paolo massa
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domenica 20 novembre 2005
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la passione di giosuč l'ebreo
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Un buon film dovrebbe sempre far parlare di sé, soprattutto quando la tematica che affronta č delle pių spinose. Mi sembra proprio il caso dellultima opera di Pasquale Scimeca, presentata alle Giornate degli Autori della 62 Mostra Internazionale del Cinema di Venezia: stiamo parlando dellintenso La passione di Giosuč lebreo. Ispirato alla storia millenaria di Gesų Cristo, fattosi uomo per dare anche a noi, dopo il sacrificio della crocifissione, la possibilitā di redimerci, la pellicola di Scimeca ricalca in parte la parabola umana del Figlio di Dio. La vicenda ha inizio nella Spagna del 1492, anno della cacciata di ebrei e musulmani per editto della cattolica regina Isabella. Ed č cosė che lo sguardo del regista/spettatore ricade sulla storia personale del giovane ebreo Giosuč, costretto a scappare con la madre e la sorella in quel di Napoli, pur di evitare unumiliante conversione al cattolicesimo.
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Un buon film dovrebbe sempre far parlare di sé, soprattutto quando la tematica che affronta č delle pių spinose. Mi sembra proprio il caso dellultima opera di Pasquale Scimeca, presentata alle Giornate degli Autori della 62 Mostra Internazionale del Cinema di Venezia: stiamo parlando dellintenso La passione di Giosuč lebreo. Ispirato alla storia millenaria di Gesų Cristo, fattosi uomo per dare anche a noi, dopo il sacrificio della crocifissione, la possibilitā di redimerci, la pellicola di Scimeca ricalca in parte la parabola umana del Figlio di Dio. La vicenda ha inizio nella Spagna del 1492, anno della cacciata di ebrei e musulmani per editto della cattolica regina Isabella. Ed č cosė che lo sguardo del regista/spettatore ricade sulla storia personale del giovane ebreo Giosuč, costretto a scappare con la madre e la sorella in quel di Napoli, pur di evitare unumiliante conversione al cattolicesimo. Ma dopo alterne vicende Giosuč e la famiglia giungono in Sicilia, riuscendo a trovare rifugio in un villaggio di carbonari fondato da ebrei ormai convertitisi. Cč da dire, tuttavia, che Giosuč non č un ragazzo qualunque: appassionato studioso delle Sacre Scritture, da subito č affascinato dalla misteriosa figura di Gesų, considerato dagli ebrei soltanto un profeta. Ripercorrendo le sue gesta in terra, Giosuč inizia ad assimilare i tanti insegnamenti, volti allamore e alla misericordia, che Cristo ha saputo trasmettere, nel corso dei secoli, ai suoi fedeli. E cosė che Giosuč sembra essere pervaso da unaurea messianica, in particolar modo dopo aver vinto, nella vicina cittā di Hassin, una gara di erudizione: come premio viene scelto per interpretare la figura di Cristo nella sacra rappresentazione della passione. Ed č qui che ha inizio la profonda riflessione di Scimeca sul diffuso antigiudaismo latente nella societā del XV secolo, come in quella del pių recente passato; č qui che il regista conduce, provocatoriamente, il giovane Giosuč ad immedesimarsi cosė tanto nella figura di Cristo, da causare il fastidio dei cattolici/farisei che, accortisi dellorigine ebraica del ragazzo, decidono di crocifiggerlo per davvero; č qui che si entra nel sottile gioco tra realtā e finzione, dove la linea di confine tra veritā e menzogna č sin troppo labile; č qui che Pasquale Scimeca porta a compimento il processo di redenzione del popolo ebraico, da sempre considerato luccisore del proprio Dio. Ma questa volta no: questa volta un povero ebreo, portatore di un sano messaggio di pace, č condannato a morte non pių da arroganti farisei, bensė da cinici cattolici colpevoli di crimini che la storia farebbe bene a non dimenticare. Come sembra ricordarci Pasquale Scimeca!
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corrado
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mercoledė 14 settembre 2005
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commento di g.zappoli
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scusate io non l'ho visto ... ho appena letto il commento di giancarlo zappoli e sono un pō perplesso, vorrei condividere con voi i motivi di questo mio sentimento ... leggendo il commento di giancarlo sembra che il motivo per NON andare a vedere questo film sia il fatto che ''la chiesa ha ormai riconosciuto le sue colpe e quindi ... č come brandire un arma ormai spuntata'': caro giancarlo io non credo che questo sia importante nel giudicare un film, un film va giudicato in sč, per quello che vale, non č un arma ma un opera d'arte, un lavoro e non posso credere che un autore sia alla ricerca di 'armi' ... in seconda battuta poco ci cale se la chiesa ha riconosciuto i suoi 'crimini' (almeno alcuni) non per questo le persecuzioni che gli ebrei hanno subito per secoli in europa non meritano di essere raccontate per l'ennesima volta, non sarā mai abbastanza .
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scusate io non l'ho visto ... ho appena letto il commento di giancarlo zappoli e sono un pō perplesso, vorrei condividere con voi i motivi di questo mio sentimento ... leggendo il commento di giancarlo sembra che il motivo per NON andare a vedere questo film sia il fatto che ''la chiesa ha ormai riconosciuto le sue colpe e quindi ... č come brandire un arma ormai spuntata'': caro giancarlo io non credo che questo sia importante nel giudicare un film, un film va giudicato in sč, per quello che vale, non č un arma ma un opera d'arte, un lavoro e non posso credere che un autore sia alla ricerca di 'armi' ... in seconda battuta poco ci cale se la chiesa ha riconosciuto i suoi 'crimini' (almeno alcuni) non per questo le persecuzioni che gli ebrei hanno subito per secoli in europa non meritano di essere raccontate per l'ennesima volta, non sarā mai abbastanza ... anche perchč vedi la storia si ripete e il pregiudizio nei confronti del prossimo č sempre pronto a venire fuori ...poi nel caso specifico non č che il fatto che abbiano finalmente confessato - ex post - li assolva dai loro peccati (come si dice la frittata č fatta ormai) e che quindi le loro 'marachelle' non debbano + essere nemmeno menzionate (amnistia con stralcio del reato) ... in terza battuta e lo dico come un augurio per il futuro spero che la chiesa (e magari anche giancarlo, con un piccolo contributo) finanzino una serie di film per la tv sulle persecuzioni nell'europa medioevale e rinascimentale, sarebbe un grande passo in avanti per la tv italiana e per la nostra societā
ciao
corrado
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(di mohallel)
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anonimo
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martedė 13 settembre 2005
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ambizioso ma decisamente brutto
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Questo film ha una forte ambizione culturale, storica e persino teologica ma assomiglia a "Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno" di Monicelli. La vicenda viene affrontata in modo arruffato (soprattutto dal punto di vista storico) e confuso (dal punto di vista teologico). Ma, cosa ancora pių grave, č che narrativamente la storia tiene poco: salti temporali e geografici affrontati come in un fumetto. I dialoghi sono poi tremendamente noiosi; l'interprete principale poi con la sua recitazione volutamente "teatrale" o "brechtiana" da il colpo finale ad un film che ha, a tratti, delle belle ambientazioni, e una certa cura scenografica e costumistica.
Se voleva essere la risposta a "The Passione" di M.
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Questo film ha una forte ambizione culturale, storica e persino teologica ma assomiglia a "Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno" di Monicelli. La vicenda viene affrontata in modo arruffato (soprattutto dal punto di vista storico) e confuso (dal punto di vista teologico). Ma, cosa ancora pių grave, č che narrativamente la storia tiene poco: salti temporali e geografici affrontati come in un fumetto. I dialoghi sono poi tremendamente noiosi; l'interprete principale poi con la sua recitazione volutamente "teatrale" o "brechtiana" da il colpo finale ad un film che ha, a tratti, delle belle ambientazioni, e una certa cura scenografica e costumistica.
Se voleva essere la risposta a "The Passione" di M. Gibson doveva forse concentrare di pių il dramma in un'unitā di tempo e di luogo.
Da vedere, semmai, in DVD.
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