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Sul cinema Hollywood ha presentato spesso gli aspetti negativi (tanto per citarne solo qualcuno: Viale del Tramonto, E' nata una stella del 1954, Mulholland Drive, S.O.B., Ave Cesare, C'era una volta Hollywood, I protagonisti) anche questo film si inserisce nel genere che critica il mondo umano (attori, produttori, agenti, registi, sceneggiatori) che gira intorno alla realizzazione dei film ed è diretto da diretto Robert Aldrich uno dei piu noti registi di allora (Quella sporca dozzina, Che fine ha fatto Baby Jane?, Vera Cruz),.
La pellicola del 1967 vede l'agente artistico Bart (Milton Selzer prolifico attore e caratterista americano, Marnie, Pugni, pupe e pepite) vuole fare il produttore di un film sulla vita di Lylah Care una diva morta vari anni addietro cadendo dalle scale di casa, per fare questo convince Barney Sheean (Ernest Borgnine) potente capo di una casa di produzione a finanziare il progetto e il marito di Lylah il regista una volta famoso Lewis Zarken (Peter Finch) marito della defunta, a dirigere questo film. Per fare l'attrice viene presa una principiante: Elsa Brinkman (Kim Novak che fa le due parti) che assomiglia in modo impressionante all'attrice Lylah. Il regista vuole plasmare la ragazza ma alla fine si innamora di lei e quando questa si ribella credendosi Lilah e non vuole anche lei ripetere la caduta dalle scale, Zarken cambia la scena finale facendola svolgere in un circo con la ragazza che deve volteggiare nel trapezio (cosa che Elsa aveva fatto prima di fare l'attrice) ma la suggestiona e Elsa scivola rimbalza sulla rete e cade a terra, morirà dopo pochi minuti, ma il regista filma con cinismo tuttti gli attimi della vita fino allla morte. Il film avrà un grande successo ma il regista ne riesce distrutto, anche perché aveva sulla coscienza la morte della prima moglie.
Secondo me Aldrich in questo film si è fatto prendere la mano mettendo insieme un pò confusamente, tanti elementi negativi: il giornalismo pettegolo e carognesco teso solo allo scandalo (ne sappiamo qualcosa oggi) interpetato da Molly Luther (Carol Brone), personaggio un pò caricato, la moda asfissiante che ha come protagonista la contessa Bozo Bedoni (l'eterea Valentina Cortese). Ha poi messo un personaggio Rossella (Valentina Cortese) che fa un pò tutto: segretaria, amante del regista, ma anche lesbica, drogata e a, suo tempo, amante di Lilah, che appare un aggiunta superflua che aggrava solamente la trama, per di più aggiunge una specie di giardiniere che però appare come uno che può agire indisturbato e fare quello che vuole: Paolo (Gabriele Tinti) che diventa l'amante di Elsa. Come si vede il set è affollato, i temi sono molteplici, la psicologia dei personaggi non sempre approfondita come ad esempio l'identificazione che Elsa ha con Lylah. La scenografia è interessante, specie la casa museo dove viveva Lylah con Zarken, una autentica galleria del kitsch.
La recitazione è un pò troppo caricata, Kim Novak che quindi riprende in parte il personaggio che aveva recitato in La donna che visse due volte di Hitchcock (ma c'è un abisso tra i 2 film), inizia bene ma la sua trasformazione è debole si esibisce in continuazione in risatine stridule che suonano male, Peter Finch è un pò sottono, bravissimo invece Ernest Borgnine nella parte del Produttore padre padrone e brava Rossella Falk relegata ad una parte ingrata, Gabriele Tinti è solo una bella presenza.
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