gianni
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sabato 19 maggio 2007
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orrido e poco sensato
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peccato ke ho dovuto mettere minimo una stella xkè se avessi potuto ne avrei messe meno!! un film così insensato e con un finale così da sbocco non l'avevo mai visto.. e poi il redux ancora più noioso e così lunga la parte finale in cui quel figlio di puttana lo riesce a convincere ke ti viene voglia di spegnere e mandare una cartolina a francis ford coppola con scritto "meglio il padrino di quest skifezza!! stavolta l'hai proprio fatta fuori dalla tazza!!" ma io mi chiedo perchè fare un film così se poi alla fine ti deve deludere xkè ti aspetti ke prima o poi tiri fuori una pistola e faccia secco il pelatone: invece no e ti tocca sopportare più di tre ore di film e alla fine quando ti compaiono i titoli di coda ti incazzi e mandi a fare in culo Coppola.
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peccato ke ho dovuto mettere minimo una stella xkè se avessi potuto ne avrei messe meno!! un film così insensato e con un finale così da sbocco non l'avevo mai visto.. e poi il redux ancora più noioso e così lunga la parte finale in cui quel figlio di puttana lo riesce a convincere ke ti viene voglia di spegnere e mandare una cartolina a francis ford coppola con scritto "meglio il padrino di quest skifezza!! stavolta l'hai proprio fatta fuori dalla tazza!!" ma io mi chiedo perchè fare un film così se poi alla fine ti deve deludere xkè ti aspetti ke prima o poi tiri fuori una pistola e faccia secco il pelatone: invece no e ti tocca sopportare più di tre ore di film e alla fine quando ti compaiono i titoli di coda ti incazzi e mandi a fare in culo Coppola.. e mi sorprendo ke molti apprezzino lo sbocco di Coppola
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homerone
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giovedì 26 aprile 2007
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la gerarchia cinematografica
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Più che parlare ormai del capolavoro che è APOCALYPSE NOW, cosa ormai già detta e ripetuta, vorrei dire una cosa che preme da quando ho visto il film. Perchè, l'eccezzionale Martin Sheen, che appare per tutto il film, ed è straordinario è meno ricordato di Marlon Brando. O Dio, Brando è in una delle sue migliori interpretazioni, anche lui con una parte che solo lui, forse avrebbe potuto fare, o meglio, avrebbe potuto fare così bene, però il povero Sheen non è mai ricordato. E dico di più, che viene ricordato anche meno rispetoa Harrison Ford che fa una particina. La gerarchia del cinema...alora quanto contano i nomi?
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franceso1987
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martedì 24 aprile 2007
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welcome to the hell!
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Il capolavoro cinematografico di Francis Ford Coppola è un viaggio inquietante,sconvolgente, epico,spietato e disperato nei sinuosi meandri dell'heart of darkness degli uomini,lungo la "sottile lama di rasoio" che separa la follia dalla fredda "scienza esatta persuasa allo sterminio".La nostra vita scorre sulle acque torbide di un infinito fiume;risalendo il suo corso non possiamo prevedere quali ostacoli e pericoli si nascondano dietro la prossima ansa, perchè quel fiume è inquinato dalla malvagità impenetrabile del nostro stesso cuore.Quel fiume è il nostro cuore, che al ritmo inarrestabile dei suoi battiti tesse un oscuro piano di morte. Percepiamo il non-Io (l'opposto dialettico della nostra personalità) come uno scoglio che limita la visuale dell'egotistica volontà di potenza; siamo lupi hominibus lupi, accecati dalla insaziabile brama di sopraffazione.
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Il capolavoro cinematografico di Francis Ford Coppola è un viaggio inquietante,sconvolgente, epico,spietato e disperato nei sinuosi meandri dell'heart of darkness degli uomini,lungo la "sottile lama di rasoio" che separa la follia dalla fredda "scienza esatta persuasa allo sterminio".La nostra vita scorre sulle acque torbide di un infinito fiume;risalendo il suo corso non possiamo prevedere quali ostacoli e pericoli si nascondano dietro la prossima ansa, perchè quel fiume è inquinato dalla malvagità impenetrabile del nostro stesso cuore.Quel fiume è il nostro cuore, che al ritmo inarrestabile dei suoi battiti tesse un oscuro piano di morte. Percepiamo il non-Io (l'opposto dialettico della nostra personalità) come uno scoglio che limita la visuale dell'egotistica volontà di potenza; siamo lupi hominibus lupi, accecati dalla insaziabile brama di sopraffazione.Nemico è chi non gravita nella sfera del nostro "particulare", chi compie un moto di rivoluzione indipendente dal campo magnetico della servile sottomissione. Giudichiamo senza transigere delle colpe altrui, ma l'autocritica sincera è aliena al nostro modus vivendi,che non contempla la lesione dei propri interessi neanche in via teorica. Ci sentiamo piccoli assoluti dotati di un'incontrollata potestas in omnia.In realtà, siamo tante piccole fragili monadi(tanti inconsistenti "hollow men", come Kurtz legge da Eliot), che, per evitare una disastrosa implosione, rovesciano la polarità negativa dell'autodistruttivo cupio dissolvi nell'energica esplosione della bellum omnium contra omnes. La nostra debolezza si palesa in un continuo oscillare del pendolo dell'ambizione fra l'anelito superomistico ed il timore dell'insuccesso, senza che possiamo trarre alcuna durevole soddisfazione dalla nostra belluina recherche (indimenticabile, nel film, la scena del surf dei soldati sulle note di Satisfaction). Ciò che ci inappaga fino all'apatia dovrebbe distoglierci dai nostri ferini pensieri;invece dall'osmosi tra solipsismo titanico e hybris demoniaca nasce un macabro compiacimento dell'orrore, che rasenta la follia. Follia lucida, consapevole, amletica, sostenuta con patientia nella ieratica solitudine di chi, avulsi i legami sociali, si innalza a dio in terra (come avviene con la carismatica figura del colonnello Kurtz, interpretato da un vero dio mortale,un intenso Marlon Brando). é,tuttavia, un'autoesaltazione ab-soluta quanto breve, che presto conduce alla chiusura del cerchio: Prometeo deve essere incatenato! Nel suo lisergico delirio Saul/Saturno/Kurtz attende David/Crono/Willard che lo spodesti. E l'attesa purgatoriale non ha alcun valore catartico, perchè ingigantisce l'odio, esaspera l'ostilità, fa degenerare la ratio calcolante in nefas efferato (Kurtz fomenta la violenza). La liberazione dalla "pena di vivere così" presuppone il concreto, fisico annientamento, nella forma di un rito sacrificale: il dio in terra si immola per placare la sua sofferenza (divenuta insostenibile) e l'ira funesta di un Dio invisibile, più potente,distante, quindi più crudele. L'uccisione di Sardanapalo/Kurtz (il sovrano-dio colto e prigione della sua dorata solitudine) non arresta la propagazione del venenum hominum, anzi la sua trasmissione contaminante passa nelle mani dello spodestatore/erede: Crono/Willard diviene il nuovo Sire, il potere malefico del roy dechu rivive nella sua figura.E l'inferno degli uomini non avrà mai fine!é davvero "the end of our elaborate plans, the end of everything that stands".
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(di luc)
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germinal
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venerdì 6 aprile 2007
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this is the end ...
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Una tragedia senza catarsi è il Vietnam di Ford Coppola. Ma non è solo Vietnam, si tratta della ricognizione di almeno mezzo secolo di storia occidentale, dove si intersecano vecchio e nuovo imperialismo, francesi e yankee, indigeni con lance e archi o col fucile di fabbricazione cinese o sovietco. Una caotica lezione di storia alla maniera di Shakespeare. Visionario dall'inizio alla fine sebbene alcune perdonabili defaillance patriottiche da imputare alla sceneggiatura del duro John Milius.
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ilpredicatoreneldeserto
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sabato 3 febbraio 2007
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this is the hell...
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Il più bel film di guerra mai realizzato...li supera tutti, Orizzonti di Gloria,Platoons,il cacciatore e chi più ne ha più ne metta.
Già il fatto che Coppola prenda ispirazione da un romanzo ottocentesco fa capire l'intento di questo film...
Non tanto di dipingere un affresco di quella folle guerra, ma tanto di tracciare un cammino nel delirio umano.
Arrivati a metà del famoso fiume che citando il film "E' come un cavo elettrico infilato nella foresta che porta verso Kurz" le regole che tengono unità la realtà e danno un senso alle vite perdono assolutamente senso.
Quella che sembra una missione di guerra-per quanto folle e pericolosa-finisce per diventare un cammino nel delirio della mente umana,dove i compagni muoiono uno a uno sotto i colpo di "Charlie" ovvero un nemico senza volto,in cui divinità e uomo si mescolano fino ad assumere connotati onirici da autentico incubo.
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Il più bel film di guerra mai realizzato...li supera tutti, Orizzonti di Gloria,Platoons,il cacciatore e chi più ne ha più ne metta.
Già il fatto che Coppola prenda ispirazione da un romanzo ottocentesco fa capire l'intento di questo film...
Non tanto di dipingere un affresco di quella folle guerra, ma tanto di tracciare un cammino nel delirio umano.
Arrivati a metà del famoso fiume che citando il film "E' come un cavo elettrico infilato nella foresta che porta verso Kurz" le regole che tengono unità la realtà e danno un senso alle vite perdono assolutamente senso.
Quella che sembra una missione di guerra-per quanto folle e pericolosa-finisce per diventare un cammino nel delirio della mente umana,dove i compagni muoiono uno a uno sotto i colpo di "Charlie" ovvero un nemico senza volto,in cui divinità e uomo si mescolano fino ad assumere connotati onirici da autentico incubo.
Sheen da antologia, Brano dittatoriale...
5/5 perchè non si puà dare di più...
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profeta
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giovedì 11 gennaio 2007
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tutto liscio
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In arrivo dai successi de Il Padrino I e II, Coppola non riesce a ripetersi,realizzando un film sul Vietnam ricco di scene monumentali(l'attacco degli elicotteri,la risalita del fiume ecc.),con ottime musiche e paesaggi stupendi,ma con una trama piuttosto asciutta in cui il protagonista riesce a raggiungere il suo scopo,senza difficoltà.Un Brando senza voglia ed un nullo Sheen.
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nello
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venerdì 22 dicembre 2006
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capolavoro assoluto
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Film monumentale. Mai nella storia del cinema è esistita un'opera tanto profonda e complessa. Tutto inizia con uno sfondo, che è la guerra del Vietnam, che è l'unico posto al mondo in cui il capitano Willard si senta veramente a casa. In un vortice di vegetazione, di antichi monumenti una volta venerati, di fiumi che tagliano a metà tanto la giugla quanto la mente umana, dividendola tra la parte razionale, umana e omologatrice, e quella inconscia, violenta, istintiva e distruttiva. Willard si ritrova a dover risalire uno di questi fiumi, con il compito di trovare e "porre fine" al regno sanguinario di un certo ex militare di grande carriera, colonnello Kurtz. Willard, senza sapere perchè, è consapevole della assurdità di questa missione, e non riesce a trovare pace interiore nell'affrontarla.
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Film monumentale. Mai nella storia del cinema è esistita un'opera tanto profonda e complessa. Tutto inizia con uno sfondo, che è la guerra del Vietnam, che è l'unico posto al mondo in cui il capitano Willard si senta veramente a casa. In un vortice di vegetazione, di antichi monumenti una volta venerati, di fiumi che tagliano a metà tanto la giugla quanto la mente umana, dividendola tra la parte razionale, umana e omologatrice, e quella inconscia, violenta, istintiva e distruttiva. Willard si ritrova a dover risalire uno di questi fiumi, con il compito di trovare e "porre fine" al regno sanguinario di un certo ex militare di grande carriera, colonnello Kurtz. Willard, senza sapere perchè, è consapevole della assurdità di questa missione, e non riesce a trovare pace interiore nell'affrontarla. Egli non fa altro che leggere, rileggere e osservare tutti i documenti e le foto che il comando gli ha fornito riguardo questo Kurtz. Inizia così una immedesimazione nel personaggio, si cerca di pensare come lui e di capire quindi le ragioni che lo hanno spinto a comportarsi in questa maniera. Le sue azioni sono spaventose, tiranniche, ma una parte di Willard non riesce ad accettare tale etichetta. In un universo schifoso e criminale come la guerra, con quale diritto si può accusare un uomo di essere un carnefice ed un assassino? Man mano che il viaggio continua, uno dopo l'altro i membri dell'equipaggio della zattera di Willard impazziscono e muoiono, ed egli entra sempre di più nella lunghezza d'onda del pensiero di Kurtz. Una volta giunti a destinazione, si verifica il grande incontro. Un incontro irreale, in cui nessuno dei due parla mai concretamente, ed entrambi cercano di capire uno le ragioni dell'altro, fino a che non si arriva all'apoteosi, in cui Willard riconosce in Kurtz una parte di sè stesso. In questo tremendo viaggio interiore, Willard trova la forza per portare a termine la sua missione e uccide Kurtz, quasi fosse una vittima sacrificale da offrire ad una divinità. A questo punto il film offre due finali diversi: in uno, Willard prende il posto di Kurtz e si sostituisce a lui; nell'altro, detta le coordinate all'artiglieria che con un abbondante utilizzo di Napalm distrugge tutta la zona "ponendo fine" al regno di Kurtz. Il tutto accompagnato dalla visionaria "The end", che getta un velo oscuro sull'intera storia.
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cecè
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giovedì 26 ottobre 2006
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diario dall'apocalisse
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Al di là di ogni interpretazione
invito tutti i frequentatori di questo sito a leggere Diario dall'Apocalisse scritto da Ellie Coppola, moglie del regista Francis.
E' utile a capire tante cose del film, oltre ad essere un viaggio e una testimonianza d'amore da parte di una donna rimasta accanto a suo marito nei momenti di maggior sconforto.
Saluti a tutti
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marco 91
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mercoledì 12 luglio 2006
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grazie a francis ford coppola
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Incredibile, non posso crederci.
La masturbazione di un genio come avrebbe detto Buzzati. Un'opera talmente grande che va capita nel tempo. Cast stellare, il miglior Coppola di sempre e scene memorabili.
Non posso far altro che ringraziare tutti quelli che hanno lavorato alla realizzazione di questo capolavoro.
[+] sorry!
(di marco 91)
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lu161
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giovedì 27 aprile 2006
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quale dei due?
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Arte allo stato puro. La verità è che ad Apocalypse Now poco importa di polemizzare sulla questione del Vietnam come fatto storico-politico; Coppola interpretò la necessità di attivare quella certa sintonia che da sempre esiste tra le varie forme d'arte, lo fece assemblando alla vicenda vietnamita il capolavoro di Conrad da cui il film è liberamente tratto. La sostanza è quindi quella dell'arte pura (cinema puro in questo caso) in cui il fattore visivo ha la meglio su tutto il resto e spinge lo spettatore nella dimensione mentale di Kurtz o di Willard. E' proprio questo che rende Apocalypse Now un capolavoro assoluto, la totale autonomia del linguaggio visivo che, sempre e comunque, espone i suoi significati senza la necessità di una mediazione concettuale e interpretativa.
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Arte allo stato puro. La verità è che ad Apocalypse Now poco importa di polemizzare sulla questione del Vietnam come fatto storico-politico; Coppola interpretò la necessità di attivare quella certa sintonia che da sempre esiste tra le varie forme d'arte, lo fece assemblando alla vicenda vietnamita il capolavoro di Conrad da cui il film è liberamente tratto. La sostanza è quindi quella dell'arte pura (cinema puro in questo caso) in cui il fattore visivo ha la meglio su tutto il resto e spinge lo spettatore nella dimensione mentale di Kurtz o di Willard. E' proprio questo che rende Apocalypse Now un capolavoro assoluto, la totale autonomia del linguaggio visivo che, sempre e comunque, espone i suoi significati senza la necessità di una mediazione concettuale e interpretativa. Si fugge alla grande dalla pastoia di certi insopportabili film intellettuali, ciò che rimane è freschezza, spinta e colore. Ora il problema rimane solo uno: tra l'originale e il REDUX quale scegliere? E per noi italiani il divario tra le versioni è ancora più marcato vista l'evidente differenza (qualitativa in certi casi) tra i due doppiaggi.
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