Per un pugno di dollari |
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Un film di Sergio Leone.
Con Clint Eastwood, Gian Maria Volonté, Marianne Koch, Wolfgang Lukschy.
continua»
Titolo originale A Fistful of Dollars.
Western,
durata 95 min.
- Italia 1964.
- Cineteca di Bologna
uscita lunedì 16 settembre 2024.
MYMONETRO
Per un pugno di dollari
valutazione media:
3,70
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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UN FILM CHE HA COLPITO NEL SEGNOdi DOMENICO RIZZIFeedback: 7134 | altri commenti e recensioni di DOMENICO RIZZI |
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sabato 24 maggio 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Quando Sergio Leone si accinse a dirigere "Il magnifico straniero" - titolo provvisorio di "Per un pugno di dollari" - non aveva certo in mente di dare vita ad una trilogia, con i due successivi "Per qualche dollaro in più" e "Il buono, il brutto, il cattivo". Mettersi a girare un western a Cinecittà, con gli sterni in Spagna, in un momento in cui perfino Hollywood era in serie difficoltà con il genere, era un'impresa arrischiata e senza alcuna prospettiva di riuscita. Con un budget striminzito di 120 milioni di lire, poi accresciuto di poco, il regista romano lanciò la sua memorabile sfida, ingaggiando attori che in Italia erano sconosciuti (Clint Eastwood, non molto considerato neppure negli States) oppure apprezzati (Gian Maria Volontè) per alcune parti drammatiche sostenute nel cinema o in teatro. Quanto alla trama, era tanto semplice e lineare da lasciare sconcertati: un vagabondo del West, molto abile con la pistola, che capita in un misero villaggio in cui si fronteggiano due bande rivali e alla fine, dopo avere corso molti rischi, prevale grazie alla sua astuzia e al cinismo con cui si frappone alle fazioni rivali. Risultato: un autentico record di incassi nelle sale nazionali - oltre 3 miliardi di lire - e un grande exploit nella stessa patria del western, al punto da influenzare diversi altri registi statunitensi. Le esagerazioni e le infedeltà storiche contenute nel film sono numerose, perchè viene impiegato un modello di mitragliatrice (usato da Ramon) che sarebbe stato costruito molti anni dopo, i morti si raccolgono a decine e l'ostinazione dimostrata da Ramon Rojo, capo della fazione messicana avversaria dei Baxter, nel voler insistere a sparare al petto di Joe (Eastwood) rasenta la stupidità, ma l'effetto sul pubblico è notevole. Accompagnato nelle scene più incisive dalla splendida colonna sonora di Ennio Morricone, che si rifà ad una versione del "De Guello" - quella di Dimitri Tiomkin in "Un dollaro d'onore" - per elaborare il motivo principale,"Per un pugno di dollari" centra in pieno l'obiettivo di imporsi all'attenzione nazionale e internazionale. Sparatorie, duelli e sfide si susseguono a ritmo incalzante, rilanciando il western come cinema essenzialmente d'azione pur senza trascurare l'approfondimento psicologico dei suoi personaggi. Eppure si vociferava che Leone, già autore de "Il colosso di Rodi" dai lauti incassi, intendesse realizzare un western umoristico, ingaggiando qualche attore noto per la sua comicità. Collegamenti a parte con "La vendetta del samurai" di Kurosawa, che avranno anche uno strascico giudiziario, il film si può senz'altro definire originale e ottimamente condotto dall'inizio alla fine. Un particolare curioso è che il regista e diversi attori e collaboratori, assunsero per l'occasione pseudonimi stranieri: Leone si presentò come Bob Robertson, Volontè come John Wells, Bruno Carotenuto come Carroll Brown e lo stesso Morricone si trasformò in Dan Savio. In conclusione, Eastwood recitò una delle parti che lo avrebbero reso celebre in seguito, impersonando il cavaliere solitario, ma con molti punti di diversità da quello del tradizionale Shane ("Il cavaliere della valle solitaria") perchè la sua azione è molto meno disinteressata, mirando ad un cospicuo guadagno (anche se dimostrerà il suo buon cuore prenendo le difese di una donna sposata che il bieco Ramon ha costretto a diveentare la sua amante). L'attore californiano rivestirà più volte un ruolo analogo, sia negli altri due film della "trilogia del dollaro", che in alcune pellicole da lui stesso dirette, quali "Lo straniero senza nome" e "Il cavaliere pallido", nei quali sostiene il ruolo del vendicatore. L'irruzione del western italiano nella filmografia del genere fu il preludio ad un rilancio in grande stile del filone, che tenne banco per diversi anni grazie allo sviluppo della nuova corrente "revisionista", che spesso fece tesoro dell'innovazione introdotta da Leone.
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