nicola1
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domenica 13 luglio 2008
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consiglio
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continua a guardare chuck norris,
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nicola1
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domenica 13 luglio 2008
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non c'e dubbio
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l'originale del 1979
il redux (lasciando perdere il fin troppo facile appellativo di "operazione commerciale) e' appessantito, discontinuo ed inutile. non da niente di piu' a quello che già era.
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para
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mercoledì 25 giugno 2008
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bah..bruttissimo
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Che film orribile. All'inizio pare anche non essere male, ma col passare dei minuti diventa sempre più pesante...una palla al piede, osceno veramente. Poi come si fa a dire che è un film con Marlon Brando, se appare solo alla fine??? Più che altro è una comparsa, un'apparizione la sua. Bah, qui leggo tutte recensioni nettamente a favore, 4-5 stelle, a me è parso niente più di un orribile polpettone.
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(di isin89)
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petrus
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sabato 31 maggio 2008
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gwarra
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la guerra che per la prima volta si auto rappresenta in pellicola in tutta la sua purezza. vicina alla guerra di legnano di leonardo. senza tracce di false ideologie che cercano da sempre di intrappolare in moralismi meschini il fenomeno della creazione attraverso la distruzione la morte e il rimpasto della materia. la guerra come il lampo e' il tuono. il dio marte prende in prestito i corpi del regista coppola e dei suoi attori, si impossessa delle loro membra dei loro cuori, la guerra si rivela folle perche' non capita e' accettata. lei ci sussurra la foresta come scenario primordiale di una guerra senza fine e senza esclusione di colpi per cibarsi del calore del sole, dove ogni cosa che si muove e respira vive grazie alla morte dell'altro, e il fiume allontana verso il mare i suoi cadaveri trascinandoli via.
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la guerra che per la prima volta si auto rappresenta in pellicola in tutta la sua purezza. vicina alla guerra di legnano di leonardo. senza tracce di false ideologie che cercano da sempre di intrappolare in moralismi meschini il fenomeno della creazione attraverso la distruzione la morte e il rimpasto della materia. la guerra come il lampo e' il tuono. il dio marte prende in prestito i corpi del regista coppola e dei suoi attori, si impossessa delle loro membra dei loro cuori, la guerra si rivela folle perche' non capita e' accettata. lei ci sussurra la foresta come scenario primordiale di una guerra senza fine e senza esclusione di colpi per cibarsi del calore del sole, dove ogni cosa che si muove e respira vive grazie alla morte dell'altro, e il fiume allontana verso il mare i suoi cadaveri trascinandoli via. la GWARRA
non e' un pretesto, e' il protagonista assoluto.
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[+] miracoloso
(di riccardo)
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maxwell
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sabato 3 maggio 2008
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sopravvalutatissimo
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Un film discreto tutto sommato, anche se piuttosto noioso ed elaborato...nulla di eccezionale!
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paolomiki
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giovedì 17 aprile 2008
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il verde
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Verde è il colore della giungla,verde è il colore del cielo della cambogia,verde è il colore del fiume,verde è il colore delle mimetiche,verde è il colore degli occhi delle playgirls,verde è il colore biliare degli americani,verde è il colore dei rettili,verde è il colore dei missili.......verde è il tappeto di un tavolo della roulette dove si cimenta Francis Ford Coppola vincendo un sacco di soldi giocando non d'azzardo ma da bravo e attento sistemista.Verde è il colore della speranza,che è l'ultima a morire e che parla tutte le lingue del mondo!Se non ci fossero stati un po troppi riferimenti pubblicitari (vedi Martell e playboy ) sicuramente questo film sarebbe stato il più bello mai realizzato.
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Verde è il colore della giungla,verde è il colore del cielo della cambogia,verde è il colore del fiume,verde è il colore delle mimetiche,verde è il colore degli occhi delle playgirls,verde è il colore biliare degli americani,verde è il colore dei rettili,verde è il colore dei missili.......verde è il tappeto di un tavolo della roulette dove si cimenta Francis Ford Coppola vincendo un sacco di soldi giocando non d'azzardo ma da bravo e attento sistemista.Verde è il colore della speranza,che è l'ultima a morire e che parla tutte le lingue del mondo!Se non ci fossero stati un po troppi riferimenti pubblicitari (vedi Martell e playboy ) sicuramente questo film sarebbe stato il più bello mai realizzato.Purtroppo devo dargli solo cinque stelle e devo riconoscere che sicuramente è uno dei diciotto films più belli di sempre.
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luc
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martedì 8 aprile 2008
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l'"uccisione del re divino".
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Questo film è per me come un figlio, avete mai visto qualcuno parlare male dei propri figli? Lo amo come nessun'altro film, l'ho visto almeno 20 volte. Di cosa dovrei parlarvi? Del caos di emozioni che mi ha sempre regalato? Delle caute riflessioni a mente fredda? Dei rapporti letterari con "Cuore di tenebra" del grande Joseph Conrad, uno che l'avventura se la viveva sulla pelle? Dei punti di vista politici ambigui, che annoverano da una parte la denuncia della spensierata crudeltà, incarnata dal colonnello Kilgore, e del ruolo statunitense nella formazione del Vietcong, chiaramente espressa nell'episodio della piantagione francese (presente nella versione Redux), e dall'altra un certo gusto macabro unito alla spietata logica di Kurtz che quasi convince anche noi della necessità di uccidere il nemico "senza discernimento"? Del contrasto tra la spettacolarità della prima parte e la filosoficità della seconda, che pochi hanno compreso appieno? Del fatto che se la parte nella caverna buia e malsana fosse durata il triplo non mi sarei annoiato? Di Marlon Brando che giganteggia seminascosto nel buio, pronunciando parole pesanti come macigni? Della splendida fotografia di Storaro, con i suoi "gialli-Tiziano"? Dell'incredibile scena dell'attacco degli elicotteri all'alba, controsole, turbinata dalle "Walkirie" di Wagner? Della progressiva caduta nella violenza, nella follia, nell'orrore? Del dubbio se questo orrore sia insito nella natura umana o un prodotto dell'ambiente? Della difficoltà, da parte di chi in quest'orrore ci è stato immarso, di staccarsene, come ho esposto ne "Il cacciatore"? Del ritorno alla Grande Natura, alla Grande Foresta, alla Grande Madre simboleggiato dalla risalita del fiume, un "regressus ad uterum" fino alla sorgente, sancta santorum, fucina della morte e della vita? Della parallela simbolizzazione di una discesa nel proprio inconscio? No, vi parlerò di un veloce fotogramma in cui appare il nucleo concettuale, il "core" (è inglese, ma se lo traducete in romanesco funziona lo stesso): un libro di antropologia nella caverna di Kurtz, "The golden bough" (IL RAMO D'ORO) di Frazer, un'enciclopedia della ritualità magico-religiosa-folkloristica umana, un testo citato da tutti perchè fa "chic", criticato da tutti, letto integralmente solo da me e dall'autore (critici come Wittgenstein e Di Nola hanno letto solo il primo e l'ultimo capitolo).
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Questo film è per me come un figlio, avete mai visto qualcuno parlare male dei propri figli? Lo amo come nessun'altro film, l'ho visto almeno 20 volte. Di cosa dovrei parlarvi? Del caos di emozioni che mi ha sempre regalato? Delle caute riflessioni a mente fredda? Dei rapporti letterari con "Cuore di tenebra" del grande Joseph Conrad, uno che l'avventura se la viveva sulla pelle? Dei punti di vista politici ambigui, che annoverano da una parte la denuncia della spensierata crudeltà, incarnata dal colonnello Kilgore, e del ruolo statunitense nella formazione del Vietcong, chiaramente espressa nell'episodio della piantagione francese (presente nella versione Redux), e dall'altra un certo gusto macabro unito alla spietata logica di Kurtz che quasi convince anche noi della necessità di uccidere il nemico "senza discernimento"? Del contrasto tra la spettacolarità della prima parte e la filosoficità della seconda, che pochi hanno compreso appieno? Del fatto che se la parte nella caverna buia e malsana fosse durata il triplo non mi sarei annoiato? Di Marlon Brando che giganteggia seminascosto nel buio, pronunciando parole pesanti come macigni? Della splendida fotografia di Storaro, con i suoi "gialli-Tiziano"? Dell'incredibile scena dell'attacco degli elicotteri all'alba, controsole, turbinata dalle "Walkirie" di Wagner? Della progressiva caduta nella violenza, nella follia, nell'orrore? Del dubbio se questo orrore sia insito nella natura umana o un prodotto dell'ambiente? Della difficoltà, da parte di chi in quest'orrore ci è stato immarso, di staccarsene, come ho esposto ne "Il cacciatore"? Del ritorno alla Grande Natura, alla Grande Foresta, alla Grande Madre simboleggiato dalla risalita del fiume, un "regressus ad uterum" fino alla sorgente, sancta santorum, fucina della morte e della vita? Della parallela simbolizzazione di una discesa nel proprio inconscio? No, vi parlerò di un veloce fotogramma in cui appare il nucleo concettuale, il "core" (è inglese, ma se lo traducete in romanesco funziona lo stesso): un libro di antropologia nella caverna di Kurtz, "The golden bough" (IL RAMO D'ORO) di Frazer, un'enciclopedia della ritualità magico-religiosa-folkloristica umana, un testo citato da tutti perchè fa "chic", criticato da tutti, letto integralmente solo da me e dall'autore (critici come Wittgenstein e Di Nola hanno letto solo il primo e l'ultimo capitolo). "L'UCCISIONE DEL RE DIVINO", questo è il nucleo che nessuno ha visto, un mito ma anche un rito, il re come essere Sacro, il sacro come seducente e utile ma anche come pericolo da allontanare, il re come "capro espiatorio". Nelle antiche culture agricole, la consapevolezza del ciclo morte-risurrezione (del grano) e la convinzione della validità dei principi della magia simpatica, porta all'idea che l'immolazione di un essere umano (meglio se di alto rango) possa stimolare un buon raccolto e la fecondità delle donne: viene sacrificato addirittura il re, come avveniva nel tempio di Artemide sulle sponde del lago di Nemi. Non so fino a che punto Coppola o Milius fossero coscienti di questi processi mentali, ma questo è il fulcro del film, un "complesso" pagano molto arcaico, il colonnello Kurtz come Gesù Cristo. E' un film antropologico, la guerra è solo un pretesto, come in "2001 odissea nello spazio" la fantascenza è solo un pretesto per la manifestazione, anche lì solo parzialmente cosciente, di un "complesso" religioso orientale riguardante il tempo e la storia.
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nexus
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mercoledì 2 aprile 2008
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imperdibile.
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L'orrore e la follia della guerra non sono mai stati descritti così bene.
Una realtà devastante che sfocia nel surreale e nel visionario, a tratti onirico.
Suoni ed immagini di guerra distorti dall'uso di stupefacenti assunti per poter sopravvivere in quell'inferno per il corpo e la mente.
Oscar per la fotografia al nostro grandissimo Vittorio Storaro.
Imperdibile.
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angelo
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venerdì 29 febbraio 2008
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forse troppo pesante
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Premettendo che ho visto solo la versione REDUX, il film sottolinea in maniera fantastica più che le azioni di guerra, gli stati d'animo, psichici di coloro che si ritrovavano, spesso non volendolo a combattere nella giungla del Vietnam.
A volte però propone scene tranquillamente tagliabili, che non aggiungono nulla al valore del film e che possono renderlo noioso (es. la scena della cena con i francesi o quella con le conigliette playboi nell' elicottero).
Non avrebbe fatto male invece qualche scena d'azione in più.
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tom
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giovedì 28 febbraio 2008
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figlio della sua epoca
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Apocalypse now è un film figlio della sua epoca: visionario, allucinato, psichedelico.
Grandi prove di Brando e Duvall che in soli 15 minuti di apparizione ci regalano interpretazioni indimenticabili. Da vedere, un film che resta impresso.
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