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Triste da dirsi e da scrivere, ma qua siamo di fronte a un dramma... nel dramma! Un film anonimo, lento, noioso, impregnato da una tristezza di fondo irrimediabile che quasi soffoca lo spettatore! Senza dubbio si può definire una pellicola irrisolta: il regista Leterrier, anche attore in alcuni casi, è comunque noto per essere molto attento e perfezionista, la grandezza di Simone Signoret non si discute e neppure il fascino di una giovane Alexandra Stewart. Forse il protagonista, Reginald Kernan, è troppo bello ma privo di personalità. Ma è la sceneggiatura che fa acqua da tutte le parti. Siamo alla fine degli anni '50, Milan è un pilota di Formula Uno piuttosto affermato: sposato da dieci anni con Roberte, una donna ancora desiderabile. Sente che è arrivato il momento di smettere di correre e si ritira: marito e moglie vanno a vivere in un piccolo paese di campagna pieno di animali, contadini, trattori e soprattutto strade fangose... Non sono poveri, lei ha una Mercedes, lui invece guida una Ferrari, spesso fanno una puntata al casinò e a volte Roberte accompagna Milan a caccia nei boschi vicini. Lui però entra in crisi: gli mancano le corse e non ama più la moglie come il primo giorno. Lei allora fa una mossa quasi disperata per tenerselo vicino: incoraggia una sua relazione con la bella maestrina del paese, subito attratta dal fascino (di questo si deve dare atto) di Milan, un uomo alto e tenebroso, sempre con lo sguardo accigliato. Alcune scene sono interessanti, ad esempio quando la maestra è ospite di Roberte e Milan nella loro casa e passano le serata vicino al camino discorrendo sui casi della vita, ma in ogni caso è sempre Milan ad essere distaccato dal contesto, quasi girasse un film per conto suo. Simone Signoret è superlativa in certe sequenze drammatiche, facilitata non poco dall'espressione sofferta e malinconica tipica del suo viso, ma davvero non basta a salvare una pellicola così lenta e priva di mordente. In pratica tutti i guai li genera Milan con il suo proposito di smettere di correre: non poteva immaginare che il vuoto lasciato da odore di benzina, rumore di motori e folle acclamanti ai lati dei circuiti non si sarebbe potuto colmare facilmente? La tragica fine di Roberte non si può e non si deve commentare, è davvero meglio astenersi: un finale assurdo in un film mal riuscito. Assurdo per assurdo, Milan torna alle corse, e alla fine lo si vede salire di nuovo su una macchina da corsa (una Ferrari) per alcuni test all'autodromo di Modena. Però un lato positivo questo film lo svela proprio nel finale, anzi un vero "must" noto a pochissimi. L'ultima sequenza, della durata di un minuto e venti secondi, vede una parte della squadra Ferrari di Formula Uno impegnata nelle riprese, fatto reso possibile da Enzo Ferrari in persona, che aveva dato il consenso dietro le richieste della produzione cinematografica. Oltre a due vetture Ferrari si vedono tre meccanici ma soprattutto l'ingegnere Carlo Chiti, direttore tecnico (con l'impermeabile scuro) e il direttore sportivo Franco Gozzi, in giacca e cravatta. Forse questo basta a salvare il film... - di "Joss" -
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