Titolo originale | Maman est en Amérique, elle a rencontré Buffalo Bill |
Titolo internazionale | Ma maman est en Amérique, elle a rencontré Buffalo Bill |
Anno | 2013 |
Genere | Animazione |
Produzione | Francia |
Durata | 75 minuti |
Regia di | Marc Boreal, Thibaut Chatel |
Attori | Julie Depardieu, Marc Lavoine, Tom Trouffier, Alice Orsat, Théo Benhamour Anatole Lebon, Alexandre Aubry (II), Evelyne Grandjean, Sylvie Genty, Yves Barsacq, Laurent Morteau, Natacha Muller, Boris Rehlinger, Vincent Violette. |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 29 ottobre 2013
Jean ha sei anni, una serie di compagni di scuola presuntuosi e arroganti e una madre assente. Ma ha anche una vicina di casa, che riceve delle cartoline per lui dalla donna, che raccontano di terre lontane e avventure emozionanti. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Cesar,
CONSIGLIATO SÌ
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Sono gli anni 70, in una cittadina della provincia francese. Jean ha 6 anni, un fratellino, un padre, una babysitter. La mamma non c'è, è lontana, ma la sua vicina di casa ed unica amica, Michelle, sostiene di ricevere da lei delle cartoline indirizzate a Jean, che ancora non sa leggere. Arrivano dalle parti più disparate del mondo e sono piene di storie avventurose e messaggi affettuosi, utili ad alleviare le difficoltà del bambino con i compagni più arroganti. La realtà emerge per la prima volta in prossimità del Natale, quando il mondo dei bambini si divide tra chi crede ai sogni e chi no, ovvero tra chi è ancora abbastanza piccolo da poterlo fare e chi deve crescere, anche se fa male.
Adattamento fedelissimo di una graphic novel di successo, basata sui ricordi dell'autore, Jean Regnaud, Ma maman est en Amérique... è un'operazione cinematografica condita di nostalgia buona, che sa lasciare fuori gli aspetti meno utili e più retorici di questo sentimento. La storia è semplice ma non banalizzata e verte sulla difficoltà di essere bambini, in chiave realista decisamente più che patetica, anche se non si può dire che l'infanzia di Jean sia uno spasso. È il contraltare tenero e malinconico di Titeuf - Il film, col quale condivide l'anno di uscita, l'origine fumettistica e parecchi episodi narrativi (le fantasticherie che si animano, la visita dallo psicologo, il fraintendimento del mondo sentimentale degli adulti), ma arriva là dove il film di Zep non arriva: a restituire il sentimento dell'infanzia con la scelta delle giuste inquadratura e dei punti di vista più espressivi, piuttosto che con il racconto degli episodi uguali per tutti e per nessuno.
Nei disegni démodé (ispirati alla grafica anni Settanta e firmati Emile Bravo) dei bisticci tra fratelli sui sedili posteriori dell'automobile (prima degli obblighi di cinture e seggiolino), delle serate degli adulti davanti alla tv, delle fiere di stagione e della maestra col fischietto, c'è il meglio di questo film, ovvero il suo "colore", la sua atmosfera di provincia, abbastanza piccola da farsi luogo dell'anima e terreno ideale per sognare più in grande.
La ricostruzione d'epoca e la credibilità psicologica dei personaggi, per cui al piccolo protagonista non vengono mai attribuiti pensieri più grandi di lui, confermano la gentilezza del tocco degli autori. Menzione speciale ad Annecy 2013.