paolp78
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martedì 28 dicembre 2021
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sequel deludente, come di consueto
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L'horror è uno dei generi cinematografici più commerciali, pertanto subisce la regola di mercato che porta a realizzare uno o più sequel qualora la prima pellicola abbia avuto successo al botteghino. Quasi mai questi capitoli successivi sono ben riusciti come il primo, questo prevalentemente perché viene meno l’originalità del soggetto che in film di questo genere è l’elemento che spesso fa la differenza.
Queste valutazioni si adattano perfettamente a questa pellicola, seguito del riuscitissimo "Il presagio" di Richard Donner. La forza principale del primo film risiedeva nella capacità di turbare lo spettatore e di coinvolgerlo nell'angosciante percorso che gradualmente portava il protagonista alla scoperta di una verità terrificante e difficile da credere; la stessa operazione non è ovviamente replicabile in questo sequel che sconta il venir meno dell'incertezza circa la reale identità di Damien, impedendo così il crearsi di quell'atmosfera inquietante e carica di suspense che aveva fatto le fortune della prima pellicola, atterrendo e catturando il pubblico.
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L'horror è uno dei generi cinematografici più commerciali, pertanto subisce la regola di mercato che porta a realizzare uno o più sequel qualora la prima pellicola abbia avuto successo al botteghino. Quasi mai questi capitoli successivi sono ben riusciti come il primo, questo prevalentemente perché viene meno l’originalità del soggetto che in film di questo genere è l’elemento che spesso fa la differenza.
Queste valutazioni si adattano perfettamente a questa pellicola, seguito del riuscitissimo "Il presagio" di Richard Donner. La forza principale del primo film risiedeva nella capacità di turbare lo spettatore e di coinvolgerlo nell'angosciante percorso che gradualmente portava il protagonista alla scoperta di una verità terrificante e difficile da credere; la stessa operazione non è ovviamente replicabile in questo sequel che sconta il venir meno dell'incertezza circa la reale identità di Damien, impedendo così il crearsi di quell'atmosfera inquietante e carica di suspense che aveva fatto le fortune della prima pellicola, atterrendo e catturando il pubblico.
Non potendo contare su tale straordinaria prerogativa, Don Taylor, che sostituisce Donner alla regia, punta su una sequenza assai nutrita di scene truci, con i classici morti ammazzati, realizzando così un film ben poco originale. Inoltre bisogna dire che gli effetti scenici non sono neppure all’altezza di quelli del film di due anni prima, dove viceversa erano presenti almeno tre spettacolari uccisioni, rimaste memorabili.
Solo il finale ad effetto riesce a salvare in parte la pellicola.
Rispetto al primo film, questo è penalizzato anche dal personaggio chiave di Damien, che non è più un piccolo bambino ma un adolescente, che risulta molto meno inquietante proprio a causa della sua età: non sembra azzeccata neppure la scelta del giovane attore, che ha un aspetto troppo ordinario e insignificante.
Pr il resto il cast ricalca abbastanza lo schema del primo film: il protagonista è anche stavolta affidato ad una vecchia gloria di Hollywood, stavolta il bravissimo William Holden; accanto a lui l’altrettanto brava Lee Grant nella parte della giovane consorte. Merita infine di essere citata l’indimenticabile Sylvia Sidney, che sembra ancora più anziana di quanto lo fosse realmente all’epoca.
Ottime musiche di Jerry Goldsmith che aveva già curato quelle ancora superiori del primo film, per le quali era stato meritatamente premiato con l’Oscar.
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nico g.
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domenica 6 maggio 2012
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il figlio del diavolo in crisi adolescenziale
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Di tutto questo film vorrei commentare una scena in particolare: Damien che scopre il segno della Bestia tra i suoi capelli e corre via sconvolto, fino a gridare "PERCHE' PROPRIO IO?", di fronte a un grigio panorama, molto evocativo del suo stato interiore.
Per pochissimi minuti il funesto Anticristo viene mostrato come un adolescente qualsiasi, che vorrebbe essere come tutti i suoi coetanei, senza il terribile fardello di quel suo ruolo terreno.
La cattiveria di Damien bambino era innata e istintiva, di tipo infantile, ma in questo secondo film il Damien ragazzo comincia a ragionare su sé stesso e sul mondo, con i tipici "perché" e le riflessioni della sua età.
Un breve sguardo introspettivo in un film terror-drammatico.
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Di tutto questo film vorrei commentare una scena in particolare: Damien che scopre il segno della Bestia tra i suoi capelli e corre via sconvolto, fino a gridare "PERCHE' PROPRIO IO?", di fronte a un grigio panorama, molto evocativo del suo stato interiore.
Per pochissimi minuti il funesto Anticristo viene mostrato come un adolescente qualsiasi, che vorrebbe essere come tutti i suoi coetanei, senza il terribile fardello di quel suo ruolo terreno.
La cattiveria di Damien bambino era innata e istintiva, di tipo infantile, ma in questo secondo film il Damien ragazzo comincia a ragionare su sé stesso e sul mondo, con i tipici "perché" e le riflessioni della sua età.
Un breve sguardo introspettivo in un film terror-drammatico.
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ilmago99
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lunedì 1 novembre 2010
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si poteva fare di meglio
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si poteva fare di meglio al film perche fa meno paura del primo sequel che era una bellezza al terzo mancano anche effetti speciali la colonna sonora indimenticabile di jerry goldsmith vincitore dell oscar per il precendente e un tipo di un film di alfred hitchock gli uccelli un classico di hitchock glii attori sono cambiati invece di gregory peck ci hanno messo ha william holden che fa la parte dello zio di damien insomma cosi cosi niente male ma si poteva fare di meglio
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fluturnenia
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domenica 7 giugno 2009
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la bellezza del demonio
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A me piacque. Sicuramente non è il primo e senza dubbio non angustia come la prima volta ma dire che non meriti la visione mi pare alquanto iniquo e tendenzioso. Incuriosisce a sufficienza, rispetto al primo capitolo bolla definitivamente come cattivo il non + piccolo e tanto meno buono Damien e soprattutto non fa ' cessare la voglia di sapere come andrà a finire. Il demonio è cresciuto ed è molto + reale di quanto ci si potesse aspettare. Nn c'e ne' mistico ne' esoterismo ma solo la cattiveria di Damien e i suoi "piccoli" ma tanto malefici poteri e soprattutto i suoi disegni di concquista del mondo. Il diavolo in carne e ossa senza fiamme attorno e dopobarba invece di puzzza di zolfo.
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nicolò
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lunedì 7 maggio 2007
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damien è cresciuto, ma fa meno paura...
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Seguito abbastanza discreto de "Il presagio", campione d'incassi prodotto dalla Fox. Responsabile di questo numero 2 è Don Taylor, ex attore e regista, che sa bene come dirigere l'ex compagno di avventure (in "Stalag 17") William Holden. Ci sono anche buon vecchi attori come Lew Ayres e Sylvia Sydney, e nella parte di Damien un ragazzino davvero inquietante, Jonathan Scott-Taylor, che sostituisce Harvey Stephens. A dar un commento musicale alla vicenda, sempre intrisa di orrendi e sanguinari omicidi - da ricordare quello della giornalista in stile "Gli uccelli" di Hitchcock -, l'ottimo Jerry Goldsmith, vincitore dell'Oscar per il precedente. Eppure, nonostante il bel cast, la regia intelligente e gli effetti speciali efficaci, il film non riesce a ripetere esattamente quel senso di disagio e paura che scaturiva dalla visione de "Il presagio".
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Seguito abbastanza discreto de "Il presagio", campione d'incassi prodotto dalla Fox. Responsabile di questo numero 2 è Don Taylor, ex attore e regista, che sa bene come dirigere l'ex compagno di avventure (in "Stalag 17") William Holden. Ci sono anche buon vecchi attori come Lew Ayres e Sylvia Sydney, e nella parte di Damien un ragazzino davvero inquietante, Jonathan Scott-Taylor, che sostituisce Harvey Stephens. A dar un commento musicale alla vicenda, sempre intrisa di orrendi e sanguinari omicidi - da ricordare quello della giornalista in stile "Gli uccelli" di Hitchcock -, l'ottimo Jerry Goldsmith, vincitore dell'Oscar per il precedente. Eppure, nonostante il bel cast, la regia intelligente e gli effetti speciali efficaci, il film non riesce a ripetere esattamente quel senso di disagio e paura che scaturiva dalla visione de "Il presagio". Va visto, comunque, anche per gli amanti del best-seller di David Seltzer.
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