alessandro
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sabato 15 settembre 2007
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il cuore tenebroso degli anni 70
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Apocalypse Now,oltre a essere un film sulla guerra del Vietnam,è soprattutto il Vietnam...Apocalypse now è il film che si addentra meglio nelle tenebre,nella psiche nella giungla della mente umana,nella morte,nella pazzia e nella solitudine.Un opera selvatica e imprevedibile:si può affermare che Apocalypse Now sia (molto probabilmente)il film degli anni settanta o almeno quello che li rappresenta meglio.i 70 sono anni dove il cinema Americano ,grazie a nuove ondate di nuovi registi( quali c Scorsese ,De palma,Altman,Cimino e ,appunto,Coppola),riesce a esprimre meglio la situazione negativa che circondava la società:la guerra ingiusta,il malessere metropolitano,la mancanza di ideali,la violenza civile.
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Apocalypse Now,oltre a essere un film sulla guerra del Vietnam,è soprattutto il Vietnam...Apocalypse now è il film che si addentra meglio nelle tenebre,nella psiche nella giungla della mente umana,nella morte,nella pazzia e nella solitudine.Un opera selvatica e imprevedibile:si può affermare che Apocalypse Now sia (molto probabilmente)il film degli anni settanta o almeno quello che li rappresenta meglio.i 70 sono anni dove il cinema Americano ,grazie a nuove ondate di nuovi registi( quali c Scorsese ,De palma,Altman,Cimino e ,appunto,Coppola),riesce a esprimre meglio la situazione negativa che circondava la società:la guerra ingiusta,il malessere metropolitano,la mancanza di ideali,la violenza civile.Erano gli anni in cui,i giovani registi volevano dire la loro su quello che stavano vivendo e la società stava provando,senza mezzi termini,senza illusioni,realtà come realtà,non c'era più bisogno della morale o del lieto fine,gli anti-eroi dominavano lo schermo,e la macchina da presa si muoveva in toni documentaristici. dominavano le pellicole anti-convenzionale e tra questi Apocalypse Now ne è il capostipite.Guardando questo capolavoro si può scrutare dall'interno come andava il mondo 30 anni fa.Grande prova del cast e della regia,immagini molto belle e colonna sonora (i Doors sono un piccolo esempio) grandiosa.Una luciferna discesa negli inferi attraverso un fiume.Un viaggio nell'inferno e nella dannazione umana,accompagnato da colori e luci intensi e da toni psichedelici.
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campione
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martedì 4 dicembre 2001
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apocalisse mentale
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Senza dubbio il più grande film basato sull'introspezione psicologica Coppola va oltre il Vietnam, va oltre la guerra per entrare all'interno degli infiniti meandri dell'animo umano. Non si riconosce il Bene nè il Male c'è solo la volontà del nostro essere di ricercarsi. Colori suoni atmosfere a dir poco oniriche ci travolgono in modo incessante. Apocalypse now: un punto di riferimento inquietante!
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il cinefilo
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giovedì 10 febbraio 2011
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quando l'apocalisse è dentro gli esseri umani
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Ispirandosi al libro CUORE DI TENEBRA di Joseph Conrad F.F.Coppola accompagna lo spettatore in un viaggio senza confini e ritorno nell'inferno del Vietnam dove la disumanizzazione di ogni essere umano appare per quello che è:una dolorosa e orribile trasformazione prettamente psicologica avviato da quel filo conduttore immorale che è la violenza e che si trova alla base di ogni conflitto armato.
La morte aleggia lungo tutto il film...e,in questo senso,è lei la vera protagonista di APOCALYPSE NOW...in questo film la spietatezza della guerra e la durezza della natura selvaggia fanno emergere il lato oscuro degli uomini(e,in primis,proprio i soldati americani prima ancora che il colonnelo Kurtz)i quali,stringendo un fucile in mano,sanno di avere la possibilità di estirpare tutte le vite che gli si parano davanti(siano essi civili innocenti o combattenti armati)e proprio qui si annida il cuore di questo immenso girone quasi dantesco che avvolge nelle sue spire chiunque vi sia protagonista.
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Ispirandosi al libro CUORE DI TENEBRA di Joseph Conrad F.F.Coppola accompagna lo spettatore in un viaggio senza confini e ritorno nell'inferno del Vietnam dove la disumanizzazione di ogni essere umano appare per quello che è:una dolorosa e orribile trasformazione prettamente psicologica avviato da quel filo conduttore immorale che è la violenza e che si trova alla base di ogni conflitto armato.
La morte aleggia lungo tutto il film...e,in questo senso,è lei la vera protagonista di APOCALYPSE NOW...in questo film la spietatezza della guerra e la durezza della natura selvaggia fanno emergere il lato oscuro degli uomini(e,in primis,proprio i soldati americani prima ancora che il colonnelo Kurtz)i quali,stringendo un fucile in mano,sanno di avere la possibilità di estirpare tutte le vite che gli si parano davanti(siano essi civili innocenti o combattenti armati)e proprio qui si annida il cuore di questo immenso girone quasi dantesco che avvolge nelle sue spire chiunque vi sia protagonista...viene illustrata una realtà dove la pietà,la bontà e la purezza inevitabilmente non esistono e dove il fango,sia etico che estetico,prevalica,a tutti i livelli,ogni altro aspetto ideologico trascinando gli uomini nell'orrore e nella miseria...soprattutto in quella di se stessi.
La figura del colonnelo Kurtz viene descritta come quella di un oscuro filosofo(la scenografia avvolta quasi nel buio si erge a monumentale rappresentazione dello stato d'animo sia di Kurtz che del capitano Willard entrambi avvolti dall'inferno della guerra di cui anch'essi sono protagonisti)pienamente consapevole di una verità terribile(che dovrebbe essere ovvia)quale è quella che si evince quando Kurtz accusa Willard di non poterlo,in alcun modo,accusare di essere un assassino...in quanto,tra di loro,in quella zona non possono che esserlo tutti.
La discesa nell'abisso,soprattutto a livello simbolico,raggiunge il suo massimo culmine proprio quando il protagonista raggiunge il suo obiettivo umano dopo aver percorso il fiume...in definitiva:un capolavoro assoluto.
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laurence316
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martedì 8 marzo 2016
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il miglior film di f.f. coppola
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Film manifesto della guerra del Vietnam, primo vero capolavoro di Coppola, Apocalypse Now è un'opera di fondamentale importanza nel panorama cinematografico del periodo, rappresenta uno dei pilastri della cinematografia americana della cosiddetta Nuova Hollywood, e influenzerà in maniera determinante i cineasti dei decenni successivi. Diretto fra mille e ben note difficoltà (perfettamente riportate nell'ottimo documentario Heart of Darkness, del 1991), è un film estremamente ambizioso, estetizzante, allucinante, complesso e talvolta delirante, l'apice della carriera di quello che è stato senza dubbio uno dei più incisivi registi americani degli anni Settanta.
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Film manifesto della guerra del Vietnam, primo vero capolavoro di Coppola, Apocalypse Now è un'opera di fondamentale importanza nel panorama cinematografico del periodo, rappresenta uno dei pilastri della cinematografia americana della cosiddetta Nuova Hollywood, e influenzerà in maniera determinante i cineasti dei decenni successivi. Diretto fra mille e ben note difficoltà (perfettamente riportate nell'ottimo documentario Heart of Darkness, del 1991), è un film estremamente ambizioso, estetizzante, allucinante, complesso e talvolta delirante, l'apice della carriera di quello che è stato senza dubbio uno dei più incisivi registi americani degli anni Settanta. Fra scene memorabili che si susseguono incessantemente una dietro l'altra e dialoghi altrettanto memorabili ("Adoro l'odore del napalm al mattino" è solo una delle tante battute fulminee e geniali), il film assume i connotati di una discesa nell'abisso, nei recessi dell'animo umano, un viaggo metaforico e del tutto interiore, fra contraddizioni, dilemmi morali e scorci di brutale ferocia e stupidità, che rivelano una denuncia mai così forte e potente del conflitto e di tutti i conflitti. Il film di Coppola è "una riflessione amara, forse disperata, sull'imperialismo USA, erede del colonialismo europeo, sulla follia omicida della civiltà occidentale, sul legno storto dell'umanità" (Morandini). Fortemente contestato al tempo dell'uscita dalle autorità USA (per ovvie ragioni), Apocalypse Now è un capolavoro senza tempo, uno dei migliori (se non il migliore) dei film sul Vietnam, un film fondamentale e necessario. Al risultato finale contribuiscono, comunque, oltre alla regia di Coppola, la perfetta fotografia di Storaro e l'eccezionale colonna sonora, con il brano The End dei Doors che rende un grande apporto alla trama, accompagnando prologo ed epilogo. Costato 32 milioni di dollari, ben oltre l'iniziale preventivo, è un'ottimo successo di pubblico e critica, e finisce per vincere la Palma d'Oro a Cannes (ex aequo con Il tamburo di latta) e 2 Oscar alla fotografia e al sonoro (Walter Murch).
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conte de la f�re
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lunedì 21 novembre 2011
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il "cuore di tenebra" di apocalypse now
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“Apocalypse Now non è un film sul Vietnam; è il Vietnam. Proprio come gli americani in Vietnam, ci siamo trovati in mezzo alla giungla con troppi uomini, troppi mezzi, troppi soldi, e poco alla volta siamo…impazziti.”.
Questa affermazione di F.F.Coppola, durante la conferenza stampa al Festival di Cannes del 1979, dà la dimensione dell’ “eccesso” che accompagnò la gestazione del film e istituisce un parallelo folgorante con la guerra rappresentata e l’intento imperialistico americano, celato ad arte sotto gli indugi della ‘missione civilizzatrice’.
Apocalypse Now è senza dubbio un film sull’imperialismo, e Coppola lo esplicita assumendo il romanzo di J.Conrad, Cuore di tenebra (1899), come fonte primaria per la costruzione del racconto e dei personaggi.
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“Apocalypse Now non è un film sul Vietnam; è il Vietnam. Proprio come gli americani in Vietnam, ci siamo trovati in mezzo alla giungla con troppi uomini, troppi mezzi, troppi soldi, e poco alla volta siamo…impazziti.”.
Questa affermazione di F.F.Coppola, durante la conferenza stampa al Festival di Cannes del 1979, dà la dimensione dell’ “eccesso” che accompagnò la gestazione del film e istituisce un parallelo folgorante con la guerra rappresentata e l’intento imperialistico americano, celato ad arte sotto gli indugi della ‘missione civilizzatrice’.
Apocalypse Now è senza dubbio un film sull’imperialismo, e Coppola lo esplicita assumendo il romanzo di J.Conrad, Cuore di tenebra (1899), come fonte primaria per la costruzione del racconto e dei personaggi. Nel romanzo, così come nel film, il viaggio attraverso una giungla sempre più fitta e selvaggia è lo specchio di un viaggio alle radici dell’uomo e della natura, portato all’esasperazione fisica e mentale dalla putredine equatoriale. Emblematica è la conclusione che ne trae il celebre psicologo Robert Hampson, quando sostiene che “l’esplorazione americana ha trasformato uno spazio vuoto in uno spazio di tenebra, ha trasformato l’ignoto in indicibile. In realtà si potrebbe osservare che, invece di portare la luce in mezzo alle tenebre, come proclama, la missione civilizzatrice svela la tenebra che sta nel proprio cuore”. Il clima soffocante, l’atmosfera allucinata e mortifera, l’ambiguità della luce che cela e dell’ombra che rivela accompagnano il romanzo così come il film, soprattutto grazie al genio di Vittorio Storaro, premio Oscar per la fotografia. Le luci surreali e dorate di Storaro si intersecano nelle svariate dissolvenze multiple che punteggiano il film. Le musiche, connubio di canzoni rock e liriche, si scambiano, si confondono, si sovrappongono ai boati e alle detonazioni della guerra in corso e cingono vieppiù lo spettatore nello spettacolo totale. Suggestione e surrealismo emergono fin già dalla prima sequenza, che fotografa il Capitano B.Willard alle prese con l’onirico delirio di un bombardamento ‘al napalm’, sulle note di ‘The end’ (Jim Morrison). La prima scena segna il totale crollo psicologico del personaggio così come del suo interprete (Martin Sheen), il quale gira la scena da ubriaco e di lì a qualche giorno subirà un violento attacco di cuore che bloccherà le riprese per tre mesi. L’uso di droghe da parte degli attori e della troupe contribuirà a dilatare i tempi di produzione e ad accrescere le aspettative del mondo Hollywoodiano (‘Apocalypse..When?’ titolava un celebre settimanale americano nel 1977).
Tuttavia Apocalypse Now, ancor prima di essere una storia sull’imperialismo americano, è la storia di due personaggi che allo stesso tempo rincorrono e rifuggono se stessi.
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antonio the rock
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sabato 9 agosto 2008
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apocalypse now:un film contro l'ipocrisia
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Apocalypse Now come disse lo stesso Coppola "non è un film sul Vietnam è il Vietnam".La crudeltà è imperante molte volte accompagnata dalle musiche di Wagner o dei più recenti Rolling Stones,che invece di rendere meno tragiche le scene non fanno che evidenziarne la loro natura:al ritmo di rock n'roll e di sinfonie d'altri tempi si ammazza senza pensare due volte e riflettere quindi delle proprie azioni.La guerra, è questo su cui pone l'accento il regista, oltre a essere la più drammatica delle esperienze è quella in cui gli uomini diventano degli strumenti di morte al servizio del primo guerrafondaio;essendo presi dal vortice degli accadimenti agiscono meccanicamente perdendo tutta la loro forza razionale e adottando una non definita violenza incontrollata,che comunque rientra in quello che è la stesso bisogno intrinseco in ognuno di noi:il dover scaricare i propri istinti animaleschi.
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Apocalypse Now come disse lo stesso Coppola "non è un film sul Vietnam è il Vietnam".La crudeltà è imperante molte volte accompagnata dalle musiche di Wagner o dei più recenti Rolling Stones,che invece di rendere meno tragiche le scene non fanno che evidenziarne la loro natura:al ritmo di rock n'roll e di sinfonie d'altri tempi si ammazza senza pensare due volte e riflettere quindi delle proprie azioni.La guerra, è questo su cui pone l'accento il regista, oltre a essere la più drammatica delle esperienze è quella in cui gli uomini diventano degli strumenti di morte al servizio del primo guerrafondaio;essendo presi dal vortice degli accadimenti agiscono meccanicamente perdendo tutta la loro forza razionale e adottando una non definita violenza incontrollata,che comunque rientra in quello che è la stesso bisogno intrinseco in ognuno di noi:il dover scaricare i propri istinti animaleschi.Coppola sottolinea la stupidità di un conflitto in terra lontana che si chiuderà presto senza vinti nè vincitori ma con una carneficina senza freni.Gli americani in tutto questo sono i veri avversari da sconfiggere perchè poratori al pari di orde barbariche di morte(basti pensare agli attacchi dall'alto con gli elicotteri),ma sopratutto sono i veri ipocriti...A questo punto è infatti opportuno sottolineare la "filosofia" che ha adottato nel film il generale Kursk (Marlon Brando)considerato dagli americani al pari di un demonio dalle forme umane.Kursk nella sua pazzia è colui che realmente ha aperto gli occhi alla realtà,mentre altri sono solo esecutori di ordini,Kursk nella sua vita ha anche riflettuto sulle sue azioni arrivando alla conlusione che chi è imbottito di ideali di libertà e democrazia e spera di poterli portare nel mondo è colui che con il suo falso moralismo è pronto a instaurare una dittatura in cui tutto è concesso pur di rispettare il suo falso credo:qui sta l'ipocrisia americana.
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filippo catani
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lunedì 19 maggio 2014
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il film sul vietnam
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Vietnam 1969. A un giovane capitano dell'esercito viene assegnata una missione segretissima: dovrà recarsi fino quasi in Cambogia per eliminare l'ex colonnello dell'esercito Kurtz che ha fondato una sorta di setta dedita alla violenza. Il capitano, risalendo lungo il corso del fiume, avrà modo di riflettere sul colonnello Kurtz e sull'insensatezza della guerra insieme ai suoi compagni di viaggio.
Ci troviamo davanti a quello che senza ombra di dubbio è Il film sulla guerra del Vietnam ispirato al meraviglioso romanzo Cuore di tenebra. Basterebbero già le prime sequenze con sottofondo dei Doors per descrivere il clima della guerra; la fine di tutto e la sua insensatezza.
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Vietnam 1969. A un giovane capitano dell'esercito viene assegnata una missione segretissima: dovrà recarsi fino quasi in Cambogia per eliminare l'ex colonnello dell'esercito Kurtz che ha fondato una sorta di setta dedita alla violenza. Il capitano, risalendo lungo il corso del fiume, avrà modo di riflettere sul colonnello Kurtz e sull'insensatezza della guerra insieme ai suoi compagni di viaggio.
Ci troviamo davanti a quello che senza ombra di dubbio è Il film sulla guerra del Vietnam ispirato al meraviglioso romanzo Cuore di tenebra. Basterebbero già le prime sequenze con sottofondo dei Doors per descrivere il clima della guerra; la fine di tutto e la sua insensatezza. Come se non bastasse il capitano e i suoi sodali si imbattono, in una sorta di discesa agli inferi, in un esaltato colonnello appassionato di surf, napalm e che attacca i villaggi sulle note di Wagner e della sua Cavalcata delle Valchirie (direi la scena cult della pellicola che è diventata praticamente l'icona del film). Quindi troviamo le tragiche storie di ragazzi mandati a morire inutilmente chi dal poverissimo Bronx, chi nonostante una notevole carriera sportiva e chi come Chef voleva semplicemente fare il cuoco. Tutti avanzano verso la misteriosa terra di Kurtz attraverso spettacoli di playmate, attacchi di tigri e il momento forse più emblematico di tutti con il ponte costruito e poi sempre distrutto nuovamente con l'esercito allo sbando senza che nessuno sappia chi sia il proprio comandante. Poi arriverà il mistico incontro con il colonnello che ha ormai abbandonato la civiltà e ha costruito un mondo suo proprio all'interno del quale lui è una sorta di santone ma è anche il prodotto della terribile guerra. Insomma un film meraviglioso che gioca su più registri e che si giova anche della bellissima colonna sonora e della bravura di tutti i suoi interpreti dal primo all'ultimo (citiamo solo il trio Sheen, Brando, Duvall che effettivamente sono una spanna sopra gli altri). Insomma è fuori di dubbio che il cinema americano ci ha regalato altre meravigliose pellicole sulla guerra in Vietnam (basti citare Full Metal Jacket, Platoon e Il Cacciatore) però questo è senza ombra di dubbio il migliore di tutti e questo è merito della meravigliosa regia di Francis Ford Coppola.
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brando fioravanti
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venerdì 6 aprile 2012
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indiscutibile
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Un colonnello dopo avere vissuto l'orrore del Vietnam si mette a capo di un gruppo di selvaggi. Impossibile ritornare alla realtà, nei sentimenti umani cè un limite. La guerra non è più vista solo nella sua brutalità momentanea, ma anche nei suoi permanenti danni psicologici. Un incubo sensa ritorno.Ineguaiabile nel suo stile, fotografia bellissima. Scene incredibilmente spettacolari e adrenaliniche, La telecamera è fissa nell'elicottero durante l'attaccco alla spiaggia. Memorabile il colonello nella sua passione sfrenata per il surf.
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great steven
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mercoledì 9 luglio 2014
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calvario dell'apocalisse tra i boschi del vietnam.
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APOCALYPSE NOW (USA, 1979) diretto da FRANCIS FORD COPPOLA. Interpretato da MARTIN SHEEN – MARLON BRANDO – ROBERT DUVALL – FREDERIC FORREST – DENNIS HOPPER – LAURENCE FISHBURNE – HARRISON FORD § Siamo in Vietnam, e per la precisione a Saigon, durante il terzo anno di guerra: al capitano Willard dei servizi speciali viene affidato il compito di risalire un fiume della Cambogia per raggiungere il cupo e maestoso colonnello Kurtz che sta combattendo una sua feroce e sanguinosa guerra personale ed eliminarlo. Willard comincia il viaggio in compagnia di un plotone di squinternati furibondi e si trova a percorrere tutti i gironi dell’inferno, attraversando in linea retta la foresta tropicale e vedendone di tutti i colori fra sofferenze, mutilazioni, privazioni, stenti, mancamenti, lacune, dimenticanze, dolori, violenze e scelleratezze.
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APOCALYPSE NOW (USA, 1979) diretto da FRANCIS FORD COPPOLA. Interpretato da MARTIN SHEEN – MARLON BRANDO – ROBERT DUVALL – FREDERIC FORREST – DENNIS HOPPER – LAURENCE FISHBURNE – HARRISON FORD § Siamo in Vietnam, e per la precisione a Saigon, durante il terzo anno di guerra: al capitano Willard dei servizi speciali viene affidato il compito di risalire un fiume della Cambogia per raggiungere il cupo e maestoso colonnello Kurtz che sta combattendo una sua feroce e sanguinosa guerra personale ed eliminarlo. Willard comincia il viaggio in compagnia di un plotone di squinternati furibondi e si trova a percorrere tutti i gironi dell’inferno, attraversando in linea retta la foresta tropicale e vedendone di tutti i colori fra sofferenze, mutilazioni, privazioni, stenti, mancamenti, lacune, dimenticanze, dolori, violenze e scelleratezze. Quasi nulla è comprensibile: gli attacchi con gli elicotteri accompagnati dalle composizioni musicali di Richard Wagner, un ufficiale che fa surf sotto i bombardamenti, battaglie all’insegna del napalm, che rendono la scena affine a quella di una Disneyland allucinata. Lo zelante e irriducibile capitano trova Kurtz in un incontro che Coppola carica di toni epici e misteriosi: Brando, monumento più che mai, fotografato nella penombra, sembra qualcosa soltanto appena simile ad un essere umano, apparentemente avvicinabile ma senza alcuna certezza. Kurtz spiega la sua filosofia: occorre uccidere, distruggere e amputare, anche donne e fanciulli, se la causa è coerente. In pratica il colonnello giustifica i propri delitti in onore della difesa patriottica. È dunque un eroe o un pazzo scatenato? Willard porta a termine la sua missione e lo uccide, per poi tornarsene indietro libero da tutti i fardelli di cui il viaggio l’aveva sovraccaricato. Il film è ispirato a distanza al romanzo Cuore di tenebra di Joseph Conrad, è sceneggiato magistralmente (con nerboruta secchezza e perfetta serietà) da John Milius ed è meravigliosamente fotografato dall’eccellente Vittorio Storaro, direttore di lungo corso che ha lavorato a molte altre pellicole straniere, non solo statunitensi. Abbiamo a che fare con quello che probabilmente si innalza a film più visionario e anfetaminico sul Vietnam, trasformato in mito. Delirante, esagerato, diseguale, pieno di sequenze eccezionali, alquanto discusso dai critici e talvolta decadentistico nella sua ostentata energia stilistica. F. F. Coppola è senza dubbio il regista che ha segnato gli anni Settanta (Oscar per Il padrino e questo film), con la sua regia capace di raccontare con mestiere, nonostante qualche virtuosismo che appesantisce un po’ l’atmosfera. Negli autori che cominciavano a girare allora e che sarebbero diventati leggendari (quali Ridley Scott e Michael Cimino), la sua lezione sarebbe stata un riferimento imprescindibile. Senza pretendere di convertire i destini del mondo, il regista si impegna in un ragionamento sul bene e sul male e sulla loro ossessiva relatività. Un uomo a cui viene offerta la possibilità di esercitare un potere sempre superiore può non riuscire a frenarsi in tempo e a individuare il limite che divide la propria anima ancestrale, amorale e veemente da quella civile, perdendo di vista la probabilità di convivere con gli altri, se sono più deboli. Naturalmente non fu casuale che questa filosofia da pazzoidi venisse applicata a quella sciagurata guerra che aveva sconvolto e annichilito tutti gli aspetti della morale americana. Kurtz, illudendosi di essere onnipotente, aveva perso di vista il proprio limite umano. Doveva essere tolto di mezzo definitivamente. Il film verrà ricordato come una pietra miliare del cinema internazionale per lo straordinario budget (40 milioni di dollari), per la problematica lavorazione nelle Filippine e per il boicottaggio da parte delle autorità statunitensi, che ovviamente non apprezzavano il veicolo negativo e disperato con cui Coppola narrava la guerra. Anche dopo trentacinque anni, Apocalypse Now assurge a manifesto plausibile di quella vicenda e come pellicola dagli eccelsi valori confermati. Una parola di più va spesa per le incredibili interpretazioni che coronano un’opera già di per sé ricca e magnificamente completa: Sheen è un ufficiale tetro, ombroso, combattuto interiormente dalle proprie passioni e incertezze, costantemente preso tra due fuochi e deciso sempre a prendere la giusta decisione per non infierire sui diritti altrui e sulle umane instabilità; Brando (ripreso sempre in condizioni di semi-oscurità per nascondere il suo vistoso aumento di peso) è un tenebroso e minaccioso colonnello impazzito che applica la sua pericolosa e tremenda teoria di vita alle situazioni di una quotidiana miseria (o miserabile quotidianità) che confonde e stravolge le emozioni e le sicurezze umane, facendo svolgere agli scorrimenti di sangue e agli inutili assassinii un ruolo di primo piano che porta sempre a conseguenze diabolicamente tragiche; Duvall è un capitano non impensierito dalle circostanze bellicose e belliciste, che si dedica ai propri interessi senza preoccupazioni e considera il conflitto militare come una grandissima occasione per ostentare esibizionismi particolareggiati, azzardate mosse spericolate e spettacoli di violentissima carenza e portata; Hopper è un fotografo esposto alla soggezione effettuata dal potere che incute il timore reverenziale (c’è di mezzo anche un non troppo inappropriato discorso sociologico) e che si lascia invadere dal rispetto incondizionato e servile che conduce ad obbedire agli ordini di un’entità considerata superiore e impalpabile; Fishburne (all’epoca appena sedicenne) è il classico (ma non troppo, per evitare banalità recitative) ragazzo che s’avvicina con spacconeria e spavalderia alla guerra per mostrare esibizioni di presunta virilità che poi si traduce – o meglio, si commuta – in esposizione delle proprie paure e fragilità totalmente ammissibili ma che traghettano il soggetto inesperto e avventato ad una fine drammatica (tanto è vero che il personaggio muore sotto i proiettili del fuoco nemico). Meno spazio, invece, per H. Ford (appare solo nella scena iniziale nell’ufficio amministrativo), che due anni prima si era fatto splendidamente notare con Guerre stellari e due anni dopo avrebbe consolidato e consacrato definitivamente la propria popolarità grazie al capitolo iniziale delle avventure dell’archeologo Indiana Jones. Meritatissima Palma d’oro al Festival di Cannes a pari merito con Il tamburo di latta, ma neppure un Oscar giunse ad allietare la tanto sperata gragnola di riconoscimenti che il film prometteva speranzosamente. Nel 2001 Coppola ripropose il film in una versione fortemente innovativa, che intitolò Apocalypse Now – Redux, arricchita di cinquantaquattro minuti di scene inedite, ma specialmente con un nuovo finale,e che fece naturalmente diffondere per le sale cinematografiche.
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nello
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venerdì 22 dicembre 2006
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capolavoro assoluto
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Film monumentale. Mai nella storia del cinema è esistita un'opera tanto profonda e complessa. Tutto inizia con uno sfondo, che è la guerra del Vietnam, che è l'unico posto al mondo in cui il capitano Willard si senta veramente a casa. In un vortice di vegetazione, di antichi monumenti una volta venerati, di fiumi che tagliano a metà tanto la giugla quanto la mente umana, dividendola tra la parte razionale, umana e omologatrice, e quella inconscia, violenta, istintiva e distruttiva. Willard si ritrova a dover risalire uno di questi fiumi, con il compito di trovare e "porre fine" al regno sanguinario di un certo ex militare di grande carriera, colonnello Kurtz. Willard, senza sapere perchè, è consapevole della assurdità di questa missione, e non riesce a trovare pace interiore nell'affrontarla.
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Film monumentale. Mai nella storia del cinema è esistita un'opera tanto profonda e complessa. Tutto inizia con uno sfondo, che è la guerra del Vietnam, che è l'unico posto al mondo in cui il capitano Willard si senta veramente a casa. In un vortice di vegetazione, di antichi monumenti una volta venerati, di fiumi che tagliano a metà tanto la giugla quanto la mente umana, dividendola tra la parte razionale, umana e omologatrice, e quella inconscia, violenta, istintiva e distruttiva. Willard si ritrova a dover risalire uno di questi fiumi, con il compito di trovare e "porre fine" al regno sanguinario di un certo ex militare di grande carriera, colonnello Kurtz. Willard, senza sapere perchè, è consapevole della assurdità di questa missione, e non riesce a trovare pace interiore nell'affrontarla. Egli non fa altro che leggere, rileggere e osservare tutti i documenti e le foto che il comando gli ha fornito riguardo questo Kurtz. Inizia così una immedesimazione nel personaggio, si cerca di pensare come lui e di capire quindi le ragioni che lo hanno spinto a comportarsi in questa maniera. Le sue azioni sono spaventose, tiranniche, ma una parte di Willard non riesce ad accettare tale etichetta. In un universo schifoso e criminale come la guerra, con quale diritto si può accusare un uomo di essere un carnefice ed un assassino? Man mano che il viaggio continua, uno dopo l'altro i membri dell'equipaggio della zattera di Willard impazziscono e muoiono, ed egli entra sempre di più nella lunghezza d'onda del pensiero di Kurtz. Una volta giunti a destinazione, si verifica il grande incontro. Un incontro irreale, in cui nessuno dei due parla mai concretamente, ed entrambi cercano di capire uno le ragioni dell'altro, fino a che non si arriva all'apoteosi, in cui Willard riconosce in Kurtz una parte di sè stesso. In questo tremendo viaggio interiore, Willard trova la forza per portare a termine la sua missione e uccide Kurtz, quasi fosse una vittima sacrificale da offrire ad una divinità. A questo punto il film offre due finali diversi: in uno, Willard prende il posto di Kurtz e si sostituisce a lui; nell'altro, detta le coordinate all'artiglieria che con un abbondante utilizzo di Napalm distrugge tutta la zona "ponendo fine" al regno di Kurtz. Il tutto accompagnato dalla visionaria "The end", che getta un velo oscuro sull'intera storia.
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