Il sorriso del grande tentatore

Claudio Cassinelli muore il 13 luglio 1985 in California durante le riprese di mani di pietra, schiantandosi con l’elicottero che doveva , sembra, passare sotto un ponte durante una scena full action. Molte recensioni parlano di un film nel quale Damiani riversa tutto il suo laicismo facendo parlare il protagonista , Rodolfo Solinas ( Claudio Cassinelli ), come colui che vuole smontare pezzo per pezzo la religiosità quasi fanatica di suor Geraldine ( Glenda Jackson ) in uno scontro dialettico serrato. Intorno a loro una schiera di personaggi bizzarri interpretati da attori di tutto rispetto : Lisa Harrow ( nei panni di una sensualissima Emilia Contreras ), Arnoldo Foà ( monsignor Badenski ),  Adolfo Celi ( padre Borelli ), Gabriele Lavia ( principe Ranieri d’Aragona ). Il tutto condito dalla suggestiva colonna sonora di Morricone e ambientato in un istituto romano dai pavimenti a scacchiera sopra i quali i protagonisti sembrano muoversi come pedine schiave dei propri ruoli. Ognuno con il suo fardello di peccato. Lavia innamorato incestuosamente della sorella che poi si toglierà la vita, la Harrow che ha tradito e fatto uccidere in Colombia il marito per amore di un ribelle, Glenda Jackson bella sua spietata durezza d’animo che non lascia posto alla comprensione ne al perdono. Alla fine Solinas, lo scrittore agnostico ingaggiato da monsignor Badenski per scrivere la propria biografia , sembra il personaggio più puro d’animo, nonostante la maggiorparte della critica lo consideri il picconatore delle mura della Chiesa. Il film è stato in parte girato presso gli studi De Paolis a Roma, sutdi storici la grandezza dei quali ha permesso la ricostruzioni di porzioni di città in innumerevoli film ( tra cui il la scuola di danza esistente realmente a Friburgo nel film Suspiria di Dario Argento ). Sto ancora cercando di scoprire se gli interni del convitto religioso sono reali o sono stati girati in un qualche convento romano.  Il film è comunque molto suggestivo nonostante il finale lasci lo spettatore con il dubbio sul vero significato che il regista abbia voluto dare. Ci sono comunque aspetti, che poi sono quelli che più ci interessano, molto misteriosi che uno spettatore comune non coglie. In una scena infatti Gabriele Lavia è a colloquio , dopocena, con Adolfo Celi, rivelandogli le sue angosce e paure che sembrerebbero alimentate dal comportamento degli altri convittuali. Ad un verto punto Lavia , sconvolto,  vede un’ombra nel fondo del corridoio. Corre verso di essa ma non c’è nessuno. Sembrerebbe un colpo di scena voluto dalla sceneggiatura, ma sembra che nessun attore impersonasse l’ombra e nessun effetto speciale della regia.  Si dice che l’ombra sia rimasta un mistero sebbene fosse presente nella sceneggiatura questo tipo di scena. Che il grande tentatore abbia voluto degnare Damiani delle propria presenza ?
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