Marat - Sade |
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Un film di Peter Brook.
Con Ian Richardson, Glenda Jackson, Patrick Magee, Michael Williams, Clifford Rose
Drammatico,
durata 116 min.
- Gran Bretagna 1966.
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![]() Dal dramma di Peter Weiss. De Sade si trova in un manicomio dove allestisce la tragedia di Marat. Spiega al pubblico che egli era costretto, a causa di un morbo cutaneo, a restare immerso nell'acqua del bagno e da lì dirigeva i moti rivoluzionari. Carlotta Corday riuscì a farsi ricevere e ad ucciderlo. La rappresentazione è finita: i pazzi, eccitati dal racconto, si ribellano e picchiano i presenti.
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premi nomination |
Nastri d'Argento 1 1 |
![]() ![]() ![]() ![]() ![]() Il teatro dei folli.
martedì 31 marzo 2015
di Dandy
Dopo averlo portato a teatro,Brook gira la versione cinematografica dell'omonimo dramma di Peter Weiss("The Persecution and Assassination of Jean-Paul Marat as Performed by the Inmates of the Asylum of Charenton Under the Direction of the Marquis De Sade"....uff....).La teatralità mescolata alla cinematografia è un avvincente pretesto per temi all'epoca(e in parte anche oggi)scottanti:l'istituzione bigotta e repressiva,il confine tra follia e potere,la rappresentazione continua » |
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DVD | Marat - SadeUscita in DVD
Disponibile on line da mercoledì 24 luglio 2019
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di Alberto Moravia
Peter Weiss non ha inventato l’elemento fondamentale del suo dramma La persecuzione e l’assassinio di Jean Paul Marat recitata dai ricoverati del manicomio di Charenton per la regia del marchese De Sade. Effettivamente De Sade, che era stato rinchiuso a Charenton nel 1803 e doveva morirci nel 1814, organizzava nel manicomio, con l’approvazione del direttore fiducioso nel potere terapeutico dell’arte, recite di propri drammi con pazzi come attori e personaggi del demi-monde parigino come spettatori. » |
Forza delle forme e scontro delle ideologie
di Adelio Ferrero Cinema Nuovo
«Il nostro scopo non è una nuova messa, ma una nuova parentela elisabettiana che unisca il privato e il pubblico, l'isolamento e l'affollamento, l'esternabile e il non esternabile, l'ordinario e il magico». È Peter Brook che parla di se stesso e di Grotowski («Carte segrete»). Il tono, un po' profetico, potrà anche non piacere, ma aiuta a capire perché il regista inglese abbia così intimamente legato la propria alla singolare fortuna di Marat/Sade che, dopo essersi imposto sui palcoscenici di mezza Europa e degli Stati Uniti, ha iniziato la sua ascesa anche in Italia dove sono giunti, quasi contemporaneamente, la traduzione einaudiana del testo di Peter Weiss, il film di Brook e lo spettacolo del Piccolo di Milano. » |
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