Neil Young Trunk Show

Sempre più sfatto nel fisico, come è normale che sia, e sempre più sorprendente quanto a vitalità ed energia, come non è normale che sia. Così Neil affronta la senilità, senza smettere di lottare contro la ruggine che non dorme mai, salendo su un palco per suonare brani riproposti milioni di volte insieme a chicche spesso trascurate, mescolando le carte, giocando con sé e con il suo pubblico, forte di un repertorio che gli altri rocker, tutti gli altri rocker, si possono scordare.
Vedendolo con quella giacca improponibile, quei pantaloni larghissimi e le sneakers da quindicenne pare un po' la versione aggiornata di un clown e forse inconsciamente è l'effetto desiderato: uno degli interpreti più sublimi del grande circo del rock'n'roll si rimette in gioco per l'ennesima volta.
E Demme, l'amico di una volta, è più discreto che mai; pochissime le riprese nel backstage in cui Neil parla, moltissime le riprese in cui Neil è sul palco e parla con la sua arte. Gioielli acustici come "Mellow My Mind" o "Harvest" - sì, proprio lei, peraltro una rarità in versione live - alternati a cavalcate elettriche come l'anthemica "Like a Hurricane" o i 20 minuti abbondanti di una scintillante "No Hidden Path". La leggenda va in scena ancora una volta e Demme è come se si ritraesse intimorito di fronte a tanta magnificenza; come se annullasse la sua cifra stilistica in favore di Young, conscio del fatto che qui non si tratta di esprimere qualcosa di suo ma di essere testimone dell'evento.
Il regista come trovatore, come veicolo di diffusione e di conservazione di un fenomeno che sfida ogni tipo di legge, della fisica, della logica e della razionalità. Un fenomeno di nome Neil Young. 