Gli specialisti

Un film di Sergio Corbucci. Con Mario Adorf, Françoise Fabian, Gastone Moschin, Angela Luce, Mario Castellani.
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Western, durata 104 min. - Italia, Francia 1969. MYMONETRO Gli specialisti * * 1/2 - - valutazione media: 2,84 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Brucia il denaro dei ricchi Valutazione 4 stelle su cinque

di Gianni Lucini


Feedback: 29144 | altri commenti e recensioni di Gianni Lucini
giovedì 15 settembre 2011

Dopo aver scatenato Django contro razzismo e intolleranza e Navajo Joe contro il genocidio dei nativi americani, Sergio Corbucci con Gli specialisti decide di mandare un nuovo pistolero solitario a regolare i conti con la ricca borghesia, disposta a non fermarsi davanti a nulla pur di difendere il proprio denaro. L’antieroe questa volta si chiama Hud e ha il volto e il fisico forse un po’ troppo gracile di Johnny Hallyday, l’Elvis Presley francese, una delle star del rock and roll delle origini sopravvissute al ciclone dei Beatles e del beat. Non ha molte espressioni, ma ne ha qualcuna in più di quelle messe in mostra da Clint Eastwood nei film di Leone. Con Hud si chiude un ciclo. È, infatti, l’ultimo personaggio in assoluto della cinematografia western targata Corbucci che porta il peso di una vendetta da compiere. Con Hud si chiude il ciclo iniziato da Minnesota Clay e proseguito con i già citati Django e Navajo Joe e l’inarrivabile Silenzio, il protagonista de Il grande silenzio, il film considerato dagli appassionati come il punto più alto toccato dal western all’italiana nella sua storia. In questo film Corbucci gioca ancora una volta rivoltare e a mescolare i codici del genere modificando la stessa struttura dell’antieroe tormentato che trova la sua vendetta con l’uccisione del responsabile della sua pena. Qui non è così. Boot Johnson, uno dei principali esecutori materiali del linciaggio muore dopo mezz’ora dall’inizio del film in una scazzottata da saloon, mentre Virginia, la principale responsabile viene uccisa dal fuoco dei messicani di El Diablo e non dal protagonista. La ragione di questo “sfasamento” di prospettiva sta proprio nel fatto che in questo film, come ha ribadito lo stesso Corbucci in più di un’occasione, le responsabilità non sono di una persona ma un’intera classe, quella borghesia sopraffattrice che per difendere il suo denaro e il suo tenore di vita è pronta a tutto. Per questa ragione quando l’antieroe, nel rispetto dei codici del western all’italiana, deve diventare il giustiziere finale non sfida a duello una sola persona, ma con il rogo del denaro della banca colpisce al cuore un’intera classe sociale.

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