“Arriva un momento in cui qualcuno deve tentare di vincere la balena”.
Il binomio Aldrich-Shagan è potenzialmente esplosivo. Shagan scrive la sceneggiatura, nel 1973, di “SALVATE LA TIGRE” di John Avildsen. Aldrich dirige nello stesso anno “L’IMPERATORE DEL NORD”.
Due film straordinari e durissimi.
“HUSTLE” non è un poliziesco vero e proprio. Ne ha i caratteri esteriori, ne ha la trama, le uniformi dei poliziotti, le solite tirate del capo, ma non è un poliziesco. Hustle è un film scritto da Shagan, diretto da Aldrich e che rappresenta, attraverso il protagonista, Phil Gaines, quello che è Aldrich.
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“Arriva un momento in cui qualcuno deve tentare di vincere la balena”.
Il binomio Aldrich-Shagan è potenzialmente esplosivo. Shagan scrive la sceneggiatura, nel 1973, di “SALVATE LA TIGRE” di John Avildsen. Aldrich dirige nello stesso anno “L’IMPERATORE DEL NORD”.
Due film straordinari e durissimi.
“HUSTLE” non è un poliziesco vero e proprio. Ne ha i caratteri esteriori, ne ha la trama, le uniformi dei poliziotti, le solite tirate del capo, ma non è un poliziesco. Hustle è un film scritto da Shagan, diretto da Aldrich e che rappresenta, attraverso il protagonista, Phil Gaines, quello che è Aldrich.
Per esprimere la non conformità del regista con la mentalità dominante del suo Paese, si serve di un poliziotto che sogna di essere altrove: a Parigi, a Roma, a Sausalito, ma non a Los Angeles.
Ad Aldrich non piace come sta andando il suo Paese. “Ma dove vivi? Vivi in un Paese sottosviluppato con la tv a colori. La gente come te in guerra dovrebbe morirci”. Scoppia a dire, nel finale, Gaines, rivolto a un padre sconvolto cui hanno rovinato la figlia.
In questo film, tutto ciò che è buono è altrove; tutto ciò che è male è a Los Angeles.
Non potendo vivere altrove, Gaines vive con gli occhi e il cuore nel passato. “Sono un tipo all’antica- dice ad un certo punto- Amo i relitti. E’ tutta la vita che sono innamorato di relitti. Vecchie orchestre, Vecchie canzoni. Vecchi pugilatori. Vecchi soldati”.
Gaines è un poliziotto che ama i vecchi film, con Bogart, Garfield e Cagney. Ama l’Italia: ogni volta che ne parla, il volto gli si illumina. Sbaglia i nomi e fa ridere la sua amica, francese, che fa la vita e che vorrebbe piantarla per scappare via con lui a Parigi o altrove.
Non è un poliziotto, Gaines. E’ solo un personaggio che il cinema ha vestito da poliziotto e che in realtà è un vecchio “liberal” progressista, arcistufo dell’immondizia che sta sommergendo l’America.
Per capire a fondo questo film è necessario capire Aldrich, ma forse, sarebbe meglio dire che per capire Aldrich è necessario vedere (e capire) questo film.
L’argomento centrale non è la storia tragica di un poliziotto che alla fine muore colpito da un criminale, ma è la tragica storia dell’America che si è avviata inesorabilmente su un cammino “estremamente pericoloso”. La fine della guerra in Vietnam parrebbe essere la premessa per un rilancio dell’America positiva, entusiasta, fatta di piccoli e grandi valori. In opposizione ad un’Europa ancora prigioniera di vecchi fantasmi. In realtà è il consolidamento dei valori più biechi e negativi oltre al definitivo trionfo di un sistema che detta legge in tutto il mondo. Accanto alle schegge impazzite come il Paul Kersey (IL GIUSTIZIERE DELLA NOTTE (1967) di Michael Winner), galleggiano tanti personaggi ormai irrimediabilmente ed inesorabilmente tagliati fuori come Gaines, ma potrebbe essere il John Russell di HOMBRE (1967), oppure lo stesso Harry Stoner di SALVATE LA TIGRE e tanti altri. Sono i famosi “losers”, i perdenti, quelli che piacciono tanto ad Aldrich, quelli che rappresentano il nocciolo della sua filmografia. In fondo, il western di Aldrich (e, in certo modo, il poliziesco classico, sono una grande metafora del tramonto di un’America cresciuta sulle macerie della seconda guerra mondiale vinta sulle forse del Male e sovrastata ora da un’altra che spicca il volo librandosi sulle foreste napalmizzate del Vietnam, minacciosa e spietata.
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