renato c.
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sabato 2 marzo 2013
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grande manfredi!
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Un film di sette episodi, tutti con protagonista Nino Manfredi, in cui il grande attore fa lel parti più svariate! Dal medico pseudo serio de "La diva" (in cui un'affascinante Sylva Koscina fa la parte di se stessa), all'operaio dei telefoni un po' imbranato ma scambiato per mostro de "L'ultima vergine", dal maniaco che si innamora delle locomotive di "Motrice mia!" al gay-femmina di "Ornella", in tante parti, ma sempre grande! E grande è anche Dino Risi, che dopo il suo capolavoro "Il sorpasso" ha diretto molti film d'intrattenimento, ma sempre intelligenti!" . Buona la frecciata dell'ultimo episodio "Vedo nudo", che da il titolo al film, in cui uno che lavorava proprio nella pubblicità piena di nudi femminili che a quel tempo imperversava, viene a trovarsi impotente, ma vedendo tutte le donne che lo circondano in costume "evitico"! Fattosi curare, ha un rimedio peggiore del male perchè comincia a vedere in costume "adamitico" gli uomini! Particolare l'episodio "Ornella" con un sempre grande Enrico Maria Salerno, in cui Manfredi fa la parte di gay pudico e casto, che instaura un rapporto epistolare con Salerno, fingendosi donna, ma che gli serviva solo a sentirsi spiritualmente donna, e come tale si vestiva e si comportava quando era in casa da solo, all'insaputa di tutti! Però non desiderava rapporti sessuali, a lui bastava una relazione per corrispondenza per sentirsi moralmente quello che fisicamente non era! Un'ottima recitazione! I rimanenti episodi sono i soliti episodi piacevoli comici-satirici sfruttati anche da Woody Allen in "Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso e che non avete mai osato chiedere.
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Un film di sette episodi, tutti con protagonista Nino Manfredi, in cui il grande attore fa lel parti più svariate! Dal medico pseudo serio de "La diva" (in cui un'affascinante Sylva Koscina fa la parte di se stessa), all'operaio dei telefoni un po' imbranato ma scambiato per mostro de "L'ultima vergine", dal maniaco che si innamora delle locomotive di "Motrice mia!" al gay-femmina di "Ornella", in tante parti, ma sempre grande! E grande è anche Dino Risi, che dopo il suo capolavoro "Il sorpasso" ha diretto molti film d'intrattenimento, ma sempre intelligenti!" . Buona la frecciata dell'ultimo episodio "Vedo nudo", che da il titolo al film, in cui uno che lavorava proprio nella pubblicità piena di nudi femminili che a quel tempo imperversava, viene a trovarsi impotente, ma vedendo tutte le donne che lo circondano in costume "evitico"! Fattosi curare, ha un rimedio peggiore del male perchè comincia a vedere in costume "adamitico" gli uomini! Particolare l'episodio "Ornella" con un sempre grande Enrico Maria Salerno, in cui Manfredi fa la parte di gay pudico e casto, che instaura un rapporto epistolare con Salerno, fingendosi donna, ma che gli serviva solo a sentirsi spiritualmente donna, e come tale si vestiva e si comportava quando era in casa da solo, all'insaputa di tutti! Però non desiderava rapporti sessuali, a lui bastava una relazione per corrispondenza per sentirsi moralmente quello che fisicamente non era! Un'ottima recitazione! I rimanenti episodi sono i soliti episodi piacevoli comici-satirici sfruttati anche da Woody Allen in "Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso e che non avete mai osato chiedere...!". Una parola d'ammirazione la merita comunque anche Véronique Vendell, nella parte di una bellezza efebica dal visino innocente, ma tremendamente sexy quando si presenta in biancheria intima! Un film senza malizia ne erotismo, tant'è vero che quando è uscito non ha avuto alcun divieto nonostante alcune scene di nudo nell'ultimo episodio! Grazie Risi!
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paolo 67
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domenica 11 dicembre 2011
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raffinata commedia grottesca sul costume sessuale
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Nel corso degli anni Dino Risi ha attenuato il tono acre e risentito (dovuto soprattutto alle sceneggiature di Age e Scarpelli) lasciando emergere la sua vena fantastica e visionaria, che ben si lega al grottesco. Anche se la sceneggiatura di Ruggero Maccari si ricollega all'amara ironia consueta ai film del genere, la collaborazione al soggetto di Risi, Fabio Carpi e Bernardino Zapponi e soprattutto alla sceneggiatura di Iaia Fiastri danno al film una saporosa leggerezza, una raffinatezza, una dimensione fantastica e un'allegrezza erotica che la splendore della fotografia smaltata di Enrico Menczer e Sandro D'Eva, che sperimentano brillantemente le potenzialità espressive del Techniscope e le scenografie variamente stilizzate di Luciano Ricceri (già aiuto in "La dolce vita" e "Otto e mezzo") esaltano in uno spettacolo molto piacevole risaltato dalla abile, esperta, accattivante partitura di Armando Trovajoli.
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Nel corso degli anni Dino Risi ha attenuato il tono acre e risentito (dovuto soprattutto alle sceneggiature di Age e Scarpelli) lasciando emergere la sua vena fantastica e visionaria, che ben si lega al grottesco. Anche se la sceneggiatura di Ruggero Maccari si ricollega all'amara ironia consueta ai film del genere, la collaborazione al soggetto di Risi, Fabio Carpi e Bernardino Zapponi e soprattutto alla sceneggiatura di Iaia Fiastri danno al film una saporosa leggerezza, una raffinatezza, una dimensione fantastica e un'allegrezza erotica che la splendore della fotografia smaltata di Enrico Menczer e Sandro D'Eva, che sperimentano brillantemente le potenzialità espressive del Techniscope e le scenografie variamente stilizzate di Luciano Ricceri (già aiuto in "La dolce vita" e "Otto e mezzo") esaltano in uno spettacolo molto piacevole risaltato dalla abile, esperta, accattivante partitura di Armando Trovajoli. Grande Nino Manfredi nei diversi personaggi, resi con intuito, misura e finezza, una galleria di manie e fobie che Risi riprenderà in "Sesso matto" coll'altrettanto bravo Giannini. Come ne "I mostri", nell'ultimo episodio -che dà il titolo al film- Risi infonde un soffuso tono crepuscolare. Più ambiguo, aperto, laico dei precedenti del genere presenta sia lucida riflessione che incantato abbandono, ha una sua originalità, certo sempre nell'ambito della commedia di evasione, ma di quella qualità, di quella dignità artistica che i produttori del film Angeletti, De Micheli e Committeri (la Juppiter Cinematografica e la Dean Film associate) cercavano di coniugare con le esigenze del botteghino (e con successo: il film incassò 2 miliardi di lire di allora).
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aurelio76
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domenica 4 settembre 2016
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un film rivelatore della poetica di risi
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Commedia a episodi di pregevole fattura, sette novellette con un grande Manfredi mattatore. Eccellente sceneggiatura di Maccari e Fiastri su soggetti di Zapponi, Carpi, Risi, Maccari. L'opera è raffinata sia sul piano ironico e satirico che su quello fantastico, con la fotografia splendida, smaltata di Sandro D'Eva e Enrico Menczer; la sapiente scenografia di Luciano Ricceri e la abile musica di Armando Trovajoli. Dino Risi rivela la sua vena fantastica, "gotica" sotto la superficie ironica. La misura e l'intuito di Manfredi conferiscono risultati eccellenti agli epsiodi, con i loro diversi personaggi, accomunati da una deformazione comico-grottesca delle buffe manie e aberazzioni del sesso nella società consumistica.
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Commedia a episodi di pregevole fattura, sette novellette con un grande Manfredi mattatore. Eccellente sceneggiatura di Maccari e Fiastri su soggetti di Zapponi, Carpi, Risi, Maccari. L'opera è raffinata sia sul piano ironico e satirico che su quello fantastico, con la fotografia splendida, smaltata di Sandro D'Eva e Enrico Menczer; la sapiente scenografia di Luciano Ricceri e la abile musica di Armando Trovajoli. Dino Risi rivela la sua vena fantastica, "gotica" sotto la superficie ironica. La misura e l'intuito di Manfredi conferiscono risultati eccellenti agli epsiodi, con i loro diversi personaggi, accomunati da una deformazione comico-grottesca delle buffe manie e aberazzioni del sesso nella società consumistica. Meglio di "Sessomatto" il film rappresenta un sottogenere della commedia all'italiana inaugurato con "i mostri". prodotto da Pio Angeletti e Franco Committeri, che con la Jupiter Generale Cinematografica è stato uno dei pochi capace di conciliare il botteghino con progetti di buona dignità artistica, il film ottenne un notevole successo di pubblico che compensò la stroncatura di una parte della critica, che imputò al film un corrivo ammollamento della satira di costume della commedia italiana, piuttosto che riconoscerne la raffinatezza.
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elgatoloco
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lunedì 1 giugno 2020
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piccolo "classico minore"de la italian comedy
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"Vedo nudo"(Dino Risi, 1969, scritto dal regista insieme a Bernardino Zapponi, Ruggero Maccari, Fabio Carpi, Jaia Fiastri)si sruttura in sette episodi(consuetudine dell'epoca)ed è un film che possiamo considerare un piccolo classico della commedia all'italiana. Il tema è il nudo, ovviamente(nella concezione dell'epoca, maschilista nonsotante il flower power e altro)femminile. Nel primo episodio, "La diva", la diva del titolo è Sylva Koscina, recita se stessa, mentre Manfredi(che percorre tutti gli episodi, reanne uno)è il primario d'ospedale con un passato di attore dilettante e non troppo segreto autore di una pièce teatrale valida anche(a suo dire)come sceneggiatura per un film.
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"Vedo nudo"(Dino Risi, 1969, scritto dal regista insieme a Bernardino Zapponi, Ruggero Maccari, Fabio Carpi, Jaia Fiastri)si sruttura in sette episodi(consuetudine dell'epoca)ed è un film che possiamo considerare un piccolo classico della commedia all'italiana. Il tema è il nudo, ovviamente(nella concezione dell'epoca, maschilista nonsotante il flower power e altro)femminile. Nel primo episodio, "La diva", la diva del titolo è Sylva Koscina, recita se stessa, mentre Manfredi(che percorre tutti gli episodi, reanne uno)è il primario d'ospedale con un passato di attore dilettante e non troppo segreto autore di una pièce teatrale valida anche(a suo dire)come sceneggiatura per un film. Parla in modo spiccatamente dialettale)siciliano, credo, cosa inusuale per Manfredi, attore e regista del Basso Lazio)e si occupa solo della Koscina, lasciando quasi morire(o morire tout court(un ferito coinvolto nell'incidente di macchina che alla Koscina p costato solo un piccolo spavento.C'è poi"Udienza a porte chiuse", dove si parla di zoofilia, dove un contadino è imputato di aver"violato"una gallina, che in effeti lui ama e che si terrà(ossia per sé e con sè=, a fine processo, pagandola alla legittima propietaria. In evidenza anche Nerina Montagnani, in questo episodio, bravissima caratterista, con cui Manfredi collaborerà in seguito, per uno spot. "in"Ornella", il ragionier Ercole(impiegato alle poste, Manfredi ovviamente)si traveste da donna solo in casa e si finge donna scrivendo a un misteiroso ammiratore, che poi si materiliazza a Roma, altro ragioniere, ma torinese, interpretato da Enrico Maria Salerno. Bel duetto tra due calibri da novanta dello spettacolo e qui Manfredi si mantiene "uomo", figendosi fratello della sedicente Ornella. di mera rouine l'"episodio"Guardone", dove Manfredi fa, ovviamente il voyeyr.mentre in"L'ultima verrgine"latita Manfredi, mentre c'è Véronque Vendell, timorosa di incontrare il mostro di Spoleto, cui invece piomberò in casa un tecnico TV, con cui finirà per fare l'amore. in"Motrice mia"il protagonista è uno strano feticista che si eccita facendosi passare sopra un treno ad alta velocità--- De gustibus... in" Vedo nudo", ultimo episodio.clou il voyeurismo spinge un pubblicitario a vedere nuda ogni donna che gli passi davanti o che veda in TV. Anche la"disintossicazione"in una clinica svizzera servirù a ben ppcp.... Manfredi ottimo attore nell'interpretare ruoli diversi, pur se"segnati"dalla tematica sexy, alternando dialetti e italiano, per un film non geniale ma capace di cavalcare bene k'onda della sessualità, in un'Italia fortemente segnata dal tema, dall'allora recente boom economico, ma anche represso da una concezione sessuale controriforimistica dei papi d'allora... El Gato
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