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QuasiScenari

C'è stato un attore presidente degli USA: perché non Grillo presidente del consiglio?
di Pino Farinotti

Artisti ambiziosi
Beppe Grillo (Giuseppe Piero Grillo) (77 anni) 21 luglio 1948, Genova (Italia) - Cancro.

lunedì 27 luglio 2009 - Focus

Artisti ambiziosi
MYmovies ha ospitato più di un pezzo nel quadro de "gli attori e la politica". La pratica è conosciuta, durante le campagne elettorali i candidati spesso si fanno affiancare da star del cinema. È successo con Obama, che aveva gran parte del movimento del cinema, quasi tutto di idee progressiste, cioè "democratiche", a suo favore, e ha vinto. È successo a Rutelli, che a Roma, sul palcoscenico si è posto in mezzo a uno schieramento di gente di cinema di grande popolarità. E ha perso.
Dunque gli artisti che sostengono un politico è una prassi normale anche da noi. Ma un artista che intende fare politica vera, da noi è un precedente. Nanni Moretti ha fatto precisi discorsi politici, nei film e nelle piazze, ma non risulta, almeno per ora, che intenda candidarsi da qualche parte.

Artista
Ed ecco Grillo. Volendo parlare di lui è corretto estendere il concetto "attore" al concetto "artista", anche se al lemma Grillo, su alcuni dizionari, corrisponde la definizione "attore italiano". Il "genovese" infatti ha interpretato dei film, diretto anche da gente interessante, numeri uno, come Comencini (Cercasi Gesù) e Dino Risi (Scemo di guerra). Certo, sono passati più di vent'anni. Da anni, partendo da lontano, in modo periferico, direi concentrico –con cerchi sempre più stretti- Grillo attacca la politica. Ci si allontana mentre ci si avvicina sempre più.
L'uomo è ambizioso e certamente ritiene di possedere l'intelligenza e la capacità per fare il grande salto, che è davvero triplo: passare dalle parole all'azione, dalla dialettica al potere, dal potere al potere assoluto. Insomma ritiene di poter governare il popolo. Certo, non è semplice.
Alla grande
Tuttavia qualcuno, attore, c'è riuscito. "Alla grande" diremmo, perché è diventato l'uomo più potente del mondo. Alludo naturalmente a Ronald Reagan. Ce ne sono stati altri, attori in politica, come Eastwood e Schwarzenegger, ma starò su un solo, efficace esempio, Reagan, appunto. Se cercavi il lemma Reagan sui dizionari fino al 1964 la definizione era "attore americano". Il giudizio successivo, quando ormai era un politico era "attore mediocre". Non è vero, non fu mediocre, certo non fu una star. Ma aveva un discreto appeal, soprattutto all'inizio, negli anni della Warner, quando, poco più che ventenne, in qualche film fu il partner di Errol Flynn che star lo era davvero e come tale, presenza ingombrante, che tutto divorava, Reagan compreso. Successivamente Ronald divenne un modello del west, non peggiore di molti altri. Divenne Presidente, repubblicano, degli Stati Uniti dal'81 all'89, per due legislature dunque. In precedenza, politicamente aveva fatto ottimo esercizio come governatore della California, mostrando, lui uomo di destra, oltre alla "naturale" attitudine liberal-economica, anche una buona attenzione ai ceti deboli. Insomma fu un buon presidente, ottimo, per qualcuno. Ma aveva un vantaggio rispetto a Grillo: non era... un comico. Non aveva quella visione del mondo.
Estremi
Beppe Grillo vive di estremi, di iperboli, di paradossi e di grottesco. In dialettica è imbattibile e nessun politico lo affronterebbe mai. Ne sarebbe travolto, perché non riuscirebbe, il politico, a portare l'attore sul proprio terreno. E l'attore avrebbe gioco facile, per attitudine ed esercizio, a ficcarsi nei punti deboli dell'altro. Certo, questa non è politica, dove il linguaggio è diverso e quasi tutto ciò che è sostanza è ambiguo e sotterraneo. La dichiarazione di...discesa in campo del presunto candidato è stata questa:
"Dalla morte di Enrico Berlinguer nella sinistra c'è il Vuoto. Un Vuoto di idee, di proposte, di coraggio, di uomini. Una sinistra senza programmi, inciucista, radicata solo nello sfruttamento delle amministrazioni locali". Certo Grillo non si è reso simpatico ai suoi (auspicati) futuri competitor alle primarie del Pd. Costoro provengono tutti da un lungo esercizio di "funzionariato"; non conosceranno l'applicazione al lavoro, non avranno la percezione, se non per sentito dire, dell'animo e del cuore dell'elettore. Ma sono monumenti dalle radici profondissime, non intendono farsi rimuovere. E poi, da bravi funzionari di lunghissimo corso, conoscono bene la burocrazia e sanno come attivarla per frenare e bloccare. E Grillo è stato bloccato. Un funzionario ha fatto notare che Grillo faceva parte di un movimento che ha presentato liste contrapposte a quelle del partito. Un altro ha trovato modo di annullare la sua iscrizione di Paternopoli. Ma volendo avrebbero trovata tutta la burocrazia che serviva, all'infinito. Non basta la simpatia popolare verso Grillo o la sfida di certi personaggi interni al partito che si augurano (o fingono di augurarsi) un'inversione traumatica di rotta.

Capo
Ma supponiamo che per una serie di favorevolissime, quasi miracolose traiettorie, Grillo possa essere eletto capo del partito e che per altre ancora più miracolose casualità possa diventare Presidente del Consiglio. Che farebbe Grillo di fronte a una crisi internazionale, economica, o bellica. Come affronterebbe una "finanziaria"? Col paradosso, con lo "strillo"? Insultando qua e là nei banchi del Parlamento? Eppure lo stile dovrebbe essere quello, così come il look, perchè per essere credibile il nuovo Presidente non dovrebbe tradire se stesso, dunque dovrebbe vestirsi con quei maglioni, correre e muoversi in frenesia, urlare dosando i tempi che richiamano l'applauso. Il Presidente del consiglio Grillo dovrebbe essere fedele a se stesso fino in fondo. Non potrebbe omologarsi a quelli che ha sconfitto, essere simile a loro. Camminando vicino a un Presidente straniero davanti a un picchetto d'onore ci si potrebbe aspettare che sistemi il fucile o l'elmo dell'alta uniforme o la schiena troppo diritta del militare, per ridurre la gestualità a mosse meno rigide e ufficiali. Oppure, in virtù della grande sensibilità verso lo spreco, durante una cena ufficiale potrebbe rilevare il prezzo eccessivo di un certo vino e farlo riportare indietro. Che politica sarebbe questa, e quali sarebbero i risultati?
Dunque l'assunto finale sarebbe che la politica non si addice agli attori. Tuttavia, per provocazione, per affinità e vicinanza (parlo di artista, non di idee o di politica, non è questa la sede), starei certo più dalla parte dell'attore che del politico. E, ribadisco, visto che in questa sede di cinema e spettacolo trattasi, e non di politica, dico: Beppe Grillo Presidente del Consiglio? Ma perché non provare.

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