matteobettini15gennaio
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domenica 14 maggio 2017
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quando la tecnologia smise di essere un dogma
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Premesso che ho da anni una passione smodata per il Titanic e tutto ciò che ne concerne, 'Titanic Latitudine 41 Nord' è un gioiellino targato Roy Ward Baker, il regista che girò la pellicola, in uno splendido bianco e nero nel pieno dell'autuno del 1957, con conseguenze al limite della sopravvivenza per gli attori che dovettero gettarsi in acqua, alle due di notte, durante le riprese del naufragio. Il bravo Kenneth More, che qui veste i panni del secondo ufficiale Charles Lightoller, eroe di tutta la pellicola (e doppiato in modo sublime da Gualtiero De Angelis), diede l'esempio e si tuffò, rischiando "il rigor mortis" senza essere morto (!), stando alle sue stesse parole.
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Premesso che ho da anni una passione smodata per il Titanic e tutto ciò che ne concerne, 'Titanic Latitudine 41 Nord' è un gioiellino targato Roy Ward Baker, il regista che girò la pellicola, in uno splendido bianco e nero nel pieno dell'autuno del 1957, con conseguenze al limite della sopravvivenza per gli attori che dovettero gettarsi in acqua, alle due di notte, durante le riprese del naufragio. Il bravo Kenneth More, che qui veste i panni del secondo ufficiale Charles Lightoller, eroe di tutta la pellicola (e doppiato in modo sublime da Gualtiero De Angelis), diede l'esempio e si tuffò, rischiando "il rigor mortis" senza essere morto (!), stando alle sue stesse parole. Il tutto avvenne in prossimità del Ruislip Lido, un lago artificiale situato a ovest della Grande Londra, conisderato che i serbatoi della Pinewood erano di dimensioni troppo modeste per riprodurre la tragedia. Ad ogni modo, anche se il film inizia con un falso storico (il "Titanic" non fu mai battezzato, in quanto non era uso della Compagnia a cui apparteneva, la "White Star Line", battezzare le proprie navi), di lì in avanti il ritmo si fa sempre più incalzante, e davvero si contano i minuti che separano il povero transatlantico dal destino inesorabile a cui sarebbe andato incontro. Una volta lasciata Queenstown ((l'attuale Cork), il Titanic inizia il suo viaggio inaugurale alla volta di New York con circa 2200 persone, tra equipaggio e passeggeri, a bordo. Durante il tragitto, giungono ripetuti avvisi di presenza di ghiacci e grossi icebergs, presenti sulla rotta del lussuosissimo transatlantico. Ma, probabilmente per un atteggiamento di eccessiva sicurezza e di leggerezza che regnava nell'intera nave, questi messaggi decisivi non solo non furono recapitati al comandante E.J. Smith o alll'a.d. della Compagnia, B. Ismay (doppiati rispettivamente da Giorgio Capecchi e Carlo Romano: due autentici mostri sacri del mestiere!) ma, peggio ancora, furono ignorati dai marconisti Jack Philips e Harold Bride: era più importante rimpinguare il comunque magro stipendio che ricevevano spedendo senza sosta messaggi privati a Capo Race! Così, alle 23.40 di domenica 14 aprile 1912, le due vedette Fleet e Lee scorsero l'iceberg: ma era troppo tardi..Più che un film "Titanic Latitudine 41 Nord" è un docu-drama. Tutto è riportato fedelmente, o quasi, secondo le direttive del best seller di W. Lord "Una notte da ricordare". E le scene conclusive, anche se ovviamente nemmeno paragonabili a quelle del Titanic di Cameron (io, cmq, preferisco questo di gran lunga), fanno capire quanto sia importante una vita umana. Mentre allora oltre 1500 morirono (quasi tutti per ipotermia). Una tragedia devsatante, verso cui si può solo rendere omaggio con un ricordo silenzioso e sottile. Bellissimo, bellissimo film davvero.
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mondolariano
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mercoledì 4 maggio 2011
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il miglior film sul "titanic"
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E’ il miglior film sul “Titanic” in assoluto. Si tratta di uno straordinario connubio tra fedeltà storica e spettacolo cinematografico, almeno fin dove nel 1959 si poteva concepire lo spettacolo, ovvero l’infinitesima parte d’un Cameron. Ma in questo caso la scenografia è subordinata all’interesse documentaristico e a momenti di grande tenerezza, ciò che pongono questo “Titanic” al di sopra della love story con Di Caprio. Da segnalare il particolare del cavallo a dondolo e l’inno religioso che si ode dalla nave agonizzante, di concerto allo struggente addio dato dal padre ai suoi tre figli. I personaggi trasmettono un senso di dolcezza e languida rassegnazione: dal simpatico Ismay al timido capo-progettista, dal mite comandante al secondo ufficiale (forse per dimostrare la parziale incolpevolezza degli uomini - o della classe dirigente inglese - nei confronti delle fatali coincidenze che provocarono l’affondamento.
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E’ il miglior film sul “Titanic” in assoluto. Si tratta di uno straordinario connubio tra fedeltà storica e spettacolo cinematografico, almeno fin dove nel 1959 si poteva concepire lo spettacolo, ovvero l’infinitesima parte d’un Cameron. Ma in questo caso la scenografia è subordinata all’interesse documentaristico e a momenti di grande tenerezza, ciò che pongono questo “Titanic” al di sopra della love story con Di Caprio. Da segnalare il particolare del cavallo a dondolo e l’inno religioso che si ode dalla nave agonizzante, di concerto allo struggente addio dato dal padre ai suoi tre figli. I personaggi trasmettono un senso di dolcezza e languida rassegnazione: dal simpatico Ismay al timido capo-progettista, dal mite comandante al secondo ufficiale (forse per dimostrare la parziale incolpevolezza degli uomini - o della classe dirigente inglese - nei confronti delle fatali coincidenze che provocarono l’affondamento. La colpa, se mai, sembra ricadere sul povero marconista e sulle vedette del “Californian”). Ad ogni modo, risuonano come un monito le affermazioni finali: “Non mi sentirò mai più sicuro di niente. Ciò che era umanamente possibile è stato fatto.”
Tutto concorre a creare un mosaico di piccole situazioni che tratteggiano la vita di bordo, senza nulla togliere al protagonismo del transatlantico. Il quale è ricostruito fedelmente nonostante i limiti della scenografia, valorizzato da una cupa atmosfera Belle époque che è propria del “Titanic” (niente a che vedere con “SOS Titanic”, le cui scene sono state girate sul più moderno “Queen Mary”). Cameron si ispirò a questo film per costruire alcune scene del suo drammone, per esempio quando Bruce Ismay si volta ad osservare la nave da bordo della lancia: momento impressionante che da solo compensa la carenza degli effetti speciali. Ci sono le solite imprecisioni circa il gigantesco squarcio e lo scafo che affonda tutto intero, ma era proprio questo ciò che si credette in quel momento. Degna di ogni lode è l’attenzione riservata agli altri due piroscafi, il “Californian” e il “Carpazia”, che completano la necessaria suspense come la cronaca di un giornale.
Da conservare in cineteca.
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[+] ambienti veri!!!!!
(di marco)
[ - ] ambienti veri!!!!!
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