due ragazzi afroamericani) e questo le provochera' atteggiamenti razzisti e di diffidenza nei confronti di tutte le persone "straniere" che le girano attorno: il latinos Daniel che cambia le serrature, la domestica Rosa e via discorrendo. C'e' un altro poliziotto, Tom (Ryan Phillippe) che vuol dimostrarsi tollerante e anti-razzista ma causera' la morte proprio di un ragazzo nero. Queste e altre storie si intrecciano in modo del tutto casuale in una Los Angeles alienata e ostile. Una Los Angeles brutale e misantropa, come qualsiasi altra citta' multiculurale di questo pianeta.
Vite, persone che si scontrano in un modo del tutto anomalo tra di loro, e che mette in evidenza il profondo e incolmabile vuoto morale e spirituale di queste. Persone comuni, che esistono realmente in questo mondo e ci circondano tutti i giorni, accomunate da un unico ma abissale vuoto ed incapacita' di accettare e accogliere il prossimo. Preferendo cosi di nascondersi dietro l'alibi del pregiudizio raziale, unica arma sulla quale possono sempre contare pur di farsi strada.
Film profondo e toccante che riguarda il delicato tema del razzismo, il quale come un virus implacabile contagia- attraverso il contatto tra loro- i protagonisti delle diverse storie raccontate nel film. Il razzismo qui e' inteso come un malsano concetto radicato pero' indistintamente : bianchi, neri, latinos, mussulmani. Tutti alimentano forti sentimenti razziali che li portano, inevitabilmente, a scontrarsi tra loro. Il razzismo dunque, viene dipinto come un male comune e universale, un male che afflige e contagia chiunque, un male dal quale nessuno e' immune e basta un niente perche' si risvegli nell'individuo. Un film incredibilmente umano e realistico che mette in evidenza la mostruosita' che le persone possono dimostrare -nei confronti altrui- se accecate dal razzismo in tutte le sue sfaccettature. Nessuno e' solo buono o solo cattivo, niente e' solo bianco o solo nero. La realta' di questa vita e ben piu' complicata e le reazioni delle persone, in societa' culturalmente diverse e multietniche, vanno cercate al di la' della superficie e delle apparenze. Tutti, anche i migliori moralmente, possiamo diventare vittime o carnefici se la situazione ci rende tali.
Profondo, toccante, umano, realistico e altamente didascalico e morale. Un film semplicemente imperdibile che fa riflettere sulla natura umana: diversa ma anche straordinariamente uguale.
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metalsoldier
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lunedì 10 ottobre 2011
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che sfiga
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Ben fatto, però che concentrato di sfiga. Il clue è la trama che si sviluppa nella sua complessità gradualmente, rendendo il film piacevole da seguire nonostante l'atmosfera triste e notturna che non risulta pesante anche grazie a regia e attori ad un alto livello.
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denzel for ever
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giovedì 29 settembre 2011
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un bellissimo film, ma......
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come film ,storia ecc mi è piaciuto.......anche l'argomento e cioè il razzismo è un argomento che sono sempre contento quando viene trattato nei film e ne ho visti tanti di qst genere (il mio attore peferito è Denzel Washington ed ho detto tutto) sperando che riesca a far capire a qualke malato di mente che il colore della pelle nn importa..tutti abbiamo un cuore e nessuno è piu importante dell'altro.
tornando al film...qnd vedevo qst intrecci...subito mi è venuto in mente Traffic dove c'è lo stesso Don Chadley e 21 grammi di Sean penn e sempre di Benicio del Toro presente anche in traffic .
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come film ,storia ecc mi è piaciuto.......anche l'argomento e cioè il razzismo è un argomento che sono sempre contento quando viene trattato nei film e ne ho visti tanti di qst genere (il mio attore peferito è Denzel Washington ed ho detto tutto) sperando che riesca a far capire a qualke malato di mente che il colore della pelle nn importa..tutti abbiamo un cuore e nessuno è piu importante dell'altro.
tornando al film...qnd vedevo qst intrecci...subito mi è venuto in mente Traffic dove c'è lo stesso Don Chadley e 21 grammi di Sean penn e sempre di Benicio del Toro presente anche in traffic ...quindi ok la storia...ma qst intrecci e modo di fare cinema mi era gia familiare e quindi riuscivo a capire gli intrecci prima del normale..
Ps : sono stati sfruttati troppo poco grnd attori in qst film
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filippo catani
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venerdì 2 settembre 2011
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los angeles mai così buia
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Nel film ci sono varie storie che inevitabilmente andranno a intrecciarsi fra loro. Il filo rosso che le unisce tutte quante è un misto di misantropia e razzismo. Ci sono una coppia di ladruncoli, un regista nero che non riesce a reagire alle provocazioni dei poliziotti (uno pare buono e l'altro pare cattivo), un procuratore che ha problemi con la moglie, un agente di polizia perseguitato dai problemi familiari e un negoziante iraniano che fatica a integrarsi e cerca di farlo con l'aiuto della figlia.
Tutti gli elemnti del film che già presi singolarmente prometterebbero scintille, vengono uniti insieme per dare una miscela esplosiva. Alcune storie si mescoleranno tra loro e altre continueranno ad andare avanti parallele a queste ma il grande messaggio di fondo è il fatto che ormai non riusciamo più ad accorgerci di queste cose.
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Nel film ci sono varie storie che inevitabilmente andranno a intrecciarsi fra loro. Il filo rosso che le unisce tutte quante è un misto di misantropia e razzismo. Ci sono una coppia di ladruncoli, un regista nero che non riesce a reagire alle provocazioni dei poliziotti (uno pare buono e l'altro pare cattivo), un procuratore che ha problemi con la moglie, un agente di polizia perseguitato dai problemi familiari e un negoziante iraniano che fatica a integrarsi e cerca di farlo con l'aiuto della figlia.
Tutti gli elemnti del film che già presi singolarmente prometterebbero scintille, vengono uniti insieme per dare una miscela esplosiva. Alcune storie si mescoleranno tra loro e altre continueranno ad andare avanti parallele a queste ma il grande messaggio di fondo è il fatto che ormai non riusciamo più ad accorgerci di queste cose. La nostra società finisce per relegarci in uno spazio dove noi ci chiudiamo e o fingiamo di non vedere quello che ci accade intorno oppure lo seguiamo con indifferenza. Ecco allora che l'indifferenza mista all'odio e al razzismo non può che portare alla dissoluzione di questa stessa società ormai corrotta dai vizi peggiori.
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marvelman
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martedì 21 settembre 2010
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film che merita
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Veramente giustissimi gli oscar che ha vinto e forse ne meritava altri...questo film drammatico incentrato sul razzismo è l'intreccio di varie vicende che si scontrano (CRASH) l'una contro l'altra, alcune finiscono bene e altre male, che culminano in un finale di consapevolezza dei personaggi e dello spettatore che le cose come noi le conosciamo a livello emotivo, comportamentale e fisico non sono sempre come sembrano e che esiste forse una coscienza esterna che guida gli uomini ad agire in modo da salvare altre vite e perdonare altre persone. A tratti commovente e a tratti coinvolgente CRASH ingabbia lo spettatore nelle storie che racconta e lo guida verso la morte, la disperazione, la gioia, la redenzione e il peccato.
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alcor
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sabato 14 agosto 2010
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da vedere
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Un film che fa riflettere sulle problematiche socio/culturali del nostro tempo... Un gran bel film.
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andreabarella
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venerdì 26 marzo 2010
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acido e miele
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il film è assolutamente da vedere, un tuffo nella miseria umana che mostra il lato oscuro di ogni singolo personaggio ma insieme la capacità dell'uomo di riscattarsi dalla mediocrità , così personaggi cinici e disperati intrecciano le vite con altri piu retti e dignitosi, sull'onda lunga del dibattito razzista che in un modo o nell'altro tiene legate queste vite.
in questo film non vince il bene sul male , ma diciamo che trovano un compromesso come nella vita vera.
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