Film difficilissimo da giudicare, anche se si tratta di un'opera d'autore.
Il prologo e l'epilogo, girati in un morbidissimo bianco e nero con musica di Handel, sono poesia pura; alcune sequenze affascinano per la spettacolarità macabra e manierista; il problema è il resto. Come leggere gli eventi raccontati?
Il sesso è proposto come una colpa (l'obiettivo che alterna ossessivamente la caduta del figlio con la faccia estatica dei genitori durante l'amplesso)? Ma se il bimbo è l'anticristo non può essere una colpa intesa nel senso negativo del termine!
E ancora: come interpretare le continue contraddizioni della moderna "Eva", a tratti amorevole e poi improvvisamente violenta? E' posseduta totalmente dal maligno o lotta per vincere il male dentro di sè (altrimenti perché infliggersi un'automutilazione)? Dobbiamo assolverla o condannarla?
E poi: Von Trier, identificando nella donna la radice del male, vuole criticare provocatoriamente la genesi cristiana, anch'essa orientata verso la colpevolizzazione di Eva, o più semplicemente esprimere la propria misoginia?
Un'attenta visione e un'accurata riflessione non mi sono bastate a sciogliere i dubbi sulle ambiguità della storia, che dopotutto neanche Von Trier ha voluto approfondire.
Il film, comunque, non è privo di difetti: ci sono molti punti morti in cui diventa noioso (nonostante la breve durata) e ben poco inquietante; inoltre la regia è piuttosto discontinua: a volte la camera procede ferma, altre volte traballa e in un paio di scene c'è un uso barbaro dello zoom.
Alcune sequenza, poi, sono davvero difficili da guardare e a mio giudizio, pur essendo intrinsecamente legate allo sviluppo narrativo della storia, sono state gratuitamente calcolate per colpire lo spettatore allo stomaco.
Nel dubbio sul giudizio do una sufficienza politica.
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