paolo 67
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mercoledì 29 febbraio 2012
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il malcostume nell'alta borghesia romana
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Fiorella, figlia sedicenne di un barone della medicina, scompare di casa. Il padre coinvolge le sue conoscenze, alla polizia arriva l’ordine di impegnare tutte le forze nella ricerca. Il capo della squadra mobile delega un commissario burbero ma ligio al dovere e un'ispettrice; seguendo una flebile pista i due riescono a individuare il cadavere della ragazza, uccisa con un colpo alla nuca.
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Fiorella, figlia sedicenne di un barone della medicina, scompare di casa. Il padre coinvolge le sue conoscenze, alla polizia arriva l’ordine di impegnare tutte le forze nella ricerca. Il capo della squadra mobile delega un commissario burbero ma ligio al dovere e un'ispettrice; seguendo una flebile pista i due riescono a individuare il cadavere della ragazza, uccisa con un colpo alla nuca. Durante l’autopsia si scopre che era incinta di tre mesi. L'assassino è stato visto da un guardone, titolare di una trattoria e da Carla, un'amica di Fiorella. Seguendo Carla, si viene a scoprire un vero e proprio traffico di minorenni di buona famiglia, diretto da un'olandese. Irrompendo nella sua villa, la polizia trova foto compromettenti delle ragazze e una lunga lista di nomi di personaggi in vista, fa cui un ex ministro legato al chirurgo. Dapprima i sospetti cadono sul guardone, ma l'anziano vizioso viene ucciso, così come un ginecologo che praticava gli aborti clandestini alle ragazze e lo stesso olandese. Anche Carla, che si era rifiugiata nella casa di quest'ultimo, subisce la stessa sorte: l'assassino cerca di eliminare tutte le tracce che potrebbero identificarlo, ma una trappola intelligente, preparata dal commissario, lo smaschererà. Tratto dal romanzo “Violenza a Roma” di Massimo Felisatti e Fabio Pittorru (che sceneggiarono il film), un film molto interessante con un ottimo cast. Un po' lento nella prima parte, ma poi la storia scorre in una trama piuttosto intricata dove, come ne “La polizia chiede aiuto” dell'anno prima, il giallo finisce per prevalere sul poliziottesco. Buone musiche di Lallo Gori. Belle location. Molti nudi di giovinette. Solida regia di Mario Caiano. Nel finale si rientra nel poliziottesco da cui si era usciti per buona parte del film, con un colpo di scena che delude però chi si aspetta una soluzione coerente con la trama gialla e costituisce forse l'unico punto veramente debole del film.
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paolo 67
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domenica 20 novembre 2011
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la regressione nella società industrializzata
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Una adolescente, che è finita in un giro a scopo di libidine, si innamora di uno dei suoi "amanti" e gli propone di fuggire con lei: in una perversa catena di consumo sessuale, i sentimenti le costeranno la vita. Dal racconto "Violenza a Roma" di Massimo Felisotti Mario Caiano dirige un film piuttosto originale nel poliziottesco all'italiana dei primi anni '70. A questo filone, ispirato ai fatti di cronaca e rivelatore degli intrecci perversi, delle collusioni criminali, degli scheletri nell'armadio della società del benessere appartiene questo film che, tanto però per confermare lo scopo di intrattenimento scopre in tutti i sensi alcune giovanissime attrici come Adriana Falco e Gloria Piedimonte (che diventerà la "guapa" di "Discoring").
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Una adolescente, che è finita in un giro a scopo di libidine, si innamora di uno dei suoi "amanti" e gli propone di fuggire con lei: in una perversa catena di consumo sessuale, i sentimenti le costeranno la vita. Dal racconto "Violenza a Roma" di Massimo Felisotti Mario Caiano dirige un film piuttosto originale nel poliziottesco all'italiana dei primi anni '70. A questo filone, ispirato ai fatti di cronaca e rivelatore degli intrecci perversi, delle collusioni criminali, degli scheletri nell'armadio della società del benessere appartiene questo film che, tanto però per confermare lo scopo di intrattenimento scopre in tutti i sensi alcune giovanissime attrici come Adriana Falco e Gloria Piedimonte (che diventerà la "guapa" di "Discoring"). Enrico Maria Salerno ritorna nel personaggio già ricoperto in altri film del commissario onesto che scopre la corruzione a vario livello mentre gli altri attori cercano di dare credibilità a personaggi piuttosto stereotipati in un'opera che oltre a quelle sociologiche avrebbe ambizioni autoriali (l'influenza del cinema fantastico e horror, da cui Caiano veniva, nella rappresentazione della violenza). Film come questo -e per la verità anche migliori- sono l'espressione del malessere della società italiana del periodo, del clima di insicurezza nell'escalation della violenza politica e nella diffusione del crimine nelle metropoli (cui in fondo costituiva esorcismo l'angoscia sublimata in thriller e poi horror del cinema di grande successo di Dario Argento).
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vincy 65
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mercoledì 8 settembre 2010
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l' intenzione era buona.
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Riferendomi alla recensione principale, il film avrebbe potuto essere una critica alla società bene romana, ma tutti quei nudi femminili mostrati senza troppi scrupoli e le due scene dell'assassinio della ragazza e del medico eccessivamente violente, quasi splatter (tipo Dario Argento) lo rendono un film sgradevole per i benpensanti e pesanti gli per stomachi deboli. E la denuncia sociale va a farsi benedire, soddisfacendo la pruderie di una fetta di pubblico amante di certe scene.
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mauri 67
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venerdì 5 settembre 2008
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deludente
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Quando Gabrielle Ferzetti [un grande] entra in scena il film si illumina poi sparisce subito all inizio e il film si spegne
Un film molto deludente soprattutto colpa del regista che non sà proprio che pesci pigliare
A tutte le auto della polizia è uno dei più brutti film del genere
Da dimenticare
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bruce
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sabato 9 agosto 2008
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morte di un fiore?
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POCHI SPRAZZI DI PROLETARISMO EGUALITARISTA DI BASSO RANGO NELLE FRASI DI AMARO COMMENTO DEL FUNZIONARIO DI POLIZIA CHE DISPREZZA I NOBILI RAMPOLI DELL'ALTA BORGHESIA PROTETTI PER I QUALI SI MOLTIPLICANO A RICHIESTA LE VOLANTI A PATTUGLIARE LE ZONE DI ROMA IN PIENA NOTTE.PER IL RESTO TRISTE IL RITROVAMENTO DI LEI,,DEPRIMENTI LE ESCURSIONI NELLA CLINICUCCIA PRIVATA OVE EMERGONO GUADAGNI VERTIGINOSI PER IL PRIMARIO(SOLITO PARASSITISMO A SBAFO) E 200.000 PER IL MEDICO INTERNO,QUALCHE ACUME TATTICO DI E.M.SALERNO E LE VENUSTA' ACIDE ,ASPRE,TERRIBILMENTE ATTRAENTI DI QUELLA FANCIULLA DAVANTI ALLO SPECCHIO,RITRATTA IN POSA DA GAUGUIN,FORSE ANCHE ADATTA AL SET DI OEDIPUS ORCA...SE IL FILM FOSSE STATO INTITOLATO MORTE DI UN FIORE ,COSA SAREBBE CAMBIATO?SI SAREBBERO FORSE LAMENTATE LE ORME.
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henry
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venerdì 15 giugno 2007
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senza infamia e senza lode
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Un poliziesco senza troppe pretese (se non quella di critica del malcostume alto-borghese) spezzato in due parti: nella prima indagini a raffica, interrogatori e autopsie. Nella seconda concessioni del regista al giallo argentiano: con soggettive dell'assasino, omicidi al granguignol e colpo di scena finale (però davvero poco gustoso). Si tratta di un film parecchio indeciso, sostenuto perlomeno dall'interpretazione di Salerno. Anche Sabato è all'altezza. Abbondanti le lolite spogliate (vedi la Staller).
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