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Come spesso mi accade, non mi trovo per nulla d'accordo con il commento di Marianna Cappi che, mi permetto di dire, si deve essere distratta a metà film. La seconda parte non è "guastata" da un allucinazioni infantili ma dal progredire della malattia del protagonista. Le immagini surreali coi maiali non sono messe a caso da un regista che ha improvvisamente perso la bussola ma sono soggettive di una mente aggredita dal male. Il film, nel suo insieme, mantiene un atteggiamento naturalistico anche quando nel racconto si manifesta il suo nucleo centrale, il "sundown" di un personaggio che ci aveva sedotti e incantati con la sua leggerezza. Lo smarrimento di questa luminosa condizione (bellissimi gli abbagli solari, tanto carichi di energia quanto accecanti) non avviene per riprovevole distrazione di un regista "superficiale" (attributo che riferirei ad altri soggetti...) ma per un processo tragicamente vitale. E noi, col protagonista, in cui avevamo un po' amato identificarci, sposandone l'adesione a un'esistenza felicemente balneare, ci troviamo improvvisamente sbalestrati tra le onde. Del nulla. Grande film, pessima scheda.
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