laurence316
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domenica 19 marzo 2017
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un seguito per nulla all'altezza dell'originale
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Come spesso accade, dato l’enorme successo del film precedente inevitabile risulta la produzione di seguiti (un prequel, in questo caso) ma, come altrettanto spesso accade, si rivela fatalmente inferiore all’originale, e di parecchio anche.
Seguendo lo stesso schema utilizzato per L’impero colpisce ancora, Lucas concepisce un secondo film più dark e violento del precedente, ma non per questo più riuscito, affascinante od avvincente, anzi. Ne fa un prequel per evitare di avere ancora i nazisti come antagonisti (ritorneranno comunque ad esserlo in Indiana Jones e l’ultima crociata), ma il fatto di trasportare le avventure dell’archeologo avventuriero in un fantasioso 1935 non è un’idea particolarmente azzeccata.
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Come spesso accade, dato l’enorme successo del film precedente inevitabile risulta la produzione di seguiti (un prequel, in questo caso) ma, come altrettanto spesso accade, si rivela fatalmente inferiore all’originale, e di parecchio anche.
Seguendo lo stesso schema utilizzato per L’impero colpisce ancora, Lucas concepisce un secondo film più dark e violento del precedente, ma non per questo più riuscito, affascinante od avvincente, anzi. Ne fa un prequel per evitare di avere ancora i nazisti come antagonisti (ritorneranno comunque ad esserlo in Indiana Jones e l’ultima crociata), ma il fatto di trasportare le avventure dell’archeologo avventuriero in un fantasioso 1935 non è un’idea particolarmente azzeccata. Così come non lo è quella dell’inserimento di una sanguinaria setta Thug dedita alla magia nera e ai sacrifici umani. Meglio sorvolare poi su alcune infantili ingenuità come la cena a base di cervelli di scimmia.
E’ naturale che, al pari del precedente, tutto va preso in maniera scherzosa e poco seria, ma anche volendo fare ciò rimane il fatto che Il tempio maledetto non è neanche lontanamente divertente come I predatori dell’arca perduta e che, alla fin fine, si riduce ad un continuo susseguirsi di gag più o meno riuscite, inseguimenti e peripezie varie, abolendo di fatto la trama, che è quanto di più labile si possa immaginare. Inoltre, la Capshaw è una presenza irritante e alquanto ininfluente che non sembra essere adatta a far altro se non strillare e lamentarsi (rivelando un sottotesto di neanche troppo velata misoginia, dovuta, probabilmente, alle situazioni sentimentali di Lucas e Spielberg di allora).
In ogni caso, il film rimane un parco di divertimenti spettacolare e fragoroso (frastornante), un film di avventure che rende ancora più palesi i propri debiti con i serial cinematografici degli anni ‘30 e ‘40, un action praticamente non-stop, ed è in grado comunque di offrire almeno un paio di sequenze da ricordare (il lancio dall’aereo in caduta libera col gommone, e il finale inseguimento, stile montagne russe, tra i cunicoli della miniera). Simpatica poi la spalla, Short “Shorty” Round, interpretata da Jonathan Ke Quan, e ancora determinante alla riuscita del tutto l’interpretazione di Ford (senza il quale, molto probabilmente, il film si sarebbe rivelato un totale disastro). Insomma, un film discreto e comunque da vedere, se non altro per completezza.
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iuriv
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domenica 27 dicembre 2015
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più grande. più grosso. più brutto.
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Spielberg nel 1984 era già un regista in grado di intercettare il gusto del pubblico e di dedicarcisi completamente. Per uno come lui non dev'essere stato difficile capire un paio di cose fondamentali: Indiana Jones era un personaggio che funzionava e i film per ragazzi producevano tonnellate d'oro. Il Tempio Maledetto, sostanzialmente, è il risultato della somma di questi due fattori.
Se nel primo film della saga il regista già aveva tentato un approccio simile, qui calca ancora di più la manona, sottraendo ogni rigurgito dark dalla pellicola. La tensione psicologica che, in qualche raro momento, il primo poteva offrire, viene qui trasformata e portata in superficie attraverso scene adrenaliniche tra carrelli e rotaie.
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Spielberg nel 1984 era già un regista in grado di intercettare il gusto del pubblico e di dedicarcisi completamente. Per uno come lui non dev'essere stato difficile capire un paio di cose fondamentali: Indiana Jones era un personaggio che funzionava e i film per ragazzi producevano tonnellate d'oro. Il Tempio Maledetto, sostanzialmente, è il risultato della somma di questi due fattori.
Se nel primo film della saga il regista già aveva tentato un approccio simile, qui calca ancora di più la manona, sottraendo ogni rigurgito dark dalla pellicola. La tensione psicologica che, in qualche raro momento, il primo poteva offrire, viene qui trasformata e portata in superficie attraverso scene adrenaliniche tra carrelli e rotaie.
In effetti, se preso come una commediona avventurosa, il film fa il suo. Regala due ore di divertimento leggero e senza pensieri, immerso in una scenografia esagerata e coperto da effetti speciali che, anche dopo trent'anni, fanno la loro onestissima figura.
Però, rispetto all'Arca Perduta, ci perde. La setta degli strambi indiani adoratori del culto poteva essere persino più inquietante della banda di nazisti presenti nel capitolo precedente della saga. Ma Spielberg decide di non sfruttarli per quella funzione. Piuttosto li rende goffi e alquanto scemi, li circonda di bambini che aspettano solo l'arrivo di Indy per scatenare il loro simpatico inferno e li consegna al pubblico come soggetti insignificanti, utili solo a far da contraltare al protagonista.
Non va meglio con i compagni di bisboccia del Dottor Jones. La povera Willie è praticamente una macchietta comica, messa li per far da spalla a Ford con trovate quasi ingenue tipiche di una commedia dalla grana grossa. Il bimbo, invece, sembra utile per ricordare ai ragazzi che questo è un film costruito per loro, visto che è caratterizzato come il classico eroe un po' briccone, ma dal grande coraggio e capace di grande amicizia.
Indiana stesso pare più bonaccione e meno determinato a qualsiasi cosa per raggiungere l'obbiettivo. A dire il vero pare anche meno acuto, più abile nell'utilizzo della frusta che del cervello.
Quando i tre si trovano in situazioni di pericolo, si ha l'impressione che le sequenze durino troppo, reiterando il momento, quasi a voler disinnescare ogni forma di vera emozione negativa. Insomma, manca qualcosa qui.
Non si può comunque dire che Il Tempio Maledetto sia un film che non funzioni. Il ritmo in crescendo, la capacità di costruire scene d'azione logiche e la forza registica con cui tutto è tenuto in piedi, rendono quest'opera godibile ancora oggi. Certo è che le mancano le stigmate del campione.
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rmarci05
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mercoledì 27 giugno 2018
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fiacco sequel che appiattisce il personaggio
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Purtroppo devo assegnare un voto negativo sia ad un film di Spielberg sia ad un film di Indiana Jones. Riguardo alla spettacolarità e al ritmo della storia ha poco da invidiare al suo predecessore, ma alcune americanate fanno rovinosamente crollare il livello del film: la storia, in partenza buona, diventa troppo surreale e involontariamente ridicola quando lo stregone (antagonista del film) inizia a strappare i cuori degli uomini scelti come sacrifici in onore della Dea Kalì, inoltre alcune scene (come quella del banchetto) sono ai limiti del trash. Il principale difetto del film però è l'insopportabile personaggio femminile, che per quasi tutte le scene in cui compare urla e basta.
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Purtroppo devo assegnare un voto negativo sia ad un film di Spielberg sia ad un film di Indiana Jones. Riguardo alla spettacolarità e al ritmo della storia ha poco da invidiare al suo predecessore, ma alcune americanate fanno rovinosamente crollare il livello del film: la storia, in partenza buona, diventa troppo surreale e involontariamente ridicola quando lo stregone (antagonista del film) inizia a strappare i cuori degli uomini scelti come sacrifici in onore della Dea Kalì, inoltre alcune scene (come quella del banchetto) sono ai limiti del trash. Il principale difetto del film però è l'insopportabile personaggio femminile, che per quasi tutte le scene in cui compare urla e basta. Mi è piaciuta invece la scena finale, carica di avventura. Nel complesso, non riuscito. Due stelle e mezzo su cinque.
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elgatoloco
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lunedì 12 novembre 2018
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number two ...
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Questo"Indiana Jones and the Temple of Doom"(1984, Steven Spielberg)non è certo il miglior film della serie e per nulla al mondo è il miglior film di Spielberg stesso, anzi. Creato(non da Spielberg stesso)per inventare una story e una sceneggiatura in qualche modo"nuova"rispetto al number one di Lucas-Spielberg, il fim è però senz'altro accettabile se lo si vede e legge come"puro escapismo onirico"e in effetti l'incipit, con la fuga dal ristorante cinese negli States e poi il viaggio in India è proprio, decisamente, qualcosa di onirico, di apparentabile a un sogno. "Via dalla realtà"brutta e noiosa, troppo preoccupante, decisamente poco piacevole, comunque.
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Questo"Indiana Jones and the Temple of Doom"(1984, Steven Spielberg)non è certo il miglior film della serie e per nulla al mondo è il miglior film di Spielberg stesso, anzi. Creato(non da Spielberg stesso)per inventare una story e una sceneggiatura in qualche modo"nuova"rispetto al number one di Lucas-Spielberg, il fim è però senz'altro accettabile se lo si vede e legge come"puro escapismo onirico"e in effetti l'incipit, con la fuga dal ristorante cinese negli States e poi il viaggio in India è proprio, decisamente, qualcosa di onirico, di apparentabile a un sogno. "Via dalla realtà"brutta e noiosa, troppo preoccupante, decisamente poco piacevole, comunque...Questa la"divisa"di questo film spielberghiano, avventuroso, immagnifico("mirabile", si fa per dire, la cena a base di soli insetti, praticamente), decisamente diverso dai molti film "seri"e bellissimi dell'autore, ma anche da film più leggeri e comunque di grande qualità del regista stesso, Da vedere, comunque, appunto in una chiave"ricreativa", che forse è quella che l'autore di"Schindler's List"(per fare solo un esempio)talora di concede. Harrison Ford, lungi dall'essere un grande interprete, in film come questi in qualche modo si afferma, Kate Creepsaw, nel ruolo dell'attricetta, era piacevole. E l'inizio vero e proprio, decisamente in chiave di "musical"hollwywoodiano, va b enissimo, in specie per un pubblico yankee, anche se forse Spielberg lo intendeva in chiave lievemente dissacrante, elemento che la critica locale forse non aveva colto... El Gato
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paolp78
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venerdì 13 agosto 2021
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come in un parco divertimenti
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Secondo film della serie di Indiana Jones: se non si considera il quarto capitolo per cui servirebbe un discorso a parte, questo è l’unico della trilogia degli anni ‘80 in cui il mitico archeologo e avventuriero non deve vedersela con i nazisti, né si trova sulle tracce di una sacra reliquia della tradizione ebraico-cristiana; insomma si tratta di una pellicola che esce un po’ dagli schemi e si distingue dalle altre due richiamate, che identificano maggiormente il personaggio del mitico archeologo e che nel complesso appaiono di un livello ancora superiore.
Rispetto agli altri due film è meno forte anche l’ambientazione negli anni quaranta, che in questa pellicola viene richiamata soprattutto nella scena iniziale che si svolge in un nightclub di Shanghai, con Indiana Jones vestito in maniera tale da ricordare il personaggio di Bogart in Casablanca (pellicola che per atmosfere, stile e tecnica narrativa costituì senz’altro una delle principali fonti di ispirazione dell’intera saga).
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Secondo film della serie di Indiana Jones: se non si considera il quarto capitolo per cui servirebbe un discorso a parte, questo è l’unico della trilogia degli anni ‘80 in cui il mitico archeologo e avventuriero non deve vedersela con i nazisti, né si trova sulle tracce di una sacra reliquia della tradizione ebraico-cristiana; insomma si tratta di una pellicola che esce un po’ dagli schemi e si distingue dalle altre due richiamate, che identificano maggiormente il personaggio del mitico archeologo e che nel complesso appaiono di un livello ancora superiore.
Rispetto agli altri due film è meno forte anche l’ambientazione negli anni quaranta, che in questa pellicola viene richiamata soprattutto nella scena iniziale che si svolge in un nightclub di Shanghai, con Indiana Jones vestito in maniera tale da ricordare il personaggio di Bogart in Casablanca (pellicola che per atmosfere, stile e tecnica narrativa costituì senz’altro una delle principali fonti di ispirazione dell’intera saga).
Il resto del film funziona comunque benissimo, trovando la sua principale attrazione nelle scene di puro divertimento ed avventura che sembrano voler catapultare gli spettatori in un grande parco divertimenti per famiglie.
La spettacolare regia di Spielberg è il valore aggiunto che esalta il film, facendone una pietra miliare del cinema d’avventura. Anche stavolta il geniale regista americano riesce a realizzare una straordinaria combinazione di azione, suspense ed umorismo, tutto raccontato con un ritmo incalzante e frenetico che ammalia e cattura il pubblico.
Opere di questo tipo sono giudicate da una certa critica troppo leggere per assurgere ad autentici capolavori; personalmente non ho mai condiviso quest’impostazione, ritenendo che ogni genere cinematografico abbia le proprie eccellenze: in quest’ottica deve dirsi che nella propria categoria i film di Indiana Jones sono perfetti, rispettando impeccabilmente tutti i canoni, ed addirittura genialmente innovativi, rappresentando pertanto opere cinematografiche di primissimo ordine.
Harrison Ford più che un interprete è oramai un’icona insostituibile: la comitiva di avventurieri oltre che dalla bella di turno, interpretata dalla bionda Kate Capshaw, è stavolta completata dal piccolo Jonathan Ke Quan che riveste il ruolo del ragazzino smaliziato aiutante del Dottor Jones, un personaggio non più riproposto in seguito, ma che funziona bene in questa pellicola in cui evidentemente era stato inserito per catturare la simpatia del pubblico più giovane.
Sempre presenti le mitiche musiche che accompagnano l’intera saga.
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alex vale
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giovedì 3 settembre 2015
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sequel divertente ma...
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Prima di vedere Indiana Jones e Il Tempio Maledetto mi aspettavo un qualcosa all'altezza del primo capitolo, e invece mi sono trovato un sequel/prequel decisamente più farzocco e pienamente da sottovalutare.Trama meno interessante, personaggi stereotipati all'invero simile (specialmente quello di Willie), e una comicità forzata e mal gestita che funzionava per l'ottimo bilanciamento nell'originale, ma che qui Spielberg ha trattato malissimo e ha trasformato quasi in demenza/demeziale.Tutto il film è pieno di trovate banali, come quella del canotto e tante altre ancora.Un filmetto godibilissimo alla fine ma da cui mi aspettavo di più, specialmente con alle redini un regista come Steven Spielberg da cui uno vuole il massimo, ed invece il nostro caro amicone dimostra di non essere un cineasta perfetto come tutti vogliono far credere.
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Prima di vedere Indiana Jones e Il Tempio Maledetto mi aspettavo un qualcosa all'altezza del primo capitolo, e invece mi sono trovato un sequel/prequel decisamente più farzocco e pienamente da sottovalutare.Trama meno interessante, personaggi stereotipati all'invero simile (specialmente quello di Willie), e una comicità forzata e mal gestita che funzionava per l'ottimo bilanciamento nell'originale, ma che qui Spielberg ha trattato malissimo e ha trasformato quasi in demenza/demeziale.Tutto il film è pieno di trovate banali, come quella del canotto e tante altre ancora.Un filmetto godibilissimo alla fine ma da cui mi aspettavo di più, specialmente con alle redini un regista come Steven Spielberg da cui uno vuole il massimo, ed invece il nostro caro amicone dimostra di non essere un cineasta perfetto come tutti vogliono far credere.Capisco perchè è il piiù sottovalutato del franchise.
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[+] ma cosa vuoi sequelprequelare
(di vapor)
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