Song of Silence

Film 2011 | Drammatico, 114 min.

Anno2011
GenereDrammatico,
ProduzioneCina
Durata114 minuti
Regia diChen Zhuo
AttoriQiang Li (II), Wu Bingbin, Yin Yaning, Yu Xuan .
Uscitagiovedì 29 maggio 2014
TagDa vedere 2011
DistribuzioneDistribuzione Indipendente
MYmonetro 3,00 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Chen Zhuo. Un film Da vedere 2011 con Qiang Li (II), Wu Bingbin, Yin Yaning, Yu Xuan. Genere Drammatico, - Cina, 2011, durata 114 minuti. Uscita cinema giovedì 29 maggio 2014 distribuito da Distribuzione Indipendente. - MYmonetro 3,00 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento martedì 3 giugno 2014

Jing è un'adolescente sordomuta, affidata alla madre dopo il divorzio dei genitori e che trascorre le sue giornate in barca con lo zio.

Consigliato sì!
3,00/5
MYMOVIES 2,50
CRITICA 3,50
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO SÌ
Un fatto realmente accaduto trasfigurato da un regista al debutto in un film che si rivolge alla sensibilità dei festival europei.
Recensione di Emanuele Sacchi
mercoledì 28 maggio 2014
Recensione di Emanuele Sacchi
mercoledì 28 maggio 2014

Jing è sordomuta e i rapporti con la madre ne rendono impossibile la convivenza: a complicare il tutto la relazione di affetto quasi morboso che si è instaurata tra Jing e lo zio materno. La ragazza viene quindi affidata al padre, il poliziotto Zhang Haoyang, che convive con la giovane musicista Mei. Ma tra Jing e Mei la coabitazione sarà tutt'altro che semplice.
Un prodotto concepito essenzialmente per l'esportazione, con i difetti tipici di una cinematografia, quella della Cina Popolare, ancora acerba nelle sue infrastrutture benché goda di un potenziale ormai senza eguali. Chen Zhuo, come molti registi della generazione che non c'è - un tempo si era soliti raggruppare i registi cinesi cronologicamente, vedi "sesta" o "settima" generazione - ha l'aspirazione di rifarsi allo stile estetizzante di Zhang Yuan o Wang Xiaoshuai ma manca di una personalità robusta che possa tradurre i simbolismi in altrettante metafore credibili. Chen si serve di cliché e situazioni drammatiche che possano avvicinarsi alla sensibilità e al gusto dei festival europei, come se il "film da festival" costituisse (e in parte è così) un genere a sé, rigidamente codificato per stile e contenuti. Lunghi silenzi, immagini ricorrenti di un pesce rosso morto, l'attenzione a una fotografia sufficientemente "esotica", per esaltare il non detto in una situazione estrema, in un nucleo familiare dissolto e ricomposto in forma anomala sotto l'obiettivo del regista. Nella figura della protagonista sordomuta riecheggiano così i mutismi debitori di Antonioni di Tsai Ming-liang o le barriere invisibili di una diversità insormontabile che rendevano Oasis di Lee Chang-dong uno choc. E se l'intesa tra le due attrici protagoniste riserva ottimi spunti (benché il personaggio della musicista ribelle ma perdente in una società retriva sia un altro cliché da cui è difficile affrancarsi), la naturalezza pregevole di un cast di non professionisti mal si sposa con l'insistita autorialità della regia di Chen Zhuo, a cui non riesce il salto, quel piccolo ma sostanziale gap che permetta di "nascondere" la mano del regista-demiurgo nella messinscena di una storia ricca di simbolismi. Che è poi il divario, apparentemente stretto ma spesso incolmabile, che separa Tsai (che resta Tsai) dai molti che cercano di calcarne le orme.

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RECENSIONI DELLA CRITICA
Alberto Crespi
L'Unità

Non è molto frequente che un film cinese esca in nalia, al di fuori dei polizieschi di Hong Kong e dei kolossal di cappa e spada diretti da registi un tempo «alternativi» come Zhang Yimou e Chen Kaige. Ancora più raro che un esordio cinese come Song of Silence si riveli prodotto da un italiano, Gianluigi Perrone, che dopo aver realizzato alcuni lavori in Italia ha compiuto nel 2012 la coraggiosa scelta [...] Vai alla recensione »

Roberto Nepoti
La Repubblica

Censurato in Cina, Song of Silence è un film capace di parlare al pubblico oltre i confini del suo Paese. L'esordiente Chen Zhuo osserva il mondo con occhi diversi dagli altri registi della scuola di Pechino nel raccontare le storie incrociate di Jing, giovanissima sordomuta infantile e aggressiva della provincia di Hunan, e di Mei, ragazza dalle molte esperienze con aspirazioni da rockstar, che aspetta [...] Vai alla recensione »

Anna Maria Pasetti
Il Fatto Quotidiano

Essere adolescenti e sordomuti nella Cina contemporanea. Se poi si è femmine e figlie di genitori separati con uno zio giovane "che ci prova" le cose si complicano. È questa la storia di Jing, ragazzina vivacissima e allergica alle regole. Quando tuttavia lo zio supera il confine, Jing decide di trasferirsi dal padre, con la cui nuova compagna riesce a stabilire un rapporto di complicità.

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