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Bellissime, talentuose e affascinanti, Brooke, Ashley, Jeri, Tabatha e Lisa sono le Fab Five (le favolose cinque), popolari cheerleader nella loro scuola, in Texas.
Malgrado indossino l’uniforme gialla da cheerleader, simbolo del loro liceo, non si fanno nessun tipo di scrupolo a infrangere il regolamento scolastico, assumendo comportamenti indecenti: dal copiare durante i test, marinare le lezioni, mancare di rispetto ai propri docenti, intromettersi nella loro vita privata, umiliare e picchiare compagne di scuola, ubriacarsi nel parcheggio del campus, fino ad apparire in video volgari e compromettenti sulla rete, macchiando così la reputazione dell’intero istituto e tutto ciò nel menefreghismo più sfrenato e senza alcun senso del pudore.
Comportamenti che vengono coperti e “insabbiati” dagli stessi genitori e dalla Dirigenza scolastica… almeno fino a quando non arriva qualcuno deciso a cambiare le cose.
Emma Carr, ex-cheerleader, è la nuova coach e, da vera sportiva e buona insegnante, cercherà di mettere le ragazze sulla retta via, anche a costo di usare mezzi estremi: ultimo suo tentativo, sarà quello di coinvolgere i media, scatenando un fragoroso scandalo.
Ispirato ad avvenimenti che si sono realmente verificati qualche anno fa alla North High School di McKinney (Texas), questo film ci apre gli occhi su un mondo ben diverso da quello dorato di “High School Musical” e dal gioco di squadra di “Ragazze nel pallone” dove dietro la bellezza e la perfezione si celano problemi che – per coloro che sanno – farebbero meglio a restare nascosti.
Quei segreti vengono smascherati pubblicamente nella maniera più umiliante, mentre l’intera vicenda viene artisticamente confezionata dai mass media come la storia delle cheerleader diventate cattive. Anche se non ci si dovrebbe semplicemente limitarsi a giudicare, come spiega la coach Carr intervistata dai telegiornali, ma cercare di risalire al principio di tutta la faccenda e cioè cosa ha spinto delle adolescenti fino questo punto. Come i loro genitori le hanno educate, viziandole esageratamente e evitando di punirle per i loro guai, forse sperando di guadagnarsi il loro affetto e il loro rispetto, non sapendo di generare dei piccoli mostri. L’esempio più clamoroso all’interno del film è quello della Preside Tippit madre di Brooke che, per il modo in cui ha agito, ha fallito sia come madre che come insegnante.
Perché assecondare ogni singolo capriccio è forse la peggior cosa che un genitore possa fare, è la strada più facile, in quanto è ben più difficile imporsi quando qualcosa non va e discutere e affrontare insieme i problemi, crescendo e maturando come genitori e figli.
E, tuttavia, mentre molti cercano i cacciare la testa sotto la sabbia come gli struzzi nei cartoni animati, ci sono le altre cheerleader, ragazze che, malgrado tutto, sono piene di buona volontà ed energia, il che ci fa sorridere poiché siamo in grado di trovare ancora dell’amicizia e dei sinceri sentimenti in questa storia.
Così impariamo che, dopo tutto, è ancora possibile lottare per fare giustizia, una giustizia spesso amara e che quasi ci appare vana, dopo averci logorato nel tentativo di ottenerla. Eppure, è quella vana giustizia che ci regala inattesi attimi di grande felicità che mai ci scorderemo e per cui sentiamo che tutto ciò che abbiamo fatto è stato ben fatto, come del resto succede alla coach alla fine di questo film, piccola perla fra i teen movies che con la sua semplicità riesce a impressionare gli spettatori.
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