Anno | 2007 |
Genere | Documentario |
Produzione | Australia, Filippine |
Durata | 92 minuti |
Regia di | Andrew Leavold |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 8 maggio 2014
Un documentario che segue il regista sulle tracce dell'eccentrica "leggenda" di Weng-Weng.
CONSIGLIATO SÌ
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All'inizio degli anni '80 nelle Filippine impazza il sottogenere exploitation di parodie degli action occidentali, in particolare della serie di James Bond. Protagonista assoluto il minuscolo Weng Weng, alto meno di un metro, nel ruolo di agente segreto infallibile e tombeur de femmes, capace di sgominare ogni villain ricorrendo a ogni genere di colpo basso. Andrew Leavold vola a Manila per saperne di più sull'improbabile attore, sulla sua sorte e sulla gestazione di pellicole memorabili, anche per la loro sciatteria.
Si muove su un crinale molto rischioso il documentario di Andrew Leavold: ma il lavoro del cinema del reale, specie quando centra il bersaglio, è spesso quello di dividere, disturbare, indurre a una riflessione. Il proprietario dell'ormai defunto negozio australiano di Dvd e Vhs Trash è di certo partito da una (in)sana passione per le abiezioni del cinema di serie Z nella sua indagine alla ricerca di Weng Weng, ignorando se l'attore fosse ancora in vita, se fosse ricco o povero. Probabilmente ignorando persino fino a che punto si spingesse la sua parodia consapevole dei film di James Bond.
The Search for Weng Weng diviene quindi la testimonianza - sette anni di lavoro per assemblare il documentario - di una scoperta, di un viaggio iniziatico in un universo impensabile, persino per chi è avvezzo alle singolarità del cinema a certi meridiani. Leavold sceglie un approccio a metà strada tra quello di Michael Moore e quello di Errol Morris, un reportage giornalistico in cui il regista non disdegna di comparire anche davanti alla macchina da presa. Il puzzle che Leavold ricostruisce mano a mano, spesso da testimonianze frammentarie, si rivela invece sempre più inquietante, rivelando l'ingenuità del piccolo Weng Weng, entusiasta del suo ruolo di star, della fama e delle procaci fanciulle accanto, ma stritolato in una morsa coercitiva di sfruttamento.
In fondo poco più che una modernizzazione della figura del giullare di corte, una exploitation estrema capace di avvicinare il cinema al circo, lo spettacolo al voyeurismo. Dubbi etici che crescono quando Leavold arriva a intervistare Imelda Marcos, moglie del dittatore che impose la legge marziale, e rivela la centralità del ruolo del cinema nella propaganda politica e nella costruzione di un'illusione di benessere che potesse nascondere le storture di una realtà assai differente.
Un meccanismo perverso - totale ad esempio la assenza di sindacati e tutele di qualsiasi forma - di cui Weng Weng è stato vittima, minuscolo (letteralmente e metaforicamente) e impotente ingranaggio della macchina. Difficile, dopo la visione di The Search for Weng Weng, riuscire ancora a ridere con leggerezza di fronte ai calci volanti dell'eroe tascabile o agli effetti speciali grossolani che caratterizzano pellicole come Agent 00 o For Y'ur Height Only.