leonardo g.
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domenica 20 agosto 2006
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grace discende a dogville
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Cosa succede quando la Grazia scende fra gli esseri umani, fra i cosiddetti socratici animali sociali?
I saggi filosofici di Lars von Trier hanno bisogno d'un budget molto basso. Basta un teatro, del gesso e qualche oggetto simbolico.
Dogville rappresenta l'abbrutimento della democrazia. Quando viene meno il patto sociale e un individuo è privato dei suoi diritti naturali diventa a poco a poco un semplice schiavo.
Ed infatti Grace, personificazione della discesa della Grazia sulla Terra viene trasformata in un oggetto, in una serva, in una prostituta, in una detenuta, che accetta tutto di buon grado perchè caritatevolmente spera ed aspira alla conversione degli abitanti di Dogville.
Ma quanto si può sopportare?
Al ritorno del padre, Nicole Kidman capisce che il perdono e l'arroganza coincidono.
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Cosa succede quando la Grazia scende fra gli esseri umani, fra i cosiddetti socratici animali sociali?
I saggi filosofici di Lars von Trier hanno bisogno d'un budget molto basso. Basta un teatro, del gesso e qualche oggetto simbolico.
Dogville rappresenta l'abbrutimento della democrazia. Quando viene meno il patto sociale e un individuo è privato dei suoi diritti naturali diventa a poco a poco un semplice schiavo.
Ed infatti Grace, personificazione della discesa della Grazia sulla Terra viene trasformata in un oggetto, in una serva, in una prostituta, in una detenuta, che accetta tutto di buon grado perchè caritatevolmente spera ed aspira alla conversione degli abitanti di Dogville.
Ma quanto si può sopportare?
Al ritorno del padre, Nicole Kidman capisce che il perdono e l'arroganza coincidono.
Chi è lei per passare sopra ai mille soprusi subiti.
La Grazia si umanizza e si trasforma in Giustizia, in un novello Angelo Sterminatore, che non ha pietà per nessuno, eccettuato il cane: l'unico degno d'essere tale.
Lars von Trier continua a stupire con lo sperimentalismo tecnico del suo cinema e con gli assunti filosofici, estremamente attuali, ma sempreverdi, che adora portare al paradosso per sollecitare lo spettatore magari a detestarlo, ma comunque a riflettere.
leonardo
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(di fiona)
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(di leonardo)
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franz
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lunedì 14 gennaio 2008
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prova provata
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Le critiche negative a questo film sono la prova provata dell'assunto del film stesso: l'essere umano, dopo una prima fase di ammirazione, non tollera la visione della bellezza, nè è infastidito, come da uno specchio che implacabilmente riflette le sue deformità, o come se la bellezza fosse presunzione, e viene inesorabilmente attratto dalla tentazione di trascinarla nella sua melma, anzi sotto. Come Cristo (di cui il personaggio del film è un chiarissimo doppio. Chiarificatore è il dialogo finale col padre-Dio, rappresentante di una spiritualità più "terra-terra", e quindi accettabile dall'uomo, del Vecchio Testamento, per quanto più crudele) la protagonista del film ha un'unica colpa: essere insopportabilmente dalla parte del bene.
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Le critiche negative a questo film sono la prova provata dell'assunto del film stesso: l'essere umano, dopo una prima fase di ammirazione, non tollera la visione della bellezza, nè è infastidito, come da uno specchio che implacabilmente riflette le sue deformità, o come se la bellezza fosse presunzione, e viene inesorabilmente attratto dalla tentazione di trascinarla nella sua melma, anzi sotto. Come Cristo (di cui il personaggio del film è un chiarissimo doppio. Chiarificatore è il dialogo finale col padre-Dio, rappresentante di una spiritualità più "terra-terra", e quindi accettabile dall'uomo, del Vecchio Testamento, per quanto più crudele) la protagonista del film ha un'unica colpa: essere insopportabilmente dalla parte del bene. Questo scatena le ire degli abitanti di un piccolo paese, che, passato un primo momento di affetto, faranno di tutto per degradarla, quando si rendono conto che non potranno mai essere alla sua altezza. Favolosa la scelta di rappresentare le case dei paesi senza muri. Molti vi hanno solo visto la ricerca di un effetto estetico, in realtà fa sentire con ancora più forza la nudità della vita privata di ciascuno e nello stesso tempo l'indifferenza di fronte a ciò che tutti sanno e vedono, ma preferiscono ignorare. Anco più forte è l'umiliazione quando è mostrata a tutti, quando non ha neanche la concessione di rimanere segreta. Ma, come dicevo all'inizio, il film non sfugge alle stesse leggi umane che ha rappresentato, per cui c'è chi, di fronte a tanta bellezza, forza, violenza e ricchezza, ha preferito girare la faccia e seppellire il film di insulti assolutamente immotivati.
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[+] sodoma, gomorra e dogville
(di alessandra a.)
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[+] il paragone con gesù è azzardato!
(di criticoso)
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sylya
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giovedì 31 gennaio 2013
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la metafora di ogni cosa
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Con una superba Nicole Kidman che fa di se stessa la rappresentazione più che calzante della delicatezza e della bontà d'animo, diversamente dai film a cui siamo abituati Dogville si apre come una lunga pellicola di un'inconsueta drammaticità presentataci con gli strumenti più semplici di una scenografia teatrale. Fin dall'inizio ci rendiamo conto di come l'attenzione dello spettatore non dovrà fermarsi su altro che i personaggi che compongono questa storia, sufficienti più di ogni altro elemento, tanto che quasi tutti gli ambienti sono appena accennati, e unicamente per dare un rilievo minimamente significativo ad alcuni oggetti funzionali.
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Con una superba Nicole Kidman che fa di se stessa la rappresentazione più che calzante della delicatezza e della bontà d'animo, diversamente dai film a cui siamo abituati Dogville si apre come una lunga pellicola di un'inconsueta drammaticità presentataci con gli strumenti più semplici di una scenografia teatrale. Fin dall'inizio ci rendiamo conto di come l'attenzione dello spettatore non dovrà fermarsi su altro che i personaggi che compongono questa storia, sufficienti più di ogni altro elemento, tanto che quasi tutti gli ambienti sono appena accennati, e unicamente per dare un rilievo minimamente significativo ad alcuni oggetti funzionali. Il film dura a lungo, contrariamente a quanto ci si attenderebbe non è mai monotono, ma bisogna essere in grado di farsi catturare dal suo stile narrativo comunque volutamente lento per sostenere le quasi tre ore di questo indolente ma inesorabile crescendo di elementi disturbanti ed arrivare fino alla catarsi liberatoria del finale, in cui lo spettatore, con una ferocia naturale e priva di senso di colpa si può abbandonare ad una pace priva della tensione accumulata che non si sarebbe potuta risolvere diversamente da come si risolve. Dogville è un film intenso, un film dal contenuto forte e drammatico, che però risulta anche particolarmente impegnativo, motivo per cui ne suggerirei la visione solo a chi abbia voglia di prendere sul serio gli innumerevoli significati sociali e morali della trama, rinunciando a grandi espedienti cinematografici per mantenere accesa l'attenzione, ed a qualunque possibilità di "divertimento a breve termine", che è quello che ci si aspetta spesso da un film normale. Questa pellicola non è intrattenimento fine a se stesso, ma pone interrogativi e spunti per interessanti riflessioni.
Grace, la "Grazia" in terra, come ho potuto leggere su altre recensioni, è la rappresentazione simbolica dell'esperimento sociale in cui l'elemento esterno sembra corrompere, ed in realtà "scopre", ciò che vi è oltre il velo di superficiale e breve ostentare un'accettazione della comunità che non è altro che la rappresentazione della specie umana. Grace è la rappresentazione di un Cristo giunto in mezzo ad un'umanità che lo tradisce, mai pronta e forse neppure meritevole del suo perdono. Tuttavia Grace è anche il vero volto dell'arroganza, che si pone moralmente al di sopra dell'essere umano qualunque, che perdona ad ognuno quel che mai perdonerebbe a se stessa. Il volto di un'arroganza che si prende il diritto di togliere ai "cani" della città la percezione di bene e di male. Ella, ponendoli di fronte ad una bontà surreale ma sincera e completa, in cui ogni azione è priva di una conseguenza, li priva della scelta di essere buoni o cattivie della responsabilità di ciò che fanno, tanto che spesso gli stessi personaggi vedranno in lei la causa della propria depravazione, più che in se stessi, reali fautori dell'atto. Li priva della possibilità di sbagliare ed imparare. In qualche modo paradossalmente "costringe" i cani a vergognarsi di se stessi, ad essere umiliati dalle proprie azioni, senza però poter espiare in alcun modo, senza una punizione che li liberi, in balia della propria natura che sì, li giustifica, ma anche li condanna.
Terminata la visione di Dogville, credo di aver compreso sfumature di alcuni concetti che non avevo neppure pensato, prima. Un film come questo è, per me, qualcosa su cui riflettere almeno una volta, nella vita, in cui si legge dell'intera umanità, della religione, del sociale, del mondo, della filosofia, con solo qualche attore e delle linee in gesso su un pavimento nero. Consigliatissimo, alle condizioni che ho scritto prima.
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luis23
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sabato 11 febbraio 2012
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potente allegoria
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E' obbligatorio mettere subito in risalto una superba interpretazione di Nicole Kidmann, Del resto tutti gli attori contribuiscono nel film a costruire il pathos, che avvolge il film con punte di vere e proprie atrocità.
Non è un caso che l'ancor più crudele e "necessario" epilogo non turba affato l'ossservatore ma, anzi, provoca una liberazione come quando, inspirando profondamente, ci si libera da un' ingiusta angoscia.
Per il resto credo si possa apprezzare nello svolgimento della storia un' allegoria della vita: la legge secondo la quale il mondo gira in maniera cieca, (nel senso che non c'è una volontà di tipo "superiore" in senso intellettuale), in maniera meccanica.
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E' obbligatorio mettere subito in risalto una superba interpretazione di Nicole Kidmann, Del resto tutti gli attori contribuiscono nel film a costruire il pathos, che avvolge il film con punte di vere e proprie atrocità.
Non è un caso che l'ancor più crudele e "necessario" epilogo non turba affato l'ossservatore ma, anzi, provoca una liberazione come quando, inspirando profondamente, ci si libera da un' ingiusta angoscia.
Per il resto credo si possa apprezzare nello svolgimento della storia un' allegoria della vita: la legge secondo la quale il mondo gira in maniera cieca, (nel senso che non c'è una volontà di tipo "superiore" in senso intellettuale), in maniera meccanica. Eventi che nascono dagli insiemi di singoli miseri gesti individuali e quotidiani. Da pulsioni anche squallide che stridono con la natura umana dell''uomo.O, almeno , dall'idea (erronea ?) che l'uomo ha di se stesso : che egli sia migliore delle proprie azioni.
Guai a scoprire le proprie debolezze (o sensibilità), si può essere preda di feroci acuminati canini... o, peggio, degli uomini! Proprio come il destino che attende un cane ferito in un'orda di cani affamati.
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weach
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sabato 19 gennaio 2013
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una rappresentazione teatrale d'umana meschinità
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Signori accomodatevi,
salite su treno di questo eccellente lavoro di Lars Von Trier.
E' in scena l'umana meschinità
ed il potere di cancellarla .
Con una rappresentazione teatrale incisiva il regista
scava nei meandi della pische malata di chi cerca di giustifcarsi.
Un finale esplosivo con un dialogo finale lapidario.
Una colonna sonora appropriata ed a tratti energetica come quando si consuma un grande falo'
ricordiamo:
dogville overture Vivaldi ;
thoughts of time da haendel ;
Happy at worck, Albinoni;
Dogville theme Vivaldi concerti in G major,
the gifts flaute and cembalo Vivaldi concerto for flute in D.
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Signori accomodatevi,
salite su treno di questo eccellente lavoro di Lars Von Trier.
E' in scena l'umana meschinità
ed il potere di cancellarla .
Con una rappresentazione teatrale incisiva il regista
scava nei meandi della pische malata di chi cerca di giustifcarsi.
Un finale esplosivo con un dialogo finale lapidario.
Una colonna sonora appropriata ed a tratti energetica come quando si consuma un grande falo'
ricordiamo:
dogville overture Vivaldi ;
thoughts of time da haendel ;
Happy at worck, Albinoni;
Dogville theme Vivaldi concerti in G major,
the gifts flaute and cembalo Vivaldi concerto for flute in D. minor
Poi ancora happy Time in Dogville /fast motion/ the fog
/ Grace gets Angry/Change of time
/Manderlay Theme/Mam's eath/
Thechild/the child/ the swallows arrives
e,
per ,
concludere,
Young Americans (05.12),written and performed by David Bowie
una nota di merito speciale per una Nikole kidman superlativa.
Un plauso convinto per la regia
w il cinema , questo cinema .
buona visone
weach illuminati
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[+] lo "stabat mater"!
(di shiningeyes)
[ - ] lo "stabat mater"!
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pikkio
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martedì 15 marzo 2011
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la mia interpretazione
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Del film "Dogville" mi è rimasta una sensazione particolare, scrivo questo commento per sapere da chi lo avesse visto cosa pensi. Cercando un aggettivo per descrivere sinteticamente l'opera me ne è venuto in mente uno riferito a qualcosa che in realtà nella stessa opera è mancata, parlo del termine "sobrietà" e mi riferisco principalmente all'atto violento della sessualità, immagino che la scelta del regista in quanto a ciò sia ben definita e chiara quindi mi limito a esprimere questa particolarità.Lo scenario del film è scarno come l'animo umano, il tempo lento come l'irrealtà della visione da parte del visitatore esterno: noi o grace.
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Del film "Dogville" mi è rimasta una sensazione particolare, scrivo questo commento per sapere da chi lo avesse visto cosa pensi. Cercando un aggettivo per descrivere sinteticamente l'opera me ne è venuto in mente uno riferito a qualcosa che in realtà nella stessa opera è mancata, parlo del termine "sobrietà" e mi riferisco principalmente all'atto violento della sessualità, immagino che la scelta del regista in quanto a ciò sia ben definita e chiara quindi mi limito a esprimere questa particolarità.Lo scenario del film è scarno come l'animo umano, il tempo lento come l'irrealtà della visione da parte del visitatore esterno: noi o grace. Tutto ciò è già di per sè pienamente completo e complesso, non necessiterebbe di altro il film dal punto di vista descrittivo: ogni cosa che fosse potuta fluire dell'esterno nel set era in forma differente già presente nel paesino. Grande merito del regista quello di aver rinchiuso in Dogville il genere umano ricostruendone i rapporti tra i personaggi nello spazio, con gesti e dialoghi teatrali; e nel tempo, con la voce narrante che accompagna ed esplicita i cambiamenti.In quanto ai meccanismi psicologici delle persone di Dogville, rappresentativo e perfetto è a mio avviso il personaggio di Tom, giovane intellettuale alla ricerca di una morale poetica che continuamente lo conduce a fingere a se stesso; fino allo smascheramento da parte di Grace di quel suo lato volgare e animalesco. Come Tom, ogni altro personaggio entrando a contatto con Grace subisce immancabilmente lo stesso percorso, viene svelato di esso la natura meschina e l'inconsistenza sociale: gli abitanti hanno un solo interesse verso la loro misera esistenza, la conservazione del proprio modus vivendi (che sia esso lavoro, poesia...), l'incapacità di saper accettare chi può offrire qualcosa loro e soprattutto l'assoluta e implacabile tendenza ad approfittare del potere quando se ne ha la possibilità. E' quindi Grace a rivelare questo binomio di obbedienza verso il "forte" e di abuso di potere verso il "debole" che caratterizza quei volti dei personaggi oramai privi di maschera.La presenza di Grace è perciò necessaria a descrivere i comportamenti umani degli abitanti del paesino; la vita nel villaggio senza Grace non avrebbe senso perchè sarebbe finta e totale apparenza, quindi noiosa all'osservatore; In poche parole, la ragazza descrive i personaggi tramite le proprie interazioni con essi. Ciò avviene durante quasi tutta la totalità del film. Per questo motivo considero la "vera storia" quella di Grace, perchè è una storia differente, carica di significati e intimo racconto della sua anima.Anche lei come gli abitanti del paese viene smascherata, ad opera del gangster, accusata nella sua naturalezza, tolleranza e tendenza al perdono di essere ancor più arrogante e irresponsabile dei cittadini di Dogville. La differenza tra lei e chi le sta attorno è tutta in quelle quelle sue parole finali, in quel pianto incontrollato; lei dice di non essere come gli abitanti del paese, si è tolta la maschera ma al contrariodegli altri ha reagito come " l'uomo" nella sua essenza dovrebbe fare, lei non è puro istinto di conservazione di una Grace che non esiste e della quale deve fingere la presenza; lei (paradossalmente e superficialmente così poco umana rispetto ai cittadini) è in realtà la migliore rappresentazioone dell'uomo nella sua essenza: quella dell' autocoscienza. Grace ha imparato dalla sua maschera, dai propri errori, ha ascoltato il discorso del gangster, ha compreso soprattutto dagli abitanti di Dogville e ne ha ricavato un sentimento che potesse andare oltre a quella semplice maschera tolta dal suo viso, oltre al puro istinto emotivo. Ha compreso infatti che doveva cambiare lei, non più reagire col perdono alle ingiurie, ma con la giusta dose di arroganza, violenza se fosse stato necessario.I personaggi da lei incontrati avevano reagito diversamente, si erano resi conto della loro natura volgare e avevano giocato con essa rimanendo nelle loro posizioni in quel duplice aspetto di potere e dedizione (ad esso). Per Grace è differente; lei è "la protagonista", vissuta durante il film ed a mio avviso molto più simile a noi di quanto non lo siano gli altri (almeno singolarmente) così chiusi da risultare intangibili più passa il tempo.Grace colma di speranza e di affetto per Tom e i contadini è Il Cristo che sa amare il prossimo, quel lato divino e ciclico, ricco di slanci e innamoramenti. Grace che compie i gesti finali è il Cristo che si ribella e scaraventa i banchetti per terra perchè è il Cristo umano frutto di esperienze, di storia di sofferenze. Quindi Grace è entrambe le cose, non più la seconda della prima. Così, data la sua (riscoperta) natura umana punisce l'amato, ma non per questo è solo uomo, lei è anche Dio, elemento necessario per aver fatto il passo di negare e suparare quella natura umana contenuta nella sua maschera.
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barone2000
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giovedì 3 ottobre 2013
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morale e giustizia dell'uomo secondo von trier
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La bella Grace arriva Dogville, cittadina nelle Montagne Rocciose americane, inseguita dai gangster. Per restare deve guadagnarsi la fiducia degli abitanti (15) assumendo lavori servili inutili, con buona volontà e spirito di sottomissione. Quando la comunità le volterà la faccia, facendola prigioniera, e denunciandola ai gangster la verità che verrà alla luce non potrà essere più crudele e meritata. Von Trier ha anatemizzato il dogma stesso di cui si era fatto promotore (e fondatore) e il rusultato è, quasi, suprema nitidezza dell'impresa filmica. Saggio completo sul superfluo e come combatterlo. Moralmente dissacrante pone la questione della via di azione della giustizia e il ruolo del potere.
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La bella Grace arriva Dogville, cittadina nelle Montagne Rocciose americane, inseguita dai gangster. Per restare deve guadagnarsi la fiducia degli abitanti (15) assumendo lavori servili inutili, con buona volontà e spirito di sottomissione. Quando la comunità le volterà la faccia, facendola prigioniera, e denunciandola ai gangster la verità che verrà alla luce non potrà essere più crudele e meritata. Von Trier ha anatemizzato il dogma stesso di cui si era fatto promotore (e fondatore) e il rusultato è, quasi, suprema nitidezza dell'impresa filmica. Saggio completo sul superfluo e come combatterlo. Moralmente dissacrante pone la questione della via di azione della giustizia e il ruolo del potere. Psicologicamente ineccepibile e congruente costruito meticolosamente nei dettagli, anche se può non sembrare. Poderosi i costanti rimandi musicali che aprono uno squarcio ancora più diretto sull'interpretazione del film. Oltre all'ouverture composta appositamente percorsa da una sottile incurante malinconia quasi disinteressata, torna spesso il Cum dederit dal salmo 127 Nisi Dominus musicato da Antonio Vivaldi. La scelta della musica lascia trasparire l'ispirazione religiosa/biblica insospettabile per un dramma così. Un Von Trier crudele e coerente,estremamente preciso e mai lascivo . Una atmosfera scorretta e inquietante che ci precipita negli oscuri ingranaggi della volontà e del desiderio umano. Un grande affresco psicologico in cui vacilla la costante umana, come una variabile; una sorta di maleducazione ha condannato la cittadina del cane: perché avere bisogno del superfluo e del pressoché inutile? Perché una donna deve guadagnarsi la fiducia del villaggio in cui vuole vivere? Qual è il vero pericolo per la comunità? Perché Grace ha il sorriso e la grazia del mondo esterno che cerca pace e giustizia. Perché questa giovane donna ha scosso la puritana maschera di tranquillità calata su volti tristi, malvagi e incalliti. I volti bugiardi e la assurde pretese. Una malvagità quasi priva di colpa causata da un (voluto?) isolamento sociale durato troppo a lungo. Grace che forse non merita più redenzione dei suoi carnefici morali e stupratori plurimi, nel sonno si forgia fino a vedere gli stessi cittadini e l'amato (?) Tom firmare la loro stessa condanna a morte; con l'ignoranza e la perversione, l'ipocrisia e il segreto, con la menzogna. Neppure i bambini si salvano dal bagno di corruzione morale, e uno chiede addirittura, ricattando, di essere sculacciato, probabilmente per piacere. Insomma se c'è una città senza la quale il mondo starebbe meglio, è questa.
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murphy
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domenica 23 novembre 2014
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inquietante
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Film di grandissima intensità, durezza e verità. Film assolutamente innovativo dato il fatto che si svolge praticamente senza alcuna scenografia, ma non per questo risulta boioso o stancante. Proprio per il fatto che non esistono luoghi che fanno da sfondo ai protagonisti, sono i protagonisti stessi che acquistano importanza. Il maestro danese non fece mai scelta più azzeccata di quella di portare la bellissima nicole kidman sul set di questo film. Sin dalle prime scene gli occhi dello spettatore si incollano a lei e nn si staccani fino al termine, veramente eccezionale la sua interpretazione. Il film può sembrare ad alcuni molto forte, ma non è niente di più che la nuda rappresentazione del mondo in cui ci troviamo.
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Film di grandissima intensità, durezza e verità. Film assolutamente innovativo dato il fatto che si svolge praticamente senza alcuna scenografia, ma non per questo risulta boioso o stancante. Proprio per il fatto che non esistono luoghi che fanno da sfondo ai protagonisti, sono i protagonisti stessi che acquistano importanza. Il maestro danese non fece mai scelta più azzeccata di quella di portare la bellissima nicole kidman sul set di questo film. Sin dalle prime scene gli occhi dello spettatore si incollano a lei e nn si staccani fino al termine, veramente eccezionale la sua interpretazione. Il film può sembrare ad alcuni molto forte, ma non è niente di più che la nuda rappresentazione del mondo in cui ci troviamo. Un mondo in cui violenza e ingiustizia, che sono all' ordine del giorno, richiamano solamente violenza e ingiustizia e un mo do in cui niente di buono viene fatto per altruismo o carità. La conclusione del capolavoro del regista lascia pochi dubbi sul suo modo di vedere il mondo: non c'è speranza per qualcosa di migliore.
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alberto86
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venerdì 10 febbraio 2006
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amaro,duro...necessario
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"Dogville"è uno di quei rari film che riescono ad entrare nell'animo come un dardo infuocato e che sono capaci di far riflettere su tutta la malvagità,l'ipocrisia,la corruzione e il sadismo del mondo.Un film durissimo,sconvolgente,profondamente anti-americano ed anti-hollywoodiano poichè assente di scenografia ed inutili effettacci a favore dei gesti,degli sguardi,delle parole...Un film che solo un"mostro"di talento come Von Trier poteva realizzare e stavolta,forse più che mai,è riuscito a far centro in pieno.Certo,"Dogville"è impegnativo,lento(specie nella prima parte),cerebrale ma ha in sè tutta la forza del dolore,della sofferenza e dell'ingiustizia umana,che lo rendono un film notevolissimo.
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"Dogville"è uno di quei rari film che riescono ad entrare nell'animo come un dardo infuocato e che sono capaci di far riflettere su tutta la malvagità,l'ipocrisia,la corruzione e il sadismo del mondo.Un film durissimo,sconvolgente,profondamente anti-americano ed anti-hollywoodiano poichè assente di scenografia ed inutili effettacci a favore dei gesti,degli sguardi,delle parole...Un film che solo un"mostro"di talento come Von Trier poteva realizzare e stavolta,forse più che mai,è riuscito a far centro in pieno.Certo,"Dogville"è impegnativo,lento(specie nella prima parte),cerebrale ma ha in sè tutta la forza del dolore,della sofferenza e dell'ingiustizia umana,che lo rendono un film notevolissimo.In"Dogville"non esistono il perdono,la generosità,l'altruismo,la carità...Sotto l'apparente bontà e disponibilità,tutto è fittizio,tutto si fa per ottenere qualcosa in cambio,tutto è perfettamente così come è nella pura realtà.Per questo la vendetta a volte può sembrare l'unico mezzo possibile per combattere e,apparentemente,per sconfiggere il male inflittoci!E' una riflessione amara e profondamente pessimista ma che corrisponde alla più triste delle verità,perchè il male è ripagato con altro male,il dolore con altro dolore.Così la terribile vendetta finale e liberatoria di Grace,interpretata da una Nicole Kidman superlativa,forse in una delle sue migliori interpretazioni,in realtà è solo il triste risultato della crudeltà e della vigliaccheria altrui,la terribile,ma che di certo non si può dire ingiusta,contromossa di una ex-vittima che si prende la sua rivincita.Diviso in atti,"Dogville"dà il via alla trilogia sull'America moderna di Von Trier,che già col bellissimo"Dancer in the dark",ci aveva presentato la realtà sociale americana medio-bassa dominata dall'ingiustizia,dalla sopraffazione e dalla vigliaccheria,scagliandosi anche contro la ancora vigente pena di morte."Dogville"è un film necessario e preziosissimo che,nell'era del blockbuster e del puro enterteinement,apre un terribile scorcio sulla più cruda realtà.Da vedere!
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(di italia87)
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(di mario scardina)
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shiningeyes
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lunedì 15 luglio 2013
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negli abissi dell'umanità
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Perverso, maniaco, psicopatico,simbolista, porco, dategli tutti gli aggettivi che vi pare, ma il fatto che, Lars Von Trier è uno dei più originali e fantasiosi cineasti del mondo, è innegabile.
Posso capire che vi sconvolge, con il suo cinema crudo, triste e pesante, ma chi sa vedere oltre la soglia dei propri pregiudizi o blocchi mentali, lo può apprezzare appieno.
Con “Dogville”, Trier decide di osare, andare al di là del suo tradizionalissimo dogma 95 (dogma che prevede assenza di musica nei film e opposto all'uso degli effetti speciali), facendo un'opera che gira sul complesso dell'astrazione di una scenografia scarna che fa sembrare il film un'opera teatrale.
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Perverso, maniaco, psicopatico,simbolista, porco, dategli tutti gli aggettivi che vi pare, ma il fatto che, Lars Von Trier è uno dei più originali e fantasiosi cineasti del mondo, è innegabile.
Posso capire che vi sconvolge, con il suo cinema crudo, triste e pesante, ma chi sa vedere oltre la soglia dei propri pregiudizi o blocchi mentali, lo può apprezzare appieno.
Con “Dogville”, Trier decide di osare, andare al di là del suo tradizionalissimo dogma 95 (dogma che prevede assenza di musica nei film e opposto all'uso degli effetti speciali), facendo un'opera che gira sul complesso dell'astrazione di una scenografia scarna che fa sembrare il film un'opera teatrale.
Ed è questo il propulsore del film, che lascia un campo libero immenso agli attori, i quali si destreggiano tutti in un'interpretazione reale e sofferta; lascia soprattutto campo libero all'immaginazione degli spettatori, che rimangono inermi e rapiti da questo dramma (condito da musiche classiche eccellenti).
E' un film che tratta molte tematiche delicate: il falso perbenismo della gente, la vigliaccheria, la falsità,la cattiveria umana, lo sfruttamento, il razzismo e il dramma dell'essere reietti.
La cosa originale è che questi temi pesanti vengono trasposti e filmati in una piccola comunità, composta da gente che sembra cordiale e semplice che però, saprà essere marcia come un mondo malavitoso; mondo dalla quale scappa la protagonista Grace.
E noi ci gustiamo o disgustiamo la visione di questo film, non risentendo le due ore e cinquanta, cercando di capire le radici dell'odio o il terrore del diverso, dispiacendoci a morte per la triste vicenda di Grace, odiata e sfruttata da questa piccola comunità; merito anche di una sceneggiatura convincente che non risente un minimo calo, con ogni scena che riveste la sua massima importanza e divisa ottimamente in capitoli, con tanto di affascinante narrazione (doppiata dal mitico Albertazzi).
Posso dire anche di assistere alla migliore interpretazione di Nicole Kidman, la cui bravura viene estrapolata completamente dal tirannico Von Trier, che sa sempre come mettere sotto pressione i suoi attori, tirando fuori prove eccellenti; risultano anche magnifiche prove di Paul Bettany, Stellan Skasgard e Ben Gazzara, oltre un significativo cameo di James Caan.
“Dogville” è anche una delle opere più assimilabili di Von Trier, ma potrebbe essere faticosamente apprezzata; entrate per bene nella storia e nella psicologia dei personaggi, sono certo che il risultato finale lo troverete ottimo.
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