gianni lucini
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venerdì 20 gennaio 2012
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un film interessante e unico
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Il film rappresenta l’unica incursione di Tinto Brass nel western all’italiana. Nelle intenzioni del regista c’era l’idea di trasporre su grande schermo la storia presentandola con un taglio simile a quello delle tavole dei fumetti. Per questa ragione c’è una cura particolare nelle inquadrature dei dettagli anche se a volte si notano carenze nel montaggio probabilmente dovute al contrasto insorto tra regista e produzione. Le due parti entrano in conflitto quando il film è già praticamente terminato. La produzione, infatti, non condivide l’idea dell’esperimento pop e decide unilateralmente di far rimontare tutto il materiale filmato. Brass non prende bene questa decisione e rinnega la sua paternità tanto che ancora oggi, nonostante il lungometraggio sia stato presentato nella rassegna della mostra del cinema di Venezia del 2007, non lo inserisce nella sua filmografia ufficiale.
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Il film rappresenta l’unica incursione di Tinto Brass nel western all’italiana. Nelle intenzioni del regista c’era l’idea di trasporre su grande schermo la storia presentandola con un taglio simile a quello delle tavole dei fumetti. Per questa ragione c’è una cura particolare nelle inquadrature dei dettagli anche se a volte si notano carenze nel montaggio probabilmente dovute al contrasto insorto tra regista e produzione. Le due parti entrano in conflitto quando il film è già praticamente terminato. La produzione, infatti, non condivide l’idea dell’esperimento pop e decide unilateralmente di far rimontare tutto il materiale filmato. Brass non prende bene questa decisione e rinnega la sua paternità tanto che ancora oggi, nonostante il lungometraggio sia stato presentato nella rassegna della mostra del cinema di Venezia del 2007, non lo inserisce nella sua filmografia ufficiale. La storia non è originalissima con il solito cattivone messicano e l’eroe straniero capace di raddrizzare i torti. Qualcuno la definisce leoniana, ma in realtà si tratta di un’idea narrativa presente in moltissimi western all’italiana. Nonostante tutto però Tinto Brass ha torto a rinnegarlo. Pur rimontato mantiene molti elementi d’interesse, a partire dalla fotografia del grande Alfio Contini. La cura dei dettagli, unita a una serie di scene cult come la donna nuda legata al palo, tipicamente brassiana, la crocefissione o lo scorpione e il fuoco ne fanno un film interessante e unico.
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nick distefano
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giovedì 22 gennaio 2009
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uno dei migliori di tinto...
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Un cacciatore di taglie arriva in un paese di confine, dove si mette contro il signorotto locale e i suoi cagnotti. Ma alla fine l'avrà vinta. Tinto Brass quì al suo meglio, crea un opera degna di lode, con personaggi risaputi e già visti, anche se in questo caso imperniati di sadicismo. Troviamo in parte alcuni collaboratori del futuro Yuppi Du(Alberto Silvestri co-autore del soggetto e della sceneggiatura e Alfio Contini alla fotografia). Leroy e Celi sono ottimi sia nei loro ruoli che nella recitazione. Il montaggio frantumato e spezzato è dello stesso Brass.
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