Anno | 2009 |
Genere | Commedia |
Produzione | Spagna |
Regia di | Daniel Sánchez Arévalo |
Attori | Antonio de la Torre, Raúl Arévalo, Fernando Albizu, Pilar Castro, Roberto Enríquez Leticia Herrero. |
MYmonetro | 2,57 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 3 settembre 2009
Cinque obesi decidono di seguire una terapia di gruppo. Scopriranno che il fisico è il minore dei loro problemi.
CONSIGLIATO NÌ
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Grassi in terapia di gruppo. Il conduttore televisivo che vendeva pillole per dimagrire e si è gonfiato per contrappasso, il cinquantenne rotondo di una famiglia rotonda con un'ereditarietà di morte precoce per rotondità, l'innamorata che fatica a farsi accettare perché è raddoppiata e quella che ha il problema uguale e contrario, da quando si è dimezzata. Lacerati dalla contraddizione tra il piacere del cibo, una certa voluttà della pienezza che impone per "quantità" il corpo grasso nello spazio e una pressione sociale e culturale che lo stigmatizza, lo ripudia e lo condanna, i protagonisti del film chiedono aiuto ad un terapeuta magro e avvenente, ma non immune dai problemi personali.
Gordos, il secondo lungometraggio di Daniel Sánchez Arévalo, dopo Azuloscurocasinegro, si gonfia e si sgonfia a fisarmonica, vira dalla commedia nera all'oggetto cerebrale oppure sentimentale, trasformandosi tra un istante e l'altro, come fanno i corpi dei protagonisti.
Prima ancora che nascondersi dietro uno spesso strato adiposo, i cinque personaggi di Arévalo si nascondono dietro un'immagine che non è della loro misura, che anzi va loro stretta, sia quella di un orientamento sessuale, di una vita di coppia a tutti i costi o di una paura che si è fatta ossessione. L'idea portante del film è dunque quella del grasso come maschera, travestimento, alibi. I personaggi confondono i problemi tra loro, spostano l'attenzione dal malessere di cui non vedono la causa e la cura al malessere più immediatamente visibile e misurabile, con l'ago di una bilancia. Anche il regista sembra talvolta fare curiose confusioni, tra obesità e maternità, per esempio, ma sa metterle strategicamente in scena, per cui il maggior difetto del film non va cercato nel contenuto del racconto quanto nella tipizzazione dei caratteri, al limite della forzatura. La modalità diretta e sincera degli scambi verbali tra i personaggi in scena è, invece, il suo punto di forza.
Dentro scenografie cariche e sovrapposizioni di formati (il programma televisivo, le schermate di youtube, le esplorazioni cellulari dello strumento per il test del dna), il film riesce a non soffocare ma a mantenere un'ironia leggera e a strappare qualche volta il riso.