Chronicle

L'idea del film è di per sé sé interessante e ci chiede: come reagiresti, con il tuo bagaglio di esperienze, di sofferenze, di gioie, se un giorno di scoprissi capace di muovere oggetti col pensiero, volare, etc.?
Più o meno questo è il fulcro di quanto ci vuole raccontare Josh Trank con la sua storia che non ha davvero nulla a che spartite con le vicende dei super eroi Marvel, tanto di moda in questi ultimi anni, quanto semmai una vicenda umana.
Un film gradevole, dunque, ma che dal mio punto di vista è affossato da quella che pare un'ostinazione registica che nulla apporta al dramma o all'economia dello spettacolo. Mi riferisco alla decisione di voler raccontare il film attraverso l'uso delle telecamere affidate ai vari personaggi che se dai tempi di Blair Witch Project facevano già acqua, oggi diventano perfino imbarazzanti. Perché? Che motivo c'era?
Il realismo è già dato da una recitazione non caricata e dall'uso di particolarità che sono davvero efficaci (per esempio: molto spesso gli attori, come effettivamente i ragazzi della vita vera, parlano tra loro scrivendo messaggi su smart phone). Cosa serviva dunque questa modalità che è prima di tutto una terribile costrizione registica? Boh!