the best......
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giovedì 6 luglio 2006
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domanda!!!!
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mi pongo una domanda visto che non ho mai visto questo film... quì (nel film)i personaggi scopano cioè vanno a letto????????????????
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loraxy
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martedì 9 maggio 2006
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un film per riflettere
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Attraverso la trama del film si intrecciano le vicende dei protagonisti, cittadini di Los Angeles diversi per nazionalità, ceto e status sociale, e le loro storie sono per qualche verso collegate da un filo conduttore, rappresentato dai pregiudizi che opprimono e limitano la convivenza sociale, la diffusa tendenza a ragionare per stereotipi e a giungere a soluzioni affrettate, convenienti perché esonerano da un’analisi logica più attenta, che dovrebbe riguardare ogni singolo caso concreto.
Ed eccovi una drammatica dimostrazione di come è semplice smontare questo castello di false convinzioni.
Il film ci pone subito di fronte alla problematica del razzismo, della triste realtà con cui alcuni onesti lavoratori vengono visti di cattivo occhio, senza una valida ragione, e solo in virtù della loro nazionalità o di qualche vistoso tatuaggio.
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Attraverso la trama del film si intrecciano le vicende dei protagonisti, cittadini di Los Angeles diversi per nazionalità, ceto e status sociale, e le loro storie sono per qualche verso collegate da un filo conduttore, rappresentato dai pregiudizi che opprimono e limitano la convivenza sociale, la diffusa tendenza a ragionare per stereotipi e a giungere a soluzioni affrettate, convenienti perché esonerano da un’analisi logica più attenta, che dovrebbe riguardare ogni singolo caso concreto.
Ed eccovi una drammatica dimostrazione di come è semplice smontare questo castello di false convinzioni.
Il film ci pone subito di fronte alla problematica del razzismo, della triste realtà con cui alcuni onesti lavoratori vengono visti di cattivo occhio, senza una valida ragione, e solo in virtù della loro nazionalità o di qualche vistoso tatuaggio.
Ma la denuncia sociale non si ferma a temi così scontati; il film vuole dimostrare quanto la convivenza sociale sia resa difficile da flagelli come il terrorismo, che inesorabilmente seminano paure diffuse, spingendo gli individui verso comportamenti estremi. Nel film, per esempio, un commerciante persiano viene scambiato per arabo da un venditore di armi, il quale a sua volta assume un atteggiamento duro ed evidentemente discriminatorio.
Ebbene, si potrebbe fare una riflessione e porsi una domanda: è sensato giustificare il comportamento di chi ragiona per stereotipi, in vista di comprensibili paure, oppure è più giusto stigmatizzare chi fa di tutta un erba un fascio?
Vediamo come la superficialità di molti individui sia dannosa e come impoverisca il loro animo. Ma questo film da una speranza in più, come un bagliore all’orizzonte, che offre una occasione di redenzione per tutti, anche per l’individuo più meschino. Non che sia possibile pulire l’anima da tutti i peccati, ma di certo ci si può avvicinare verso il prossimo per stabilire un contatto, quel contatto che manca e che in questa società frenetica si stabilisce solo in occasione di eventi non previsti, di incidenti non voluti, dove la gente è sorda e non sente quante grida provengono da persone che soffrono, e che forse soltanto per questo motivo non sono cittadini modello. Sarebbe meglio non arrestarsi alle apparenze e non pensare con ostinazione che tutto sia o nero o bianco: esistono anche i toni grigi e forse nell’uomo cattivo non si trova soltanto del marcio, come nell’individuo trincerato intorno a saldi principi etici si può celare qualcosa di oscuro e negativo.
Il film ci dimostra come le apparenze siano devianti con l’agente Rayan (Matt Dillon), che esprime sentimenti razzisti e poi si rivela una persona capace di nobili azioni, mentre è costretto a vedere il padre soffrire, affetto da una straziante malattia; con l’altro giovane agente Hanson (Rayan Philippe), che sembra molto più integro moralmente e poi si dimostra capace di compiere un’azione terribilmente vigliacca e meschina.
I temi del film non si dimostrano un composto di originalità, ma sono abilmente coordinati ed alcune scene colpiscono dritto al cuore, suscitando autentiche emozioni….
Il cast è ottimo e la vista della pellicola è sicuramente piacevole. Ebbene, quale migliore occasione per riflettere?
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montecristo
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giovedì 4 maggio 2006
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bello ma non bellissimo
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Esagerato, coicidenza al limite della tenuta narrativa, ottimo cast e buona colonna sonora, discreta regia. Niente di entusiasmante, bisogna accontentarsi per i tempi che corrono ma non si può non rendersi conto che di per sè è un film sufficiente. Perde tutti i confronti con : America oggi di Altman(bellissimo), La sicurezza degli oggetti (meraviglioso), Happiness di Solodonz(capolavoro), Magnolia (discreto). Tutte pellicole basate come Crash su storie e personaggi diversi che si intrecciano. Pedante anche il continuo richiamo al problema razziale, a volte sembra forzato.
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savo
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mercoledì 19 aprile 2006
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ma nessuno se ne è accorto?
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Chiedo scusa ai critici che sicuramente avranno visto più film di me, chiedo scusa alla academy che ogni anno si accinge a premiare il miglior film con una infallibilità che dovrebbe essere assunta come dogma, ma ritengo crash un film pietoso. e non parlo della pietas che forse l'autore si era prefisso di raggiungere come obiettivo da suscitare nello spettatore. il film è talmente banale da girare tutto intorno ad un concetto: l'anima umana è ambigua: bene e male convivono in ognuno di noi in parti esattamente uguali. ma non lo aveva già detto il soldato joker o meno nobilmente un certo jung? aprite gli occhi i film belli sono quelli politicamente scorretti non quelli a tesi: per dimodtrare la mia idea faccio vedere i nostri eroi in entrambe le circostanze: paladini del bene e servi del mane.
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Chiedo scusa ai critici che sicuramente avranno visto più film di me, chiedo scusa alla academy che ogni anno si accinge a premiare il miglior film con una infallibilità che dovrebbe essere assunta come dogma, ma ritengo crash un film pietoso. e non parlo della pietas che forse l'autore si era prefisso di raggiungere come obiettivo da suscitare nello spettatore. il film è talmente banale da girare tutto intorno ad un concetto: l'anima umana è ambigua: bene e male convivono in ognuno di noi in parti esattamente uguali. ma non lo aveva già detto il soldato joker o meno nobilmente un certo jung? aprite gli occhi i film belli sono quelli politicamente scorretti non quelli a tesi: per dimodtrare la mia idea faccio vedere i nostri eroi in entrambe le circostanze: paladini del bene e servi del mane. un manicheismo di una banalità sconcertante.
e non parliamo dello stile non originale ma interamente copiato: un tocco di tarantino, altman soderbergh e magnolia come modello sempre presente. chiedo infine scusa per non aver apprezzato un "capolavoro" che tutti hanno osannato ma che da me si becca questo premio sì meritato: il film più noioso dell'anno.
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[+] tarantino
(di billo)
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paolo pizzato
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mercoledì 12 aprile 2006
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contatto riuscito
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La prima cosa che viene spontaneo fare dopo aver visto l’ottimo Crash è pensare a quante pellicole questo film è debitore. Dopo un rapido conto emergono Magnolia, Amores perros e 21 grammi per la struttura a episodi, il montaggio alternato e la corale rappresentazione di vite diverse che in qualche modo finiscono per intrecciarsi tra loro, e il lacerante Monsters ball per una figura specifica; il poliziotto bastardo, razzista, ma a ben guardare non del tutto spregevole interpretato con felice misura da Matt Dillon. Il commento “a caldo” dunque è che ci si trova di fronte a una scopiazzatura. Ma siccome fin dai lontani tempi della scuola ci è stato insegnato che copiare bene, se proprio non è un merito di sicuro è un esercizio che alla lunga può risultare utile, viene fuori che Crash è una scopiazzatura con i fiocchi.
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La prima cosa che viene spontaneo fare dopo aver visto l’ottimo Crash è pensare a quante pellicole questo film è debitore. Dopo un rapido conto emergono Magnolia, Amores perros e 21 grammi per la struttura a episodi, il montaggio alternato e la corale rappresentazione di vite diverse che in qualche modo finiscono per intrecciarsi tra loro, e il lacerante Monsters ball per una figura specifica; il poliziotto bastardo, razzista, ma a ben guardare non del tutto spregevole interpretato con felice misura da Matt Dillon. Il commento “a caldo” dunque è che ci si trova di fronte a una scopiazzatura. Ma siccome fin dai lontani tempi della scuola ci è stato insegnato che copiare bene, se proprio non è un merito di sicuro è un esercizio che alla lunga può risultare utile, viene fuori che Crash è una scopiazzatura con i fiocchi. Haggis, sceneggiatore prestato alla reagia, compone un quadro di piccole e grandi miserie, di meschinità, contraddizioni e tragedie nel quale ciascuno può riconoscersi (perché al centro c’è l’uomo, ogni uomo, che a tutte le latitudini e in qualsiasi contesto è sempre uguale a se stesso), e nel quale tutti recitano la propria parte, senza sconti e senza sorprese. Los Angeles, spesso ripresa di notte, è città simbolo di un mondo nel quale le luci, fossero anche le più scintillanti, non scacciano le tenebre; un mondo in cui ciascuno è prigioniero di se stesso, delle proprie paure, dei propri pregiudizi, dei propri egoismi, dei sogni svaniti, di una vita dalla quale si desidera fuggire. Chi pensa di non soffrire di questi mali semplicemente sbaglia, e toccherà al caso - o alla superiore trama del destino, per chi ci crede - ricondurlo alla realtà. C’è salvezza da tutto questo, sembra a un certo punto chiedersi, e chiederci, Haggis? La sua risposta è positiva, ma non confortante. Positiva perché salvezza c’è; c’è nell’amore puro di un padre per la sua bambina così come c’è nella consapevolezza antirazzista e nella tolleranza illuminata della figlia di un immigrato e nella ruvida umanità di un ladro d’auto, ma questi tiepidi raggi di sole (ed ecco la mancanza di conforto) somigliano troppo a casuali colpi di fortuna perché ci si possa fare reale affidamento. È possibile che accada qualcosa di buono, questo ci dice Haggis, è possibile che spunti un fiore anche nel deserto, ma se succede, succede per meccanismi che sfuggono, e non certo perché qualcuno si mette, giorno dopo giorno, ad annaffiare un rettangolo di sabbia. Fin qui la tematica, cui regala sostanza, emozione e appassionata identificazione un cast in stato di grazia. Don Cheadle su tutti, ottimo poliziotto che al proprio lavoro chiede di tappare le falle di una vita privata che se va alla deriva (una madre che non lo ama, un fratello delinquente e l’amore che è sempre un passo più in là, indecifrabile, irraggiungibile), poi Matt Dillon, quasi un “clone” (ma perfortuna con una sua personalità den definita) del monumentale Billy Bob Thornton di Monsters Ball, e Thandie Newton, affermata e colta signora dell’alta borghesia la cui vita rischia di andare in frantumi a causa un’umiliazione subita, e infine, seppur un gradino più in basso rispetto agli altri, anche Brendan Fraser e Sandra Bullock, coppia bianca e liberal che ormai da troppo tempo ha smesso di conoscersi e di capirsi. Un film da vedere insomma, e che una volta visto, volenti o nolenti, si finisce per portare con sé. Forse perché, in buona parte, ciascuno di noi lo ha già dentro di sé.
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[+] sono proprio d'accordo con te
(di pierluigi)
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cineofilo92
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mercoledì 5 aprile 2006
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crash! e tutti salvi
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Anche se in fondo è esagerato avergli dato l'Oscar per miglior film, Crash è un nitido esempio del razzismo dei nostri giorni. Con una musica a tratti inquietante, narra le storie di diverse persone così a fondo da rimanerne coinvolti.
Splendida la Bullock.
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ra
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sabato 1 aprile 2006
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urto infinito
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Un film che dovrebbe definirsi "caro", semplicemente. Ho ripensato a Hegel vedendolo, prima l'Urto infinito contro l'Altro, ma poi ci si autosvela come l'infinità è nell'uomo stesso, mai assolutamente lontano dagli altri, un'unica sfera di ricerca e di affetto.
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syd
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martedì 21 marzo 2006
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non meriterà il premio oscar però...
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Ok forse il premio oscar non é proprio meritatissimo (d'altra parte quando mai gli americani danno premi oscar meritati), però trovo che una rinfrescata sulla dura vita di alcune persone sia più che dovuta...
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(di gatto)
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lunedì 20 marzo 2006
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oscar meritato
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Storie che si intrecciano, destini che si incrociano, vite che spesso si scontrano. Il tutto sotto l'immenso cielo della jungla L.A. Sembra proprio che la vita di ognuno sia inelluttabile.... grande film. A me ricorda "21 grammi". ed Oscar sia....
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renato corriero
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domenica 19 marzo 2006
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buono ma non da oscar
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Ottimo l'affresco e l'intrccio delle storie dei personaggi, stupenda la scena del poliziotto che rischia la vita per salvare la donna di colore che pochi giorni prima aveva mancato di rispetto.
Tuttavia nel secondo tempo lo trovo un po' deludente perche lascia tutte le conclusioni al sottinteso lasciando tutto all'immaginazione dello spettatore.
Buonissimo film ma non da premio oscar come miglior film.
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