Ennio Flaiano
Se non ci inganniamo questa è la prima riduzione cinematografica che si senta di un’opera di Stendhal e, bisogna augurarselo, speriamo che sia anche l’ultima.
Le ragioni che ci suggeriscono di parlare così sono tante, ma la maggiore va ricercata nella grande ammirazione che ci lega al «milanese onorario», ammirazione che i lettori certo condividono in pieno e che dispiace veder offuscato dalle grossolane manovre dell’obiettivo. La narrativa di Stendhal ha qualcosa di proprio: un giudizio profondo, una sensibilità unica e soprattutto un costante rispetto per la verità la distingue da tutta la produzione romantica di questo mondo. [...]
di Ennio Flaiano, articolo completo (6113 caratteri spazi inclusi) su 27 novembre 1940