daniele
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sabato 31 marzo 2007
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...inevitabile?
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Un film veramente speciale. Ogni volta che lo vedo mi emoziono, tanto da volerci fare un lavoro sociologico perchè, tutto ciò che viene mostrato in questa pellicola, è degno di attenzione.
Non credo di poterlo definire un banale film sul razzismo...la xefobia e la paura dell'Altro è solo la causa dei continui "crashes" tra le persone, tra gli uomini di L.A.
Amaro ed incantevole questo spaccato di vita: ma è davvero così "spaccato"? Oppure è la situazione reale che viviamo noi tutti, nel nostro agire quotidiano?
Fa riflettere, vero. Fa piangere, molto. Perchè come ha detto Anna Frank:"nonostante tutto questo sono ancora convinta della profonda bontà dell'animo umano".
Crash ci mostra la nostra faccia più scura e la nostra capacità non tanto nascosta di portare luce con degli abbracci, commoventi, finali.
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Un film veramente speciale. Ogni volta che lo vedo mi emoziono, tanto da volerci fare un lavoro sociologico perchè, tutto ciò che viene mostrato in questa pellicola, è degno di attenzione.
Non credo di poterlo definire un banale film sul razzismo...la xefobia e la paura dell'Altro è solo la causa dei continui "crashes" tra le persone, tra gli uomini di L.A.
Amaro ed incantevole questo spaccato di vita: ma è davvero così "spaccato"? Oppure è la situazione reale che viviamo noi tutti, nel nostro agire quotidiano?
Fa riflettere, vero. Fa piangere, molto. Perchè come ha detto Anna Frank:"nonostante tutto questo sono ancora convinta della profonda bontà dell'animo umano".
Crash ci mostra la nostra faccia più scura e la nostra capacità non tanto nascosta di portare luce con degli abbracci, commoventi, finali.
Allora cos'è questo contatto?
E perchè deve sempre partire con lo scontro?
E mi domando ancora: vale la pena scontrarsi, se poi il risultato è l'avvicinamento?
Non c'è film più "sociale" di questo...
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gattorosso
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giovedì 22 marzo 2007
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emozionante
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Non mi capitava di emozionarmi per un film come per Crash. L'incomunicabilità è il filo conduttore del film. I personaggi hanno spessore psicologico. Mi ricorda Magnolia ma in questo caso la problematica razziale dà al film un valore aggiunto. Bello e desolante. Da vedere.
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pilecchia
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lunedì 13 novembre 2006
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che gioia l'oscar
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E' forse il più bel fiml che abbia mai visto! Ho gioito come un pazzo quando ha preso l'oscar.Attualissimo, evidenzia il problema della incomunicabilità e dell'egoismo dilagante della società moderna.Il desiderio di avere una persona al proprio fianco anche solo per sentirne la presenza diviene essenziale, ossigeno puro.
Un montaggio eccezzionale. Confesso che ho visto il film due volte, e per due volte una maledetta lascrima mi è scesa nella scena in cui la bambina usa il mantello invisibile per proteggere il padre.
Assolutamente straordinario.
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mario scafidi
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mercoledì 1 novembre 2006
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crash - fallimento cinematografico
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A sangue freddo ed a ragionevole distanza di tempo dallo shock subito sulla poltrona di casa, vedendo il grande Nicholson urlare "The Oscar goes to...CRASH", cerco di razionalizzare il mio giudizio su questa pellicola.
Paul Haggis. Ah, un grande sceneggiatore che adesso si cimenta dietro la macchina da presa...un attimo. Un grande sceneggiatore? Beh, ha firmato "Million Dollar Baby", lo struggente melodramma di Clint Eastwood, premio Oscar 2004, ma...Ma "Million Dollar Baby" è un gran film per la regia, la fotografia, l'interpretazione degli attori, ma la sceneggiatura...Dai! La famiglia di Maggie Fitzgerald è ritratta dall'autore Haggis con i colori e le tinte di un fumetto di Topolino. Grotteschi personaggi che rasentano il ridicolo.
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A sangue freddo ed a ragionevole distanza di tempo dallo shock subito sulla poltrona di casa, vedendo il grande Nicholson urlare "The Oscar goes to...CRASH", cerco di razionalizzare il mio giudizio su questa pellicola.
Paul Haggis. Ah, un grande sceneggiatore che adesso si cimenta dietro la macchina da presa...un attimo. Un grande sceneggiatore? Beh, ha firmato "Million Dollar Baby", lo struggente melodramma di Clint Eastwood, premio Oscar 2004, ma...Ma "Million Dollar Baby" è un gran film per la regia, la fotografia, l'interpretazione degli attori, ma la sceneggiatura...Dai! La famiglia di Maggie Fitzgerald è ritratta dall'autore Haggis con i colori e le tinte di un fumetto di Topolino. Grotteschi personaggi che rasentano il ridicolo. "Million Dollar Baby" è un gran film. Paul Haggis a parte.
Don Cheadle. Nulla quaestio sulla bravura e la capacità di coinvolgere emotivamente lo spettatore dell'interprete afroamericano. Tranne che in "Crash", dove rivela la tempra di un navigato attore di soap opera.
Sandra Bullock e Brendan Fraser si commentano da soli, la loro (meritata) pessima fama li precede, e non è smentita neanche dall'occasione offerta dal confuso Paul Haggis nel suo melò a sfondo razziale politically-absolutly-correct.
Perchè girare "Crash"? Che bisogno c'era di una nuova flebo di retorica e di ripetitività? Cosa colpisce in un film che fa di tutto per colpire?
"Crash - contatto fisico" si prefigge molti obiettivi. E li manca tutti.
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(di helterskelter65)
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piett
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venerdì 20 ottobre 2006
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il meno peggio
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Crash trionfa agli OSCAR aggiudicandosi la statuetta Miglio Film.
Crash non è un bel film,è un film mediocre,sufficente,che si perde in ciò che vuole raccontare,che tiene lo spettatore fuori dalla storia che alla fine del filmrimane indifferente.
Tuttavia credo che la statuetta sia giusta (inadeguato il termine "meritata")in quanto i concorrenti erano veramente ridicoli (Brokeback mountain in primis).
La cosa che più mi dispiace è che film mediocri come questo verrano ricordati per l'oscar e altri capolavori,come CASINO' di Scorsese,invece sono stati del tutto ignorati dall'academy
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@
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mercoledì 18 ottobre 2006
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imperdibile
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Un BBBBBBBelllissimo film
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carmen
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giovedì 12 ottobre 2006
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da vedere!
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Un film da vedere assolutamente, che fa riflettere sulla nostra società e le dinamiche relazionali che la dominano.
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a.l.
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lunedì 31 luglio 2006
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il mantello trasparente
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Nelle città gli autobus hanno i finestrini grandi, per umiliare, facendone vedere dall’esterno i volti, gli emarginati costretti ad utilizzare il mezzo pubblico. La frase di un giovane teppista al compare coglie il vero nell’esprimere lo stato d’animo di chi percepisce sulla propria pelle la coabitazione forzata nei centri urbani innaturalmente dilatati. Lo spazio urbano ha i suoi effetti psico-somatici collaterali e tale patologia è il propulsore, attorno a cui, convergendo da punti distanziati, si aggrovigliano i microdrammi sintetizzati in Crash, il lungometraggio del maturo esordiente Haggis: superstrade, traffico caotico ed opprimente, sanità e servizi sociali inefficienti, razzismo e sperequazioni sociali, hanno come risultato diffuso la creazione di una tipologia di individuo, di razza e classe indifferenziate, con caratteristiche comportamentali e caratteriali comuni determinate da paura, diffidenza, senso di panico, odio e ignoranza dell’altro ed incapacità di pervenire nel rapporto con il prossimo alla conoscenza di sé stesso.
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Nelle città gli autobus hanno i finestrini grandi, per umiliare, facendone vedere dall’esterno i volti, gli emarginati costretti ad utilizzare il mezzo pubblico. La frase di un giovane teppista al compare coglie il vero nell’esprimere lo stato d’animo di chi percepisce sulla propria pelle la coabitazione forzata nei centri urbani innaturalmente dilatati. Lo spazio urbano ha i suoi effetti psico-somatici collaterali e tale patologia è il propulsore, attorno a cui, convergendo da punti distanziati, si aggrovigliano i microdrammi sintetizzati in Crash, il lungometraggio del maturo esordiente Haggis: superstrade, traffico caotico ed opprimente, sanità e servizi sociali inefficienti, razzismo e sperequazioni sociali, hanno come risultato diffuso la creazione di una tipologia di individuo, di razza e classe indifferenziate, con caratteristiche comportamentali e caratteriali comuni determinate da paura, diffidenza, senso di panico, odio e ignoranza dell’altro ed incapacità di pervenire nel rapporto con il prossimo alla conoscenza di sé stesso. Il virus ha particolare virulenza nel momento del contagio, ovvero quando gli ammalati collidono gli uni con gli altri e attraverso il contatto diffondono aggravandolo il male: l’animale metropolitano si fa largo schiacciato dalla folla, ne assorbe la forza rabbiosa, distruttiva, l’uomo in lui abita una fortezza in stato d’ assedio e lotta per sopravvivere nonostante tutto. Il lungometraggio si limita a rendere visibile il fenomeno scegliendone casi esemplari nella loro diversità: se però ricchi e poveri, bianchi e neri, guardie e ladri, cinici ed idealisti coltivano lo stesso morbo corrodente, significa che, al di là delle cause apparenti, le radici della malattia vanno cercate ancora più lontano: “ Tutti veniamo al mondo spaventati” scriveva Woolrich, l’anima nera della grande narrativa statunitense del ’900, e ambientava i suoi capolavori nelle metropoli anonime e angoscianti, percorrendo i gironi infernali delle quali affannosamente l’innocente cercava scampo da fantomatiche accuse, forse frutto d’allucinazione, e solo un attimo prima di salire sul patibolo incontrava l’angelo salvatore. Il cinema americano deve molto allo scrittore di noir e la pellicola di Haggis pare quasi essere una riscrittura in chiave contemporanea dei suoi romanzi: l’ossessione non è più individuale ma collettiva e gli incubi prendono solida corporalità dalle tensioni sociali esplosive. Dunque l’America oscura e sotterranea di Woolrich si materializza in una Los Angeles del terzo millennio, osservata dall’alto, con lo sguardo invasivamente poliprospettico di Altman, di Spike Lee, e di Anderson in Magnolia. Resta da capire perché, visto che le cose effettivamente sono come il film le mostra, non si sia ancora verificata la catastrofe: beh ci sono i miracoli, i varchi, il mantello trasparente, donato dai padri ai figli, che se si ricorda di averlo sulle spalle protegge dalla pallottole.
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michael
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martedì 25 luglio 2006
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bello! fa riflettere!
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Siamo tutti buoni e cattivi al tempo stesso... dobbiamo farcene una ragione... siamo condizionati dalla societa'... e questi sono i risultati... siamo tutti un po' razzisti... e pieni di pregiudizi...
Bellissimo film... convolge e fa riflettere... Da consigliare e da vedere...
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jimmy
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sabato 22 luglio 2006
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grande!!!!!!!
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ADORO QST FILM è la rincarnazione della società dei giorni nostri... x qst ke si merita 5 stelle...poi è un oscar meritato...un consiglio a tutti vedetelo...
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