Apocalypse Now |
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Un film di Francis Ford Coppola.
Con Martin Sheen, Marlon Brando, Robert Duvall, Frederic Forrest, Sam Bottoms.
continua»
Avventura,
Ratings: Kids+16,
durata 150 min.
- USA 1979.
- VM 14 -
MYMONETRO
Apocalypse Now
valutazione media:
4,82
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Una discesa negli inferi dell'uomodi RicoricFeedback: 103 | altri commenti e recensioni di Ricoric |
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martedì 26 febbraio 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Un viaggio intrapreso da un “uomo” che ha perso la direzione e l’orientamento nella propria vita. Questa è in sintesi la trama del film, attraverso il racconto narrativo dell’avventura del capitano Willard. E il viaggio, come quasi sempre in letteratura, è metafora del viaggio in se stessi. Lo stesso film lo suggerisce con qualche escamotage narrativo, con il capitano Willard che rompe lo specchio (simbolo della dualità fra osservatore ed osservato) e che guarda nella macchina da presa in alcune sequenze iniziali; tutto ciò per rompere l’oggettività e la divisione tra spettatore ed eroe. Il capitano Willard, di cui siamo a seguire le vicende, non è che quindi l’uomo, qualsiasi uomo che si immerge nella sua parte più oscura e ne comincia il viaggio, come lo spettatore è chiamato a fare attraverso il percorso filmico. La potenza del film è quella di voler raccontare non solo una vicenda di guerra, ma l’essenza stessa dell’uomo, condannato nella sua vita a dibattersi e perdersi tra il bene ed il male una volta perduta la capacità di riconoscerli, con una trasfigurazione del bene in azioni a proprio vantaggio, e da cui scaturisce un male “necessario ed ipocritamente giustificabile”; uomo diviso tra soprusi e gesti nobili, tra cinica indifferenza a portare dolore disgrazia ad altri uomini e la ricerca del proprio disperato piacere. Attraverso una successione di questi stadi di discesa all’inferno, ovvero discesa negli inferi umani, si dipana il racconto: bombardare allo scopo di poter fare surf, rendersi autori di una strage per leggerezza di per poi prendersi cura di un cucciolo, cercare il piacere di un mango per poi rischiare di essere sbranati dalla stessa natura, cercare di sollevarsi dalle proprie tragedie attraverso il sesso ed il suo desiderio inappagato. L’uomo si aggira nei gironi dell’inferno di cui però lui stesso è il costruttore, attraverso il ruolo di distruttore. Emblematica l’ultima tappa prima dell’arrivo al capolinea: un ponte costruito ogni notte per essere distrutto da altri uomini, in uno sterminio fine a se stesso, metafora di ciò che il VietNam stesso ha rappresentato nella cultura contemporanea, della stessa insensatezza delle oscurità dell’uomo. Kurtz di tutto ciò rappresenta il sommo sacerdote, l’astrazione stessa di uomo perduto e delle sue conflittualità, e per questo esercita un così grande fascino malato ed è quindi venerato nell’ultimo girone della discesa agli inferi. Ciò che divorò Kurtz, ed è lui a raccontarlo, è questa stessa conflittualità senza possibilità di uscita insita nell’umanità di cui era stato testimone: il taglio delle braccia operato a bambini che erano stati appena vaccinati contro la poliomelite. Amore e morte. Eros e Thanatos. Archetipi di cui l’uomo è composto. Per questo Apocalypse Now è così disturbante, perché è un viaggio a ritroso nelle profondità della giungla dell’uomo e dell’umanità, nei conflitti di cui essa è composta, conflitti che hanno scritto attraverso i secoli la storia del mondo. Quando il bene e il male non riescono più ed essere distinti si avviluppano in un gorgo di follia da cui, una volta risucchiati, non è più possibile riemergere. Nessuna salvezza. Il film è emblematico di questa visione (auto)distruttiva dell’uomo, tanto parziale in linea generale riguardo all’uomo, quanto tristemente reale.
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