mr.619
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domenica 4 luglio 2010
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la linda descrizione dell'orrore
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Coppola, dotato di un'innata maestria ed estro non solo autoriale, ma anche psicanalizzante nel ritrarre le impercettibili eppur sì avvertibili dicotomie interiori presenti nell'animo umano ( basti pensare ai primi fotogrammi della seconda parte della trilogia de "Il padrino"), con questa pellicola, che, effettivamente, viene introdotta al pubblico soltanto al termine della sua consequenzialità, come ben dice Dennis Hopper, logico-dialettica, oltrepassa la pura fantomatica fallacità della semplicistica intercomunicabilità bene-male, o, ancor meglio, razionalità-irrazionalità, in ordine tale da focalizzare la sua atra e lugubre storia su un'inferenza formulativa molto più suggestiva e sottintesa agli atti di forza dei protagonisti della guerra del Vietnam: l'espansione auto-etero cogitiva dell'inagiatezza del "Kaos" della mente umana, che, nell'ineluttabilità del contrasto traslato dai dettami imprescindibili del "polemos", della guerra, rende fenomenologici i dissidi anapercettibili scindentesi e coagulantesi all'interno dell'indole dell'uomo, ossia il dis-ordine ( ivi punto di patenza e, al contempo, fine dell'opera) e l'armonia, mai del tutto riappacificante, sorgente dall'innerirsi dei contrari ( alla stregua di una filosofica induzione di matrice eraclitea).
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Coppola, dotato di un'innata maestria ed estro non solo autoriale, ma anche psicanalizzante nel ritrarre le impercettibili eppur sì avvertibili dicotomie interiori presenti nell'animo umano ( basti pensare ai primi fotogrammi della seconda parte della trilogia de "Il padrino"), con questa pellicola, che, effettivamente, viene introdotta al pubblico soltanto al termine della sua consequenzialità, come ben dice Dennis Hopper, logico-dialettica, oltrepassa la pura fantomatica fallacità della semplicistica intercomunicabilità bene-male, o, ancor meglio, razionalità-irrazionalità, in ordine tale da focalizzare la sua atra e lugubre storia su un'inferenza formulativa molto più suggestiva e sottintesa agli atti di forza dei protagonisti della guerra del Vietnam: l'espansione auto-etero cogitiva dell'inagiatezza del "Kaos" della mente umana, che, nell'ineluttabilità del contrasto traslato dai dettami imprescindibili del "polemos", della guerra, rende fenomenologici i dissidi anapercettibili scindentesi e coagulantesi all'interno dell'indole dell'uomo, ossia il dis-ordine ( ivi punto di patenza e, al contempo, fine dell'opera) e l'armonia, mai del tutto riappacificante, sorgente dall'innerirsi dei contrari ( alla stregua di una filosofica induzione di matrice eraclitea).La deduzione stessa di Platone riguardante il sostrato della natura dell'uomo ( "essa, tanto nel giovane, quanto nel vecchio, è sempre stata non calma e tranquilla, ma agitata ed inquieta") viene ad essere, in un certo qual modo, conclusione manifesta, rinvenibile già alla superficie del contenuto a forte componente trattatistico-teorica presente in questo magistrale capolavoro.Difatti, sembra voler asserire il regista, l'intero film, eccettuata la "presentazione" finale del se-annientamento operato dalla mano e dal pensiero umano, è una magniloquente e riflessiva trasposizione delle origini dei precordi della ragione, che, attraverso l'idonea adattazione della voce a-parte fuori campo di Martin Sheen, diviene esaminazione di se stessi, sicchè "Apocalypse Now", pur non adoperando un sistema cinematografico di stampo puramente metafisico, riesce eccellentemente nell'impresa di appropinquarsi allo studio, zelo dell'apatica e mobile potenzialità dell'umanità, intendendo affermare, mediante lo splendido personaggio interpretato da Marlon Brando, vero proto-antagonista della narrazione dettagliata della scansione della cognoscitiva sospensione dell'uomo, che la guerra non è la turgida occlusione della vita, ma la pirenica apparenza teleologica ( terminazione) in-statica dell'oscillante estremità pendente dalla volontà."I migliori angeli della nostra indole" vanno deflagrandosi nel lavacro delle proprie ubrità.
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dux
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mercoledì 12 settembre 2001
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marlon brando va dallo psicanalista
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Innanzitutto c'è da chiarire che non si tratta di un film di guerra: la guerra c'è ma fa da sfondo a una vicenda indipendente, quella del colonnello dell'esercito americano Curtz che si è dato alla macchia con alcuni uomini nella folta foresta che si estende ai margini del fiume Mekong. Il film narra del dramma privato di Curtz e del capitano Willard che lo deve rintracciare. Ai confini delle loro esistenze una guerra che ormai gli Usa stanno perdendo con disonore. E' un viaggio nel profondo dell'animo umano che inesplorato come la foresta in cui si rifugia Curtz fornisce materiale da psicanalisi. Poi, certo, ci si ricorda di riprese mozzafiato, di una colonna sonora davvero entusiasmante, dei marines che fanno surf sotto i bombardamanti, ma tutto rimanda all'analisi dell'animo umano e ad una sua insondabilità, specie in situazioni estreme.
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Innanzitutto c'è da chiarire che non si tratta di un film di guerra: la guerra c'è ma fa da sfondo a una vicenda indipendente, quella del colonnello dell'esercito americano Curtz che si è dato alla macchia con alcuni uomini nella folta foresta che si estende ai margini del fiume Mekong. Il film narra del dramma privato di Curtz e del capitano Willard che lo deve rintracciare. Ai confini delle loro esistenze una guerra che ormai gli Usa stanno perdendo con disonore. E' un viaggio nel profondo dell'animo umano che inesplorato come la foresta in cui si rifugia Curtz fornisce materiale da psicanalisi. Poi, certo, ci si ricorda di riprese mozzafiato, di una colonna sonora davvero entusiasmante, dei marines che fanno surf sotto i bombardamanti, ma tutto rimanda all'analisi dell'animo umano e ad una sua insondabilità, specie in situazioni estreme. Resta da segnalare il ritmo che verso la fine perde di vigore diventando un po' troppo lento e inficiando il voto che si ferma a quattro stelle.
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lu161
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giovedì 27 aprile 2006
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quale dei due?
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Arte allo stato puro. La verità è che ad Apocalypse Now poco importa di polemizzare sulla questione del Vietnam come fatto storico-politico; Coppola interpretò la necessità di attivare quella certa sintonia che da sempre esiste tra le varie forme d'arte, lo fece assemblando alla vicenda vietnamita il capolavoro di Conrad da cui il film è liberamente tratto. La sostanza è quindi quella dell'arte pura (cinema puro in questo caso) in cui il fattore visivo ha la meglio su tutto il resto e spinge lo spettatore nella dimensione mentale di Kurtz o di Willard. E' proprio questo che rende Apocalypse Now un capolavoro assoluto, la totale autonomia del linguaggio visivo che, sempre e comunque, espone i suoi significati senza la necessità di una mediazione concettuale e interpretativa.
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Arte allo stato puro. La verità è che ad Apocalypse Now poco importa di polemizzare sulla questione del Vietnam come fatto storico-politico; Coppola interpretò la necessità di attivare quella certa sintonia che da sempre esiste tra le varie forme d'arte, lo fece assemblando alla vicenda vietnamita il capolavoro di Conrad da cui il film è liberamente tratto. La sostanza è quindi quella dell'arte pura (cinema puro in questo caso) in cui il fattore visivo ha la meglio su tutto il resto e spinge lo spettatore nella dimensione mentale di Kurtz o di Willard. E' proprio questo che rende Apocalypse Now un capolavoro assoluto, la totale autonomia del linguaggio visivo che, sempre e comunque, espone i suoi significati senza la necessità di una mediazione concettuale e interpretativa. Si fugge alla grande dalla pastoia di certi insopportabili film intellettuali, ciò che rimane è freschezza, spinta e colore. Ora il problema rimane solo uno: tra l'originale e il REDUX quale scegliere? E per noi italiani il divario tra le versioni è ancora più marcato vista l'evidente differenza (qualitativa in certi casi) tra i due doppiaggi.
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franceso1987
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martedì 24 aprile 2007
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welcome to the hell!
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Il capolavoro cinematografico di Francis Ford Coppola è un viaggio inquietante,sconvolgente, epico,spietato e disperato nei sinuosi meandri dell'heart of darkness degli uomini,lungo la "sottile lama di rasoio" che separa la follia dalla fredda "scienza esatta persuasa allo sterminio".La nostra vita scorre sulle acque torbide di un infinito fiume;risalendo il suo corso non possiamo prevedere quali ostacoli e pericoli si nascondano dietro la prossima ansa, perchè quel fiume è inquinato dalla malvagità impenetrabile del nostro stesso cuore.Quel fiume è il nostro cuore, che al ritmo inarrestabile dei suoi battiti tesse un oscuro piano di morte. Percepiamo il non-Io (l'opposto dialettico della nostra personalità) come uno scoglio che limita la visuale dell'egotistica volontà di potenza; siamo lupi hominibus lupi, accecati dalla insaziabile brama di sopraffazione.
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Il capolavoro cinematografico di Francis Ford Coppola è un viaggio inquietante,sconvolgente, epico,spietato e disperato nei sinuosi meandri dell'heart of darkness degli uomini,lungo la "sottile lama di rasoio" che separa la follia dalla fredda "scienza esatta persuasa allo sterminio".La nostra vita scorre sulle acque torbide di un infinito fiume;risalendo il suo corso non possiamo prevedere quali ostacoli e pericoli si nascondano dietro la prossima ansa, perchè quel fiume è inquinato dalla malvagità impenetrabile del nostro stesso cuore.Quel fiume è il nostro cuore, che al ritmo inarrestabile dei suoi battiti tesse un oscuro piano di morte. Percepiamo il non-Io (l'opposto dialettico della nostra personalità) come uno scoglio che limita la visuale dell'egotistica volontà di potenza; siamo lupi hominibus lupi, accecati dalla insaziabile brama di sopraffazione.Nemico è chi non gravita nella sfera del nostro "particulare", chi compie un moto di rivoluzione indipendente dal campo magnetico della servile sottomissione. Giudichiamo senza transigere delle colpe altrui, ma l'autocritica sincera è aliena al nostro modus vivendi,che non contempla la lesione dei propri interessi neanche in via teorica. Ci sentiamo piccoli assoluti dotati di un'incontrollata potestas in omnia.In realtà, siamo tante piccole fragili monadi(tanti inconsistenti "hollow men", come Kurtz legge da Eliot), che, per evitare una disastrosa implosione, rovesciano la polarità negativa dell'autodistruttivo cupio dissolvi nell'energica esplosione della bellum omnium contra omnes. La nostra debolezza si palesa in un continuo oscillare del pendolo dell'ambizione fra l'anelito superomistico ed il timore dell'insuccesso, senza che possiamo trarre alcuna durevole soddisfazione dalla nostra belluina recherche (indimenticabile, nel film, la scena del surf dei soldati sulle note di Satisfaction). Ciò che ci inappaga fino all'apatia dovrebbe distoglierci dai nostri ferini pensieri;invece dall'osmosi tra solipsismo titanico e hybris demoniaca nasce un macabro compiacimento dell'orrore, che rasenta la follia. Follia lucida, consapevole, amletica, sostenuta con patientia nella ieratica solitudine di chi, avulsi i legami sociali, si innalza a dio in terra (come avviene con la carismatica figura del colonnello Kurtz, interpretato da un vero dio mortale,un intenso Marlon Brando). é,tuttavia, un'autoesaltazione ab-soluta quanto breve, che presto conduce alla chiusura del cerchio: Prometeo deve essere incatenato! Nel suo lisergico delirio Saul/Saturno/Kurtz attende David/Crono/Willard che lo spodesti. E l'attesa purgatoriale non ha alcun valore catartico, perchè ingigantisce l'odio, esaspera l'ostilità, fa degenerare la ratio calcolante in nefas efferato (Kurtz fomenta la violenza). La liberazione dalla "pena di vivere così" presuppone il concreto, fisico annientamento, nella forma di un rito sacrificale: il dio in terra si immola per placare la sua sofferenza (divenuta insostenibile) e l'ira funesta di un Dio invisibile, più potente,distante, quindi più crudele. L'uccisione di Sardanapalo/Kurtz (il sovrano-dio colto e prigione della sua dorata solitudine) non arresta la propagazione del venenum hominum, anzi la sua trasmissione contaminante passa nelle mani dello spodestatore/erede: Crono/Willard diviene il nuovo Sire, il potere malefico del roy dechu rivive nella sua figura.E l'inferno degli uomini non avrà mai fine!é davvero "the end of our elaborate plans, the end of everything that stands".
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(di luc)
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mac
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venerdì 14 dicembre 2001
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l'orrore!!
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Versione inutilmente appesantita togliendo continuità al crescendo della versione fino ad ora conosciuta. Film comunque bellissimo se bello si può definire un viaggio nell'inferno delle nostre anime.
Curtz è pazzo? No è la mia risposta.
Dimostra solo l'impossibilità di agire secondo il basilare dualismo bene/male.
Il perno attorno cui ruota la storia è l'orrore: l'orrore provato dal colonnello quando si trova di fronte all'operato di forze fino a quel momento per lui e per noi rimosse.
Il suo tentativo di superare se stesso e riportarsi ad un piano originario di rapporti semplici ma terribili nella loro crudezza fallisce ed è egli stesso a questo punto ad aspettare, a desidere la morte e la morte come unico possibile rimedio capace di riunire la sua mente divisa.
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Versione inutilmente appesantita togliendo continuità al crescendo della versione fino ad ora conosciuta. Film comunque bellissimo se bello si può definire un viaggio nell'inferno delle nostre anime.
Curtz è pazzo? No è la mia risposta.
Dimostra solo l'impossibilità di agire secondo il basilare dualismo bene/male.
Il perno attorno cui ruota la storia è l'orrore: l'orrore provato dal colonnello quando si trova di fronte all'operato di forze fino a quel momento per lui e per noi rimosse.
Il suo tentativo di superare se stesso e riportarsi ad un piano originario di rapporti semplici ma terribili nella loro crudezza fallisce ed è egli stesso a questo punto ad aspettare, a desidere la morte e la morte come unico possibile rimedio capace di riunire la sua mente divisa.
"non è il tuo peccato che grida vendetta ma la tua parsimonia anche nel peccato"
Il film nel suo complesso cita senza mai citarlo Nietzsche e Coppola sembra voler affermare l'impossibilità per l'uomo di superare se stesso.
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(di jericho)
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piero
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sabato 12 gennaio 2002
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"cannibal"
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Si! Ci tengo a dire che ritengo questo film il Cannibal di F.F. Coppola! Voglio dire che, pur essendo un film di guerra, contiene una miriade di riferimenti al cinema cannibal (vedi Cannibal Holocaust di R. Deodato) che vedeva proprio in quegli anni (79-80) il suo apogeo. La versione redux è eccessivamente lunga e mi pare che il suo successo non sia dovuto solo alla qualità insita nella pellicola, bensì nella sua distribuzione supportata dai mezzi di Coppola. Polemizzo perchè ritengo abbastanza casuale la riuscita del film nella sua globalità. Il merito dei realizzatori è di essere riusciti a rasentare il trash senza scadervi. E' un film su cui riflettere, non diamo giudizi positivi affrettati dalla fama…
[+] rivediti il film e epprezza
(di zzz_78)
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[+] bravo
(di gianni)
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weach
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lunedì 1 novembre 2010
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grandioso ,roboante ,scenografico
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Apocalypse Now ,di Francis Ford Coppola, è film complesso ,roboante,estetico, ambizioso, delirante,filosofico, liberatorio, istrione , incisivo, narcotizzante,deviante , teatrale,folle .
Contiene tutte queste aggettivi ma anche quello di contradditorio.
Non semba centrale nel film la critica all'orrore della guerra quanto l'effetto che la stessa ha sull'animo umano :ricollega l'umano all'archetipo ancestrale della violenza come istinto per la sopravvivenza.
Immagini di un scenicità cristallina rendono il film penetrante nell' animo dello spettatore.
Una natura rigogliosa è testimone impotente dell "animalità" dell uomo.
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Apocalypse Now ,di Francis Ford Coppola, è film complesso ,roboante,estetico, ambizioso, delirante,filosofico, liberatorio, istrione , incisivo, narcotizzante,deviante , teatrale,folle .
Contiene tutte queste aggettivi ma anche quello di contradditorio.
Non semba centrale nel film la critica all'orrore della guerra quanto l'effetto che la stessa ha sull'animo umano :ricollega l'umano all'archetipo ancestrale della violenza come istinto per la sopravvivenza.
Immagini di un scenicità cristallina rendono il film penetrante nell' animo dello spettatore.
Una natura rigogliosa è testimone impotente dell "animalità" dell uomo.
Capolavoro ? A metà: la grandiosità del progetto ,la sua articolazione variegata, hanno messo in dubbio l'efficacia del progetto cienematografico nel suo complesso che rimarrà comunque per sempre nella cinematografia per acuni fotogrammi eccezionali , specialmente quelli associati alle musiche di Wagner e dei Rolling Stones.
Lo sproloquio sulla ipocrisia della macchina da guerra è giustificato ma si disperde nell' eccesso di un manierismo scenico ed estetico.
Film comunque da " assaggiare " per la complessità delle riflessioni portate sullo schermo e per analizzare le modalità di comunicazione utilizzate da Francis Ford Coppola che ha voluto rendere tutto più difficile con un lungometraggio di circa due ore e trenta, forse non necessarie.
weach illuminati
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[+] non sono d'accordo
(di riky23)
[ - ] non sono d'accordo
[+] chi va roma perde la poltrona
(di weach )
[ - ] chi va roma perde la poltrona
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