Titolo originale | Ren Shan Ren Hai |
Anno | 2011 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Cina |
Regia di | Shangjun Cai |
MYmonetro | 3,04 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento sabato 10 settembre 2011
Il film sorpresa della 68^ Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia. Il film è stato premiato al Festival di Venezia,
CONSIGLIATO SÌ
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Lao Tie, dopo anni di lavoro in città, è tornato a vivere nel suo povero villaggio di montagna. È lì che il fratello minore viene accoltellato. La polizia individua il colpevole, l'ex detenuto Xiao Qiang, ma non riesce a catturarlo. Convinto che l'uomo si sia rifugiato in città Lao tie vi fa ritorno con un solo obiettivo: vendicare l'uccisione del fratello.
Presentato come "film sorpresa" alla 68^ Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia Ren Shan Ren Hai inserisce nel plot di una ricerca di vendetta numerosi elementi di denuncia sociale. A partire dal titolo che in cinese significa "un mare di gente" ma che, tradotto letteralmente, diviene "gente monte gente mare" dando la sensazione di un mondo in cui la massa cerca una qualche forma di sopravvivenza. La solitudine rancorosa di Lao Tie si immerge in una marea umana che Cai Shangiun descrive senza alcuna censura. Il degrado culturale e naturalistico del villaggio di montagna si moltiplica in maniera esponenziale una volta giunti in una città i cui quartieri periferici sono un formicaio di umanità costretta a dibattersi in una sorta di girone infernale in cui non resta più alcuno spazio per una seppur larvata forma di relazione con l'altro. Ma il fondo non è ancora toccato perché il microcosmo della miniera illegale si rivelerà come un luogo in cui solo una rigida gerarchia, capace di punire e di reprimere, può impedire il dilagare dell'homo homini lupus.
È un'immagine della Cina odierna che non può lasciare indifferenti. La nazione che sta conquistando la massima posizione di rilievo nell'economia mondiale sembra costruire le basi del suo successo su un irreversibile processo di devastazione delle coscienze in cui non viene lasciato alcun margine all'individuo se non come oggetto di massificazione. Quei televisori costantemente accesi anche nelle abitazioni più fatiscenti divengono così estensioni capillari di un regime che ha saputo scientificamente fondere il peggio del comunismo con il peggio del capitalismo.