conte de la f�re
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lunedì 21 novembre 2011
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il "cuore di tenebra" di apocalypse now
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“Apocalypse Now non è un film sul Vietnam; è il Vietnam. Proprio come gli americani in Vietnam, ci siamo trovati in mezzo alla giungla con troppi uomini, troppi mezzi, troppi soldi, e poco alla volta siamo…impazziti.”.
Questa affermazione di F.F.Coppola, durante la conferenza stampa al Festival di Cannes del 1979, dà la dimensione dell’ “eccesso” che accompagnò la gestazione del film e istituisce un parallelo folgorante con la guerra rappresentata e l’intento imperialistico americano, celato ad arte sotto gli indugi della ‘missione civilizzatrice’.
Apocalypse Now è senza dubbio un film sull’imperialismo, e Coppola lo esplicita assumendo il romanzo di J.Conrad, Cuore di tenebra (1899), come fonte primaria per la costruzione del racconto e dei personaggi.
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“Apocalypse Now non è un film sul Vietnam; è il Vietnam. Proprio come gli americani in Vietnam, ci siamo trovati in mezzo alla giungla con troppi uomini, troppi mezzi, troppi soldi, e poco alla volta siamo…impazziti.”.
Questa affermazione di F.F.Coppola, durante la conferenza stampa al Festival di Cannes del 1979, dà la dimensione dell’ “eccesso” che accompagnò la gestazione del film e istituisce un parallelo folgorante con la guerra rappresentata e l’intento imperialistico americano, celato ad arte sotto gli indugi della ‘missione civilizzatrice’.
Apocalypse Now è senza dubbio un film sull’imperialismo, e Coppola lo esplicita assumendo il romanzo di J.Conrad, Cuore di tenebra (1899), come fonte primaria per la costruzione del racconto e dei personaggi. Nel romanzo, così come nel film, il viaggio attraverso una giungla sempre più fitta e selvaggia è lo specchio di un viaggio alle radici dell’uomo e della natura, portato all’esasperazione fisica e mentale dalla putredine equatoriale. Emblematica è la conclusione che ne trae il celebre psicologo Robert Hampson, quando sostiene che “l’esplorazione americana ha trasformato uno spazio vuoto in uno spazio di tenebra, ha trasformato l’ignoto in indicibile. In realtà si potrebbe osservare che, invece di portare la luce in mezzo alle tenebre, come proclama, la missione civilizzatrice svela la tenebra che sta nel proprio cuore”. Il clima soffocante, l’atmosfera allucinata e mortifera, l’ambiguità della luce che cela e dell’ombra che rivela accompagnano il romanzo così come il film, soprattutto grazie al genio di Vittorio Storaro, premio Oscar per la fotografia. Le luci surreali e dorate di Storaro si intersecano nelle svariate dissolvenze multiple che punteggiano il film. Le musiche, connubio di canzoni rock e liriche, si scambiano, si confondono, si sovrappongono ai boati e alle detonazioni della guerra in corso e cingono vieppiù lo spettatore nello spettacolo totale. Suggestione e surrealismo emergono fin già dalla prima sequenza, che fotografa il Capitano B.Willard alle prese con l’onirico delirio di un bombardamento ‘al napalm’, sulle note di ‘The end’ (Jim Morrison). La prima scena segna il totale crollo psicologico del personaggio così come del suo interprete (Martin Sheen), il quale gira la scena da ubriaco e di lì a qualche giorno subirà un violento attacco di cuore che bloccherà le riprese per tre mesi. L’uso di droghe da parte degli attori e della troupe contribuirà a dilatare i tempi di produzione e ad accrescere le aspettative del mondo Hollywoodiano (‘Apocalypse..When?’ titolava un celebre settimanale americano nel 1977).
Tuttavia Apocalypse Now, ancor prima di essere una storia sull’imperialismo americano, è la storia di due personaggi che allo stesso tempo rincorrono e rifuggono se stessi.
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tiamaster
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sabato 17 settembre 2011
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immenso
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un film sterminato,magistrale,superiore,immenso,grandioso,splendente,meraviglioso,un vero cult storico,i personaggi hanno spessore (almeno 50 km) i dialoghi son grandi e anche la colonna sonora.immenso.
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cinema style
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martedì 6 settembre 2011
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capolavoro
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stiamo ancora a parlare....capolavoro e basta
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il cinefilo
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giovedì 10 febbraio 2011
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quando l'apocalisse è dentro gli esseri umani
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Ispirandosi al libro CUORE DI TENEBRA di Joseph Conrad F.F.Coppola accompagna lo spettatore in un viaggio senza confini e ritorno nell'inferno del Vietnam dove la disumanizzazione di ogni essere umano appare per quello che è:una dolorosa e orribile trasformazione prettamente psicologica avviato da quel filo conduttore immorale che è la violenza e che si trova alla base di ogni conflitto armato.
La morte aleggia lungo tutto il film...e,in questo senso,è lei la vera protagonista di APOCALYPSE NOW...in questo film la spietatezza della guerra e la durezza della natura selvaggia fanno emergere il lato oscuro degli uomini(e,in primis,proprio i soldati americani prima ancora che il colonnelo Kurtz)i quali,stringendo un fucile in mano,sanno di avere la possibilità di estirpare tutte le vite che gli si parano davanti(siano essi civili innocenti o combattenti armati)e proprio qui si annida il cuore di questo immenso girone quasi dantesco che avvolge nelle sue spire chiunque vi sia protagonista.
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Ispirandosi al libro CUORE DI TENEBRA di Joseph Conrad F.F.Coppola accompagna lo spettatore in un viaggio senza confini e ritorno nell'inferno del Vietnam dove la disumanizzazione di ogni essere umano appare per quello che è:una dolorosa e orribile trasformazione prettamente psicologica avviato da quel filo conduttore immorale che è la violenza e che si trova alla base di ogni conflitto armato.
La morte aleggia lungo tutto il film...e,in questo senso,è lei la vera protagonista di APOCALYPSE NOW...in questo film la spietatezza della guerra e la durezza della natura selvaggia fanno emergere il lato oscuro degli uomini(e,in primis,proprio i soldati americani prima ancora che il colonnelo Kurtz)i quali,stringendo un fucile in mano,sanno di avere la possibilità di estirpare tutte le vite che gli si parano davanti(siano essi civili innocenti o combattenti armati)e proprio qui si annida il cuore di questo immenso girone quasi dantesco che avvolge nelle sue spire chiunque vi sia protagonista...viene illustrata una realtà dove la pietà,la bontà e la purezza inevitabilmente non esistono e dove il fango,sia etico che estetico,prevalica,a tutti i livelli,ogni altro aspetto ideologico trascinando gli uomini nell'orrore e nella miseria...soprattutto in quella di se stessi.
La figura del colonnelo Kurtz viene descritta come quella di un oscuro filosofo(la scenografia avvolta quasi nel buio si erge a monumentale rappresentazione dello stato d'animo sia di Kurtz che del capitano Willard entrambi avvolti dall'inferno della guerra di cui anch'essi sono protagonisti)pienamente consapevole di una verità terribile(che dovrebbe essere ovvia)quale è quella che si evince quando Kurtz accusa Willard di non poterlo,in alcun modo,accusare di essere un assassino...in quanto,tra di loro,in quella zona non possono che esserlo tutti.
La discesa nell'abisso,soprattutto a livello simbolico,raggiunge il suo massimo culmine proprio quando il protagonista raggiunge il suo obiettivo umano dopo aver percorso il fiume...in definitiva:un capolavoro assoluto.
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weach
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lunedì 1 novembre 2010
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grandioso ,roboante ,scenografico
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Apocalypse Now ,di Francis Ford Coppola, è film complesso ,roboante,estetico, ambizioso, delirante,filosofico, liberatorio, istrione , incisivo, narcotizzante,deviante , teatrale,folle .
Contiene tutte queste aggettivi ma anche quello di contradditorio.
Non semba centrale nel film la critica all'orrore della guerra quanto l'effetto che la stessa ha sull'animo umano :ricollega l'umano all'archetipo ancestrale della violenza come istinto per la sopravvivenza.
Immagini di un scenicità cristallina rendono il film penetrante nell' animo dello spettatore.
Una natura rigogliosa è testimone impotente dell "animalità" dell uomo.
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Apocalypse Now ,di Francis Ford Coppola, è film complesso ,roboante,estetico, ambizioso, delirante,filosofico, liberatorio, istrione , incisivo, narcotizzante,deviante , teatrale,folle .
Contiene tutte queste aggettivi ma anche quello di contradditorio.
Non semba centrale nel film la critica all'orrore della guerra quanto l'effetto che la stessa ha sull'animo umano :ricollega l'umano all'archetipo ancestrale della violenza come istinto per la sopravvivenza.
Immagini di un scenicità cristallina rendono il film penetrante nell' animo dello spettatore.
Una natura rigogliosa è testimone impotente dell "animalità" dell uomo.
Capolavoro ? A metà: la grandiosità del progetto ,la sua articolazione variegata, hanno messo in dubbio l'efficacia del progetto cienematografico nel suo complesso che rimarrà comunque per sempre nella cinematografia per acuni fotogrammi eccezionali , specialmente quelli associati alle musiche di Wagner e dei Rolling Stones.
Lo sproloquio sulla ipocrisia della macchina da guerra è giustificato ma si disperde nell' eccesso di un manierismo scenico ed estetico.
Film comunque da " assaggiare " per la complessità delle riflessioni portate sullo schermo e per analizzare le modalità di comunicazione utilizzate da Francis Ford Coppola che ha voluto rendere tutto più difficile con un lungometraggio di circa due ore e trenta, forse non necessarie.
weach illuminati
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tony montana
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domenica 17 ottobre 2010
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il più grande capolavoro di guerra
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Quando, nel 1979, uscì sugli schermi di tutto il mondo Apocalypse Now, Coppola dovette scegliere tra i due possibili finali che aveva girato, oltre che selezionare l’enorme massa di materiale a sua disposizione: ne risultò un film di 153′ circa, già lungo per le abitudini degli spettatori. Apocalypse Now (Redux o meno) è un film assolutamente da non perdere, una pietra miliare nella storia del cinema, che ha cambiato il modo di fare cinema: il film di guerra, fino a quel momento, era stato una vicenda di eroi sempre saldi nei loro principi, di uomini disposti a dare la vita per la patria senza alcuna perplessità, di bombe distanti, visi impolverati, trincee di filo spinato e soldati gentiluomini.
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Quando, nel 1979, uscì sugli schermi di tutto il mondo Apocalypse Now, Coppola dovette scegliere tra i due possibili finali che aveva girato, oltre che selezionare l’enorme massa di materiale a sua disposizione: ne risultò un film di 153′ circa, già lungo per le abitudini degli spettatori. Apocalypse Now (Redux o meno) è un film assolutamente da non perdere, una pietra miliare nella storia del cinema, che ha cambiato il modo di fare cinema: il film di guerra, fino a quel momento, era stato una vicenda di eroi sempre saldi nei loro principi, di uomini disposti a dare la vita per la patria senza alcuna perplessità, di bombe distanti, visi impolverati, trincee di filo spinato e soldati gentiluomini. In Apocalypse Now la guerra è davvero tale: gli uomini sono solo uomini, spaventati e sconvolti nel momento in cui si devono confrontare con una situazione tanto terribile, eroi e codardi allo stesso tempo, stanchi, sporchi, sudati e feriti, assassini a sangue freddo quando lo ritengono necessario. Il messaggio che Coppola ci vuole trasmettere, riuscendo perfettamente nel suo intento, è che la guerra è qualcosa di inumano, distruzione allo stato puro, e lo fa senza farci praticamente farci mai vedere un vietcong; che la guerra non ha mai una ragione o una giustificazione, che gli uomini, quando l’affrontano, cadono nel terrore e nella follia, che da essa non c’è speranza di salvezza o di fuga. La vera forza di Coppola è però il modo scelto per narrare tutto questo: la scelta di girare praticamente sul luogo in cui avvennero realmente i fatti, le ricostruzioni realistiche fino all’inverosimile, il gioco dei primi piani sui visi sconvolti e cotti dal sole e dal napalm, i panorami di una giungla allo stesso tempo terribile ed affascinante. Bellissima a questo proposito la fotografia di Vittorio Storaro, sgranata e nebbiosa ma allo stesso tempo precisa come un bisturi, che ci mostra le cose come se le guardassimo con gli occhi dei protagonisti; originalissimo l’uso delle musiche, ricordiamo il mitico inserimento di Wagner come musica diegetica al momento dell’attacco al villaggio vietcong, Satisfaction ascoltato sulla barca durante la lunga traversata sul fiume, The end che fa da innesco alla vicenda del film e che ricompare alla fine, nel momento catartico dell’omicidio-sacrificio di Kurtz. Da Apocalypse Now in poi non si contano il film sulla guerra, ed in particolare su quella del Vietnam – come Nato il 4 luglio, Platoon, Il cacciatore, La sottile linea rossa – ma l’impatto di Coppola sullo spettatore è secondo me rimasto ineguagliato; l’unica eccezione, anche se parliamo di un’opera davvero diversa, è rappresentata da Full Metal Jacket, altro capolavoro del cinema mondiale.
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andy11
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martedì 17 agosto 2010
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il vietnam by francis ford coppola
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Siamo nel 1969, nel pieno della guerra del Vietnam. Il caporale Willard (Martin Sheen) viene incaricato di una missione speciale top secret: trovare il colonnello Walter E. Kurtz (Marlon Brando), colui che in passato era stato un vero e proprio veterano delle forze speciali dell'esercito statunitense, un ufficiale modello. Presumibilmente impazzito, Kurtz si trova adesso in Cambogia, a capo di un esercito di indigeni che lo adorano come se fosse un dio. Porre fine al suo comando, risalendo il fiume Nung per raggiungere la località occupata dall'avamposto del colonnello, è il compito che viene affidato a Willard, cui vengono assegnati un battello e un equipaggio. Il film è liberamente ispirato al romanzo di Joseph Conrad, Cuore di Tenebra, da cui riprende la psicologia dei personaggi principali, nonchè la struttura di una narrazione.
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Siamo nel 1969, nel pieno della guerra del Vietnam. Il caporale Willard (Martin Sheen) viene incaricato di una missione speciale top secret: trovare il colonnello Walter E. Kurtz (Marlon Brando), colui che in passato era stato un vero e proprio veterano delle forze speciali dell'esercito statunitense, un ufficiale modello. Presumibilmente impazzito, Kurtz si trova adesso in Cambogia, a capo di un esercito di indigeni che lo adorano come se fosse un dio. Porre fine al suo comando, risalendo il fiume Nung per raggiungere la località occupata dall'avamposto del colonnello, è il compito che viene affidato a Willard, cui vengono assegnati un battello e un equipaggio. Il film è liberamente ispirato al romanzo di Joseph Conrad, Cuore di Tenebra, da cui riprende la psicologia dei personaggi principali, nonchè la struttura di una narrazione. Difatti il caporale Willard è il narratore della vicenda oltre che il protagonista. Il regista Francis Ford Coppola ammise di aver letto in continuazione Cuore di tenebra per delineare al meglio il delirio interiore del protagonista e l'alone di mistero che avvolge il personaggio di Kurtz. Se il romanzo si pone come una critica al colonialismo durante la seconda metà dell' XIX secolo, così il film di Coppola (uscito nelle sale nel 1979) ha un forte stampo antimilitarista e non pochi furono i problemi per il regista durante periodo delle riprese, che il governo americano certamente non desiderava e, pertanto, osteggiava. Apocalypse Now , infatti, è un' evidente critica alla guerra del Vietnam. Significativa in tal senso la frase del narratore Willard, riferita ai vietnamiti, "li facevamo a brandelli con una mitragliatrice, poi gli davamo un cerotto". è questa pura ipocrisia, come lo è quella del colonnello Kilgore (Robert Duvall) quando ostenta la sua apparente solidarietà nei confronti di un vietnamita in fin di vita, apprestandosi a offrirgli dell'acqua e dimenticandosi completamente un attimo dopo del poverino appena sente dire che uno dei marinai dell'equipaggio di Willard è Lance Johnson, un campione di surf (Kilgore è un grande appassionato di surf). Ma è nel momento dell'incontro con Kurtz che si realizza lo spannung, il momento di massima tensione del film. Il suo discorso penetra nella mente di chi guarda, invitando ad un'attenta riflessione sulla natura umana. Kurtz ha ceduto alla tentazione di un potere immenso, offertogli dagli indigeni, che lo considerano adesso una sorta di dio. In mancanza di convenzioni e regole che limitino la libertà, l'uomo civilizzato abusa di essa, diventando un tiranno. Kurtz ne è la prova, la dimostrazione del fatto che l'uomo libero di essere dio diviene un mostro senza scrupoli. Eccezionale la regia Coppola, che riesce sapientemente a infondere nello spettatore un forte sentimento di attesa, l'attesa di vedere un colonnello plurimedagliato ridotto a uno stato di apparente inspiegabile pazzia, l'attesa di vedere Marlon Brando nei panni di questo personaggio. La sua è senza dubbio una delle migliori interpretazioni del cinema. Apocalypse Now, dunque, offre una visione davvero singolare della guerra del vietnam: come affermò il regista, esso non è un film sul Vietnam, è il Vietnam stesso. Nonostante ciò, il film non ottenne i riconoscimenti che certamente meritava all'Academy Awards del 1980. Fu premiato solamente per la migliore fotografia, all'italiano Vittorio Storaro, e per il miglior sonoro.
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joker 91
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lunedì 5 luglio 2010
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l apocalisse che ha fatto storia
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ha fatto storia senza ombra di dubbio ed oggi è entrato nei 50 film più belli di tutti i tempi.
Un cast stellare ci racconta cosa veramente è la guerra,un marlon brando strepitoso che si meritava il 3 oscar cosa che non gli è stata data,sheen in un ruolo fantastico anche se avrei preferito vedere pacino in questo ruolo ed infine come dimenticare fishburne ed il grande dennis hopper che da poco ci ha lasciato nel ruolo del fotoreporter folle,per ultimo come dimenticare il personaggio di duvall.
Coppola dopo il padrino 1 e 2 ritorna al massimo livello facendoci respirare quella guerra in un film come non se ne vedranno più sino alla fine del mondo
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mr.619
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domenica 4 luglio 2010
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la linda descrizione dell'orrore
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Coppola, dotato di un'innata maestria ed estro non solo autoriale, ma anche psicanalizzante nel ritrarre le impercettibili eppur sì avvertibili dicotomie interiori presenti nell'animo umano ( basti pensare ai primi fotogrammi della seconda parte della trilogia de "Il padrino"), con questa pellicola, che, effettivamente, viene introdotta al pubblico soltanto al termine della sua consequenzialità, come ben dice Dennis Hopper, logico-dialettica, oltrepassa la pura fantomatica fallacità della semplicistica intercomunicabilità bene-male, o, ancor meglio, razionalità-irrazionalità, in ordine tale da focalizzare la sua atra e lugubre storia su un'inferenza formulativa molto più suggestiva e sottintesa agli atti di forza dei protagonisti della guerra del Vietnam: l'espansione auto-etero cogitiva dell'inagiatezza del "Kaos" della mente umana, che, nell'ineluttabilità del contrasto traslato dai dettami imprescindibili del "polemos", della guerra, rende fenomenologici i dissidi anapercettibili scindentesi e coagulantesi all'interno dell'indole dell'uomo, ossia il dis-ordine ( ivi punto di patenza e, al contempo, fine dell'opera) e l'armonia, mai del tutto riappacificante, sorgente dall'innerirsi dei contrari ( alla stregua di una filosofica induzione di matrice eraclitea).
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Coppola, dotato di un'innata maestria ed estro non solo autoriale, ma anche psicanalizzante nel ritrarre le impercettibili eppur sì avvertibili dicotomie interiori presenti nell'animo umano ( basti pensare ai primi fotogrammi della seconda parte della trilogia de "Il padrino"), con questa pellicola, che, effettivamente, viene introdotta al pubblico soltanto al termine della sua consequenzialità, come ben dice Dennis Hopper, logico-dialettica, oltrepassa la pura fantomatica fallacità della semplicistica intercomunicabilità bene-male, o, ancor meglio, razionalità-irrazionalità, in ordine tale da focalizzare la sua atra e lugubre storia su un'inferenza formulativa molto più suggestiva e sottintesa agli atti di forza dei protagonisti della guerra del Vietnam: l'espansione auto-etero cogitiva dell'inagiatezza del "Kaos" della mente umana, che, nell'ineluttabilità del contrasto traslato dai dettami imprescindibili del "polemos", della guerra, rende fenomenologici i dissidi anapercettibili scindentesi e coagulantesi all'interno dell'indole dell'uomo, ossia il dis-ordine ( ivi punto di patenza e, al contempo, fine dell'opera) e l'armonia, mai del tutto riappacificante, sorgente dall'innerirsi dei contrari ( alla stregua di una filosofica induzione di matrice eraclitea).La deduzione stessa di Platone riguardante il sostrato della natura dell'uomo ( "essa, tanto nel giovane, quanto nel vecchio, è sempre stata non calma e tranquilla, ma agitata ed inquieta") viene ad essere, in un certo qual modo, conclusione manifesta, rinvenibile già alla superficie del contenuto a forte componente trattatistico-teorica presente in questo magistrale capolavoro.Difatti, sembra voler asserire il regista, l'intero film, eccettuata la "presentazione" finale del se-annientamento operato dalla mano e dal pensiero umano, è una magniloquente e riflessiva trasposizione delle origini dei precordi della ragione, che, attraverso l'idonea adattazione della voce a-parte fuori campo di Martin Sheen, diviene esaminazione di se stessi, sicchè "Apocalypse Now", pur non adoperando un sistema cinematografico di stampo puramente metafisico, riesce eccellentemente nell'impresa di appropinquarsi allo studio, zelo dell'apatica e mobile potenzialità dell'umanità, intendendo affermare, mediante lo splendido personaggio interpretato da Marlon Brando, vero proto-antagonista della narrazione dettagliata della scansione della cognoscitiva sospensione dell'uomo, che la guerra non è la turgida occlusione della vita, ma la pirenica apparenza teleologica ( terminazione) in-statica dell'oscillante estremità pendente dalla volontà."I migliori angeli della nostra indole" vanno deflagrandosi nel lavacro delle proprie ubrità.
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nexus
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martedì 29 giugno 2010
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l'orrore che seduce
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L’orrore, il sonno della ragione, la follia.
Ne sono tutti impregnati ma ognuno reagisce come può, come sa meglio fare.
Il colonnello William "Bill" Kilgore (Robert Duvall) reagisce all’americana” in modo paternalistico (verso i propri subalterni) e produttivistico (con gli elicotteri ne ammazzo quanti più mi è possibile) senza porsi troppe domande (fa male alla coscienza?).
Il colonnello Walter E. Kurtz (Marlon Brando) metaforicamente “stacca la spina” dal mondo occidentale e diventa un mistico, un “reliigioso”, un (semi)dio della guerra circondato dai suoi adepti.
Il Capitano Benjamin L. Willard (Martin Sheen) cerca di mantenere una apparente “normalità” concentrandosi unicamente sulla sua missione ed il dovere di portarla a termine.
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L’orrore, il sonno della ragione, la follia.
Ne sono tutti impregnati ma ognuno reagisce come può, come sa meglio fare.
Il colonnello William "Bill" Kilgore (Robert Duvall) reagisce all’americana” in modo paternalistico (verso i propri subalterni) e produttivistico (con gli elicotteri ne ammazzo quanti più mi è possibile) senza porsi troppe domande (fa male alla coscienza?).
Il colonnello Walter E. Kurtz (Marlon Brando) metaforicamente “stacca la spina” dal mondo occidentale e diventa un mistico, un “reliigioso”, un (semi)dio della guerra circondato dai suoi adepti.
Il Capitano Benjamin L. Willard (Martin Sheen) cerca di mantenere una apparente “normalità” concentrandosi unicamente sulla sua missione ed il dovere di portarla a termine.
Tornerà (è un veterano) a ripercorrere le strade dell’orrore, del “non senso”, della mancanza di organizzazione del “baraccone della guerra” (Chi è il comandante qui? ....... non riceverà risposta).
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