jacopo b98
|
lunedì 2 febbraio 2015
|
un grande capolavoro sulla guerra che è in noi!
|
|
|
|
Durante il conflitto del Vietnam il capitano Willard (Sheen) è incaricato dai suoi superiori di risalire il fiume Nung fino in Cambogia per uccidere un alto ufficiale, il colonnello Kurtz (Brando), che secondo i generali sarebbe impazzito e avrebbe fondato un proprio barbaro regno nella foresta. Per Willard sta per cominciare un viaggio attraverso l’orrore che può avere una sola fine: il male assoluto, Kurtz. Ispirato al romanzo Cuore di tenebra di Joseph Conrad, sceneggiato dal regista con John Milius e Michael Herr, è forse il capolavoro di Coppola. È un viaggio allucinante e allucinato attraverso l’orrore della guerra e l’assurdità di un conflitto.
[+]
Durante il conflitto del Vietnam il capitano Willard (Sheen) è incaricato dai suoi superiori di risalire il fiume Nung fino in Cambogia per uccidere un alto ufficiale, il colonnello Kurtz (Brando), che secondo i generali sarebbe impazzito e avrebbe fondato un proprio barbaro regno nella foresta. Per Willard sta per cominciare un viaggio attraverso l’orrore che può avere una sola fine: il male assoluto, Kurtz. Ispirato al romanzo Cuore di tenebra di Joseph Conrad, sceneggiato dal regista con John Milius e Michael Herr, è forse il capolavoro di Coppola. È un viaggio allucinante e allucinato attraverso l’orrore della guerra e l’assurdità di un conflitto. Non è un film di propaganda anti-bellica, né un disincantato sguardo sulla guerra (come sarà poi successivamente lo straordinario Full Metal Jacket di Kubrik), bensì un’opera complessa, con al suo centro un profondo significato filosofico e antropologico. Mai la disumanità di un conflitto è stata indagata così lucidamente, come un’operazione di de-umanizzazione dell’uomo, che trova la sua apoteosi nell’ultima, folle parte, l’arrivo al regno di Kurtz, che altro non è che l’incarnazione stessa del male, figlia dell’orrore, che più volte cita nei suoi monologhi. È un film difficile ed impegnativo, un’esperienza sensoriale unica e straordinaria, che vuole rapire lo spettatore e trasportarlo proprio lì, nella guerra, nell’orrore. Numerose le scene grandiose, anche visivamente, come soprattutto l’attacco al villaggio dei vietcong da parte del tenente colonnello Kilgore (Duvall), amante del surf e di Wagner, che spara a tutto volume quando va alla carica con gli elicotteri per esaltare i suoi soldati. La lavorazione fu travagliatissima: i tempi di riprese furono eterni, un tifone devastò i set preparati, il matrimonio di Coppola entrò in crisi e egli tentò addirittura il suicidio e per finire Martin Sheen prese un infarto, cosa che obbligò Coppola a trovare una comparsa da inquadrare di spalle durante il periodo di convalescenza dell’attore. Solo 2 Oscar (alla straordinaria fotografia di Vittorio Storaro e al sonoro) su 8 nomination, probabilmente perché già l’anno prima i principali riconoscimenti (miglior film e regia) erano andati ad un “viet-movie”: ll cacciatore di Cimino.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a jacopo b98 »
[ - ] lascia un commento a jacopo b98 »
|
|
d'accordo? |
|
great steven
|
mercoledì 9 luglio 2014
|
calvario dell'apocalisse tra i boschi del vietnam.
|
|
|
|
APOCALYPSE NOW (USA, 1979) diretto da FRANCIS FORD COPPOLA. Interpretato da MARTIN SHEEN – MARLON BRANDO – ROBERT DUVALL – FREDERIC FORREST – DENNIS HOPPER – LAURENCE FISHBURNE – HARRISON FORD § Siamo in Vietnam, e per la precisione a Saigon, durante il terzo anno di guerra: al capitano Willard dei servizi speciali viene affidato il compito di risalire un fiume della Cambogia per raggiungere il cupo e maestoso colonnello Kurtz che sta combattendo una sua feroce e sanguinosa guerra personale ed eliminarlo. Willard comincia il viaggio in compagnia di un plotone di squinternati furibondi e si trova a percorrere tutti i gironi dell’inferno, attraversando in linea retta la foresta tropicale e vedendone di tutti i colori fra sofferenze, mutilazioni, privazioni, stenti, mancamenti, lacune, dimenticanze, dolori, violenze e scelleratezze.
[+]
APOCALYPSE NOW (USA, 1979) diretto da FRANCIS FORD COPPOLA. Interpretato da MARTIN SHEEN – MARLON BRANDO – ROBERT DUVALL – FREDERIC FORREST – DENNIS HOPPER – LAURENCE FISHBURNE – HARRISON FORD § Siamo in Vietnam, e per la precisione a Saigon, durante il terzo anno di guerra: al capitano Willard dei servizi speciali viene affidato il compito di risalire un fiume della Cambogia per raggiungere il cupo e maestoso colonnello Kurtz che sta combattendo una sua feroce e sanguinosa guerra personale ed eliminarlo. Willard comincia il viaggio in compagnia di un plotone di squinternati furibondi e si trova a percorrere tutti i gironi dell’inferno, attraversando in linea retta la foresta tropicale e vedendone di tutti i colori fra sofferenze, mutilazioni, privazioni, stenti, mancamenti, lacune, dimenticanze, dolori, violenze e scelleratezze. Quasi nulla è comprensibile: gli attacchi con gli elicotteri accompagnati dalle composizioni musicali di Richard Wagner, un ufficiale che fa surf sotto i bombardamenti, battaglie all’insegna del napalm, che rendono la scena affine a quella di una Disneyland allucinata. Lo zelante e irriducibile capitano trova Kurtz in un incontro che Coppola carica di toni epici e misteriosi: Brando, monumento più che mai, fotografato nella penombra, sembra qualcosa soltanto appena simile ad un essere umano, apparentemente avvicinabile ma senza alcuna certezza. Kurtz spiega la sua filosofia: occorre uccidere, distruggere e amputare, anche donne e fanciulli, se la causa è coerente. In pratica il colonnello giustifica i propri delitti in onore della difesa patriottica. È dunque un eroe o un pazzo scatenato? Willard porta a termine la sua missione e lo uccide, per poi tornarsene indietro libero da tutti i fardelli di cui il viaggio l’aveva sovraccaricato. Il film è ispirato a distanza al romanzo Cuore di tenebra di Joseph Conrad, è sceneggiato magistralmente (con nerboruta secchezza e perfetta serietà) da John Milius ed è meravigliosamente fotografato dall’eccellente Vittorio Storaro, direttore di lungo corso che ha lavorato a molte altre pellicole straniere, non solo statunitensi. Abbiamo a che fare con quello che probabilmente si innalza a film più visionario e anfetaminico sul Vietnam, trasformato in mito. Delirante, esagerato, diseguale, pieno di sequenze eccezionali, alquanto discusso dai critici e talvolta decadentistico nella sua ostentata energia stilistica. F. F. Coppola è senza dubbio il regista che ha segnato gli anni Settanta (Oscar per Il padrino e questo film), con la sua regia capace di raccontare con mestiere, nonostante qualche virtuosismo che appesantisce un po’ l’atmosfera. Negli autori che cominciavano a girare allora e che sarebbero diventati leggendari (quali Ridley Scott e Michael Cimino), la sua lezione sarebbe stata un riferimento imprescindibile. Senza pretendere di convertire i destini del mondo, il regista si impegna in un ragionamento sul bene e sul male e sulla loro ossessiva relatività. Un uomo a cui viene offerta la possibilità di esercitare un potere sempre superiore può non riuscire a frenarsi in tempo e a individuare il limite che divide la propria anima ancestrale, amorale e veemente da quella civile, perdendo di vista la probabilità di convivere con gli altri, se sono più deboli. Naturalmente non fu casuale che questa filosofia da pazzoidi venisse applicata a quella sciagurata guerra che aveva sconvolto e annichilito tutti gli aspetti della morale americana. Kurtz, illudendosi di essere onnipotente, aveva perso di vista il proprio limite umano. Doveva essere tolto di mezzo definitivamente. Il film verrà ricordato come una pietra miliare del cinema internazionale per lo straordinario budget (40 milioni di dollari), per la problematica lavorazione nelle Filippine e per il boicottaggio da parte delle autorità statunitensi, che ovviamente non apprezzavano il veicolo negativo e disperato con cui Coppola narrava la guerra. Anche dopo trentacinque anni, Apocalypse Now assurge a manifesto plausibile di quella vicenda e come pellicola dagli eccelsi valori confermati. Una parola di più va spesa per le incredibili interpretazioni che coronano un’opera già di per sé ricca e magnificamente completa: Sheen è un ufficiale tetro, ombroso, combattuto interiormente dalle proprie passioni e incertezze, costantemente preso tra due fuochi e deciso sempre a prendere la giusta decisione per non infierire sui diritti altrui e sulle umane instabilità; Brando (ripreso sempre in condizioni di semi-oscurità per nascondere il suo vistoso aumento di peso) è un tenebroso e minaccioso colonnello impazzito che applica la sua pericolosa e tremenda teoria di vita alle situazioni di una quotidiana miseria (o miserabile quotidianità) che confonde e stravolge le emozioni e le sicurezze umane, facendo svolgere agli scorrimenti di sangue e agli inutili assassinii un ruolo di primo piano che porta sempre a conseguenze diabolicamente tragiche; Duvall è un capitano non impensierito dalle circostanze bellicose e belliciste, che si dedica ai propri interessi senza preoccupazioni e considera il conflitto militare come una grandissima occasione per ostentare esibizionismi particolareggiati, azzardate mosse spericolate e spettacoli di violentissima carenza e portata; Hopper è un fotografo esposto alla soggezione effettuata dal potere che incute il timore reverenziale (c’è di mezzo anche un non troppo inappropriato discorso sociologico) e che si lascia invadere dal rispetto incondizionato e servile che conduce ad obbedire agli ordini di un’entità considerata superiore e impalpabile; Fishburne (all’epoca appena sedicenne) è il classico (ma non troppo, per evitare banalità recitative) ragazzo che s’avvicina con spacconeria e spavalderia alla guerra per mostrare esibizioni di presunta virilità che poi si traduce – o meglio, si commuta – in esposizione delle proprie paure e fragilità totalmente ammissibili ma che traghettano il soggetto inesperto e avventato ad una fine drammatica (tanto è vero che il personaggio muore sotto i proiettili del fuoco nemico). Meno spazio, invece, per H. Ford (appare solo nella scena iniziale nell’ufficio amministrativo), che due anni prima si era fatto splendidamente notare con Guerre stellari e due anni dopo avrebbe consolidato e consacrato definitivamente la propria popolarità grazie al capitolo iniziale delle avventure dell’archeologo Indiana Jones. Meritatissima Palma d’oro al Festival di Cannes a pari merito con Il tamburo di latta, ma neppure un Oscar giunse ad allietare la tanto sperata gragnola di riconoscimenti che il film prometteva speranzosamente. Nel 2001 Coppola ripropose il film in una versione fortemente innovativa, che intitolò Apocalypse Now – Redux, arricchita di cinquantaquattro minuti di scene inedite, ma specialmente con un nuovo finale,e che fece naturalmente diffondere per le sale cinematografiche.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a great steven »
[ - ] lascia un commento a great steven »
|
|
d'accordo? |
|
tomdoniphon
|
domenica 8 giugno 2014
|
il conflitto del vietnam secondo coppola
|
|
|
|
"C'è un conflitto in ogni essere umano tra il razionale e l'irrazionale, tra il bene e il male, però il bene non sempre trionfa. A volte, le cattive tentazioni hanno la meglio su quelli che Lincoln chiamava "i migliori angeli della nostra indole", i buoni istinti morali". Ciò è quanto pare essere capitato, durante la guerra del Vietnam, al capitano Walter Kurtz (Marlon Brando), un disertore che, fuoriuscito in Cambogia (dove è venerato come una divinità), combatte una propria feroce guerra personale. Il capitano dei servizi segreti militati, Willard (Martin Sheen, nell'interpretazione della sua carriera), viene incaricato di "porre fine al comando" di Kurtz.
[+]
"C'è un conflitto in ogni essere umano tra il razionale e l'irrazionale, tra il bene e il male, però il bene non sempre trionfa. A volte, le cattive tentazioni hanno la meglio su quelli che Lincoln chiamava "i migliori angeli della nostra indole", i buoni istinti morali". Ciò è quanto pare essere capitato, durante la guerra del Vietnam, al capitano Walter Kurtz (Marlon Brando), un disertore che, fuoriuscito in Cambogia (dove è venerato come una divinità), combatte una propria feroce guerra personale. Il capitano dei servizi segreti militati, Willard (Martin Sheen, nell'interpretazione della sua carriera), viene incaricato di "porre fine al comando" di Kurtz. Indimenticabile trasposizione cinematografica del racconto "Cuore di tenebra" di Conrad, che Coppola genialmente "aggiorna" alla guerra del Vietnam, così da "leggere la storia americana nel quadro dell'espansione economica capitalista" (Binni); e lo fa assumendo il punto di vista di Willard (nel racconto, Marlow), con insistenti primi piani, volti quasi a "scavare" nei suoi pensieri e ragionamenti. A differenza del romanzo, Coppola trasferisce il punto centrale della narrazione nell'incontro tra Willard e Kurtz (che in "Cuore di tenebra" non è l'evento centrale della spedizione). In questo modo, il regista accresce l'attesa dello spettatore, sempre più desideroso di capire come sia stato possibile che un uomo integerrimo come Kurtz abbia finito, nel quadro di un confitto completamente insensato, per perdersi nella follia e nel male ("ogni uomo ha un suo punto di rottura..Walter Kurtz ha raggiunto il suo"). In "Apocalypse now", siamo lontani dalla "perfezione" del cinema dell'età classica hollywoodiana: il film è visionario, barocco, eccessivo, ma anche per questo affascinante come mai era accaduto prima. Tra le innumerevoli sequenze d'antologia, occorre segnalare l'attacco degli elicotteri al villaggio vietnamita, ritmato dalla wagneriana "Cavalcata delle Valchirie". "Apocalypse now" è anche un film "maledetto": l'enorme costo e le riprese interminabili portarono al collasso (non soltanto finanziario) del regista. Non è un caso che Coppola, dopo essere stato il più importante regista degli anni '70, non realizzerà più alcun capolavoro. Anche lui, al pari di Kurtz, aveva raggiuto il suo "punto di rottura". Palma d'oro a Cannes e un successo che non conosce tempo.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a tomdoniphon »
[ - ] lascia un commento a tomdoniphon »
|
|
d'accordo? |
|
filippo catani
|
lunedì 19 maggio 2014
|
il film sul vietnam
|
|
|
|
Vietnam 1969. A un giovane capitano dell'esercito viene assegnata una missione segretissima: dovrà recarsi fino quasi in Cambogia per eliminare l'ex colonnello dell'esercito Kurtz che ha fondato una sorta di setta dedita alla violenza. Il capitano, risalendo lungo il corso del fiume, avrà modo di riflettere sul colonnello Kurtz e sull'insensatezza della guerra insieme ai suoi compagni di viaggio.
Ci troviamo davanti a quello che senza ombra di dubbio è Il film sulla guerra del Vietnam ispirato al meraviglioso romanzo Cuore di tenebra. Basterebbero già le prime sequenze con sottofondo dei Doors per descrivere il clima della guerra; la fine di tutto e la sua insensatezza.
[+]
Vietnam 1969. A un giovane capitano dell'esercito viene assegnata una missione segretissima: dovrà recarsi fino quasi in Cambogia per eliminare l'ex colonnello dell'esercito Kurtz che ha fondato una sorta di setta dedita alla violenza. Il capitano, risalendo lungo il corso del fiume, avrà modo di riflettere sul colonnello Kurtz e sull'insensatezza della guerra insieme ai suoi compagni di viaggio.
Ci troviamo davanti a quello che senza ombra di dubbio è Il film sulla guerra del Vietnam ispirato al meraviglioso romanzo Cuore di tenebra. Basterebbero già le prime sequenze con sottofondo dei Doors per descrivere il clima della guerra; la fine di tutto e la sua insensatezza. Come se non bastasse il capitano e i suoi sodali si imbattono, in una sorta di discesa agli inferi, in un esaltato colonnello appassionato di surf, napalm e che attacca i villaggi sulle note di Wagner e della sua Cavalcata delle Valchirie (direi la scena cult della pellicola che è diventata praticamente l'icona del film). Quindi troviamo le tragiche storie di ragazzi mandati a morire inutilmente chi dal poverissimo Bronx, chi nonostante una notevole carriera sportiva e chi come Chef voleva semplicemente fare il cuoco. Tutti avanzano verso la misteriosa terra di Kurtz attraverso spettacoli di playmate, attacchi di tigri e il momento forse più emblematico di tutti con il ponte costruito e poi sempre distrutto nuovamente con l'esercito allo sbando senza che nessuno sappia chi sia il proprio comandante. Poi arriverà il mistico incontro con il colonnello che ha ormai abbandonato la civiltà e ha costruito un mondo suo proprio all'interno del quale lui è una sorta di santone ma è anche il prodotto della terribile guerra. Insomma un film meraviglioso che gioca su più registri e che si giova anche della bellissima colonna sonora e della bravura di tutti i suoi interpreti dal primo all'ultimo (citiamo solo il trio Sheen, Brando, Duvall che effettivamente sono una spanna sopra gli altri). Insomma è fuori di dubbio che il cinema americano ci ha regalato altre meravigliose pellicole sulla guerra in Vietnam (basti citare Full Metal Jacket, Platoon e Il Cacciatore) però questo è senza ombra di dubbio il migliore di tutti e questo è merito della meravigliosa regia di Francis Ford Coppola.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a filippo catani »
[ - ] lascia un commento a filippo catani »
|
|
d'accordo? |
|
evildevin87
|
mercoledì 9 ottobre 2013
|
capolavoro assoluto
|
|
|
|
Questo non è un film sulla guerra in Vietnam, ma la guerra in Vietnam stessa. Si va dai momenti più adrenalici e sadici degli orrori della guerra fino a un'introspezione del lato oscuro dell'umanità, per il quale l'agire per il compimento di un dovere dovrebbe trascendere i concetti di morale e immorale e portare gli esseri umani anche a compiere atti di inaudita crudeltà in nome di una causa più grande. Perchè è il voler giudicare che ci sconfigge (cit.). Uno dei migliori film di guerra mai fatti se non il migliore, con un Marlon Brando a dir poco strepitoso e che, nonostante appaia solo negli ultimi 20 minuti, troneggia per tutto il film.
[+]
Questo non è un film sulla guerra in Vietnam, ma la guerra in Vietnam stessa. Si va dai momenti più adrenalici e sadici degli orrori della guerra fino a un'introspezione del lato oscuro dell'umanità, per il quale l'agire per il compimento di un dovere dovrebbe trascendere i concetti di morale e immorale e portare gli esseri umani anche a compiere atti di inaudita crudeltà in nome di una causa più grande. Perchè è il voler giudicare che ci sconfigge (cit.). Uno dei migliori film di guerra mai fatti se non il migliore, con un Marlon Brando a dir poco strepitoso e che, nonostante appaia solo negli ultimi 20 minuti, troneggia per tutto il film. Una pellicola che incanta, impressiona, colpisce pesantemente e fa riflettere.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a evildevin87 »
[ - ] lascia un commento a evildevin87 »
|
|
d'accordo? |
|
loris kiris
|
lunedì 23 settembre 2013
|
alla parola “vietnam” si risponde “apocalypse now"
|
|
|
|
Tra i film di guerra ambientati nell’umido Vietnam, Apocalypse now riluce come un gigantesco Swarovski in una miniera di carbone, soprattutto se si pensa alla filmografia più recente. Vecchio di quarant’anni ed oltre, Apocalypse è l’archetipo mastro da cui discendono prove degne e meno degne: ad esiti eccelsi giungerà ancora il Kubrick maledettamente estroso di Full Metal Jacket, già preceduto l’anno dal meno incisivo Platoon di Oliver Stone. Poi è tutto un trend in perdita. Pure in apocalypse now si può parlare di trend in perdita, dacché la pellicola è impostata lungo la tematica del viaggio intrapreso da un piccolo drappello di soldati capitanati da Willard, i quali da Saigon risaliranno il fiume sino ad inoltrarsi nelle foreste ancestrali della Cambogia: la missione, atta ad eliminare il sedizioso colonnello Kurz, sfuggito ad ogni direttiva militare e lucidamente impazzito al rezzo delle fronde tropicali, si rivelerà difatti un viaggio verso la mera abiezione umana, una dantesca discesa agli inferi.
[+]
Tra i film di guerra ambientati nell’umido Vietnam, Apocalypse now riluce come un gigantesco Swarovski in una miniera di carbone, soprattutto se si pensa alla filmografia più recente. Vecchio di quarant’anni ed oltre, Apocalypse è l’archetipo mastro da cui discendono prove degne e meno degne: ad esiti eccelsi giungerà ancora il Kubrick maledettamente estroso di Full Metal Jacket, già preceduto l’anno dal meno incisivo Platoon di Oliver Stone. Poi è tutto un trend in perdita. Pure in apocalypse now si può parlare di trend in perdita, dacché la pellicola è impostata lungo la tematica del viaggio intrapreso da un piccolo drappello di soldati capitanati da Willard, i quali da Saigon risaliranno il fiume sino ad inoltrarsi nelle foreste ancestrali della Cambogia: la missione, atta ad eliminare il sedizioso colonnello Kurz, sfuggito ad ogni direttiva militare e lucidamente impazzito al rezzo delle fronde tropicali, si rivelerà difatti un viaggio verso la mera abiezione umana, una dantesca discesa agli inferi. Dei 5 partenti, soltanto un paio giungono a destinazione: gli altri cadono ungarettianamente come foglie. Ma al di là delle perdite umane, Coppola illustra la progressiva perdita di raziocinio della ciurma, la loro tensione crescente al cospetto di una guerra che più si allontana da Saigon più si fa avulsa da regole e di senso: la disumanizzazione progressiva è alternata per una buona parte del viaggio da momenti d’ineffabile sentimentalismo, da amori effimeri ma d’irreprensibile intensità emotiva, momenti, purtroppo, destinati a scomparire definitivamente una volta arrivati nei pressi di Kurz. Tutto tende a Kurz, culmine della menomazione mentale: pure la fotografia tende a Kurz, sempre più oscura e notturna, quanto l’uso di una scenografia sempre più straniante e primordiale. Una volta raggiunto, il lumacaro (da alcune intercettazioni captate a Saigon, Kurz diceva infatti di aver visto “lumache, strisciare sul filo del rasoio”, probabile allusione sia alla dignità umana che durante il conflitto si riduce a quella di un mollusco, sia alla spada di Damocle che pende con maggiore insistenza sui capi dei bellicosi) viene illuminato da luci caravaggesche, quanto mai adatte ad evidenziare i chiaroscuri della sua pazza dicotomia interiore. Kurz, infatti, rappresenta sia il fondo dell’abisso, il male al punto di non ritorno, ma anche una mente geniale fuori dal comune, seppur alienata da tutto e tutti… e per questo situata da Coppola fuori dai confini geografici del Vietnam.
La grande opera estetica e visionaria di Coppola rimarrà scolpita forever nell’immaginario collettivo: se qualcuno vi dirà “Vietnam” voi gli risponderete “Apocalypse now”.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a loris kiris »
[ - ] lascia un commento a loris kiris »
|
|
d'accordo? |
|
nick simon
|
lunedì 5 agosto 2013
|
l’orrore a ritmo di rock
|
|
|
|
Una produzione interminabile e funestata da catastrofi e sventure, condotta da uno dei maestri del cinema viventi, Francis Ford Coppola, che si avvale brillantemente della potenza delle immagini e dell’irresistibile richiamo della guerra. A Saigon, in Vietnam, il capitano Willard (Martin Sheen) riceve l’incarico di eliminare il colonnello Kurtz, insediatosi in un villaggio cambogiano dopo aver assoggettato gli indigeni locali. Willard è assuefatto alla guerra, prigioniero di essa, in disperato bisogno di adrenalina. Geniale l’idea di adattare il romanzo “Cuore di tenebra” alla guerra del Vietnam. Pellicola di sensazionale impatto visivo: la bellissima fotografia di Vittorio Storaro esalta il fascino tribale, violento e paludoso dei luoghi e delle vicende.
[+]
Una produzione interminabile e funestata da catastrofi e sventure, condotta da uno dei maestri del cinema viventi, Francis Ford Coppola, che si avvale brillantemente della potenza delle immagini e dell’irresistibile richiamo della guerra. A Saigon, in Vietnam, il capitano Willard (Martin Sheen) riceve l’incarico di eliminare il colonnello Kurtz, insediatosi in un villaggio cambogiano dopo aver assoggettato gli indigeni locali. Willard è assuefatto alla guerra, prigioniero di essa, in disperato bisogno di adrenalina. Geniale l’idea di adattare il romanzo “Cuore di tenebra” alla guerra del Vietnam. Pellicola di sensazionale impatto visivo: la bellissima fotografia di Vittorio Storaro esalta il fascino tribale, violento e paludoso dei luoghi e delle vicende. Situazioni al limite dell’assurdo, battute e dialoghi ormai leggendari, sequenze spettacolari e roboanti. Splendidi tramonti, paesaggi suggestivi nella loro primitività, suoni e rumori, fiamme e proiettili. Il tutto supportato da un’eccellente colonna sonora che ha in “The End” dei Doors il suo gioiello. Un grandissimo Robert Duvall è il bizzarro tenente colonnello Bill Kilgore: animato da una passione insensata per il surf, condurrà i suoi uomini in un indimenticabile attacco aereo sulle note della “Cavalcata delle Valchirie” di Wagner, proferendo battute memorabili a raffica. Dennis Hopper, nei panni di un frastornato fotoreporter, sembra subire ancora gli effetti degli acidi assunti in “Easy Rider” 10 anni prima. Un intensissimo Marlon Brando, infine, è il tormentato colonnello Kurtz, imponente e solenne nella fisicità e nei modi. Egli è il più chiaro esempio del profondo smarrimento dell’uomo di fronte alle atrocità della guerra, e testimone sconvolto delle efferatezze messe in atto dagli individui per preservare la propria vita o un’ideale. Capolavoro eterno, dal riecheggio epico. Crudele racconto sugli orrori del conflitto militare e sulla sfrenata avidità di potere del mondo occidentale. Ritratto mai ridondante o ipocritamente moralista, sempre intimo e doloroso. Riflessione allucinante che si addentra nei luoghi più oscuri e tortuosi della psiche umana.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a nick simon »
[ - ] lascia un commento a nick simon »
|
|
d'accordo? |
|
madmax86
|
mercoledì 19 giugno 2013
|
deliri di onnipotenza
|
|
|
|
Avete mai avuto deliri di onnipotenza fino al punto di immaginare di essere venerati e adorati da un intero popolo ? Vi siete mai chiesti cosa fareste se foste considerati un Dio ? Beh…. alcune valide risposte a queste domande le offre Francis Ford Coppola con questo film stupendo. Ma non solo ! Il film si sviluppa lungo un fiume che sembra una sorta di trasposizione del viaggio di Dante nella Divina commedia, solo che, se Dante parte dall’Inferno per arrivare in paradiso, il capitano Benjamin Willard sembra partire dal paradiso (o quasi) per arrivare all’Inferno. Infatti, più avanziamo nella navigazione del fiume e più le varie tappe intermedie sono caratterizzate dal degrado, dall’anarchia, dalla disperazione, fino ad arrivare all’Inferno governato dal Colonnello Walter Kurtz che, a capo di una popolazione indigena che lo venera come un Dio, è ormai fuori controllo e si sta ribellando contro l’esercito americano.
[+]
Avete mai avuto deliri di onnipotenza fino al punto di immaginare di essere venerati e adorati da un intero popolo ? Vi siete mai chiesti cosa fareste se foste considerati un Dio ? Beh…. alcune valide risposte a queste domande le offre Francis Ford Coppola con questo film stupendo. Ma non solo ! Il film si sviluppa lungo un fiume che sembra una sorta di trasposizione del viaggio di Dante nella Divina commedia, solo che, se Dante parte dall’Inferno per arrivare in paradiso, il capitano Benjamin Willard sembra partire dal paradiso (o quasi) per arrivare all’Inferno. Infatti, più avanziamo nella navigazione del fiume e più le varie tappe intermedie sono caratterizzate dal degrado, dall’anarchia, dalla disperazione, fino ad arrivare all’Inferno governato dal Colonnello Walter Kurtz che, a capo di una popolazione indigena che lo venera come un Dio, è ormai fuori controllo e si sta ribellando contro l’esercito americano. Il film è ambientato nella giungla Cambogiana durante la guerra del Vietnam e mostra la crudezza, la sofferenza e la pazzia di un conflitto inutile, offrendoci anche uno spunto di riflessione amara, forse disperata sull’imperialismo U.S.A. Il film è datato 1979 ma non ha nulla da invidiare ai film di oggi. Io l’ho visto circa a 30 anni di distanza dalla sua uscita e, seppur non sia un fanatico dei film di guerra, mi ha lasciato stupefatto. Alcune scene sono a dir poco entusiasmanti; una su tutte quella con gli elicotteri che appaiano all’orizzonte con il sottofondo “Ride of the Valkyries” di Richard Wagner. Il finale accompagnato dalla canzone “The End” dei Doors è una degna conclusione per un film che ha fatto e farà la storia del cinema.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a madmax86 »
[ - ] lascia un commento a madmax86 »
|
|
d'accordo? |
|
matteo catania
|
martedì 2 aprile 2013
|
la guerra secondo coppola
|
|
|
|
Un capolavoro. Un film estremamente dettagliato, curato con molta precisione nei minimi dettagli, un ottimo lavoro. Coppola descrive la guerra in Vietnam analizzandola da più prospettive: dal punto di vista dei marines sedicenni inesperti, con una famiglia alle spalle e tanta voglia di tornare a casa; dalla prospettiva del soldato esperto, tornato già a casa, ma consapevole che dopo la guerra nulla sarà ormai come prima, consapevole che quei fanciulli torneranno a casa nella loro vecchia realtà, una realtà piacevole che non gli apparterrà più; dal punto di vista del cuoco, che si arruola con i marines inconsapevole del duro compito che gli affiderà il proprio destino, la guerra. Coppola descrive la guerra in Vietnam in modo dettagliato e talvolta anche spietato: il capitano che vuole ritornare a tutti i costi ''nella giungla'', sottolineando l'estrema pazzia del capitano e le vicende legate al surf, o ancora la faccenda delle freccie ''giocattolo'' di legno, per arrivare infine alla scena più cruda, più crudele e spietata: l'incontro con il colonnello Kurtz, raccontato con estremo orrore.
[+]
Un capolavoro. Un film estremamente dettagliato, curato con molta precisione nei minimi dettagli, un ottimo lavoro. Coppola descrive la guerra in Vietnam analizzandola da più prospettive: dal punto di vista dei marines sedicenni inesperti, con una famiglia alle spalle e tanta voglia di tornare a casa; dalla prospettiva del soldato esperto, tornato già a casa, ma consapevole che dopo la guerra nulla sarà ormai come prima, consapevole che quei fanciulli torneranno a casa nella loro vecchia realtà, una realtà piacevole che non gli apparterrà più; dal punto di vista del cuoco, che si arruola con i marines inconsapevole del duro compito che gli affiderà il proprio destino, la guerra. Coppola descrive la guerra in Vietnam in modo dettagliato e talvolta anche spietato: il capitano che vuole ritornare a tutti i costi ''nella giungla'', sottolineando l'estrema pazzia del capitano e le vicende legate al surf, o ancora la faccenda delle freccie ''giocattolo'' di legno, per arrivare infine alla scena più cruda, più crudele e spietata: l'incontro con il colonnello Kurtz, raccontato con estremo orrore. Insomma, unico nel suo genere.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a matteo catania »
[ - ] lascia un commento a matteo catania »
|
|
d'accordo? |
|
ricoric
|
martedì 26 febbraio 2013
|
una discesa negli inferi dell'uomo
|
|
|
|
Un viaggio intrapreso da un “uomo” che ha perso la direzione e l’orientamento nella propria vita. Questa è in sintesi la trama del film, attraverso il racconto narrativo dell’avventura del capitano Willard.
E il viaggio, come quasi sempre in letteratura, è metafora del viaggio in se stessi. Lo stesso film lo suggerisce con qualche escamotage narrativo, con il capitano Willard che rompe lo specchio (simbolo della dualità fra osservatore ed osservato) e che guarda nella macchina da presa in alcune sequenze iniziali; tutto ciò per rompere l’oggettività e la divisione tra spettatore ed eroe. Il capitano Willard, di cui siamo a seguire le vicende, non è che quindi l’uomo, qualsiasi uomo che si immerge nella sua parte più oscura e ne comincia il viaggio, come lo spettatore è chiamato a fare attraverso il percorso filmico.
[+]
Un viaggio intrapreso da un “uomo” che ha perso la direzione e l’orientamento nella propria vita. Questa è in sintesi la trama del film, attraverso il racconto narrativo dell’avventura del capitano Willard.
E il viaggio, come quasi sempre in letteratura, è metafora del viaggio in se stessi. Lo stesso film lo suggerisce con qualche escamotage narrativo, con il capitano Willard che rompe lo specchio (simbolo della dualità fra osservatore ed osservato) e che guarda nella macchina da presa in alcune sequenze iniziali; tutto ciò per rompere l’oggettività e la divisione tra spettatore ed eroe. Il capitano Willard, di cui siamo a seguire le vicende, non è che quindi l’uomo, qualsiasi uomo che si immerge nella sua parte più oscura e ne comincia il viaggio, come lo spettatore è chiamato a fare attraverso il percorso filmico.
La potenza del film è quella di voler raccontare non solo una vicenda di guerra, ma l’essenza stessa dell’uomo, condannato nella sua vita a dibattersi e perdersi tra il bene ed il male una volta perduta la capacità di riconoscerli, con una trasfigurazione del bene in azioni a proprio vantaggio, e da cui scaturisce un male “necessario ed ipocritamente giustificabile”; uomo diviso tra soprusi e gesti nobili, tra cinica indifferenza a portare dolore disgrazia ad altri uomini e la ricerca del proprio disperato piacere.
Attraverso una successione di questi stadi di discesa all’inferno, ovvero discesa negli inferi umani, si dipana il racconto: bombardare allo scopo di poter fare surf, rendersi autori di una strage per leggerezza di per poi prendersi cura di un cucciolo, cercare il piacere di un mango per poi rischiare di essere sbranati dalla stessa natura, cercare di sollevarsi dalle proprie tragedie attraverso il sesso ed il suo desiderio inappagato.
L’uomo si aggira nei gironi dell’inferno di cui però lui stesso è il costruttore, attraverso il ruolo di distruttore. Emblematica l’ultima tappa prima dell’arrivo al capolinea: un ponte costruito ogni notte per essere distrutto da altri uomini, in uno sterminio fine a se stesso, metafora di ciò che il VietNam stesso ha rappresentato nella cultura contemporanea, della stessa insensatezza delle oscurità dell’uomo.
Kurtz di tutto ciò rappresenta il sommo sacerdote, l’astrazione stessa di uomo perduto e delle sue conflittualità, e per questo esercita un così grande fascino malato ed è quindi venerato nell’ultimo girone della discesa agli inferi. Ciò che divorò Kurtz, ed è lui a raccontarlo, è questa stessa conflittualità senza possibilità di uscita insita nell’umanità di cui era stato testimone: il taglio delle braccia operato a bambini che erano stati appena vaccinati contro la poliomelite. Amore e morte. Eros e Thanatos. Archetipi di cui l’uomo è composto. Per questo Apocalypse Now è così disturbante, perché è un viaggio a ritroso nelle profondità della giungla dell’uomo e dell’umanità, nei conflitti di cui essa è composta, conflitti che hanno scritto attraverso i secoli la storia del mondo.
Quando il bene e il male non riescono più ed essere distinti si avviluppano in un gorgo di follia da cui, una volta risucchiati, non è più possibile riemergere. Nessuna salvezza. Il film è emblematico di questa visione (auto)distruttiva dell’uomo, tanto parziale in linea generale riguardo all’uomo, quanto tristemente reale.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a ricoric »
[ - ] lascia un commento a ricoric »
|
|
d'accordo? |
|
|