Roberto Nepoti
La Repubblica
Durante un concerto a San Francisco, il celebre pianista Kennington utilizza come voltapagine del suo spartito Paul, giovane studente di musica. Kennington e Paul si rivedono a Barcellona, dove il ragazzo è in vacanza con la madre, Pamela, traumatizzata dall'abbandono del marito. Sarà ulteriormente traumatizzata nell'apprendere (da una rivista gay rinvenuta tra le cose di Paul) che il suo rampollo e il pianista vanno a letto assieme; però mamma e figlio sono entrambi destinati a crescere: il secondo, comprendendo che il proprio talento musicale è limitato, l'altra trasformandosi da casalinga piccolo-borghese e caparbia in donna matura e autoconsapevole.
E' la signora, in fondo, la vera protagonista di Food of Love, tratto dal romanzo Il voltapagine di David Leavitt e diretto da Ventura Pons. Tenendosi al riparo dagli stereotipi del gay-movie, Ventura esalta la commedia degli equivoci adottando un tono in bilico fra dramma e commedia. Esemplare la sequenza in cui la mamma in ambasce partecipa a una seduta della 'Gay Sons Society": potrebbe essere melodrammatica, invece è ironica e, a tratti, addirittura comica.
Bravo a giocare sulle contraddizioni e a erodere i pregiudizi, il regista non rinuncia a manifestare ai personaggi le proprie simpatie umane: soprattutto verso le debolezze della coppia costituita da madre e figlio, ognuno dei quali deve rinunciare alle sicurezze acquisite e riprogettare il seguito della propria vita. Si tratta, insomma, di un piccolo romanzo di formazione trans-generazionale, pensato per un pubblico liberal e piuttosto acculturato (si vedano le passeggiate barcellonesi del trio madre-figlio-amante, consacrate alle opere di Gaudì), ma raccontato in modo piano e semplice, più vicino allo stile minimalista della pagina di Leavitt che a quello, usualmente fiammeggiante, del regista catalano.
Da La Repubblica, 28 giugno 2003
di Roberto Nepoti, 28 giugno 2003