Titolo originale | Las cuenas hierbas |
Anno | 2010 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Messico |
Durata | 120 minuti |
Regia di | Maria Novaro |
Attori | Úrsula Pruneda, Ofelia Medina, Ana Ofelia Murguía, Cosmo González Muñoz, Gabino Rodríguez Miriam Balderas, Alberto Estrella, Luisa Pardo. |
MYmonetro | 2,90 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 21 ottobre 2010
Quando le viene diagnosticato il morbo di Alzheimer, Lala consegna alla figlia le ultime ricerche sulle piante e sui loro effetti curativi. Il film è stato premiato a Roma Film Festival,
CONSIGLIATO SÌ
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Messico. Dalia è una giovane donna, separata dal marito, che lavora in una piccola stazione radio di controinformazione e cresce il piccolo Cosmo. In occasione di una malattia del figlio si affida al sapere dell'eccentrica madre Lala, erborista, la quale sta però cominciando a dimenticare le cose e ben presto scivola in una precoce demenza senile. Dalia decide allora di abbandonare per un periodo di tempo il lavoro e di affidare Cosmo a suo padre per accudire da vicino la madre nel rapido e irreversibile spegnersi del suo cervello.
Las Buenas Hierbas ritaglia inquadrature estremamente contenute nello spazio per trattare invece tematiche dall'estensione illimitata, come l'ordine "naturale" del divenire della vita nuova vita ma anche morte. Una piccola comunità di pochi personaggi, vicini di casa, stretti nella stanzetta della radio, sul pianerottolo o tra le pareti di una camera da letto, compie un viaggio doloroso e misterioso, che risponde a una domanda antica quanto l'uomo e non offre risposta né cura possible. Solo le piante di Lala prosperano in un vastissimo giardino delle meraviglie, con i loro segreti di guarigione ben custoditi: creature di un altro mondo, che l'occhio del cinema riesce a vedere meglio dell'occhio umano ma pur sempre in modo sfocato, poetico; spettatore affascinato di un discorso silenzioso e intraducibile.
Costruito su piccoli fatti e intense prove d'attrici, il film della messicana Maria Novaro, tornata dietro l'obiettivo dopo un'assenza decennale, aspira soprattutto a creare un'atmosfera magica, dove natura e vita moderna s'incontrano e s'intersecano ma alla resa dei conti si scartano. La musica suonata in scena, l'agire spontaneo del bambino e quello teatrale di Lala, insieme con la cornice bohémienne e la sottotrama della quindicenne sparita per sempre con l'abito della festa, sostituiscono il melodramma con una cantata più lieve e colorata.
Questo tono sospeso, che è proprio della regia ma anche del racconto, è insieme la personalità del film ma anche il suo limite: le storie secondarie non godono di un vero sviluppo, quasi finissero dimenticate, e molto rimane inespresso, addormentato.