paolorol
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martedì 23 gennaio 2024
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capolavoro datato
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Un capolavoro del cinema italiano che ai giorni nostri appare un po' datato, a causa dell'eccessiva lunghezza provocata da troppi tempi morti. Un capolavoro non-immortale quindi, dove tutto ruota attorno all'interpretazione di Sordi, nel bene e nel male.
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giulio andreetta
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mercoledì 21 ottobre 2020
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ennesimo capolavoro di mario monicelli
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Uno dei tanti capolavori di Mario Monicelli. In questo caso l'ambientazione storica rimanda a uno dei momenti più bui e tristi di Roma, quello della conquista francese dello Stato pontificio (1809-1814), e conseguente esilio del papa. Il pontefice è interpretato magistralmente da un Paolo Stoppa ai vertici della sua arte. Ovviamente appare superfluo constatare la brillante prova di Alberto Sordi, nel ruolo del protagonista, il marchese Onofrio del Grillo, un uomo brillante e con il vizio di organizzare scherzi in giro per la città. Il marchese è indubbiamente uno tra i personaggi più significativi e meglio costruiti dell'intera cinematografia di Monicelli, e questi, sotto l'apparente tempra scherzosa e brillante, è in realtà uomo che nasconde una profonda disillusione e sfiducia nelle istituzioni e nella realtà della sua epoca, nonostante la profonda amicizia con il pontefice.
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Uno dei tanti capolavori di Mario Monicelli. In questo caso l'ambientazione storica rimanda a uno dei momenti più bui e tristi di Roma, quello della conquista francese dello Stato pontificio (1809-1814), e conseguente esilio del papa. Il pontefice è interpretato magistralmente da un Paolo Stoppa ai vertici della sua arte. Ovviamente appare superfluo constatare la brillante prova di Alberto Sordi, nel ruolo del protagonista, il marchese Onofrio del Grillo, un uomo brillante e con il vizio di organizzare scherzi in giro per la città. Il marchese è indubbiamente uno tra i personaggi più significativi e meglio costruiti dell'intera cinematografia di Monicelli, e questi, sotto l'apparente tempra scherzosa e brillante, è in realtà uomo che nasconde una profonda disillusione e sfiducia nelle istituzioni e nella realtà della sua epoca, nonostante la profonda amicizia con il pontefice. Pellicola in realtà pessimista e disperata, il Marchese del Grillo è anche un film comico e grottesco grazie alle numerose burle che costellano la formidabile sceneggiatura. Da menzionare anche le musiche molto interessanti di Nicola Piovani, e una scenografia e una fotografia estremamente ben curate. 5 stelline.
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elgatoloco
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domenica 1 gennaio 2017
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grande monicelli, grande sordi
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La vena dissacrante e dissacratoria, "anarchica"(ma non in senso storico-politico...)di Mario Monicelli, in questo"Il Marchese del Grillo"appare in modo chiaro e "pre-potente": film storico collocato nel 1809, quando Napoleone mette brevemente"in mora"papa PIo VII°(interpretato in modo superbo da Paolo Stoppa, che nella vita era notoriamente massone ma anche ateo convinto e dichiarato, riuscendo però(o invece proprio per questo, visto il necessario distacco rispetto al ruolo, che non esclude la parziale identificazione-, dove però bisogna precisare che rispetto all'ambiguo papa in questione, le interpretazioni teatrali, TV e radiofoniche di Stoppa di personaggi di altra statura erano "altro") spesso a interpretare "personaggi religiosi"in modo esemplare), quando il "popolino"si scandalizza quando l'opera francese vede attrici-cantanti donne in scena al posto dei castrati-esemplare la parte relativa al teatro, alla messe in scena, con il castrato che"contrasta"la cantante, gli ortaggi tirati in scena contro"la francese"e altro.
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La vena dissacrante e dissacratoria, "anarchica"(ma non in senso storico-politico...)di Mario Monicelli, in questo"Il Marchese del Grillo"appare in modo chiaro e "pre-potente": film storico collocato nel 1809, quando Napoleone mette brevemente"in mora"papa PIo VII°(interpretato in modo superbo da Paolo Stoppa, che nella vita era notoriamente massone ma anche ateo convinto e dichiarato, riuscendo però(o invece proprio per questo, visto il necessario distacco rispetto al ruolo, che non esclude la parziale identificazione-, dove però bisogna precisare che rispetto all'ambiguo papa in questione, le interpretazioni teatrali, TV e radiofoniche di Stoppa di personaggi di altra statura erano "altro") spesso a interpretare "personaggi religiosi"in modo esemplare), quando il "popolino"si scandalizza quando l'opera francese vede attrici-cantanti donne in scena al posto dei castrati-esemplare la parte relativa al teatro, alla messe in scena, con il castrato che"contrasta"la cantante, gli ortaggi tirati in scena contro"la francese"e altro. Ancora, oltre al personaggio del bandito-ex prete con un Flavio Bucci in una delle sue migliori interpretazioni filmiche, sorta di "sanfedista anti-papista"-la grandezza di Albertone, nel doppio ruolo del marchese del grillo, cinico facitore di scherzi, ma poi anche generoso(quando finge di non voler pagare l'artigiano ebreo Aronne, arrivando a un processo ma poi risarcendolo ampiamente)e del suo sosia il carbonaro(carbonaio, ma"carbonaro"in romanesco, ossia chi trasporta il carbone, non l'affiliato al movimento segreto)Gasparino, vittima di uno scherzo a suo modo terribile(viene quasi giustiziato al posto del vero marchese del grillo). Altro che semplice"realismo"di Monicelli!Qui c'è il"sogno o son desto?", la radicale interrogazione sul senso della realtà di Shakespeare(The Tempest)e di Calderon de la Barca(La vida es sueno), ma anche di Descartes e poi di tanti altri...quando Gasparino si sveglia dalla sbornia e...non capisce più nulla... Grande Sordi, come sempre, grande Monicelli, in una sinergia perfetta, che in qualche modo segna lo scacco-e lo stacco, mi si consenta il gioco di parole-tra il cinema italiano anni Sessanta-Ottanta(comunque lo si definisca etichettandolo)e quello di oggi, diciamo da fine anni Novanta in poi, nel quale, a parte qualche tentativo lodevole, non c'è quasi più nulla di"interessante"da alcun punto di vista, né sul piano strettamente tecnico né su quello della produzione complessiva di senso. El Gato
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apropositodicinema
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domenica 29 novembre 2015
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attualissimo
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Un film la cui comicità non è mai fine a se stessa, ma, anzi, si pone sempre l'obiettivo di mandare un messaggio ben costruito attorno alle vicende paradossali che si susseguono per tutta la durata della pellicola.
La famosa frase "Ah, me dispiace. Ma io so' io e voi non siete un c***o!" risulta divertente, ma allo stesso tempo attualissima e a tratti terrificante se analizzata nel contesto in cui viene detta.
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Un film la cui comicità non è mai fine a se stessa, ma, anzi, si pone sempre l'obiettivo di mandare un messaggio ben costruito attorno alle vicende paradossali che si susseguono per tutta la durata della pellicola.
La famosa frase "Ah, me dispiace. Ma io so' io e voi non siete un c***o!" risulta divertente, ma allo stesso tempo attualissima e a tratti terrificante se analizzata nel contesto in cui viene detta.
Una commedia popolare che è una satira del potere che da sempre opprime i più deboli e, anche, un'analisi pirandelliana delle maschere della società.
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marco petrini
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giovedì 19 novembre 2015
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1 più 1
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Metti assieme uno dei più grandi registi italiani ed uno degli attori migliori che hanno calcato le nostre scene, mischi il tutto e non può che uscirne un capolavoro. Abituato a vedere i film ambientati sulla Roma papalina firmati da Magni, questo invece di Monicelli si pone non a fianco, ma ad un livello anche superiore, eppure Magni aveva fatto dei film bellissimi! Su Sordi, anche lui magnifico interprete dei film di Magni, non si può aggiungere nulla: solo che questo personaggio è da lui interpretato in maniera divina, anzi, Sordi è Il Marchese del Grillo!
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elgatoloco
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domenica 20 luglio 2014
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grande monicelli, grande sordi
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Grande, come sempre Mario Monicelli, grande Sordi, nel doppio ruolo del marchese del Grillo e del sosia, il carbonaio sempre ubriaco. In modo lieve quanto intelligente, il film scava nelle contraddizioni della storia e della vita, mettendo in luce come esse convivano(omaggio formale al Papa, sua demistificazione, critica a Illuminismo, Rivoluzione, Napoleone, dove quest'ultima non è certo tout court una placida"sintesi", libertinaggio e adesione ai"sacri valori tradizionali")in un'ipocrisia che non esplode, "balcanicamente", ma, con saggia indolenza romana, si trascina, si eterna, quasi. Qui la coppia Monicelli-Sordi, non da sola, certo, ma con l'ausilio di altre grandi professionalità del cinema italiano d'allora, ci dà e ridà un affresco storico straordinario.
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Grande, come sempre Mario Monicelli, grande Sordi, nel doppio ruolo del marchese del Grillo e del sosia, il carbonaio sempre ubriaco. In modo lieve quanto intelligente, il film scava nelle contraddizioni della storia e della vita, mettendo in luce come esse convivano(omaggio formale al Papa, sua demistificazione, critica a Illuminismo, Rivoluzione, Napoleone, dove quest'ultima non è certo tout court una placida"sintesi", libertinaggio e adesione ai"sacri valori tradizionali")in un'ipocrisia che non esplode, "balcanicamente", ma, con saggia indolenza romana, si trascina, si eterna, quasi. Qui la coppia Monicelli-Sordi, non da sola, certo, ma con l'ausilio di altre grandi professionalità del cinema italiano d'allora, ci dà e ridà un affresco storico straordinario. Cinema vero, quello degli anni Settanta e inizio Ottanta, non schiavo di condizionamenti politici da agit-prop immediati, non prigioniero di schemi comico-volgari, non esprimente un generico"malessere esistenziale"post-post-moderno... Vero cinema, e forse è ancora poco... El Gato
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elgatoloco
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domenica 20 luglio 2014
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grande monicelli, grande sordi
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Grande, come sempre Mario Monicelli, grande Sordi, nel doppio ruolo del marchese del Grillo e del sosia, il carbonaio sempre ubriaco. In modo lieve quanto intelligente, il film scava nelle contraddizioni della storia e della vita, mettendo in luce come esse convivano(omaggio formale al Papa, sua demistificazione, critica a Illuminismo, Rivoluzione, Napoleone, dove quest'ultima non è certo tout court una placida"sintesi", libertinaggio e adesione ai"sacri valori tradizionali")in un'ipocrisia che non esplode, "balcanicamente", ma, con saggia indolenza romana, si trascina, si eterna, quasi. Qui la coppia Monicelli-Sordi, non da sola, certo, ma con l'ausilio di altre grandi professionalità del cinema italiano d'allora, ci dà e ridà un affresco storico straordinario.
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Grande, come sempre Mario Monicelli, grande Sordi, nel doppio ruolo del marchese del Grillo e del sosia, il carbonaio sempre ubriaco. In modo lieve quanto intelligente, il film scava nelle contraddizioni della storia e della vita, mettendo in luce come esse convivano(omaggio formale al Papa, sua demistificazione, critica a Illuminismo, Rivoluzione, Napoleone, dove quest'ultima non è certo tout court una placida"sintesi", libertinaggio e adesione ai"sacri valori tradizionali")in un'ipocrisia che non esplode, "balcanicamente", ma, con saggia indolenza romana, si trascina, si eterna, quasi. Qui la coppia Monicelli-Sordi, non da sola, certo, ma con l'ausilio di altre grandi professionalità del cinema italiano d'allora, ci dà e ridà un affresco storico straordinario. Cinema vero, quello degli anni Settanta e inizio Ottanta, non schiavo di condizionamenti politici da agit-prop immediati, non prigioniero di schemi comico-volgari, non esprimente un generico"malessere esistenziale"post-post-moderno... Vero cinema, e forse è ancora poco... El Gato
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elgatoloco
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domenica 20 luglio 2014
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grande monicelli, grande sordi
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Grande, come sempre Mario Monicelli, grande Sordi, nel doppio ruolo del marchese del Grillo e del sosia, il carbonaio sempre ubriaco. In modo lieve quanto intelligente, il film scava nelle contraddizioni della storia e della vita, mettendo in luce come esse convivano(omaggio formale al Papa, sua demistificazione, critica a Illuminismo, Rivoluzione, Napoleone, dove quest'ultima non è certo tout court una placida"sintesi", libertinaggio e adesione ai"sacri valori tradizionali")in un'ipocrisia che non esplode, "balcanicamente", ma, con saggia indolenza romana, si trascina, si eterna, quasi. Qui la coppia Monicelli-Sordi, non da sola, certo, ma con l'ausilio di altre grandi professionalità del cinema italiano d'allora, ci dà e ridà un affresco storico straordinario.
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Grande, come sempre Mario Monicelli, grande Sordi, nel doppio ruolo del marchese del Grillo e del sosia, il carbonaio sempre ubriaco. In modo lieve quanto intelligente, il film scava nelle contraddizioni della storia e della vita, mettendo in luce come esse convivano(omaggio formale al Papa, sua demistificazione, critica a Illuminismo, Rivoluzione, Napoleone, dove quest'ultima non è certo tout court una placida"sintesi", libertinaggio e adesione ai"sacri valori tradizionali")in un'ipocrisia che non esplode, "balcanicamente", ma, con saggia indolenza romana, si trascina, si eterna, quasi. Qui la coppia Monicelli-Sordi, non da sola, certo, ma con l'ausilio di altre grandi professionalità del cinema italiano d'allora, ci dà e ridà un affresco storico straordinario. Cinema vero, quello degli anni Settanta e inizio Ottanta, non schiavo di condizionamenti politici da agit-prop immediati, non prigioniero di schemi comico-volgari, non esprimente un generico"malessere esistenziale"post-post-moderno... Vero cinema, e forse è ancora poco... El Gato
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toty bottalla
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venerdì 13 giugno 2014
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un'opera artistica straordinaria e irripetibile!
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Diretto dal grande monicelli, sordi da sfogo a tutta la sua arte fatta di tecnica, talento, vocazione e altissima personalità, il film è pieno di belle cose: le locations, la fotografia, le musiche, la scenografia, sceneggiatura e soprattutto l'interpretazione istrionica, cialtronesca virtuosamente comica dell'immenso sordi, la visione è costantemente divertente e godibile suscitando risate non sciocche, importantissimo, è pure il contributo del grande paolo stoppa e buone le seconde linee, la commedia regala anche spunti di riflessione morale, un'opera artistica difficilmente replicabile. Saluti.
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panperfocaccia
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giovedì 26 dicembre 2013
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da vedere e rivedere!
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Galleria di situazioni dove Sordì dà il meglio!
Poche parole: guardatelo!
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